Esperimento di scrittura del niente
Niente ma anche qualcosa
Adesso faccio un esperimento e provo a non scrivere niente smuovendo il niente a ondate di niente. Riempio il niente di niente continuamente con questo esperimento che non è fatto di parole bensì di niente. Il più possibile vicino al niente. Nemmeno mi prendo la briga di metterci una descrizione del niente. Solamente mi esercito e m’impegno con questo bel gioco di niente divertente fino a un certo punto. Niente può durare a lungo. Qualsiasi esperimento prima o poi deve fermarsi a constatare qualcosa. Un esperimento sul niente poi, quanto può durare? Un lasso di tempo pari a niente è più che sufficiente per la durata di un esperimento sul niente. Considerando poi che se aggiungiamo niente in abbondanza, anche in questo caso, rimane niente, cioè: se si aggiunge qualcosa al niente abbiamo qualcosa, se al niente ci si aggiunge niente rimane niente e, banalmente, rimane niente anche se non ci si aggiunge niente.
Provo allora a rimanere indifferente al niente, senza concentrarmi sulla presenza costante e pervasiva del niente, mi accorgo che così il niente acquista rilevanza. Se non do valore al niente è come se lo lasciassi incustodito e in questo il modo il niente, sentendosi inosservato, s'espande, diventa cangiante e multiforme e acquisisce le sfumature di ciò che inavvertitamente, tipo camaleonte, gli si sovrappone. Il niente può cambiare da come lo si ricordava e quando si decide di tornare a controllare, per continuare il precedente esperimento sul niente, potrebbe capitare di non accorgersi che il niente con cui si ha nuovamente a che fare non è lo stesso niente di prima. Si continua a strutturare il niente senza sapere che non è più lo stesso niente. In questo modo il niente ci ha fregati e non sappiamo nemmeno se ci ha fregati prima o se ci ha fregati dopo.
E allora viene il dubbio che sia necessario tenere il niente sempre sott’occhio. Continuare costante l’esperimento e scrivere il niente facendo attenzione che rimanga sempre lo stesso niente. A volte uno è convinto di essersi occupato di niente continuamente e invece al niente basta un attimo per mutare e quando lo si riguarda, passati pochi secondi, il niente rischia di non essere già più lo stesso niente di prima, lo si guarda e non ci si accorge che quel niente è il nuovo niente che probabilmente sta imitando il niente di prima.
Quindi il niente è sfuggevole e difficile da maneggiare, il problema dell’avere a che fare con il niente è che non si può ben sapere con che niente si ha a che fare. Perché ci sono niente innocui, niente piccolini da tenere per mano, ok, ma altri niente sono più subdoli, sono niente che potrebbero sembrare poco più di niente e invece sono molto più di niente. Uno dei problemi fondamentali, quindi, è riuscire a quantificare il niente o almeno a categorizzarlo. Tipi di niente. Sarebbe una grande conquista scrivere moltissimo di niente e in questo modo riuscire a scindere e stabilire tipi di niente diversi con cui relazionarsi. Approfondire il niente minuziosamente e finalmente ottenere qualcosa.
Ottenere qualcosa. Ecco il fine. Riuscire a ottenere qualcosa dal niente è il più grande risultato per un esperimento di scrittura del niente. Il problema ultimo, quello che rimane, è l’essere sicuri che il qualcosa che abbiamo in mano, come dicevamo, essere sicuri che poi, alla fine, sia soltanto niente o, peggio, nient'altro che niente.
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