lunedì 26 dicembre 2011

SE SI HA L`AMORE IN CORPO - Fassbinder

Se si ha l´amore in corpo, non serve giocare al flipper.
L´amore esige una tensione tale che non c´è bisogno di rivaleggiare con una macchina, con la quale del resto non si può che perdere. C`è una donna immobile sotto la pioggia, segno che il suo amante l´ha lasciata. Lei non ce l´ha fatta, ecco il punto a legarlo a sé. L´amore costa fatica, proprio vero. Si è liberi soltanto nelle limitazioni. E non c´é cosa più terrificante di aver paura della paura. Detto altrimenti: essere lasciati non ti fa piombare nella solitudine come quando si è presi dall'angoscia che sta finendo; perché quell'angoscia evoca un clima in cui tu hai addosso l'angoscia della paura. Sarebbe bello smontare la cosa e rimontarla come prima.
Bisogna sempre partire dalla situazione in cui si è. Non aver utopie è già un´utopia. Sognare un amore vero è proprio un bel sogno, ma le stanze hanno sempre quattro pareti, le strade sono quasi tutte asfaltate e per respirare c´è bisogno dell´ossigeno.
Già - la macchina é il frutto perfetto della mente. Io ho deciso di ricominciare a giocare al flipper, e lascio vincer la macchina, che importa? Tanto sono io alla fine che vinco.

Rainer Werner Fassbinder

Rinoceronte con Sedie

Uno dice: stando seduti si sta tranquilli.
L'altro dice: senza rinoceronti in giro siamo tranquilli, sediamoci.
L'altro ancora dice: dove sono finite le sedie?
A questo punto bisogna per forza odiare qualcuno?

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In realtà è arte che abbiamo preso da Marcantonio Raimondi Malerba

martedì 20 dicembre 2011

Leopardi (!) Risate

Tra gli scaffali della redazione abbiamo trovato questo libretto compatto di Giacomo Leopardi:
Pensieri
sul carattere degli uomini e il loro comportamento sociale.
(111 copie stampate nel 1845)

Nell'introduzione vengono spiegate le intenzioni Leopardiane nel redarre questo libercolo: un'opera insomma che insegni "l'arte di essere infelice" dal momento che quella di essere felice è già "insegnata da mille, conociuta da tutti, praticata da pochissimi, e da nessuno poi con effetto". 

Quel che ci fa ridere però è la riflessione sulle nuove tendenze editoriali e sul comportamento dei lettori:

"La sapienza economica di questo secolo si può misurare dal corso che hanno le edizioni che chiamano compatte, dove è poco il consumo della carta, e infinito quello della vista. Sebbene in difesa del risparmio della carta nei libri, si può allegare che l'usanza del secolo è che si stampi molto e che nulla si legga. Alla quale usanza appartiene anche l'avere abbandonati i caratteri tondi, che si adoperano comunemente in Europa ai secoli addietro, e sostituiti in loro vece i caratteri lunghi, aggiuntovi il lustro della carta; cose quanto belle a vederle, tanto e più dannose agli occhi nella lettura; ma ben ragionevoli in un tempo nel quale i libri si stampano per vedere e non per leggere."

venerdì 16 dicembre 2011

Costola PDF!

Abbiamo messo il pdf online passando per MilanoRomaTrani. Siamo molto contenti!


Ringraziamo, fra gli altri, Fabio Ramiro Rossin e il collettivomensa facendo l'occhiolino.
Ringraziamo anche Jacopo Nacci from Yattaran da cui abbiamo appena rubato la nostra immagine là sopra!

Ecco il link:


In più, stiamo preparando il nuovo numero, se siamo in tempo, se siete in tempo, spediteci contattateci al seguente indirizzo di posta elettonica: costolate@gmail.com

mercoledì 14 dicembre 2011

[casa lettrice malicuvata] decimo cirenaica in reading | bologna, 14 dicembre 2011

mercoledì 14 dicembre 2011
SALA STUDIO | Via Gandusio, 10 | Bologna
web: laltrababele.it

ore 19
Il Ricordo e l'Ideale - Ritratto di un padre

Associazioni di idee nelle immagini fotografiche di Genziana Ricci
La mostra fotografica di Genziana Ricci è un alternarsi su un piano immutato di oggetti di uso quotidiano che ha l'intento di ricostruire un ritratto del padre e di creare atmosfere che diano la giusta posizione ai ricordi infantili.

ore 20
simone olla, attraverso ricordi di domani

rivisitazioni a chiudersi, pezzi di romanzi ametà, poesie, lettere,
scritti metapolitici. Un discorso
senza capo né coda musicato da chopin,
django reinhardt,
coro bachis sulis, cugino lubitch;
un libro, anche: الوقت لمن لا يعرف 
a loro il tentativo di chiudermi ametà 

web: decimocirenaica.blogspot.com | mail: decimocirenaica@gmail.com

Obiettivo due post # 1

Avete mai provato a mettere due post in un giorno?

sabato 10 dicembre 2011

martedì 29 novembre 2011

Simeone Direttore

Stanco dei suoi discepoli e proseliti il grande direttore editoriale delle grandi collane editoriali ha deciso: sto in ufficio ma faccio come San Simeone e levatevi di torno.
Prima di tutto gli imbiancano le pareti senza che fosse utile farlo.
Noi sub-redattori ci preoccupiamo quando vediamo arrivare questi che consegnano il pacco: una colonna di marmo impacchettata e alta non si sa quanti metri perfettamente standard.
Arrivano questi e gliela lasciano sulla scrivania come fosse un portachiavi. Poi se ne vanno.
Il direttore si affaccia dal suo ufficio e convince i migliori sub-redattori del reparto a sistemare la colonna enorme per benino in verticale a fianco della sua scrivania.
"Squadra 1! Squadra 2!", dice energicamente il direttore, e le squadre, 1! e 2!,  si costituiscono all'improvviso. All'improvviso ci sono veramente e con entusiasmo si impegnano a innalzare la colonna.
Non si può. La colonna è troppo alta, oltre il soffitto. 
Il Direttore Editoriale Gigante ricorda che al piano di sotto ci sono le celle dei correttori di bozze.
"Verticalizzeremo grazie a un traforo".
Oggi, quando con il sudore sugli occhi entriamo in ufficio del reverendissimo, possiamo trovarlo seduto gambe incrociate sulla sua colonna di marmo a pochi pochi centimetri dal suolo. Avvicinandoci possiamo vedere attraverso il buco al pavimento: là sotto ci sono, immobili sulla carta, le crape de correttori di bozze che ingoiano virgole e, come al solito, nonostante a quest'ora il direttore abbia già finito la digestione, lo sgomento ci calcifica le arterie.

lunedì 28 novembre 2011

FORZA ITALIA

Ne avevamo già parlato qui



ROYAL BUKKAKE at Ra Gallery
for the presentation of FORZA ITALIA, a zine printed in 250 copies
24/27 of June 2011, Paris

with: Jérôme WALTER GUEGUEN
camera: Gabriele ALBERINI
producer: Mirco MARMIROLI
communication: Alberto GEMMI
music and situation: Caucaso FACTORY
in collaboration with: Caucaso FACTORY and Ra Gallery

shot on 16mm film

MASSIVE THANKS TO: Bruno ZISSOU, Maxime HARNOIS , Federico TARANTINO, Alessandro ANSUINI, Valeria MONACO, Romain BRAU and RA GALLERY, Enrico MASI, Marcello BIANCHI, Stefano MIGLIORE, Gregorio SERAFINO, Kevin GRAS, Benjamin VUILLERMOZ, Xiang LIU

mercoledì 16 novembre 2011

LORO, FISICAMENTE DESTINATI ALLA SUPERFICIALITA' VS NOI, I LETTORI DI DFW

Di Alessandro Ansuini

Sono a pagina 45 di “E' una vita che ti aspetto”, quindi direi che l'esperimento di lettura di fabiovolo è terminato. Premetto che quest'esperimento lo ritengo necessario perché non solo fabiovolo scrive libri, che uno potrebbe dire anche chissenefrega, non li leggo e stop, non solo qualcuno glieli pubblica, perché uno potrebbe dire chissenefrega delle scelte editoriali industriali io pubblico con voici la bombe, no, la cosa grave è che ci sono centinaia di migliaia di persone che lo leggono, che fanno la fila alle sei di mattina in libreria per leggere fabiovolo. Quindi non puoi risolvere la questione pensando che basta sapere dove si trova fabiovolo per riuscire a stargli a due chilometri di distanza e sentirti sicuro, non è possibile, perché loro, quelli che lo leggono, le persone "normali" che provano emozioni "normali" in situazioni "normali" sono dappertutto. E leggono fabiovolo e pensano toh, uno di noi.


Non mi è chiaro se tutte queste persone facciano i dj e abbiano condotto trasmissioni televisive ma a quanto pare sì, almeno riescono a sublimarne l'esperienza, poiché ritengono fabiovolo uno di loro, che fa cose come fanno loro, prova le emozioni come le provano loro, e fabiovolo quando sente un rumore non serve che descriva che rumore è o da dove viene, scrive solo "sento uno strano ticchettìo di non so cosa" o quando è in un bar vede "persone che entrano con le buste dei negozi famosi", è tutto come se fosse bidimensionale, non ci sono troppi particolari, le persone non sanno niente e si crogiolano in questo loro non sapere niente, anzi, la cosa meravigliosa è che neanche si pongono il problema, è una sorta di anestesia collettiva che fabiovolo pare descrivere e incarnare perfettamente, in quarta di copertina infatti c'è scritto “Umorismo, folgorazioni e malinconie di un ragazzo normale”. Addirittura a un certo punto fabiovolo si ritrova a farsi delle domande e questa cosa, scrive letteralmente "Gli fa uscire il fumo dalle orecchie", dedica quattro pagine a questa scoperta del farsi le domande, (le 4 pagine più frustranti della mia vita di lettore) addirittura fabiovolo scrive di sé stesso e quindi del lettore, dopo che non è riuscito a meditare ("Non ci credo a quelle cose lì", sancisce) che è "fisicamente destinato alla superficialità", che a me sembrerebbe un'offesa e invece il lettore ci si ritrova, si sente proprio così, fisicamente destinato alla superficialità, poiché non sa cos'è una posizione del loto o cos'è Godot e via dicendo, la vita è fatta di lavoro e amici e discoteca e negozi, il lato emozionale è lasciato all'aspetto familiare al presente a quello infantile al passato, alla nostalgia dell'infanzia e oltre non si spinge, il problema principale è trovare la felicità che inizialmente si presenta con l'avere casa arredata o i vestiti e il lavoro giusti, ma più profondamente nel trovare (chi l'avrebbe detto) una donna o un uomo con cui passare la vita per sempre, almeno sulla carta stampata da Mondadori. Non c'è spazio per dubbi o filosofia, le persone sono come i manichini delle vetrine o i personaggi delle soap opera, e la cosa su cui riflettere è che non è che si può risolvere la cosa facendosi una risata, come dicevo, perché loro sono molti più di noi che ci sentiamo tanto intelligenti da leggere un libro di David Foster Wallace, noi siamo una minoranza e ci andiamo sempre più assottigliando e isolandoci mentre loro sono una moltitudine e non fanno altro che figli.


Ora, il problema non si pone se decidi di startene in casa a guardare serie tv per tutta la vita o farti il sapone da solo, ma sorge se decidi di uscire o sei costretto ad uscire (magari per lavoro) perché uno di loro potrebbe essere vicino a te, e adesso sai che non ragiona come te, vede cose bidimensionali con pochissimo colori e pochissimi dettagli. Dovremmo cominciare a parlare più piano e a dire cose più semplici per comunicare, questo mi sono detto leggendo fabiovolo, noi che leggiamo i libri di DFW intendo, dobbiamo semplificarci. Per me è stata una folgorazione, poiché, come credo la maggior parte di noi, tendo a credere che il mondo sia una mia estensione e che pressappoco le persone funzionino come funziono io, pensino le cose che penso io e via dicendo. E invece no. Il problema poi diventa enorme se decidi di pubblicare un libro perché al di là dei tuoi tre amici d'infanzia, dei quattro intellettuali e dei due critici da cui ti aspetti una recensione o semplicemente una lettura o un'approvazione, il tuo libro verrà letto da 100 persone in tutto, perché tutte le altre non sanno neanche di cosa stai parlando, e il più delle volte non perché sono cattivi o menefreghisti o perché gli piace davvero fabiovolo, ma solo perché non hanno strumenti per decodificarti. Credevamo davvero che vent'anni di televisione iniettata su per il cervello non avrebbero dato effetti collaterali? Oppure non ti interessa? Se non ti interessa non hai nulla da scoprire nei libri di fabiovolo, ma allora perché pubblichi libri? Parlo ovviamente con chi decide di pubblicare un libro. Gli altri continuino pure a laggere David Foster Wallace e McCarty. Io non dico che uno pubblichi libri per venderli, o farsi leggere da milioni di persone, ci mancherebbe altro, ma riuscire a vivere coi proventi dei propri libri credo sia un'aspettativa minima di chiunque si affacci professionalmente nel "mercato della scrittura". Ovviamente possiamo risolvere la faccenda con picchi di personalità nell'encefalogramma della questione o scelte monastiche per cui uno decide che se ne frega di tutto, si postula famoso solo da morto e continua a fare ilo suo lavoro di merda a mille euro al mese conscio che non potrà mai vivere coi proventi dei suoi libri perché fuori il mondo è pieno di loro, loro che leggono i libri di fabiovolo e si sentono come lui, le persone normali. Per questo ho voluto provato a capire. Fine della premessa.


Ora cercherò di spiegare quello che ho capito, e tutto quello che presumo di aver capito non è necessariamente negativo. Tanto per cominciare so per certo che fabiovolo i libri non li scrive, ma li detta a voce in un registratore. Ho avuto una visione di questo, e io so cose, come la Justine di Melancholia. Fabiovolo si fa una canna, si beve qualcosa e comincia a dire quello che gli salta in mente nel registratore, quindi il registratore viene passato agli editors molto cazzuti di Mondadori che sbobinano il tutto e lo aggiustano, dandogli una parvenza di libro. Saranno in tre o quattro, come gli sceneggiatori di Boris. Le discussioni saranno del tipo:
"Ma qui lasciamo scritto boh?"
"Lasciamo scritto boh."
"Ma col punto esclamativo?"
"Come lo dice nella registrazione, con enfasi o senza enfasi?"
"Con enfasi."
"Allora punto esclamativo."
E via così. Mi immagino anche quando fabio volo entrò in Mondadori, per avere il responso del suo libro.
"Fabio, io una serie di luoghi comuni, di banalità, di vicende così scontate e prevedibili messe tutte insieme non le ho mai viste nella mia vita, credevo fosse impossibile."
"Ah."
"Mi spiego, proprio a spulciare tutto il libro non c'è uno spunto, una riflessione arguta, niente, ed è scritto che non sembra neanche scritto, come dire, sembra parlato."
"In effetti registro le cose in un registratore e poi le sbobino. Ma se non va bene posso lavorarci un po'..."
"Ma cosa dici, è perfetto! Qui siamo seduti su una vena d'oro! Adesso non ti preoccupare più di niente, ti chiameremo per le foto, tu continua a parlare nel tuo registratore e fai una cosa, mandaci direttamente le cassette."
"E' perfetto? Ma avevo capito..."
"Lascia stare!!! Sei il nuovo Hemingway! La gente vuole sentir parlare semplice, vuole emozioni semplici, e questo libro è, come dire, è una bibbia. E' perfetto, perfetto, perfetto. E poi fa ridere."


Le storie, mi sono letto le trame degli altri libri, sono tutte simili, o lui è un ragazzo normale e incontra una ragazza paracula o lui è paraculo e incontra una ragazza brava, e alla fine delle storie il protagonista ha sempre una svolta emozionale importante, in modo che possano vivere tutti felici e contenti. Inoltre, i libri sembrano avere l'incredibile qualità di non richiedere sforzo per leggerli, un po' come guardare la televisione. Un libro, si sa, richiede un impegno attivo da parte del lettore, non si ascolta come musica, non si guarda come un film che puoi startene lì come una bella statuina e le informazioni ti vengono inflitte. Un libro, in teoria, richiede concentrazione, ha bisogno dei tuoi occhi e della tua mente per funzionare. Ma nei libri di fabiovolo questo sistema appare disinnescato. Ho letto di persone che dicevano, nei vari commenti ai libri, che una peculiarità dei libri di fabiovolo è che si leggono in due ore. Ragazzine di quindici anni, signore di settantacinque. "Ho letto questo libro in due ore." Oppure "Di solito ci metto due ore a leggere i suoi libri, ma stavolta ci ho messo quasi mezza giornata..." e così via. Questo non è un fenomeno da poco. Anche una persona non abituata alla lettura ci mette pochissimo a leggerlo. (succede l'inverso con i lettori di DFW, temo: io per leggere quattro pagine, come dicevo, ci ho messo tantissimo e soffrendo a ogni rigo, lo giuro, nel momento in cui lui esce dallo psicanalista e scopre che può farsi delle domande) Ma al di là di questo. Come parafrasavo nella bocca del talent scout della Mondadori, ci sono una sfilza di luoghi comuni, talmente tanti che presi singolarmente non vanno bene, uniti con questa accuratezza fanno dell'opera qualcosa di bello. D'altronde il confine fra ridicolo e sublime è labile, la differenza la fa la convinzione, in questo caso degli editors, non di fabiovolo, che secondo me appare più scemo di quello che in realtà è. E arriviamo alla conclusione.


Questo "fenomeno" potrebbe apparire negativo e invece, quello che ho capito, è che i libri di fabiovolo sono o possono essere, per certi versi, utilissimi: sono strumenti primitivi di rieducazione alla lettura. Non credo che in Mondadori ne siano del tutto consapevoli. Sono come una fisioterapia del cervello, ricominci a fare movimenti semplici, associazioni semplici, con descrizioni di tutti i giorni e personaggi talmente stereotipati che quelli delle soap opera al confronto sono degli Amleto. Non sto scherzando. Questo cose, ripeto, quelli delle Mondadori non le sanno, spero, o se le sanno ignorano gli esiti che potrebbero produrre, ma noi potremmo sfruttarle a nostro vantaggio. Se non ora, in un futuro lontano. Intendo noi che vorremmo comunicare con loro ma non abbiamo strumenti per farlo. Almeno, voglio vedere il bicchiere mezzo pieno. Se uno non ha mai letto un libro, o non è abituato a leggere poiché nessuno gli ha mai insegnato ad apprezzare una lettura, coi libri di fabiovolo può cominciare, ha già cominciato. Si è fermato in autogrill per prendere un camogli ed esce con un libro di fabiovolo. Chi l'avrebbe detto? Non ha comprato un gratta e vinci stavolta. Se uno è sempre stato semplicemente condizionato a leggere (come a scuola), un libro di fabiovolo potrebbe restituirgli quella leggerezza del gesto gratuito, quella dimistichezza con la lettura che, checché ne dica qualcuno, non può essere un male. Può essere che questo lettore primitivo non si allontani mai dalla sua fisioterapia, nel senso che cercherà sempre libri il cui tempo di lettura va dalle due alle tre ore, ma potrebbe fare uno scarto in avanti spontaneamente, oppure a un certo punto potrebbe stancarsi di questi libri veloci e potrebbe desiderare qualcosa di leggermente più complesso, tipo “Va dove ti porta il cuore”, e di passo in passo arrivare a leggere quello che gli piace e non solo quello che riesce a leggere. Quindi la conclusione è che a me i libri di fabiovolo purtroppo non piacciono, ho letto 40 pagine di "E' una vita che ti aspetto" e purtroppo non è una lettura che fa per me, mi annoia, ma credo che dovremmo ringraziare fabiovolo per quello che fa per i lettori, e anche per quello che fa per noi, insegnandoci a riconoscerli. Sta a noi poi decidere se imparare a comunicarci o scappare in una grotta nelle Filippine.






Nota: Ci tengo a ringraziare la Mari che ieri notte ha sopportato le mie dissertazioni su fabiovolo ed ha assistito al "Volo del volo", nel senso che mentre io le leggevo le 4 impressionanti pagine che accompagnano l'uscita del nostro eroe dallo picanalista evidenziando come fosse assolutamente stupefacente che per quattro pagine intere ripetesse sempre lo stesso motivo a un certo punto ho letteralmente scagliato il libro per la stanza e deciso che l'esperimento era finito e che oggi ne avrei scritto. Stamattina il libro era ancora lì per terra come un uccellino sventrato e nessuno di noi due si è degnato di raccoglierlo. L'ho fatto io adesso per leggere le parole della quarta di copertina che mi sembravano particolarmente rilevanti nella definizione di "persone normali" (NDA)

martedì 8 novembre 2011

Enrico Marià

Una poesia di Enrico Marià dal suo ultimo "Fino a qui" Ed. Puntoacapo

*

La parte difficile non è scegliere,
ma convivere con le proprie scelte;
al supermercato Stefano
stringendo una latta di carne in scatola,
che viene da qualche paese lontano,
con una rabbia che ormai è rassegnazione,
mi dice che il barattolo che impugna
ha fatto più strada di quanto lui mai farà;
gli schiavi, quasi sempre, mettono al mondo altri schiavi
e per molti la vita rimane solo un rumore di fondo.
Sulla massicciata che separa dai binari,
dopo aver diviso il pranzo,
fumando e guardando i treni
inseguendoli con la mente e lo sguardo
Stefano ha tirato fuori dalla giacca un trapano a batterie.
La sua intenzione stanotte
è quella di scassinare qualche auto
e svuotare un paio di parchimetri,
io non ho la forza per fermarlo,
perché non so che cazzo dirgli
e perché forse in fondo ho soltanto voglia di andare con lui;
i giorni di guerra superano quelli di pace
e vorrei che il dolore fosse sempre innocente
per non esserne schiacciato
qui dove si nasce morti
cercando di conquistare la vita

Se clicchi ci vai

martedì 25 ottobre 2011

Dreadlock

Una cosa importante che vogliamo si sappia:

Dreadlock di Jacopo Nacci a 10 euro in libreria e gratis in epub


sopra c'è la cover, sotto c'è tutto il link!
http://www.yattaran.com/dreadlock

alé!

sabato 22 ottobre 2011

domenica 16 ottobre 2011

Come Bruce Lee ha sconfitto Mao

Essendo il mondo dell'editoria il nostro mondo, preferibilmente gigante e non grosso, è con piacere che segnaliamo la non proprio recente pubblicazione da parte di uno dei nostri autori preferiti purtroppo vendutosi al più grosso concorrente della gigante, per l'appunto il grosso e financo efferatissimo: Grosso Editore Internazionale.

A proposito di questo ci dispiace dover associare la copertina che vedete al pensiero che ci rimane in testa dopo essere stati a roma durante un tranquillo weekend di fuoco. Abbiamo visto per benino da vicino e ci sembra appropriato prendere spunto dalla copertina là sopra che stimola in noi un parallelismo tra coreografia e ideologia.

Non è nostro dovere far della cronaca o dell'opinionismo, semplicemente, ciò che rimane in mano alla redazione è questo:
  
Wrestling di Stato

giovedì 6 ottobre 2011

MAL DI LIBRI - Forte Fanfulla

Forte Fanfulla: sabato andiamo lì con Costolà sotto il braccio e tutte le cose belle che sappiamo dire a proposito insieme alle altre riviste alé olò. Se clicchi sull'immagine c'è poi tutto il programma.

mercoledì 5 ottobre 2011

Chiuso ametà di decimo cirenaica


condividi (un capitolo) allo stesso modo

scarica chiuso ametà rilasciato sotto licenza creative commons BY-NC-ND 3.0 [it] e condividi un capitolo sul tuo sito internet.
puoi condividere un intero capitolo, un brano o un link al pidieffe.
mail: decimocirenaica[chiocciola]gmail.com


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La cena è quasi pronta

   Svetlana dice che sono troppo controllato, Dario che mi piace circondarmi di donne, Nadia che sono un seduttore, Luisanna che ho un brutto rapporto con le donne, Michele che sono troppo complicato, Carlo che gli faccio venire l’ansia, Ugone che sono arrogante e presuntuoso, Giorgia è da un anno che non mi chiede come stai, Cinzia da un mese, Vumo ha poco tempo da dedicare alla lettura, Josto adora il banditismo e arilena il noir mediterraneo; sento che Marilena ama viaggiare, e se Svetlana predilige le capitali europee, Dario preferisce il mare; Josto non lascerebbe mai la Sardegna, Ugone vorrebbe farsi un’altra crociera e Kristine conoscere finalmente l’interno della Sardegna; il periodo più bello per la Toscana è l’autunno; sempre l’autunno è il periodo migliore per indossare il gilet smanicato; gilet smanicato che va sopra una camicia a quadri e se i pantaloni sono di velluto è meglio – il golf si può giocare benissimo anche vestiti così. Il Golf Club Sa Tanca non ha nulla da invidiare alle diciotto buche di Is Molas a Pula. L’estate scorsa Ugone e Kristine non sono andati nemmeno una volta a Pula. Dario e Svetlana sono andati in pizzeria da Gualtiero e.
«E tu Decimo?»
«E io? Io mi sa che a Pula non ci sono mai stato.»

   La cena è quasi pronta, e anche noi siamo pronti a mettere in tavola tutta la nostra quotidianità e i soldi guadagnati, la casa e la macchina nuova con i sedili di pelle, i viaggi perché è bello viaggiare, i figli perché è bello avere figli, il televisore al plasma e il decoder ultimo modello, il calcio e di nuovo il lavoro che ti impegna fino a tarda notte, la casa, la macchina, i viaggi, i figli...
   Detesto l’essenzialità della cultura media che ha soppiantato quella che Pasolini definiva la grazia popolare. L’essenzialità che cavalchiamo, l’immediatezza dei nostri gesti, la velocità, ci portano a ignorare tutto ciò che richiede elaborazione. Rifuggiamo la comprensione della complessità, ma la maneggiamo ugualmente.
   (Infilo il coltello nella coscia e ce lo lascio qualche secondo, poi lo poggio sul dorso della mano. Se scotta, il maialetto è pronto.)

domenica 2 ottobre 2011

Royal Bukkake | FORZA ITALIA


qui ci sono le stesse foto con la differenza che puoi usare la carta di credito famosa perché non ha prezzo e lo dicono tutti mentre fanno una lista di cose che succedono e che costano e poi alla fine ta-dan: non ha prezzo.







“Italy is in the heart of every French and all the French feel close to Italy and believe that Italy has a culture, a lifestyle and an economic know-how."
Nicolas Sarkozy – April 26, 2011

Pierre Clementi was arrested in Rome for alleged use of drugs.  At that time he was acting in Bertolucci’s "Partner".  It was in 1977 and he spent 17 months in prison while Italy and France reached each other in their aesthetic and contradictions.  After that he was no longer the same.  He returned to France by train, the one which runs along the Italian coastline. Between Genoa and Nice, the seafront consists of beaches and cliffs. The track passes through many hills and at each exit of the tunnel, the sea rises dazzling. Tunnel - sea, then tunnel again - then blue, black - blue, black - blue...  Like the film of a movie...
Black - an image, black - an image... But for Pierre Clementi life had already joined fiction for 17 months.

At that time the train used to stop at Ventimiglia.  We grew up in that train, looking at the sea, playing our lives in a movie, like radiant children, selfish children protected by fortress Europe. Every time we looked out of the window, an image appeared. Hands, gestures, clouds of different shapes, different colors, different lines and styles.

Today the train can stop forever, but our bodies, always searching for a terminal “cliché”, won’t ever stop moving..

venerdì 30 settembre 2011

Anticipazione di Banlieue 10


Lo squallore della morale (lettera della redazione - anticipazione di Banlieue 10)


In quest’anno che si sta per spegnere si è fatto un gran parlare attorno alla questione dell’etica della politica, e dell’etica pubblica dunque.

Centinaia, se non migliaia, di cittadini e cittadine indignati dalla condotta immorale del nostro presidente; la stampa ossessionata dal caso Marrazzo prima, dagli scandali vacanzieri di tangenti e malapolitica poi (Penati e Milanese in testa).

Tutti a lagnarsi perché il potere è marcio, perché così proprio non ci si può comportare, perché solo in Italia (vedi il paladino Fabri Fibra)...

Non sono, non siamo d’accordo. Noi di Banlieue non ci aggreghiamo al codazzo della pubblica indignazione. Perché poi? Perché qualcuno va a puttane: e cosa esisterebbero a fare altrimenti?

Lo scandalo vero è che ancora oggi, a fronte di migliaia di anni di umanità e cultura, ci si indigni.

L’indignazione è per gli stupidi e per gli invidiosi. I primi non possono conoscere cosa sia vivere e dunque protestano, i secondi (ancor più sfortunati) sanno la teoria ma non possono la pratica. L'indignazione è per gli inadeguati.
Lo scandalo sta nel fatto che ancora oggi la maggioranza di noi insegua una morale imposta, un’etica pubblica e privata volgare che ha come unico fine castrarci, tenerci accucciati come cani da salotto.
Non che esistano una morale o un’etica giuste o buone di per sé, ogni tipo di condotta auspicabile, è odiosa e primitiva.

Vivere significa osare, non osservare le regole, ignorare il rispetto per il prossimo.
Il mesto popolino invidia il tiranno che tira di bamba e gioca al dottore con fighe strapagate, che copre d'oro minorenni in cambio dei loro corpi ancora un po' acerbi. Ma è solo invidia appunto. La vecchia storia della volpe e dell’uva.
Comportarsi seguendo un’etica privata è squallido e penoso.
Pretendere d’imporre un’etica pubblica è violento. È terrorismo contro la vita.
Il sogno di ogni disabile fisico in carrozzella è quello di far sentire in colpa tutti gli altri in grado di camminare e ballare, è quello d’imporre una regola comune (un’etica appunto) generata dalla propria impotenza che costringa tutti a vergognarsi per un semplice salsa e merengue.
Io dico: balliamo, balliamo in faccia agli handicappati censori della vita.
Chi non può permettersi di pagare dieci ragazze per dormirci assieme nel lettone, chi non ha il coraggio di farsi trapiantare i capelli, chi non ha le palle di riempirsi di coca e poi farsi sodomizzare da un brasiliano senza permesso di soggiorno, vivere l'ebbrezza di guidare a 100 all'ora contromano con una troia sul sedile posteriore o evadere abilmente onerosi balzelli... che crepi soffocato dalla sua invidia.
Noi la casa di Batman a venti minuti in macchina da Porta Venezia l’abbiamo sempre sognata, ma di fronte all’eventualità di una vita che non ce lo permette, non ci lamentiamo, non lanciamo j’accuse tristi e incomprensibili, non manifestiamo a suon di bonghi e di clavette; ci accontentiamo di un costumino da Robin.
Tutto sta nell’ingegnarsi ad accrescere a dismisura il valore di quel metaforico costumino da spalla omosessuale latente che ci ritroviamo indosso.
L’amore per il prossimo non significa sognare di plasmarlo a nostra immagine e somiglianza. Questo significherebbe imporre le nostre deficienze e i nostri limiti d’immaginazione a qualcun altro, a un bimbo magari, significherebbe non permettergli di sognare il potere, di aspirare ad una vita perfetta, da raggiungere senza alcuno sforzo, solo col coraggio di seguire sé stessi e il proprio istinto sadico.
Ci fanno schifo quei vecchi bavosi che scrivono sui giornali come ci si dovrebbe comportare, loro che non possono permettersi molto di più che cagarsi addosso e ammorbarci coi ricordi della guerra. Ci riferiamo ad Eugenio Scalfari, così, per fare un nome. Ci fanno schifo anche tutti quei cosiddetti cittadini civili, che di giorno sono costretti a spalare la merda e la notte sognano di diventare supereroi della società civile, e scrivono lunghe lettere di indignazione per questa Italia in mano ai corrotti e ai prepotenti.
E ci fanno tristezza invece, quei giovani belli e fragili, che inseguono inconsapevoli l’imbruttimento dei loro animi ardimentosi, che fuggono dalla bellezza dei propri corpi, cercando un assoluto che già possiedono in realtà, rinunciando al potere, agli abusi e ad ogni tipo di soddisfazione che potrebbero ottenere dal compimento pieno di loro stessi.
Essi sfuggono al loro naturale e sano desiderio di potere.

Sapiens: che crede di sapere, ma non sa.
Questo è un uomo debole, destinato al fallimento o alla frustrazione. Ci auguriamo che finisca. O sia finito, da altri. Noi di Banlieue continuiamo ad operarci per il superamento dell'uomo che si autolimita con l'etica.
Quando gli abusi di potere, la corruzione e l’accesso alla felicità definitiva per mezzo del denaro e dell'abuso senza sensi di colpa saranno guardati non con meschino sdegno, ma con la gioia del fanciullo di fronte all’esempio del maestro virtuoso, in quel momento potremo dire ECCE HOMO.

mercoledì 28 settembre 2011

GUASTAFEST

Domani saremo qui con Costolà:


Voilà

Sputarsi alle caviglie


La testa del direttore editoriale stava sul tappetino del mouse.
Era caduta lì per la delusione.
Ecco cos'era: la testa sul tappetino del mouse.
Il direttore la raccolse e se la portò appresso per usarla negli uffici a forma di gabbia:
- Smettetela, disse entrando
Tutti smisero. Continuò:
- Credo di essere piuttosto triste, entro domani voglio vedere al posto di questo ufficio un lago con tramonto da contemplare.
- Ma Direttore, intervenne il ghost writer, lei preferisce il mare al lago.
- Non posso certo pretendere che domani mi facciate un mare qui, al settimo piano.
- Grazie direttore.

Il direttore se ne andò affranto.
I dipendenti solerti cominciarono a sputarsi alle caviglie.

mercoledì 21 settembre 2011

Do It Yourself: Costola al Buridda

Buongiorno,
siamo lieti di annunciare che nel prossimo fine settimana avrete l'immancabile possibilità di pagare un Costola (e di avere quindi un Costola in cambio) all'incontro D.I.Y organizzato al L.S.O.A. Buridda di Genova.

Qui il manifesto delle due giornate, ci sono tante cose:


E qui il grande resoconto video della scorsa edizione, è un bel video e ci sono delle belle facce (!):

giovedì 8 settembre 2011

Costola a Mestre (Venetian industries Festival)

è difficile barcamenarsi. è difficile pure usare la parola barcamenarsi senza che qualcuno ti guardi con gli occhi di chi, barcamenarsi?, è difficile fumare le sigarette senza le sigarette, è difficile essere in due posti contemporaneamente ma, nonostante tutto, questa sarà la cosa più facile perchè inutile e Follelfo vanno qui  a Mestre. (Tra l'altro Domenica 11 sempre a Parco San Giuliano suonerà IOSONOUNCANE, contiamo di andarci)

Mestre: se ci clicchi ci vai

mentre Costola e qualche Banlieue forse a Milano, anche se i milanesi non lo sanno.

Ass. Cult. Van-ghè, Milano se ci clicchi ci vai
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ATTENZIONE:
Quello sopra è il post preparato un paio di giorni fa e non avevam voglia di cancellarlo e ci piaceva dettagliarlo: abbiamo infatti poi saputo che i Van-ghè libersalone ci chiedevano dei soldi per il giusto autofinanziamento|indipendenza totale e noi che non ci avevamo pensato, all'eventualità di pagar, gli abbiam detto cortesemente no. Non sappiamo se ci dispiace ma di sicur siam contenti che

 Costola va a Mestre in rosso

mercoledì 7 settembre 2011

MASSIMILIANO CHIAMENTI

Da:
di & con daniele


prologo
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tradimento


questa poesia la scrivo in segreto
mentre sei a cena da mamma
e firmo pure un contratto per la pubblicazione
che tu disapproveresti
ma ho fretta di pubblicare
43 anni vissuti così - bello mio - il futuro sembra
un soffio
e non ti tradisco con un altro ragazzo
perché tu sei il più bello e il pîù profondo del
mondo
una fonte inesauribile
di amore e bellezza
ma ti tradisco con queste parole
che spedisco dal tuo letto
al mio amico mirko fuggitivo per la svizzera
e al pio nuovo editore
che raccoglie di me
le prime ceneri del nostro amore
come la cenere che si mette sotto la coca basata
perché la scrittura è solo detrito
e la mia vita a tutto tondo sei tu
scriverò per te
"quello che non fue mai detto di alcuno"
nel mio prossimo libro
che poi è ormai questo qui
possano gli dei tenerti accanto a me
in ogni vita in ogni tempo in ogni luogo
in ogni regno di esistenza
dove tu mi sarai principe e consorte

domenica 4 settembre 2011

In coda al parrucchiere per cani


Eleonora

l'ho conosciuta in coda al parrucchiere per cani
11:34:09

sono entrato ho chiesto chi era l'ultimo ed era lei
11:35:05
siccome il parrucchiere era in ferie abbiamo passato una settimana lì in sala d'attesa
11:35:17
dopo aver finito di leggere gente ci annoiavamo
allora ci siamo fidanzati
11:35:39
il parrucchiere è tornato dalla ferie e ha portato nuove riviste
11:35:51
le leggeva sua moglie sotto l'ombrellone
11:36:19
avevano preso due lettini sulla spiaggia al lido di cremona
che c'era la promozione pagavi il lettino come la sdraio


11:38:46
bene
12:10:57
sono dovuto partire per la groenlandia
e lei è rimasta sola, piccina,
nella sala d'attesa
12:11:11
ha finito anche tutte le riviste nuove
12:11:32
ma è riuscita a far lavare il cane
ora sono felici

venerdì 2 settembre 2011

Chump and Clump

Per rilassarsi ecco un po' di cartoni animati, anche se non si dice più.


Chump And Clump from Talking Animals on Vimeo.

giovedì 1 settembre 2011

Anno luce di G.Genna


Seguimmo certe rotte in diagonale, noi umani, diretti alla fondazione della città. Ci stringeva il petto un mal d'Africa tenue e sofisticato, il sintomo della raffinatezza del passato. Cerchiammo lo spazio di fondazione, compimmo i dovuti sacrifici. La veccia cresceva nei campi incolti, da cui apprendemmo le arti magiche della seminagione, della raccolta, spinti dalle correnti elettriche dei nostri metabolismi, ricavando tempi lenti per le fioriture, in armonia con i cicli lunari, con il magnetismo delle lontane maree. Sottomettendoci ai duchi, erigendo le signorie e i memorabili vassallaggi, attraversando pestilenze decennali, che sfiguravano temporaneamente la nostra specie, fino alle scoperte che i minerali combusti e raffinati potevano indurre la materia a lottare contro se stessa, a frizionare scaglie di energia, a sfamarci, per porre termine allo spettro della penuria, per sedare il sisma dei nostri metabolismi. Elaborammo virtù, individuammo i vizi. Trascinammo una storia colossale. Erigemmo ciminiere, le convertimmo in archeologia industriale. Giungemmo esausti a un tempo privo apparentemente di senso, pronti ad auscultare i battiti della fame, quella violenza impostaci dai nostri metabolismi, che tante volte ci aveva trascinato oltre gli ostacoli. Abbiamo raffinato fino all'immaterialità i nostri metabolismi, congiungendoli con l'occulta supersottile sostanza dello spazio neutro. Mediante queste tecniche di magia noi sogniamo di abbandonare il pianeta, di erigere colonnati dorici sul suolo rosso del prossimo pianeta che abiteremo. Raffineremo le tecniche a punti impensabili, partendo dalla natura fossile di questi guardrail incrostati, partendo dalla mente prensile, dai lobi cerebrali opponibili di quest'uomo infossato a mezzobusto nella sua auto, che si dirige ombroso e letale verso il suo destino, in forma di regicida.

martedì 30 agosto 2011

Bozze

Un'altra cosa che potrebbe essere bella all'improvviso. Stiamo riavvolgendo l'internet. Se cliccate l'immagine sotto si va direttamente al sito ma anche cliccando sulla parola sito. Ecco. Buone vacanze anche a settembre e anche mercoledì prossimo eventualmente.

sabato 27 agosto 2011

Passaggi per il bosco

Appuntamento importante a Cagliari in questi giorni ma anche in giro. Fino a Domenica, oggi è sabato.

la foto si clicca. domani è domenica. in Sardegna ci son stati incendi terribili.

venerdì 22 luglio 2011

Dubbi

Forse è vero, sì, che Casa Editrice Gigante è andata in ferie nel porto di Ventimiglia e di La Spezia, a protrarsi al mare alla ricerca di verbi sfollati come protrarsi soprattutto al mare.
La costruzione romanzesca è arrivata ad un punto per cui la ricerca filolinguistica è talmente estenuante che si è guardata alla specchio e si è detta, sono talmente estenuante.
Ma la verità è questa: