mercoledì 26 dicembre 2018

COLLA #26

copertina di Alessandra Marianelli

giovedì 20 dicembre 2018

EXOPOTAMIA POETRY SLAM (GE)

Nuova tappa del campionato di poetry slam genovese!
A distanza di poco più di un anno si torna all'Exopotamia.

Le regole sono quelle di sempre:
► testi propri
► 3 minuti a testa
► no oggetti di scena, no costumi, no basi musicali

I poeti in gara:


Ginevra Ballarini
Lorenzo Cagnolari (Carioca Folagra Josè)
Fili Cropa
Paride Rama
Matteo Rogai
Diego Tale Scantamburlo
Flora Valerio

✌ Il vincitore lo decreta il pubblico ✌

✦ Maestri di cerimonia quei due bravi ragazzi di Filippo Balestra e Andrea Fabiani. ✦

L'Exopotamia Poetry Slam fa parte del campionato italiano della LIPS - Lega Italiana Poetry Slam. Il vincitore accede alla fase successiva della competizione.
locandina di littlepoints...

mercoledì 12 dicembre 2018

MIZAR || GENOVA

Fondazione Luzzati Teatro della Tosse, Edizioni SIDO e Libreria falsoDemetrio di nuovo insieme per la seconda edizione di Mizar. Per due giorni, sabato 15 e domenica 16 dicembre, dalle 11.30 alle 20 il fascino del Luzzati Lab (vico Amandorla 3c) ospiterà una selezione di editori dell’eccellenza italiana, una programmazione di incontri con autori e testimoni delle realtà indipendenti più agguerrite della scena contemporanea nazionale.

PROGRAMMA COMPLETO
Sabato 15 dicembre
Genova - ore 16:00 
Graziano Graziani, conduttore radiofonico di Fahrenheit - Radio Tre, illustra il suo Catalogo delle religioni nuovissime (Quodlibet, 2018). Interviene Filippo Balestra.
ore 17:30
Luciano Funetta, vincitore di The Bridge - fiction - 2018, presenta Il grido (Chiarelettere, 2018).
Intervengono Michele Vaccari e Ilaria Crotti - Libreria Falso Demetrio.
ore 18:30 
Ragazzino va all'inferno, l'esordio a fumetti di Enrico Macchiavello, un'altra scoperta della genovese GRRRz Comic Art Books. Interviene il musicattore Luigi Maio.

Domenica 16 dicembre
Genova - Suggestioni dalla Germania 

ore 11:30
Canzone d'amore da un tempo difficile di Ronald M. Schernikau.
Marco Federici Solari e Ilaria Crotti introducono le letture dal testo a cura di Sara Sorrentino.
ore 12:30
Veniva da Mariupol di Natasha Wodin. Interviene Marco Federici Solari de L’Orma edizioni.
ore 16:00
Edizioni Il Melangolo presenta: Come insultavano gli antichi. 
Francesco Chiossone dialoga con Filippo Domaneschi.
ore 17:00
La storia della santa Russia, l'unico graphic novel di Gustave Doré, inedito in Italia e scoperto da Eris Edizioni per il lancio della nuova collana Chaos.
Intervengono Ferruccio Giromini, giornalista, e Andrea Benei di Edizioni Sido.
ore 18:30
Giorgio Vasta, direttore creativo di Book Pride, e Alberto Saibene, fondatore di Humboldt Books, presentano il loro progetto editoriale Absolutely Nothing | Storie e sparizioni nei deserti americani. 
Conduce l’incontro Simone Biundo.
ore 19:30
Un brindisi per Mizar e un appuntamento futuro: Dialoghi D'Arte annuncia e festeggia a Mizar la prossima edizione (3-5 maggio 2019).

martedì 4 dicembre 2018

Poesie Normali a Trento, libreria duepunti e Bookique

E quindi tra poco vado a Trento che, tra l'altro, tra tutti i posti dove non sono mai stato, anche Trento è un posto dove non sono mai stato, sto per cancellarlo da questa lista dei posti e c'è da dire che mi dispiacerebbe un giorno arrivare alla fine di questa lista e dire basta, sono stato ovunque, anche a Trento, però ad esempio mi chiedevo un giorno, quando per un periodo sono stato a Bruxelles, mi chiedevo, ok, sono stato a Bruxelles, sì, ma non sono stato in tutta Bruxelles, che uno dice le piazze principali i monumenti, che tra l'altro a Bruxelles di monumenti ce ne sono pochi, potrei forse anche averli visti tutti i monumenti di Bruxelles, ma io invece mi dico, per poter dire sono stato a Bruxelles, per poter dire che sono stato in tutta Bruxelles intendo ad esempio le strade i vicoletti gli angolini e soprattutto tutte le case, le stanze i corridoi o ad esempio gli sgabuzzini, non perdermi nemmeno uno sgabuzzino e rendersi conto che, dopo che si sono fatti tutti i giri di tutte le case e tutte le stanze e i corridoi le cucine i bagni e pure gli sgabuzzini, rendersi conto che alla fine di tutta la perlustrazione, nel frattempo, probabilmente, nel frattempo la città si sarà trasformata ancora un po' e qualcuno in qualche casa avrà magari buttato giù una parete e una cucina è diventata abitabile o cambiato il colore alla porta del bagno e il salotto adesso non si può più fumare e magari hanno aggiunto una rotonda alla fine di una via e già che c'erano, visto che le rotonde non sono molto carine, diciamocelo, ad esempio hanno aggiunto un monumento lì in mezzo alla rotonda che è quasi nel frattempo diventata una piazza, per via del monumento, un mezzobusto, magari, in mezzo alla rotonda, non ne fanno più, di mezzibusti, mi pare ma non è vero, ho conosciuto uno scultore che fa mezzibusti, anche, Ruben Esposito, si chiama, l'ho conosciuto in un posto dove non ero mai stato, in Via Lomellini, Spazi Lomellini, si chiama, a Genova, e a Genova ci abito da un sacco di tempo, e allo Spazio Lomellini non c'ero mai stato.

Questo 6 dicembre sarò a Trento, ospite di Trento Poetry Slam, e presenteremo, insieme a Adriano Catd e a Mattia Zadra, le poesie normali edite dalla Miraggi Edizioni, le presenteremo alla libreria due punti (qui evento fb) e poi di sera a Bookique ci sarà una poetry slam (qui evento fb) che si chiama Like a Virgin e nel bel mezzo faccio un piccolo reading che potrebbe essere bellissimo a seconda dei punti di vista e forse ne sono sicuro.

sabato 1 dicembre 2018

QUALCOSA N.3

La rivista Qualcosa, diretta da Paolo Nori, è l'organo ufficiale dei sapodisti, che sono quelli che se potessero ce la farebbero, e dentro ci sono contributi da tutte le parti della lingua italiana, compresa la mia, metto qui i nomi di coloro hanno fatto parte di questo numero tre (che mi sa che è il primo?):
Daniele Benati, Dente, Andrea Moro, Luigi Manconi, Paolo Ricci, Nicoletta Bianconi, Diego Finelli, Matteo Girardi, Patrizia Muzzi, Elvira Antinozzi, Antonio Migliore, Domenico Arenella, Giorgio Busi Rizzi, Alessandro Cimaglia, Stefano Pederzini, Zanichelli Bruno, Anna Patrizia Mongiardo, Pippo Balestra (io), Filippo Guzzi, Claudio Puppi, Roberto Livi.

venerdì 30 novembre 2018

Virgola Poetry Slam a Sestri Levante (GE)

Ecco i poeti che leggeranno le loro poesie in questa grande sfida di sferragliar di parole:

// Ilaria Baldanzi // // Max Di Mario // // Samuele Maidecchi // // Piero Negri //
// Flavia Neri // // Fabrizio Nuovibri // // Erminio Ottone // // Luca Scacchetti //

lunedì 26 novembre 2018

Bloser Poetry Slam (GE)

Nuova tappa del campionato dell'unico, strabiliante campionato di poetry slam genovese!

Si torna al Teatro Bloser!


Le regole sono quelle di sempre:

► dovete leggere testi vostri
► avete 3 minuti a testa
► no oggetti di scena, no costumi, no basi musicali

Maestri di cerimonia quei due bravi ragazzi di Filippo Balestra e Andrea Fabiani.


Il Bloser poetry slam fa parte del campionato italiano della LIPS - Lega Italiana Poetry Slam.

Il vincitore accede alla fase successiva della competizione.

Per partecipare inviate, entro le 23:59 del 15 novembre, una mail con breve bio e una poesia a: genovaslam@gmail.com

★★★ ATTENZIONE! ATTENZIONE! ★★★
E infine eccoli qui!
I sei protagonisti del Bloser Poetry Slam, che si conferma da tradizione uno slam a maggioranza femminile.

◆ Mirella Carrozzino

Son belli e belle, non c'è che dire!

venerdì 23 novembre 2018

Una lezione nella scuola superiore

Un professore illuminato dalla poetry slam mi ha chiesto di fare una lezione di un paio d'ore nella sua classe. Io spaventato ho pensato di far soprattutto vedere molti video, preso dalla paura del non sapere magari improvvisamente cos'avere da dire. E invece ho detto molto, tralasciando un bel po' il multimediale e usando soprattutto le parole. Lo rifarei adesso, lo rifarei tra pochi secondi perché forse qualcosa ho insegnato ma è anche vero, si sa, che insegnando s'impara molto.
Ecco quindi un piccolo referto, un piccolo risultato di ciò che è stato, una lezione sulla poesia orale, sullo sbracciare quando ci si muove, sul parlare in pubblico e superare le paure o almeno, guardare le paure e starci vicino, come qualcosa che ci rende umani perlomeno.
Alcuni sorridenti haiku scritti nella precedente lezione e letti ad alta voce dagli studenti.

sabato 17 novembre 2018

Aperitivo Poetico: Filippo Balestra al Gradisca 1973, Prato

Terzo appuntamento con la rassegna "Aperitivo Poetico" al Gradisca 1973 di Prato: sarà con noi Filippo Balestra con le sue "Poesie Normali"!

Pippo Balestra, Genova 1982, è poeta e performer noto soprattutto nel mondo della poetry slam. Da anni legge in giro per l'Italia tutta, legge di tutto ma soprattutto legge le sue poesie normali edite da Miraggi Edizioni.

Le poesie normali di Pippo Balestra parlano un po' di rivoluzione e un po' di paranoia, un po' di orsi e un po' di shampoo ma anche, poi, soprattutto, fanno chiedere a chi ascolta: cosa è normale? E di solito nessuno lo sa.

martedì 13 novembre 2018

Teatro dell'Argine - Bologna // Poetry Slam - Serata di Poesia con Aperitivo

Ore 19.00 ⏰

presso ITC Lab 🎪
❗️Ingresso gratuito, fino a esaurimento posti❗️

SERATA DI POESIA CON APERITIVO 📖 🥂🍕
con Lorenzo Bartolini, Matteo Di Genova, Emanuele Ingrosso, Filippo BalestraFrancesca Gironi, Alessandro Burbank
conducono Paolo Agrati e Davide Scarty Doc Passoni


Un microfono. Il poeta e la sua voce, i suoi testi, il suo corpo. Una giuria scelta casualmente tra il pubblico che decreta la poesia e la performance migliori. Ecco cos’è un poetry slam! La pratica del poetry slam nasce negli anni ‘80 negli Stati Uniti e si diffonde in tutto il mondo facendo “giocare” pubblico e poeti con la poesia performativa. Un evento ad alto tasso spettacolar-poetico in cui la poesia esce dalla pagina stampata e dai recinti istituzionali nei quali spesso è relegata ritornando a stretto contatto con il pubblico. Sei poeti provenienti da tutta Italia si sfideranno nell’arena dell’ITC Lab, coordinati da due maestri di cerimonia: la poesia come non l’avete mai vista!

Per ulteriori informazioni: 👉🏻 http://bit.ly/ITCTeatro1819_PoetrySlam

sabato 10 novembre 2018

Poetronica #2 / Poetry Slam & Groove


The Goodness Factory presenta: 

Sabato 10 novembre 2018, dalle 21.00
► POETRONICA
POETRY SLAM & GROOVE
Cubo di OFF TOPIC, Via Giorgio Pallavicino 35 - 10153 Torino
- Ingresso ad offerta libera -

📆 PROGRAMMA DELLA SERATA:
→ ore 21.00
→ ore 22.30 
Live di d_bnds

Elettronica, poesia e poetry slam per la prima volta insieme, in una serata all’insegna dell’improvvisazione e della sperimentazione, liberamente ispirata alla visionarietà di Gianni Toti, scrittore, giornalista, poeta, partigiano, cineasta.
Si chiama "Poetronica" l'appuntamento di OFF TOPIC all’insegna della sperimentazione artistica: un mixage omogeneo di slam poetry e musica elettronica. 

Si parte alle ore 21.00 con Atti Impuri Poetry Slam: il torneo di poetry slam più impuro della galassia, governato e sospinto da Arsenio Bravuomo, Alessandra Racca e Alessandro Burbank.
Una competizione in cui 6 poeti si sfidano all’ultimo verso: 3 minuti a testa, testi originali, solo corpo e voce, il migliore lo decreta il pubblico!

Questo sabato si sfidano:
Valentina Di Cataldo
Carlo Molinaro
Francesco D'Ingiullo
Filippo Balestra
Giorgio Damato Senzapostrofo
Matteo Di Genova

lunedì 5 novembre 2018

Un post di Alessandro Burbank

Alessandro Burbank
Per farvi capire amici e amiche che io scrivo le poesie mentre chi forma il mondo della letteratura, tra accademici e studiosi e promotori di poesia, sostiene che:
- La poesia non esiste
- La poesia non vende
- I libri di poesia non devono vendere
- Le riviste letterarie non esistono
- Gli ultimi poeti sono morti quest'anno
- Il libro è l'unico medium possibile
- L'editoria è in crisi
- L'editoria di poesia è morta
- Le poesie non si capiscono
- Le poesie sono troppo semplici
- Le poesie sono destinate ad un'elite
- Quest'anno vanno le donne
- Quest'anno vanno gli immigrati
- Quest'anno tocca a quello o a questo
- Il pubblico di poesia non c'è
- Il pubblico di poesia è irraggiungibile
- Se tutti parlano, bisogna tacere
- La figura del poeta è dominio del marketing
- Facebook di fatto ci toglie i diritti sulle poesie
- La figura del critico è uguale a quella del poeta
- Il poeta deve essere un intellettuale riconosciuto
- La poesia è destinata alla carta
- La poesia è soltanto orale
- Solo se pubblichi ti invitato ai festival
- Solo se hai un critico di riferimento vali
- E' giusto ribadire che i poeti sono vivi
- La performance di poesia non è poesia
- La performance è un mondo a parte
- La poesia non è arte
- Nelle scuole arrivano fino a Montale
- E' giusto avere pregiudizi sull'autopromozione
- Chi si autopromuove è un egomane
- Chi si autopromuove non è un vero poeta
- Chi legge le poesie in pubblico non è un vero poeta
- Chi legge le poesie in pubblico deve farlo in silenzio
- Si leggono le poesie in pubblico ma senza fronzoli
- Bisogna rispettare la metrica
- Senza metrica non c'è oralità
- Non è poesia ma forse è rap
- Se è rap, anche per un secondo non è poesia
- Potevi fare il cantautore o il song-writer
- Potevi fare la rock star
- Potevi fare l'artista visivo
- Potevi fare l'animatore nei villaggi
- Non esiste la poesia poesia
- Non è sicuro che esista la poesia in prosa
- Non è sicuro che esista la poesia nel canto
- Non è sicuro che esista la poesia a teatro
- I giornali non sanno cos'è il Poetry Slam
- Il Poetry Slam non è poesia
- Il Poetry Slam è poesia
- Il Poetry Slam è morto
- Il Poetry Slam è Americano
- Questa non è poesia
- Quella non è poesia
- Questo o quello non è un poeta
- Quelli scrivono poesie che non legge nessuno
- Quelli scrivono poesie che leggono in pochi
- Quelli che scrivono poesie che leggono tutti, no
- Noi ad esempio abbiamo ragione
- Ieri ero con loro, oggi abbiamo ragione noi
- Domani vado da quelli che domani avranno ragione
- Non è necessario parlare di divulgazione
- Nessuno deve sapere la poesia
- Tutti devono sapere di Dante
- Nessuno dovrebbe sapere di te, che Dante non sei
- La poesia è superiore alle altre arti
- Il bello è proprio questo
- Il brutto è proprio questo
- Il buono e il cattivo tempo

giovedì 1 novembre 2018

Spazio Lomellini 17‎ || Semën Chanin in 'Omissis', con Attilio Bruzzone


Semën Chanin, in occasione della pubblicazione della sua ultima raccolta Omissis (Miraggi Edizioni, traduzione di Massimo Maurizio) è in tour in Italia.
Spazio Lomellini accoglierà il poeta lettone nella sua tappa genovese per il reading, con traduzione in italiano, di Omissis con le musiche live di Attilio Bruzzone dei port-royal.

Semën Chanin (Riga, 1970), uno dei fondatori del gruppo Orbita, è autore delle raccolte di versi «Appena poco fa», 2003, «A nuoto», 2014, «Ma non da quello», 2017; i suoi libri sono stati tradotti in lettone, ceco, ucraino, serbo. È autore di performance e istallazioni poetiche («Teatro per un solo volto»; «Poesia tridimensionale») e della mostra fotografica «M come Metodo». Collabora costantemente con musicisti e artisti.
Ha partecipato al festival di poesia di Berlino, alla biennale di poesia di Mosca, alla biennale di arte di Venezia e ad altre manifestazioni internazionali. In italiano le sue opere sono pubblicate nelle antologie Nell’Orbita di Riga (L’Obliquo 2006) e Deviando sollecito dalla rotta (Stilo 2016).

Per l'occasione la lettura di Semën Chanin, in russo e con la proiezione simultanea della traduzione in italiano, sarà accompagnato dalla musica elettronica di Attilio Bruzzone dei port royal:

Attilio Bruzzone è filosofo e musicista. Come musicista è compositore, produttore e polistrumentista con il gruppo cofondato port-royal, conosciuto e apprezzato a livello internazionale, grazie alla pubblicazione mondiale di svariati lavori (vedi discografia sotto) e all’intensa attività concertistica (più di 300 concerti in 15 anni), svolta con successo in tutta Europa, Stati Uniti, Ex-Unione Sovietica ed Ex-Jugoslavia. La band si cimenta con i seguenti generi: elettronica, ambient, shoegaze, IDM, post-rock, dance, trance, minimal techno – che vengono fusi e trasfigurati in un originale amalgama indifferenziato. Nei 15 anni di attività del gruppo sono state realizzate numerose collaborazioni internazionali con alcuni degli artisti più rappresentativi del panorama musicale elettronico underground. Ecco una lista dei maggiori musicisti e artisti sperimentali con cui la band ha collaborato e/o condiviso il palco nel corso degli anni: Philipp Glass, Michael Nyman, Ludovico Einaudi, Mogwai, Blonde Redhead, Alva Noto (aka Carsten Nicolai), Ulrich Schnauss, Fennesz, Apparat, Murcof, Robin Guthrie, A Silver Mt. Zion, To Rococo Rot, Franz Ferdinand, Cat Power, Belle & Sebastian, Ladytron, Bernhard Fleischmann, David Pajo, Tarentel, Piano Magic, Architecture in Helsinky, Sylvain Chaveau.
È anche compositore, produttore e polistrumentista con il progetto musicale parallelo diamat, con cui ha pubblicato due album.
Ingresso libero riservato ai soci per info e adesioni spaziolomellini17@gmail.com

mercoledì 31 ottobre 2018

Rosaria Lo Russo - Sergio Garau su Poetry Slam

Non me ne vogliano troppo i miei giovani amici "poeti" performer, definizione autocertificata ma declinata ormai quasi esclusivamente come slammer, ma ho formulato, dopo lunghe riflessioni, un giudizio profondamente negativo sulla giovane e meno giovane scena, affollatissima, dei poetry slam. Mi chiedevo cosa fosse in realtà. E l'ho analizzato semplicemente. E' un fenomeno di massa, di piccola massa ma pur sempre di massa, che si svolge in locali dove lo scopo principale è la vendita di bevande, più o meno alcooliche. Dunque deduco che la cosiddetta "poesia performativa" che si pratica nei locali di sera e che aggrega moltissime persone giovani sia le seguenti cose: una forma di aggregazione giovanile alla moda, una forma di intrattenimento più semplice e alla portata di tutti rispetto alla musica (che va saputa fare mentre tutti sono buoni a aprire bocca e dare fiato), e soprattutto, una forma di intrattenimento consumistico: Intrattenimento, perché vive il tempo che dura, pochi minuti (nei open mic purtroppo di più), perché è volto a divertire senza conseguenze etiche, estetiche eccetera. Consumistico: si offre poesia performativa, sic!, insieme a bevande e cibarie. Non si tratta dello spettacolo della poesia. Non è spettacolo: è intrattenimento che obbliga a consumazione. Non è poesia: è una forma fluida, banalissima, dal linguaggio piatto, che non dice nulla che già non si sappia, che è finta protesta, finti sentimenti ecologici, una finzione banalissima, più banale di una canzonetta di Sanremo, tarata su schemi consunti e abusati di ritmo rappeggiante. Una noia mortale, cari ragazzi. Giovane poesia? Tentativi? No!!! I giovani poeti performer autocelebrantesi hanno una sicumera e una altezzosità da grandi autori, anzi, da depositari di verità gnomiche. Autori di che? Sui libri non regge un solo loro verso, e per fortuna questi "artisti orali" non hanno bisogno di libri, gli bastano le serate nei locali. INTRATTENIMENTO CONSUMISTICO.
Intrattenimento consumistico, non arte, nemmeno un po'.
A questo da ora in poi mi opporrò sempre di più, perché inquina. E' oramai una forma di inquinamento, quindi da combattere.

Sergio Garau ha condiviso un post.
18 h
---scrivo questo lenzuolo in risposta al post di Rosaria Rosi Lo Russo sul poetry slam, a cui rimando ---
Cara Rosaria, non sarò per niente breve: è diverso tempo che sto abbozzando risposte a questa tua, con alterni risultati. Cerco di capire: il problema è lo slam in sé? Ovvero la gara specifica con le sue 3 regolette? O la gara in generale applicata alla poesia? Il movimento di umani che ci sta dietro dall'inizio, o in questo ultimo periodo? Sono gli slam fatti nei locali con mescita, mentre gli slam fatti nei teatri e nei festival vanno, se non bene, meglio? Sono gli slam in cui il microfono non si nega a nessuno o quelli con una selezione? Cambia se la selezione la fa Azzurra D'Agostino o Socci o tu o Lello etc? Si tratta di intrattenimento consumistico ogni qual volta c'è uno slam? Sempre così effimero e caduco? Al contrario dei libri? Invece di premere play, riprodurre, il solito discorso sulla enorme quantità di libri che nemmeno toccano uno scaffale e precipitano tra maceri e garage, spesso di minoica giustezza e senza che nessuno se ne sia accorto, né ne abbia letto mezza sillaba, cambio nastro e dico che non ho mai pubblicato un libro di poesia. Ci sono degli editori e degli amici che mi insultano da qualche anno, giustamente, perché non gli mando il materiale da stampare, rilegare e vendere nel mondo dell'editoria - e anche qui evito di avviare un discorso sull'intrattenimento consumistico dei libri in genere o dei libri di poesia (dammi due parole: Francesco Sole). La mia però scarsa propensione al pubblicare un primo libro non è solo inerzia, sindrome di Peter Pan verso l'ombra dell'inchiostro o di Stoccolma verso il palco, la mia è anche e soprattutto una questione di rispetto verso il libro: so che alcuni miei testi sulla pagina andrebbero tradotti, o riscritti, o buttati. Ho pubblicato invece poesie su carta in antologie o riviste, perché è altra cosa rispetto all' "opera". Allo stesso modo è più facile e più di buon senso, che un "amateur" si butti in uno slam, prima di preparare un suo reading o spettacolo poetico crossmediale di un'ora. L'amatorialità, ovvio, c'è in ogni arte: dalla scultura alla fotografia, dall'hockey su prato al porno. E come nel porno o nell'hockey su prato, anche nello slam non ci sono solo "amateur", e lo sai dato che ne hai organizzato uno in Piazza della Passera per un paio d'anni: era peraltro uno slam abbastanza duro, con pubblico vario, dalle ammiratrici del Luzi della prima ora impellicciate in prima fila, ai gonfi di rosso e di lampredotto e mutilati dal calcio storico vocianti sullo sfondo: una bella sfida, e un bel successo, tenerli tutti per due ore con la poesia. E se Simonelli agli slam non vince chi se ne frega: quand'è l'ultima volta che Simonelli a Firenze ha eseguito le sue poesie davanti a più di 2-300 persone come quella volta? In questi ultimi anni lo slam ha incrementato la sua presenza in molti contesti, alti e bassi, sbronzi e sobri, da Palazzo Grassi alla Spilleria di Gorgonzola, passando per quasi tutti i festival di poesia (e dell'asparago rosa) e palchi più importanti. Abbiamo ampliato il nostro spettro (-Bu!). Ci sono quelli per cui è una moda, e quelli per cui è un modo per non suicidarsi. Tornando al paragone con l'antologia: lo slam è un mezzo, una piccola parte della poesia orale, performativa, per intenderci. Ci sono antologie di poesia che ho letto e che mi hanno lasciato un segno, e altre che son rimaste ben ben incellofanate, così ci sono slam che mi restano impressi per anni e ancora ricordo, e altri completamente anonimi e volatilizzati, o indelebili in quanto orribili. Secondo me si può usare la parola poesia anche per lo slam senza troppi problemi: poesia a volte buona, a volte no, a volte d'intrattenimento, a volte no, a volte inadatta al palco e alla voce, a volte sì. Se poi proprio vogliamo essere più precisi per tenere tutto sotto lo stesso ombrello, a me piaceva un concetto che avevo trovato leggendo di poesia digitale dieci anni fà: "Sprachkunst", arte della lingua, concetto ovviamente impossibile a imporsi, ma in grado di comprendere fenomeni che l'accademia e la critica stentavano a studiare o incasellare.
Ora, permettimi di chiederti: in base a cosa si è concretizzata codesta tua analisi e relativo giudizio? Te lo chiedo non solo per mandare subito la slam police a manganellare questi slam che ultimamente ti hanno definitivamente convinto a bruciare e spargere il sale, ma anche perché il fenomeno è molto diverso da città a città, da regione a regione, da scena a scena, così come diverse e rapide sono le sue evoluzioni qui e là, anche solo restando in Italia. Lo slam è un movimento di aggregazione giovanile? Sarebbe per lo più auspicabile, ma non è solo questo. Ci sono slam (o scene) con un pubblico in età scolare, con per lo più ventenni, o trenta-quarantenni, o anche pensionati, o slam decisamente intergenerazionali. Talvolta c'è una correlazione tra l'età dell'organizzatore/mc e quella del pubblico. Nell'ultimo paio di anni mi pare ci sia stato in Italia un abbassamento dell'età media, e questo lo trovo un segnale positivo per il movimento e per la poesia in genere. Il primo problema della poesia, infatti, in Italia e non solo, continua, a mio avviso, a essere il pregiudizio di essere arte morta e mortalmente noiosa, buona solo per le autopsie scolastiche dell'obbligo, pregiudizio che si forma nelle scuole medie e superiori - alle elementari c'è ancora speranza. Lo slam dice al 14enne che la poesia può essere anche quella che scrive e ascolta lui, che la sua comunità di pari può decidere se rappresentarvisi, riconoscervisi. Può essere un modo di avvicinare alla lettura di poeti, contemporanei o del passato. La poesia di intrattenimento consumistico (libresca, digitale o orale che sia), abbatte il Mostro della Noia Mortifera Poetica, ma, sorpresa sorpresa, ne prende il posto e diventa il secondo Mostro: il Mostro dell'Intrattenimento Consumistico. Ecco, lo slam io non lo colloco come ponte tra il primo mostro (la noia) e il secondo mostro (l'intrattenimento), ma come ponte tra il secondo mostro (l'intrattenimento), e la tanto agognata poesia, l'Oggetto di Valore di questa nostra narrazione. Se in uno slam c'è chi non sa che si trova sul palco e boccheggia dal suo libro per la prima volta credendo che lo Spirito Santo propaghi le sue parole, se c'è Pippo Franco che prova le sue ultime battute in vita, ma se c'è anche una bella poesia, scritta ed eseguita al meglio, ecco, se ci sono cinquanta, cento, mille persone che hanno ascoltato quella poesia, per me è un successo. E ovviamente stiamo parlando di ricezione della poesia, non di vittoria della garetta. Si tratta di una strada praticabile anche per chi si interroga sul rapporto tra il pubblico e la poesia, come Balestrini in una sua nota, poesia. Nella mia esperienza la gara resta un valido stratagemma, un trucco. L'entraîneur che con la poesia ha poco o nulla a che spartire e che si trova in uno slam, lo vedo come parte del trucco, come un'esca per catturare il pubblico verso la poesia che lo seguirà sul palco di lì a poco: quasi un alleato. A volte nello stesso poeta o nella stessa poesia (non dico Sprachkuenstler o Sprachkunstwerk per semplicità), possono convivere questi due momenti. Jekyll e Hyde, Tyler Durden, John Malkovich.
Nel complesso delle centinaia di slam che ho visto in questi anni in Italia e all'estero, il bilancio è (siero) positivo, se non nell'inserto economia & finanza, almeno alla pagina società & cultura. La qualità media mi pare, pur se ondivaga, si stia alzando, soprattutto nell'esecuzione dal vivo, ma anche nella scrittura. Poi, certo, ci sono anche slam che fanno schifo, in parte o in tutto. Quando mi son capitati non mi è dispiaciuto del tutto, perché comunque Cassavetes me lo rivedrei e perché ho anche importato in Italia l'AntiSlam, la gara per la peggiore poesia: un momento di liberazione dai mipiace e di catarsi (addosso) come pochi. Certo negli slam ci son poesie o poeti che meglio si prestano, altre e altri meno; lo stesso brano in uno slam può essere valorizzato, mentre in un altro slam penalizzato. A volte la cornice giocosa aiuta, a volte no. C'è varietà, e non nel senso televisivo, nei modi di condurre, nei generi di poesia proposta. Non credo si possa parlare di "genere" slam: forse ci sono alcuni tratti comuni tra alcuni poeti che partecipano agli slam, ma per lo più son molto diversi, e anche tra i testi proposti dallo stesso autore ci possono essere grandi differenze. La critica accademica o letteraria, almeno per come l'ho lasciata qualche tempo fa, è piuttosto malmessa quando si tratta di analizzare brani di spoken word o spoken music, poesia orale, performativa, poesia, Sprachkunst: mancano le Sprachkunstgattungen. Ogni mattina mi alzo e penso: -mancano le Sprachkunstgattungen.
-Cos'è la poesia?- è una bella domanda che personalmente mi diverte lanciare in pasto a un centinaio di persone una sera. La gara con giudizio popolare fa porre in discussione la poesia in prima persona all'ascoltatore, secondo me meglio che nella cornice dell'assegnazione di un premio di poesia. Cerimonia alla quale l'ascoltatore acconsentirebbe un ascolto prono, distratto e bradipico, caso mai si fosse sognato di andarvi, cosa che capita piuttosto di rado (caduto della poesia per mano del Mostro di primo livello: La Noia Mortale). Personalmente mi ha fatto piacere che a uno slam qualcuno abbia detto: -ma questa non è poesia!- L'ho sempre preso come un bel complimento, grazie. Mi è successo di sentirlo a uno slam sia nel 2002 nel Museo di Caraglio per BIG Torino (e non Museu do Caralho BIG), che e nel 2017 a Ragusa.
Un altro punto: nello slam, a volte, non si respira gratuità o vacuità. Non gratuità o vacuità artistica, come accennavo sopra, ma neppure gratuità o vacuità sociale. C'è che quell'alcolista (alcolista vero e in atto, indesiderato nei bar del suo paese), quella sera non aveva bevuto perché voleva eseguire le sue poesie al meglio allo slam, davanti alla sua comunità (di alcolisti in potenza): voleva guadagnarsi un ruolo diverso: essere poeta, o almeno trovare qualcuno che lo ascoltasse per davvero, e qualcuno da ascoltare per davvero. E chi ha storto il naso quando l'applauso più forte di tutta la giornata di concerti era per l'alcolista, nonostante la qualità della sua proposta artistica non fosse, probabilmente, la migliore del giorno, quel qualcuno che ha storto il naso non ha capito che cosa c'era in ballo: la vita di "La Morte" - così lo chiamano. Bisogna poi andare allo Slam da Onça nella periferia Sussuarana di Salvador de Bahia per respirare in tutto e per tutto il senso di esistere comune grazie e attraverso la parola e la voce. A volte la protesta, anche lì, è quasi solo grido nero, a volte è poesia nera - ma in nessun caso mi verrebbe di scoraggiarli, o, tanto meno, di combatterli o avversarli. Prendere la parola è più facile che nella musica perché lo strumento è la tua voce ed è alla portata di tutti - e questo è un bene in quelle comunidade (favela), dove, grazie anche alla rete dello slam, si trova un modo di guerrilla, di dissentire e protestare contro un potere sempre più fascista, razzista, omofobo e così via. Un modo semplicemente di esistere e agire in società per quello che si è. -cosa faremo ora? -poesia, quegli stronzi non sopportano la poesia.- pubblica no amiche e amici brasiliani della scena dello slam dopo le elezioni. E che si faceva allo Slam da Onça tra una manche e l'altra? Si presentava un libro di un poeta che non partecipa agli slam, che parla del suo libro e non esegue nemmeno una poesia. Sono tantissimi i poeti che promuovono i loro libri, e i libri di altri, attraverso il circuito dello slam e dei sarau (diciamo open mic, meglio lesebuehne, ma non è lo stesso). Non c'è questo dualismo slam/libro: la strada può essere verso un Gesamtsprachkuenstler che spazia dal codex medievale al codice informatico, passando per lumièrismi e marconismi. 
Tornando al discorso sociale, affatto gratuito o vacuo, vedo il movimento dello slam portare avanti istanze progressiste basilari, lotte come quella della parità dei diritti - in Messico e in Brasile ci sono gli Slam das Minas, come da noi Daniela Rossi aveva avviato il Pink Poetry Slam. Ora a Città del Messico ho partecipato a un incontro che si chiamava "Circulo de Hombres" che, ben lungi dal gentlmen's club londinese ottocentesco, metteva in discussione, guidato da uno psicologo, meccanismi e identità: un'iniziativa pubblica partita dalla scena slam, e stiamo parlando di Messico, non di Svezia. Come ha scritto Roberta Estrela D'Alva, che ha portato lo slam in Brasile, qualche giorno fà: "se ti piace lo slam e voti Bolsonaro, o non hai capito quello che è lo slam, o non hai capito quello che è Bolsonaro". E scorrere le pagine in rete degli amici poeti, slammer, sprachkuenstler, brasiliani che facevano propaganda sul palco con Haddad mi dava l'impressione che la poesia, quella poesia, non era davvero del tutto inoffensiva, ma in grado di muovere le masse - milioni di visualizzazioni sul tubo e migliaia di persone in piazza, per una giusta causa e non per farsi il solletico a vicenda. Mi chiedo se incontrarsi alle Giubbe Rosse sbiancate negli anni '30, mettendo tutto sui rispettivi piatti, valga di più o di meno che incontrarsi nell'anfiteatro della periferia di Salvador de Bahia oggi. Ma non c'è gara o dualismo neanche qui: chissà che chi si avvicina alla poesia con i centinaia slam e sarau che ci sono ogni mese a Salvador, non arrivi un giorno a leggersi: "Eros e Priapo". Mi ricordo a Parigi nel 2007 un ragazzetto che in poco tempo era passato dal rap, allo slam, al desiderare di leggersi Artaud, etc.

Lo slam è un organismo mutevole che può assumere e ospitare ogni tipo di poesia o di Sprachkunst, e sta anche ai "poeti performer" più riconosciuti, come te Rosaria, non abbandonare (o quantomeno non avversare) questo fronte, specie se davvero senti che della poesia che ti è più cara negli slam se ne respiri meno di prima. Non credo ci sia uno solo tra i partecipanti allo slam che non ambisca a migliorare la sua scrittura e la sua capacità di stare sul palco, o anche solo la sua competenza, e servono esperti e pluralità di voci, stili e poetiche. Comunque, anche se proprio te ne fossi rotta, non te ne vogliamo, ti vogliamo bene, e possiamo restare amici.