Compromesso sesto
Era lì che fumava Valentin Cmutov, un fallito cronico. Cmutov era un attore. La natura gli aveva fatto un dono, una bella voce bassa dal timbro straordinario. Faceva lo speaker. Sei mesi prima gli era successa una cosa tragica. Cmutov doveva aprire al mattino presto una trasmissione che andava in onda in diretta. Doveva pronunciare solo qualche parola: <Cari ascoltatori! va in onda il programma settimanale "Salve, compagno>. E basta. Poi c'era la musica e la registrazione. E Cmutov si sarebbe preso i suoi undici rubli.
Era lì che fumava Valentin Cmutov, un fallito cronico. Cmutov era un attore. La natura gli aveva fatto un dono, una bella voce bassa dal timbro straordinario. Faceva lo speaker. Sei mesi prima gli era successa una cosa tragica. Cmutov doveva aprire al mattino presto una trasmissione che andava in onda in diretta. Doveva pronunciare solo qualche parola: <
Cmutov era entrato in cabina, si era seduto. Aveva avvicinato il microfono. Aveva ripetuto mentalmente il testo. Si era rimboccato i polsini in modo che i gemelli non sbattessero sul tavolo. Aveva atteso che si accendesse la lampadina <IN ONDA>. La sera precedente aveva bevuto ed era afflitto dalla malinconia. La lampadina non si accendeva.
- Cari ascoltatori!- aveva pronunciato Cmutov pensoso.
A fatica si snodava la lingua arsa dal liquore. La lampadina non si accendeva.
- Cari ascoltatori! - aveva ripetuto nuovamente Cmutov - che schifo... Cari ascoltatori... Accidenti ieri h proprio esagerato...
La lampadina non si accendeva. Come risultò in seguito, era fulminata... capita una volta ogni cent'anni.
- Va in onda il programma settimanale - aveva continuato a provare Cmutov - oh, cazzo, basta, giuro che smetterò di bere...
Dietro il vetro si era profilato il muso contratto del direttore. Cmutov si era sentito venir meno. Si era spalancata la porta. Lo speaker, nonostante la resistenza offerta, era stato scacciato sulle scale. I suoi giuramenti del dopo-sbornia avevano fatto il giro del mondo. L'attore era stato licenziato... Ma la storia non finisce qui.
Cmytov era partito per Pskov. Era stato assunto come speaker alla radio. Le trasmissioni radio locali si tenevano per circa un'ora e mezza al giorno. Il resto del tempo la frequenza era occupata da Mosca e Leningrado.
Cmutov se la godeva. Era considerato un maestro della capitale.
Una volta, stava conducendo una trasmissione. Inaspettatamente la porta aveva cigolato. Era entrato un grosso cane marrone (di chi era? da dove veniva?). Cmutov, cauto, lo aveva accarezzato. Il cane aveva serrato le orecchie e chiuso le palpebre. Il naso, come un minuscolo guantone da boxe, gli luccicava.
- I lavoratori del vigglaggio riferiscono - aveva detto Cmutov.
A quel punto il cane d'un tratto s'era messo ad abbaiare. Forse per la felicità. Evidentemente non era troppo abituato alle coccole.
- I lavoratori del villaggio riferiscono... bau! bau! bau!
Cmutov era stato licenziato di nuovo. Questa volta per sempre e da ogni luogo. Quando aveva raccontato del cane, non gli avevano creduto. Avevano stabilito che era stato lui ad abbaiare nei fumi della sbronza.
I falliti li evitano tutti, Lida gli sorrise.
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