giovedì 30 dicembre 2010
mercoledì 22 dicembre 2010
Blocco dello scrittore
L'editore arriva in ufficio con la faccia stropicciata e tutti gli chiediamo Cos'hai? Stai male? Lui si divincola dai suoni nostri dicendo che no, niente niente, rimane lì facendo tap tap con il piede destro e braccia incrociate.
Subito dopo arriva lo scrittore famoso e, con le lacrime agli occhi, ci dice che ha litigato con l'editore e che ci dispiace da parte sua ma anche da parte sua. Noi gli diciamo che siamo dispiaciuti anche noi e che volendo siamo dispiaciuti anche da parte sua ma a quel punto uno di noi si gira e no, voleva creare della suspence ma non è successo nulla.
Lo scrittore dice che ha il blocco dello scrittore se ne va in lacrime ma anche in motorino e noi gli chiediamo, all'editore, tutti gli chiediamo ma cos'ha lo scrittore? Il blocco? Che blocco?
L'editore ci spiega che è stato chiesto allo scrittore di scrivere un libro bello di 323 pagine ma lui ne ha solo scritto uno bello da 321 pagine e un altro bello da 327 pagine. C'ha il blocco dello scrittore, ci dice, e non riesce a scriverne uno da 323, anche brutto magari.
Tutti noi basiti, se si può, torniamo ai nostri posti e io, per quanto riguarda il mio, muovo il muose quando mi dicono che serve farlo.
Subito dopo arriva lo scrittore famoso e, con le lacrime agli occhi, ci dice che ha litigato con l'editore e che ci dispiace da parte sua ma anche da parte sua. Noi gli diciamo che siamo dispiaciuti anche noi e che volendo siamo dispiaciuti anche da parte sua ma a quel punto uno di noi si gira e no, voleva creare della suspence ma non è successo nulla.
Lo scrittore dice che ha il blocco dello scrittore se ne va in lacrime ma anche in motorino e noi gli chiediamo, all'editore, tutti gli chiediamo ma cos'ha lo scrittore? Il blocco? Che blocco?
L'editore ci spiega che è stato chiesto allo scrittore di scrivere un libro bello di 323 pagine ma lui ne ha solo scritto uno bello da 321 pagine e un altro bello da 327 pagine. C'ha il blocco dello scrittore, ci dice, e non riesce a scriverne uno da 323, anche brutto magari.
Tutti noi basiti, se si può, torniamo ai nostri posti e io, per quanto riguarda il mio, muovo il muose quando mi dicono che serve farlo.
martedì 14 dicembre 2010
Pancetta - Paolo Nori - Essi fumano
Ecco una cosa che ha fatto Paolo Nori che poi dopo ha scritto in Pancetta (ma lo ha scritto con dei caratteri diversi, più russi, tipo Saša, non Sasa).
Al Festival dell'Arte d'Avanguardia e delle Performance
Ci incamminammo.
Le prime persone che incontrammo furono due signore che si andavano incontro una da una parte e l'altra dall'altra di un tappeto stretto con in mano due pacchetti di sale da cucina, si fermavano a metà strada, versavano il sale di lato, poi tornavano indietro.
Poi si voltavano, si tornavano incontro, si fermavano a metà strada, versavano il sale, tornavano indietro.
C'era un cartello, in russo in francese e in inglese, Watts, Anderson, Stati Uniti d'America, Sol'zizni, Le sel de la vie, Life salt, c'era scritto. Io Sasa e Tikakeev ci guardammo "vabè, - ci dicemmo, - andiamo avanti".
Avanti, c'era un uomo in mutande con in testa una maschera antigas che faceva la punta delle matite, per terra aveva una scorta di cinque seicento matite lui col suo temperino a manovella pianpiano le temperava, aveva appena cominciato, di fianco c'era un cartello Stevenson, Scozia, Carandasi, Craions, Pencils, c'era scritto. Noi ci guardammo "andiamo avanti", pensammo.
Avanti, c'era una giapponese vestita di nero dentro una rete grandissima bianca che si cuciva addosso la rete standoci dentro, questa era un po' più statica, come performance, si muovevano solo le manine da giapponese Itoki, c'era scritto sul cartello, Giappone, Set', Reseau, Net.
Queste erano le performance in corso quando entrammo, e dopo un po', eravam lì che non sapevam cosa fare, in questa atmosfera artistica rarefatta e d'avanguardia e delle performance alla quale non eravamo abituati e che ci metteva a disagio, da dietro una porta era uscito Maximov, si era cambiato, aveva tre camice una sull'altra e due paia di pantaloni e due paia di mutande, come scoprimmo poi dopo, "la mia performance c'è alla fine di queste, - ci sussurrò, - dovreste aspettare".
- Ma quando finiscono queste? gli chiese Sasa.
- Eh, tra un paio d'ore.
Il problema non era tanto star lì due ore a guardar della gente che faceva la punta delle matite, il problema era che non si poteva fumare, al festival dell'arte d'avanguardia e delle performance e io non fumavo, allora, Titakeev fumava poco ma Sasa fumava una trentina di sigarette al giorno sarebbe stato difficile, per lui, restare fino alla fine della performance di Maximov e del resto sarebbe stato impossibile, con il nostro giovanile amorproprio messo in moto dall'adulazione maximoviana non veder la performance di Maximov.
Sasa andò a chiedere se poteva uscire per poi rientrare "se uscite poi non rientrare, son cominciate le prformance, abbiam chiuso la sala", gli aveva detto il guardiano, e per un po' io e Tikakeev e Sasa ci eravamo guardati senza sapere cosa fare quando ad un tratto "hai un foglio di carta?" chiese Sasa e Tikakeev. "Mutatis mutandis, - rispose Tikakeev, - ce l'ho". "Bene, dammelo", disse Sasa, e poi scrisse qualcosa sopra il foglio, prese tre sedie, le mise in fila, appoggiò il foglio per terra davanti alle sedie, ci consegnò una sigaretta per uno "sedetevi, - disse a me e Tikakeev, - e accendetevi le sigarette", e si sedette anche lui ci accendemmo tutti e tre le sigarette fu la prima sigaretta che fumai nella mia vita non me la dimenticherò mai.
Venne subito un addetto "non si può fumare", ci disse, "Sssh, - gli disse Sasa, - è una performance", e gli indicò il foglio sul quale aveva scritto Puskin, Gogol, Tikekeev, Russia, Oni kurjat, Esl curit, Owe Kurnt. (Essi fumano)
domenica 12 dicembre 2010
Alessandro di origine Kazake
Tale Alessandro detto Sandro, di origini Kazake, arriva e ci lascia una poesia sul tappetino del mouse e poi ci dice che in realtà non si chiama Sandro e che non è Kazako e noi gli abbiam detto uèuè, non ci stai mica turlupinando? Lui ci ha risposto che sì ma che ci dava lo stesso la poesia:
--- --- --- --- --- --- --- -- --
Dovevano dircelo prima
che stavamo navigando,
e invece adesso qui,
non eravamo mica preparati,
e nonostante tutto
una bussola suona quasi antipatica.
Dovevano dircelo prima,
ci saremmo organizzati,
pronti preparati
alla famosa ed eventuale onda anomala,
e invece adesso qui,
chissà se quest'onda arriva.
Ce lo avessero detto prima,
almeno adesso avremmo le calze di lana
e il colletto all'insù.
Perché se devo assistere al nostro naufragio,
vorrei che fosse esagerato estremo spaventoso,
e invece qualcuno che l'ha già visto
lo definisce soltanto
alquanto interessante.
--- --- --- -- --- --- --- --
Ecco
Quindi al poeta non kazako abbiamo chiesto ma però che cos'è la poesia e lui ha risposto che ma però non si dice. Quindi se n'è andato, rubicondo.
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Dovevano dircelo prima
che stavamo navigando,
e invece adesso qui,
non eravamo mica preparati,
e nonostante tutto
una bussola suona quasi antipatica.
Dovevano dircelo prima,
ci saremmo organizzati,
pronti preparati
alla famosa ed eventuale onda anomala,
e invece adesso qui,
chissà se quest'onda arriva.
Ce lo avessero detto prima,
almeno adesso avremmo le calze di lana
e il colletto all'insù.
Perché se devo assistere al nostro naufragio,
vorrei che fosse esagerato estremo spaventoso,
e invece qualcuno che l'ha già visto
lo definisce soltanto
alquanto interessante.
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Ecco
Quindi al poeta non kazako abbiamo chiesto ma però che cos'è la poesia e lui ha risposto che ma però non si dice. Quindi se n'è andato, rubicondo.