sabato 28 novembre 2020

Festival Internacional de poesia Ignazio Galvan, décima edición, exslamacción

In collegamento con un altro mondo e un altro tempo, in diretta con il centro del mondo, il Messico, con Sergio Garau, Eugenia Giancaspro (Antigone), Katharina Wenty e Pierluigi Mancia.
Ospiti on streaming del Festival Internacional de poesia Ignazio Galvan.
Grazie per l'invito a Jorge Contreras Herrera e Luis Manuel Pimentel di ablucionistas.com

sabato 14 novembre 2020

Arsenio Bravuomo, preservativo usato su pisello moscio

 Arsenio Bravuomo

preservativo usato su pisello moscio
la coda alla posta si dipana sott’ai portici
ricca di personaggi da film di sorrentino
drogati spaesati sconsolati persi
e la tensione si taglia a fette
quando uno entra con la prenotazione poverino
e li guardo e son contento
ti amo nel frattempo
lavoro la mattina tra gente approssimativa
a risolvere problemi semplici
a ripetere gesti meccanici
robe che mi cambiano l’umore
che mi fan diventare nero e senz’amore
siamo quel che siamo
nel frattempo ti amo
la rabbia della gente ignorante la si può no ignorare
la folla manipolata da quattro cialtroni gridoni
cavalcata da opportunisti scemi
con la vista d’un cieco stupido ma di successo
li guardiamo inorriditi sul divano strafatto
combattuti se combattere o arrenderci all’evidenza
lo sento
ti amo nel frattempo
dobbiamo uscire e ti devi cambiare
e ci metti la solità eternità
quante eternità ho vissuto
tante che mi sento un’immortale
e c’è sempre qualcosa rimasto da fare
da truccare, da metter nella borsa, da non scordare
e io che t’attendo
ti amo nel frattempo
si fa l’amore stancamente avvinghiati alle nostre voglie
distorte e mischiate a minestroni e certi cavoli
penetrati di affetto rigido e malattie ataviche
come certe estati di nostra conoscenza
con le ginocchia incrostate e bianche maniche
ti amo nel frattempo
ma se ci pensi c’è pieno di gente gentile
che ti tiene la porta che ti apre il portone
ti dà una mano ti accompagna al treno
è che noi di tutti i semafori che incontriamo
ci ricordiamo solo quelli rossi
il contrattempo
ti amo nel frattempo
sei la sveglia del mattino
sei l’urlo dispotico della sera
sei il cuscino a cui bramo e mi inchino
sei la spina dorsale a cui mi aggrappo
sei l’ubriachezza di baci e di vino
sei li mio tempo vissuto giorno per giorno
sei la linfa che mi scorre dentro
il tempo va
trascorre borioso e noioso
ne prendo gli interstizi
ti guardo sempre di sottecchi
mi curo i vizi e nel contempo
ti amo nel frattempo

giovedì 15 ottobre 2020

Marina Cvetaeva, sulla verità dei poeti

La verità dei poeti è la più invincibile, la più inafferrabile, la più indimostrabile e insieme convincente, una verità che vive in noi solo nell'istantaneo – e pesto – buio della percezione (che cosa è stato?) e che resta in noi come traccia di una luce o di una perdita (ma è veramente stato?). Una verità irresponsabile e priva di conseguenze, una verità che – Dio ci scampi! - non bisogna neanche cercare di inseguire, giacché anche per i poeti essa è senza ritorno. (La verità del poeta è un sentiero dove spesso le tracce vengono subito nascoste dal verde. Non lascerebbe tracce- e conseguenze – neanche lui, se potesse camminare dietro a se stesso). Egli non sa che dirà e spesso non sa neanche cosa dice. Non lo sa finché non lo dice e subito dopo averlo detto lo ha già dimenticato. Non è una tra le innumerevoli verità, ma uno degli aspetti di lei che si annullano a vicenda appena vengono confrontati.

Da (Il poeta e il tempo, Adelphi 1984, trad. Serena Vitale)

domenica 11 ottobre 2020

Usare il blog come fosse diario praticamente vero ma non proprio diario #108

Vengo qui come quasi blasfemo, come quasi a mani nude, come quasi direi semmai senza mani, in equilibrio vengo qui e mi invento:
 meno male che c'è stata una sveglia e allora avevo il cuscino sulla testa e mi sembrava di essere come sotto a delle macerie di un mondo che non mi apparteneva, poi mi sono detto che invece mi apparteneva perché erano le macerie del mondo del sonno, e se appartengo a un qualche territorio, a qualche mondo, io sento di appartenere al mondo del sonno, è da lì che vengo, e sotto quelle materie ci sto comodo, come fossero macerie morbide sulle quali sdraiarsi con piacere.
Parlavo poi di inappartenza con Ilaria, inappartenenza come senso di estenuata rappresentazione del sé, che finalmente, le dicevo, grazie all'inappartenenza mi sento parte di qualcosa, e lei mi ha risposto immanenza, che si sente parte di qualcosa grazie all'immanenza, e l'ho invidiata.
Poi pensavo oggi al dimenticarsi, al non dimenticarsi, cercare di non dimenticarsi, dimenticarsi di te di me di sé.

sabato 22 agosto 2020

Lettera aperta ad A

Questo post è rivolto ad A, che mi dice Oh! che mi dice ma? e mi dice come mai adesso tutto è finito nel blog niente si muove più?
E allora dico: A, è importantissimo che tu venga a dirmi che avevi voglia di leggere ancora un pezzetto di blog, di queste cose che scrivevano che erano successe ma che non erano vere, è importantissimo che ci sia un senso di controrisposta, di vita altrove. Grazie.
Non so se hai notato che ultimamente qui sul bel blogger ho moltissimi commenti tutti relativi a delle scopate da fare in inglese, non ho voglia di approfondire né di cancellare i messaggi automatizzati. 
Nel frattempo però oggi ad esempio mi sono svegliato con la fissa di scrivere un racconto che parlasse di una storia vera, basato su una storia vera, con episodi truci e veri che ci ricordassero quanto sono truci e vere le vite di chi vive, di chi legge che è vivo.
Basato su una storia vera, che più vera non si può (vera da uno a dieci dieci), che lasci trasparire anche la sofferenza di una verità che è verità dieci, da uno a dieci.

Poi già che ci sono ci metto anche la cosa che stavo pensando ieri, prima di concentrarmi sulla storia vera da riportare, pensavo alle stories de instagramm e al fatto che sono fatte per essere dimenticate, che non c'è da allarmarsi, e penso agli sforzi dell'umanità intera tutti questi sforzi in funzione della memoria, dello spavento del tempo che spazza, e abbiamo cominciato a scrivere, e poi a dipingere, pure le sculture ci siamo messi a fare, e le storie raccontate con la musica, tutto per non dimenticare e invece adesso abbiamo una tecnologia che ci permette di fermare un video che dura un giorno e ci permette poi di dimenticarlo, quel video, e allora penso che anche la scrittura in un certo senso, potremmo cominciare a scrivere per dimenticare, a scrivere il dimenticare, scrivere del dimenticare, scrivere sul dimenticare scrivere con il dimenticare.

Ciao A

venerdì 7 agosto 2020

The Balfabòns a Camogli - 7 agosto

 Lettura incrociata dell'ormai trio classico dei Balfabòns: Balestra/Fabiani/Bonomi.
Mille grazie all'associazione Okinawa di Camogli che ci ha invitato e al Comune che ha supportato.
Abbiamo promesso di essere beautiful e forse siamo stati anche belli, 

martedì 14 luglio 2020

Usare il blog come fosse diario praticamente vero #106

Mi piace la ripetizione che cambia sempre un pochino.
Poi invece per questo blog pensavo a: la dedizione che diventa accanimento ma anche la costanza che diventa testardaggine ma anche la regolarità che diventa prevedibilità.
Ecco, basta poco per mettere in mostra il lato sbagliato della bellezza. In effetti da qualche parte abbiamo anche letto che la bellezza è un affronto e che chi è fortunato si deve vergognare.
Oggi sono andato a cercare qualche pezzo di Deleuze, in La logica del senso, qualche pezzo che non riuscivo a capire, in modo da farmi ispirare per venire qui a sfogare e mettere per iscritto i miei limiti. Però non ho trovato niente di inspiegabile in Deleuze, mi sembrava chiaro preciso perfetto pulito come non era mai stato. Mi sono preoccupato.
Poi un mio amico mi ha spiegato che è scomparsa una stella molto grande, una stella molto grande che senza dire niente è scomparsa. Mi sono preoccupato anche lì però se sento in questo caso di non avere responsabilità eccessive.
Non so questo blog oggi com'è, mi si stanno rigirando le forze che vogliono trasformarsi in altre forze e direi che non c'è niente di male. Torno a leggere Deleuze sperando di non capire niente.

lunedì 13 luglio 2020

Usare il blog come fosse diario praticamente vero #105

Il più delle volte ciò che viene in mente viene in mente mentre pensi ad altro, dicevamo.
Questo è un altro fulcro, una delle migliaia di idee base che ruotano intorno allo scrivere per vedere cosa si scriverebbe.
E, come trattato dell'abbandono delle responsabilità e ridimensionamento dell'alta considerazione nei confronti dell'arbitrio, trovo che possa essere intelligente e funzionale predisporsi a scegliere ciò che capita, ciò che troviamo lì vicino, nel primo giro del proprio intorno, invece che andare a cercare ciò che si vuole scegliere, o scegliere ciò che si sa già come va.
Allontanarsi da sé ma godere del proprio intorno, approfittare dell'estemporaneo per rigirarlo a proprio favore.
Come l'indossare vestiti che non rappresentano il proprio gusto estetico, parole scoperte per caso sotto un lavandino, usarle nella conversazione che il contesto ci porterà a fare.
E anche questa volta non so cosa volevo andare a dire mentre lo dicevo, ma lo sappiamo, come dice quello, sappiamo qual è la ragione del viaggio: la ragione del viaggio è scrivere per vedere cosa si scriverebbe.

sabato 11 luglio 2020

Usare il blog come fosse diario praticamente vero #104

Vediamo se riesco a essere veloce come le cose veloci, rapido come le cose rapide e similitudine come alcune similitudini. Vediamo se proprio riesco come al solito a neanche accorgermi di quel che mi succede nello stesso momento in cui sto guardando le cose che mi stanno succedendo e mi accordo che è già dopo, le cose che mi stanno succedendo sono in realtà già successe.
Ieri pensavo che ogni istante che passa mi sembra una vita fa. Ogni ieri come fosse una vita fa. Lo ieri come una vita fa ma di un altro. Una vita composta di vita composta di vita che se ne va.
Mi sono guardato una conferenza di Ernesto Franco, dormivo e sono passate due ore e trenta a parlare della scrittura del saggio, come si fa il saggio, come si scrive il saggio, il saggio è arte? una certa ricerca estetica e stile di scrittura deve per forza allontanare dalla funzionalità del messaggio da portare? Poi è passato Adorno ed è passato Benjamin e si sentiva bene la conferenza e mi pare che a un certo punto dietro al muro dietro alla cattedra sia passata anche la sirena di un'ambulanza nel tempo di quella registrazione e chissà dov'è andata l'ambulanza e chissà dove sono andate ad esempio anche le parole

venerdì 10 luglio 2020

Usare il blog come fosse diario praticamente vero #103

Darsi delle priorità.
Darsi delle priorità ad esempio procurarsi il senso dello sfinimento dato dall'esercizio della propria libertà.
Libertà ad esempio la si esercita anche chiudendo magari gli occhi per un attimo. Se c'è una buona consapevolezza, quella chiusura di occhi, quel battito di palpebre, quel movimento impercettibile da niente può essere esercizio della libertà.
Io esercito lo sfinimento stando rilassato stanco. Mi procuro un dolore pensandoci.
Trasformare gli oggetti, ad esempio, bisogna. Pensavo alle lenzuola e al fatto che spesso li scambio per paracadute. Per fortuna volo molto ma senza aereo.

mercoledì 8 luglio 2020

Usare il blog come fosse diario praticamente vero #102

Forse parlavamo dell'inutile.

E allora poi praticamente mi ha chiesto cose ne penso e io ho risposto che non lo so.
Poi sono stato a pensare un po' e mi sono accorto in quel momento che proprio non lo so, cosa ne penso, per andare ancora oltre e accorgermi che non so cosa penso.
Spesso, non so cosa penso.
Non so cosa penso, me ne accorgo dopo e mi sorprendo, è come se penzolassi dalle mie stesse labbra quando dico quello che penso. Poi, tra l'altro: quando penso non sto attento.
Sicuramente è la sindrome di qualcosa che non so cosa. Sindrome di qualcuno sul senso del pensiero.

Parlavamo dell'inutile e dicevamo che non serviva a niente e ci abbiamo pensato ancora un po' e ci siamo messi a riparlare dell'inutile e lo abbiamo trovato molto importante.
Parlavamo dell'inutile ed era molto importante

martedì 7 luglio 2020

Usare il blog come fosse diario praticamente vero #101

Come in un grande contrattempo.
Come dentro a un grande contrattempo. Il tempo c'è, perché c'è ed è lì davanti che scorre
il tempoo esplode o si gonfia e si allarga ma insomma, il tempo, con gli orologi, si vede che c'è. C'è il tempo ma rimane come oscurato da un grande contrattempo che tende a non farsi riconoscere e si confonde con il tempo.
Svegliarsi in un contrattempo e farci anche la colazione dentro o lavarsi i piedi delle mani, volendo, o le mani dei piedi, esagero, o le unghie delle unghie delle mani dei piedi della mani, addirittura.

Vivere dentro un grande contrattempo o sentirsi parte di un ingombro, ma anche, vivere in un lungo inciampoErano queste le cose che pensavo oggi nella culla della mia autoindulgenza preferita.

lunedì 6 luglio 2020

Usare il blog come fosse diario praticamente vero #100

Questo gioco è iniziato come un gioco e sta continuando come un gioco, per fortuna. Adesso sono al cancelletto # numero cento e ho deciso di non dover festeggiare un bel niente a riguardo. Se mi capita di parlare di questo blog a qualcuno gli dico di andare a vedere i cancelletti attorno al 40 o al 50, lì avevo trovato un buon nuovo equilibrio tra quello che volevo dire e quel che volevo dire senza pensarci e poi ovviamente l'equilibrio nuovo oscillava tra la luna e il nonnulla e tra il tutto e il tutt'altro, elementi fondamentali di questo che sto scrivendo e che per fortuna non ha ancora un manifesto. Il manifesto era il manifesto della contraddizione, per fortuna non l'ho scritto. Era il manifesto della scrittura come scorribanda, scrittura come valanga, scrittura intercapedinale o interstiziale, scrittura per farsi male, scrittura scoscesa e ininterrotta, scrittura per non fare altro, scrittura per fare tutto.
Oggi quel che veramente ho pensato è che vado, spesso vado, volendo, ma spesso resto, e allora mi dico ok andare ovunque, è giusta la curiosità per esplorare ovunque, ma anche restare ovunque: si può restare ovunque?
Per fortuna questo esperimento è anche esperimento di una scrittura che non prevede né domande né risposte ma solo elaborazioni dati e anche poi soprattutto il famoso scrivere per vedere cosa scriverei, scrivere per leggere le conseguenze di ciò che non si sapeva, non si sa e non si saprà.

domenica 5 luglio 2020

Usare il blog come fosse diario praticamente vero #99

Sempre inciampo nel tutt'altro.
E infatti poi all'improvviso, non era previsto, mi sono messo a leggere un romanzo che più che altro, ero convinto, ero convinto avesse a che fare con il tutt'altro, ero convinto, ero convinto che non c'entrasse niente e mi ci sono buttato con il fare di chi è soltanto curioso e vuole soltanto sentire il rumore o l'odore iniziale di questo romanzo, di Satantango, di László Krasznahorkai. Satantango, di László Krasznahorkai ce l'ho a casa perché Alfonso se l'è fatto arrivare via libreria qui di Genova, la Falso Demetrio, e così mi sono trovato il romanzo a casa ma senza l'idea di leggerlo fino a quando a un certo punto ho deciso che mi pareva invece il caso, per questioni che non sto a dire, e mi sono imbattuto in questi passaggi in cui mi dicevo vedi che ho fatto bene?

"e d'improvviso su un unico ramoscello d'acacia vide passare la primavera, l'estate, l'autunno e l'inverno, e gli sembrò di percepire la totalità del tempo come un inganno farsesco nella sfera immobile dell'eternità, che attraversa la discontinuità del caos creando la satanica finzione di un percorso rettilineo, spacciando tramite una falsa prospettiva l'assurdo per necessità"

sabato 4 luglio 2020

Usare il blog come fosse diario praticamente vero #98

Oggi la parola chiave sarebbe stata "dismisura" se non fosse che alla dismisura c'è sottesa quest'idea di esagerazione, di eccesso. Mi son detto che allora il mio senso di dismisura è un senso sommesso di energica incertezza. La dismisura a cui faccio riferimento io è una dismisura che oscilla tra il più e il meno tendente al meno, e non corrisponde mai nemmeno a se stessa.
Tutto qui: una dismisura impalpabile e volatile e prevalentemente insufficiente. Una dismisura che perde ed è penzolante. Una dismisura in altalena e mi concentro sulla dismisura fino a confondere lo sguardo non capisco nemmeno più se oscilla lei, la dismisura, o se oscilla tutto il paesaggio intorno: il paesaggio intorno avanti e indietro e con questa dismisura, sempre lei fissa, contrariamente a quanto appena detto, una dismisura che diventa caposaldo e il paesaggio intorno è sballottato sconvolto.

venerdì 3 luglio 2020

Usare il blog come fosse diario praticamente vero #97

Scrivere per vedere cosa si scriverebbe e leggere per ascoltare quel che si pensa mentre si legge.
Ieri pensavo che mi sa che ho perso la password di qualcosa ma non ricordo cosa ed è proprio una vita intera che mi sa che ho perso la password di qualcosa ma non ricordo cosa e mi dico che però poi alla fine accedo a quel che devo accedere, non viene mai fuori quale sia poi questa password dimenticata che dovrà pur servire a qualcosa ma in effetti accedo a quel che devo accedere, accedo al frigo e ai mobili in cucina, accedo al bagno e in generale accedo allo spazio, accedo all'alto se mi alzo e al basso se mi abbasso, eppure ancora sento da qualche parte, per ogni passo che faccio sento che ho perso la password, 

mercoledì 1 luglio 2020

Usare il blog come fosse diario praticamente vero #96

Ieri ho saltato il diario del blog praticamente vero, questo, perché mi sono accorto a metà mattinata di avere tantissime cose da fare durante il giorno a venire e anche durante il giorno già venuto, nel senso che a metà mattinata i sono accorto di avere cose da fare a inizio mattinata.
Avrei dovuto svegliarmi presto ad esempio per correre qui a vedere cosa avrei avuto da dire.
Oggi non sono qui per riparare i danni di un giorno diaristicamente mancato, anche se rovina il progetto nell'epica e nell'etica, ma sono qui per riflettere sul fatto che mi sa che ho perso la metafisica. Lamentavo la stessa perdita anche l'estate scorsa, quando ero molto impegnato con cose da fare in cambio di stipendio semifisso.
Mi sa che ho perso la metafisica e di conseguenza la potenza dell'astrazione scende a piani bassi. Ho paura di tornare a parlare di me e di com'è successo che ho smesso di mangiarmi le unghie, vorrei invece parlare delle unghie universali del mondo di ciò che cresce nel segreto di ogni momento, di ciò che sconvolge in silenzio, parlare del fatto che tutto quello che doveva succedere adesso sta in effetti succedendo.

lunedì 29 giugno 2020

Usare il blog come fosse diario praticamente vero #95

Probabilmente ho preso una nuova brutta piega.
Anche quella vecchia era brutta, mi sa, ma questa brutta piega qua, a differenza di quella di prima, la vecchia brutta piega, questa brutta piega qua è nuova.
Non so dove mi voglia portare questa nuova brutta piega e in effetti non sapevo nemmeno dove mi volesse portar la vecchia brutta piega di prima, quindi va bene così. Non so inoltre da quanto tempo avessi preso la vecchia brutta piega; non ho fatto a tempo ad affezionarmi alla vecchia brutta piega che mi ritrovo oggi con una nuova brutta piega e mi sento pronto ad andare avanti con questa nuova brutta piega. Stavo pensando poi a quando è stata l'ultima volta che ho preso una bella piega, vado indietro negli anni, nella memoria, cerco tra i calendari e i diari il giorno in cui mi sono appuntato il momento in cui mi sono accorto di aver preso una bella piega, non me lo ricordo, forse non c'è, forse la piega è proprio solo brutta, un po' per antonomasia, un po' perché è bello dire antonomasia, chissà.

Poi è bello anche ogni tanto dire chissà. 

domenica 28 giugno 2020

Usare il blog come fosse diario praticamente vero #94

Se hai il problema che non sai cosa scrivere devi allora venire sul posto a scrivere che il tuo problema è che non sai cosa scrivere e ti rendi così conto che avere il problema di non sapere cosa scrivere non è poi così male, come problema.
Ci sono problemi di palazzi che crollano, problemi di aerei che annegano e automobili che traballano, problemi di stanchezza diarrea dissenteria cupigidià.
E il problema che non sai cosa scrivere subito lo vedi che va giù nella classifica della gravità dei problemi comuni mondiali della storia dell'umanità. L'umanità, c'è da dire, è che qualcosa che si fa da sola, normalmente l'umanità si fa da sola e viene fuori spontanea, l'umanità, mentre la storia dell'umanità, per essere storia, per essere storiografata, dev'essere scritta, e allora vediamo lievemente salire, nella classifica della gravità dei problemi comuni mondiali della storia dell'umanità, vediamo lievemente salire il problema del non saper cosa scrivere.
Pensavo alla storia dell'umanità ma solo per sbaglio, pensavo al fatto che a volte mi sento il resto dell'umanità di me stesso, e anche questo, giustamente, preferisco non sapere cosa voglia dire. 

sabato 27 giugno 2020

Usare il blog come fosse diario praticamente vero #93

Vengo qui senza sapere niente e mi sento come a ridosso; a ridosso di me stesso. Addossato, precipitato ma dal basso, appunto.
Vengo qui per portare il discorso delle arti, che è un discorso degli altri concentrato sul singolo esso stesso solo.
Poi me ne vado.
Pensavo.
Le arti e gli altri e l'immedesimazione come pratica estrema di emancipazione.
Pensare ai tutti all'interno di sé e ai tutti all'esterno. Moltiplicarsi infiniti anche per avvicinarsi all'idea di impossibile, faticosissimo, adesso non ce la faccio.

venerdì 26 giugno 2020

Usare il blog come fosse diario praticamente vero #92

Oggi vengo qui come se me ne stessi andando altrove.
Mi stavo in effetti proprio ieri chiedendo quanti sono gli altrove, mi dicevo chissà.
Mi sento qui come se stessi andando altrove, dicevo, e con qui intendo il qui del blog. Un opera d'arte fatta della voglia che ha uno di portare avanti l'opera d'arte, guardate lo sforzo dell'opera d'arte che voglia che ne ha avuto l'autore di fare parte della propria opera d'arte.
Ma io mi dissocio! dicevo anche, e questo dissociarsi non è solo questione di essere d'accordo o meno, di appoggiare o meno una questione, il mio "Io mi dissocio" è la constatazione di un processo in corso: mi guardo camminare e mi dissocio, mi guardo le mani e mi dissocio, eccomi che mi vedo in piedi di riflesso su qualche vetro di sbieco lì sempre che mi dissocio.
Lo smembramento è in corso inesorabile, la parte per il tutto e il tutto da qualche parte, chissà dov'è l'altrove, dicevo, chissà dov'è il tutto

giovedì 25 giugno 2020

Usare il blog come fosse diario praticamente vero #91

Oggi invece frastagliato.
Ma frastagliato a dire il vero non descrive niente della mia giornata, solo è la parola che oggi mi è arrivata dall'alto e sta sagomando i miei pensieri frastagliati.
Mi sento costiero di una costa frastagliata, frastagliato scogliero molto salino mi sento e multisfaccettato.
Oggi andrò a fare l'attore su un palcoscenico e sto quindi cominciando adesso a recitare, faccio finta di tutto faccio finta di niente faccio finta di recitare e vivere contemporaneamente.
Poi
Pensavo all'idea di infinito, bisogna sempre tenere a mente l'infinito, bisogna dedicarsi all'infinito e si scopre così poi in fondo che dedicarsi all'infinito è dedicare.

mercoledì 24 giugno 2020

Usare il blog come fosse diario praticamente vero #90

Fare altro mentre si sta facendo altro con la scusa che oltre all'altro si sta facendo anche ben'altro.
L'idea del diario era basata su una grande battaglia contro l'attualità, l'attualità è quel corridoio stretto e corto dove stare a dire le cose da dire che bisogna dire con le parole da usare per dire quelle cose.
C'è una serie di parole che sono lì pronte da usare per non dover stare a pensare alle parole da usare; io - con ritmi frastagliati sovrapposti- mentre parlo mi trovo anche a pensare se mi piacciono le parole che sto per dire e che nel frattempo ho già detto: mi seguo mentre mi precedo.
Procedo sprocedato, ecco, 'sprocedato', visto che non so se si può dire, mi piace dirlo.
E poi mi piace svegliarmi al mattino presto e dire buonanotte, ma anche questo adesso è fare altro, parlare d'altro, costantemente.
Buonanotte

martedì 23 giugno 2020

Usare il blog come fosse diario praticamente vero #89

Dicevamo: la verità è piena di criticità.
Lo sconcerto della verità, giustamente la verità è sconcertante, incredibile, non ci si può fare niente e anzi, mi viene da pensare che la verità non sarebbe verità se fosse facile crederci.
Come è vero tutto quello che scrivo - o perlomeno è vero che lo scrivo- e mi sembra incredibile tutto: mi sembra incredibile che stiamo sospesi ai piani alti dei palazzi, o in movimento rapidi dentro gli abitacoli delle automobili o astronauti senza problemi su per le scale mi viene da pensare e mi stupisco e poi mi dico Tranquillo, è normale.
Oggi nel momento importante del prerisveglio ho pensato all'idea di fermoimmagine dell'immaginario, che è poi è una specie di voglia di una fotografia della fantasia, non so cosa possa significare, è comunque questione di prerisveglio, il prerisveglio è uno dei miei posti preferiti dove trovo le idee migliori per i progetti inutili. Amo il mio prerisveglio, venite, vi ci invito

lunedì 22 giugno 2020

Usare il blog come fosse diario praticamente vero #88

Ero venuto qui con delle intenzioni ma poi è arrivata la parola prospiciente.
Tutto prospiciente mi sento. L'altro giorno ero zigrinato, oggi prospiciente. Ma è tutto collegato, è ovvio.
Tutta interconnesso e correlato, una storia di equilibrio mobile sospeso e totale, una concatenazione perpetua di eventi anche minimi, facciamo finta di niente ma le unghie crescono, non le vediamo ma avanzano seguendo le idee della luna e quindi le maree.
Poi comunque c'è da andare a scuola a prendere i voti e c'è da sapere che ore sono, ormai è normale, anche se io in realtà ero nato nell'anno contrario al calendario ed è stato anche quello un anno di unghie che crescevano in silenzio, impercettibili, senza dire niente a nessuno avanzavano le unghie di quell'anno e anche adesso, se si sta zitti, se ci si mette, anche adesso le si sente

domenica 21 giugno 2020

Usare il blog come fosse diario praticamente vero #87

Perdersi da fermo senza fare niente
Qualcuno dice sono il guardiano del farò, qualcun altro dice di essere capace di brancolare pure nella luce.
Io invece ero di là e m'è venuta in mente un'incombenza ma in effetti stavo anche vivendo quindi m'è venuto in mente il vivere e l'idea di Vivere in un'incombenza.

Riformulare ciò che si stava formulando: formulare e riformulare anche: riformulare nel momento stesso in cui si formula.
Seguirsi mentre si procede e precedersi anche pure.
Vivere plurali e paralleli, trini, multipli capillari sparpagliati in un ordine non stabilito su per una qualche scala a chiocciola multidimensionale.
Se si può.
E l'idea anche di vivere in differita ma lievemente in anticipo e in ritardo, una differita raddoppiata e sovrapposta dove il mentre è anche un frattempo e un frattanto e un fra un po'.

sabato 20 giugno 2020

Usare il blog come fosse diario praticamente vero #86

Arrivare qui con ben altro per la testa e dirlo forte e chiaro: avevo ben altro, per la testa, io.
Cercare un'indignazione sulla quale arrampicarsi e mostrarsi così fiero tronfio inerpicato sulla propria indignazione per ribadire a pieni polmoni davanti allo schermo con niente dietro ribadire: avevo ben altro, io, per la testa, qui.
E pensare alla libertà, all'idea di compiere ogni giorno piccoli passi avanti verso una libertà sempre più lontana, e si vede che è laggiù, la libertà, è laggiù in fondo e si allontana sempre di più come a confermare una qualche millenaria formula algebrica antiproporzionale che confonde i minimi comuni multipli e inverte l'ordine degli addendi - o degli avvicinamenti- e per ogni passo che fai la libertà si allontana di ics virgola tot passi, eppure sorrido, sorrido perché non capisco il gioco e comunque ci gioco, è il gioco che amo, il gioco che amo è un gioco di cui non conosco le regole, sempre stato così, io gioco, sì, ma se mi spieghi il gioco non ci credo, me ne vado.

venerdì 19 giugno 2020

Usare il blog come fosse diario praticamente vero #85

E in effetti era arrivato in qualche modo il momento di concentrarsi sulla descrizione del mondo. Per questo ieri sono stato tutto il giorno in casa a cercare il mondo, per poterlo descrivere, ma non lo trovavo per niente, il mondo era nascosto da qualche parte, sotto un tappeto dentro un cassetto: in un qualche angolino recondito cercavo il mondo ma il mondo non c'era più.
E poi c'è, collegata qui, la storia dell'eremita che da qualche parte, in cima alla montagna più alta del mondo, sta in silenzio e senza dire niente a nessuno tesse le storie del mondo, l'eremita in meditazione tesse e intesse e ci fa incontrare e non chiede niente in cambio, lui si occupa delle storie del mondo e sta in silenzio, in cima alla montagna più alta del mondo

(e noi qui ci chiediamo: come può, una montagna, essere più alta del mondo?)

giovedì 18 giugno 2020

Usare il blog come fosse diario praticamente vero #84

Senza che niente esista e senza fare esistere niente.
"Leggere è complicità nel processo creativo" dice la Cvetaeva riportata da Brodskij. Mentre leggo sono attivo e scrivo e mentre scrivo leggo anche, e sono vivo con l'autore che ha scritto e ricevo il tutto e filtro e elaboro attraverso il sistema dei miei piaceri, delle mie etiche ed estetiche incrociate, passeggio sulle mie credenze e le inclino e le scopro e le rinnovo a seconda delle credenze che mi trovo innanzi.
Dicevo "scrivere per vedere cosa scriverei" ma Brodksij sa quel che pensa e così, quando parla della Cvetaeva che fa dei monologhi rivolti a nessuno, o a sé stessa, è in quel momento che ci accorgiamo che il parlante equivale all'ascoltatore e Brodskij scrive: così, attraverso l'autoaudizione, il linguaggio acquista l'autocognizione.
Non so bene cosa dire a riguardo se non che posso continuare a scrivere per vedere cosa scriverei, che era la chiave poi di questo al di qua qua-
Stavo poi pensando all'interrompere, la questione dell'interrompere uno che sta parlando un grande tema della contemporaneità in cui tutti stanno sempre parlando e qualcuno non si permette di interrompere nessuno

mercoledì 17 giugno 2020

Usare il blog come fosse diario praticamente vero #83

Usare la tecnica del fare finta di niente, mimetizzarsi tra le proprie buone intenzioni e agire scaltri tra un'intenzione e l'altra.
Destreggiarsi, eseguire a comando involontariamente, tra frangente e frangente trovare tempo per dare senso al senso.
Pensavo a una sfrontatezza sfrenata. Da non confondere con la sfrenatezza sfrontata.
Pensavo allo sfracellarsi da fermi, sfracellarsi guardandosi allo specchio, sfracellarsi leggendo un romanzo o anche sfracellarsi guardando la luna di sera che se ne sta là.
Sfracellarsi ancor meglio farlo senza accorgersene, tagliarsi le unghie sfracellandosi uscire di casa sfracellandosi fare la spesa sfracellandosi attraversare la strada sfracellandosi facendo tutto e facendo tutt'altro e sfracellarsi occupandosi come al solito di quel che c'è tra il tutto e il tutt'altro sfracellarsi dondolandosi con calma su un'amaca sorridere sfracellandosi.
E anche per il blog, e questo era il motivo iniziale, quel che doveva essere fin dall'inizio, sfracellarsi vale anche per il blog: scrivere il blog sfracellandosi

martedì 16 giugno 2020

Usare il blog come fosse diario praticamente vero #82

Sto superando me stesso. Anche adesso sto superando me stesso. É da quando son nato che supero me stesso. Mi succede spesso di girarmi a un certo punto indietro e vedo me stesso, lí, affannato sudato tutto prostrato e sconfitto, vedo me stesso nel momento esatto in cui si fa superare da me stesso. Per non parlare dell'allievo che supera il maestro. Tutto un superarsi un inseguirsi. Che fatica. Mi piaceva quella storia del tizio che sta seduto lungo il fiume e visto che non ha nemici non fa niente e visto che sa cosa pensare non si annoia, no, di certo, ovviamente, e guarda il fiume e basta e passa di lí uno e gli chiede se sta aspettando il cadavere di un nemico e quello seduto gli dice sí, per accontentarlo.
E l'allievo supera il maestro e il maestro dovrebbe insegnare soprattutto a cosa fare per non superare.
Oggi leggevo da Brodskij, che citava la Cvetaeva, libro suggeritomi da Alfonso suggeritogli a sua volta da un altro grande amico, leggevo: "leggere é complicitá nel processo creativo".
Mi trovo felicemente d'accordo con questo punto di vista sulla lettura e nel mio entusiasmo non saprei chi ringraziare, se Brodksij o se la Cvetaeva o se Alfonso e se quell'amico di Alfonso. O se la casa editrice Adelphi (per il suo Brodskij 190) o Gutenberg che ha inventato la stampa o chissá chi altro dovrei ringraziare qua e lá nella storia dell'umanitá.
E allora faccio come quel signore che per non fare la figura del maleducato non salutava nessuno.

lunedì 15 giugno 2020

Usare il blog come fosse diario praticamente vero #81

Di solito mi succede che sono curioso di una cosa e allora vado a vedere la cosa e trovo che m'incuriosisce un aspetto della cosa (una cosa della cosa) e allora vado a vedere anche quell'altra cosa e finisce che anche in quell'altra cosa c'é un aspetto, una cosa, che m'incuriosisce e allora si finisce per andare sempre a vedere quella cosa legata a una cosa della cosa legata a quell'altra cosa da cui era iniziato tutto finendo che non si finisce e si dimentica qual era la cosa iniziale che ci interessava da andare a vedere all'inizio. Si finisce.
E si parlava infatti del gioco dell'eternitá, quel gioco che nel giro di una vita diventa noioso e dici va bene dai basta cosí finiamolo sto gioco.
Finiamo anche il gioco, pensavo oggi, dei passati e dei futuri, dicevo: propongo l'abolizione dei passati e dei futuri e in particolare abolizione dei passati gloriosi e abolizione dei futuri radiosi.
E i futuri luminosi? ho pensato.
Lasciamoli, mi son detto, i futuri luminosi lasciamoli a segnarci la strada da non prendere per camminare al buio tenendoci lí a fianco un futuro luminoso da guardare ogni tanto come monito da tenere conto come cosa da non fare da inserire nella lista delle cose da non fare.

domenica 14 giugno 2020

Usare il blog come fosse diario praticamente vero #80

Stavo pensando l'inevitabile e alla possibilità di almeno aggirarlo, l'inevitabile, passare intorno all'inevitabile guardandolo fisso negli occhi ma senza incontrarlo veramente. Un inevitabile relativo, sarebbe, un inevitabile fino a un certo punto.
E all'eternità, pensavo, e alle eternità, il plurale di eternità rende relativa anche l'eternità stessa. Pensavo infatti all'eternità di poco fa e mi sembra una gran bella eternità se paragonata a questa eternità di adesso. Come al solito, l'eternità del vicino è sempre la più verde.
Vabbé, adesso sono circondato dal tutt'altro, devo pensare al tutt'altro e chiudo.
Il blog/diario/valanga involontaria, continuerà con la sua frequenza di pubblicazione, la sua periodicità irregolare.

sabato 13 giugno 2020

Usare il blog come fosse diario praticamente vero #79

Ieri ho pensato a Farò mia la tua anatomia, poi mi sembrava fin troppo possessivo come pensiero libero, quindi sono andato avanti e oltre e oscillavo tra il certo e l'incerto, tra  il centro del mondo e il mondo e il qualcos'altro ancora, ed ero così tanto concentrato su me stesso e sul centro del mondo che a un certo punto ho sentito come se rischiassi di precipitare all'interno di me fino a decidere che mi sentivo in bilico sul mio ombelico.
Mi piace pensare di poter essere in bilico sul mio ombelico, è una gioia e un rischio relativo, anche perché se si cade all'interno di sé probabilmente non lo vede nessuno, si fa una brutta figura solo con sé stessi. Anche se adesso mi viene forse da pensare che le brutte figure con sé stessi sono le peggiori che si possono fare.

Troppo poco figurativo, mi dicono, allora parlerò un giorno della descrizione di un imbuto che sarà probabilmente giallo o verde. Anzi, sarà un imbuto o giallo o verde senza esserlo probabilmente.

venerdì 12 giugno 2020

Usare il blog come fosse diario praticamente vero #78

Essere qui solo per essere, essere come ambizione, essere per la presunzione di volere un posto dove essere - ogni cosa a suo posto ma il posto non è mai lo stesso.
Fare sempre tutto all'ultimo ma l'ultimo non arriva mai, bisognerebbe in effetti elaborare studiare indagare l'idea di ultimo e farla corrispondere a qualcosa che sia vicina all'imminente, altrimenti finisce che la lista delle cose da fare continua a essere minima se paragonata alla lista delle cose da non fare mai, ogni giorno, sempre con rigore e con un certo senso del dovere.
E poi pensavo al diritto allo studio, e al diritto al tutto.
Ho pensato dunque al titolo: ecco il titolo -ho pensato- ecco il titolo: il diritto al tutto.
Poi dopo ho pensato al diritto al titolo poi al titolo di studio e al suo diritto, dunque al titolo di studio e al diritto al titolo di studio e, di nuovo, il diritto al tutto.
Marta sosteneva giustamente tempo fa l'importanza del riconoscere il diritto all'infelicità.
Ieri poi leggevo Osamu Dazai che dice 'gli infelici sono sensibili all'infelicità altrui'. Ha ragione.
Il diritto all'infelicità e il diritto al tutto. Per oggi va bene così

lunedì 8 giugno 2020

Usare il blog come fosse diario praticamente vero #77

E' sempre vero che a un certo punto arriva il momento. Sempre, il momento, a un certo punto, arriva sempre e, più che altro, il omento sta sempre arrivando. Stamattina ho ordinato un caffé come se mi stessi scusando e mi sono seduto al tavolino con la faccia di chi gli hanno detto che si può. E allora penso che vivo, vivo con la faccia di chi gli han detto che si può.
Purtroppo m'era venuta in mente l'idea di un diario al contrario, a ritroso, scrivere un diario che inizi dalla fine, ma mi perplime l'idea di morire e così per ora no, continuo con il mio diario e lo rendo ogni giorno nuovo.
Un diario al giorno, cominciare ogni giorno un diario nuovo in modo da dimenticare anche ciò che si scrive, non male, l'obiettivo è non rimanere, soprassedere sul soprassedere, rimandare niente

domenica 7 giugno 2020

Usare il blog come fosse diario praticamente vero #76

Alla riunione del quartiere della Maddalena si è parlato di criticità e mi è venuto in mente che la verità è tutt'una criticità.
Nell'iperbole minima del mio pensiero mi viene in mente che la verità, nella sua completezza, è come se fosse tutta fatta di criticità. Mi viene inoltre in mente, sinceramente, che la verità, per essere onesti, è meglio non dirla, soprattutto in un blog di pubblico dominio ma nemmeno in un diario privatissimo in forma di quaderno che può leggere soltanto colui che scrive (anche perché il colui che scrive sembra essere spesso un chicchessia).
Vivere in una grande omissione.
La verità potrebbe stare nel rinunciare a scrivere poesia - o poesie- per scrivere, se si può, piccole cose belle da inviare per mail a poche persone.
La verità è sempre da un'altra parte ed è spesso in un posto fin troppo palese, non interessante.
La verità è quasi bianca, diceva uno anni fa, e più che sul biancore preferisco concentrarmi sull'idea incerta di quasi: tutta la vita quasi, quasi tutta la vita.

Poi, per riprendermi dal Bernhard di Gelo, sto leggendo, suggeritomi da M.Maraschi, Osamu Dazai. Lo sto un bel po' sottolineando, mi piace ad esempio quando dice: "Ero riuscito a evitare che mi si rispettasse"

mercoledì 3 giugno 2020

Usare il blog come fosse diario praticamente vero #75

Scrivere l'opera omnia ma dimenticare uno stuzzicadenti, pensavo, sì, alla descrizione del mondo, pensavo, e dimenticare di inserire nella descrizione del mondo la descrizione stessa.
Oppure: appena finita la descrizione del mondo, scritta per bene in un quaderno con tutti i dettagli di tutto, bisogna cominciarne subito un'altra che includa il quaderno con la descrizione appena finita di scrivere, oppure no?
L'ambizione migliore sarebbe non avere ambizione e starsene a guardare il fiume senza nemmeno avere un cadavere di un nemico da aspettare, direi, o senza nemmeno avere un fiume da guardare, o senza nemmeno guardare,

Mi viene poi inoltre in mente la possibilità di indicare il dito usando una luna, (qui però esagero)

martedì 2 giugno 2020

Usare il blog come fosse diario praticamente vero #74

I propri vicoli interiori, ognuno con i suoi.
L'esperimento della disciplina da tutte le parti, rincorrere un obiettivo che si sposta a seconda della direzione verso cui si corre, che è poi l'idea di utopia che è poi vero che l'utopia migliore comporta forse mi sa l'attenersi a una qualche disciplina
Anche l'idea di una via di fuga sta diventando eccessiva. Più che una via di fuga o piano di evacuazione ci vorrebbe un percorso una strada una direzione.
Ho finito di leggere Gelo, di Bernhard, sono contento, mi stava appesantendo come una roccia che non ti cade mai addosso ma che minaccia lì sopra. Incombe.
Mi viene in mente che ciò che incombe omette la morte, non so se ne sono sicuro.
Sno qui per decretare una fine ma non ne vedo una, il diario va di pari passo con la vita, vorrei decretare per ora la fine del diario ma è come se mi fossi affezionato.
Ieri mi sono messo ad assaggiare gli invisibili di Nanni Balestrini, e le prose brevi di Beckett, poi un saggio di Rolf Dobelli, sull'eccesso di notizie. Non so cosa continuerò a leggere ma la devo smettere con le vie di fuga e magari scrivere dell'altro

giovedì 28 maggio 2020

Usare il blog come fosse diario praticamente vero #73

Oggi ho pensato allo svegliarsi e al fatto che svegliarsi equivalga un pochino al buttar via la giornata.
Svegliarsi ed è tutto già da rifare. Buona la prima ma no, non era buona, e si procede comunque bene c'è molto sole da cavalcare e buoni propositi.
Mi piaceva anche l'idea di immaginare un'altalena che oscilla tra la tristezza e la ristrettezza.
(oltre all'altalena che oscilla tra la luna e il nulla).
Eppure c'è un'euforia minima che salva tutto, un'euforia da passeggiata, basterà poco, allacciarsi le scarpe e cose di questo tipo. Come quello che dice mollo tutto e vado via, si può fare ogni giorno, mollare tutto, disarcionarsi, svincolarsi e rimanere affezionati ai propri vincoli, ai propri vicoli e augurarsi buonanotte con il giorno intorno

mercoledì 27 maggio 2020

Usare il blog come fosse diario praticamente vero #72

Qui invece sto pensando alla gioia del nonnulla, ho deciso di scrivere un tot di ultimi post di questo diario che avrebbe dovuto essere una mia personale e vergognata indagine di qualcosa, su qualcosa che non si sapeva cos'era, e invece pian piano ho delineato, pian piano si delinea sempre e alla fine adesso il diario è quasi fin troppo concreto rivolto a un obiettivo un portare a casa un risultato.
E non mi piace l'idea e il modo di dire di portare a casa un risultato.
L'idea era di scrivere per vedere cosa si scriverebbe e studiare senza accorgersi che si sta studiando, e va bene così, sono tornato all'idea di avere un cataclisma in tasca, che mi piace come suona, un cataclisma in tasca, e sono tornato anche all'idea di andare a vivere in un precipizio e starci bene dentro. Di oggi poi è questa considerazione bislacca dell'avere ognuno una propria estinzione di massa, assecondare il tempo della fine, mettersi in coda uno alla volta un'estinzione di massa cadauno, dicevo in una mail alla Marta, piano piano procediamo in fila per l'estinzione di massa con il numerino c'è posto per tutti, con calma, c'è pure il tempo di stare ad aspettarla.

domenica 24 maggio 2020

Usare il blog come fosse diario praticamente vero #71

E allora dicevamo: al di là dell'oggetto in sé, al di là dell'esistenza dell'oggetto, al di là del problema, -perché è un problema- dell'esistenza dell'oggetto - l'arcinota questione sull'esistenza dell'oggetto è tutta racchiusa nella famosa domanda: l'oggetto c'è o non c'è?-, bisogna innanzitutto cercare l'oggetto e predisporsi alla curiosità prima di cominciare la ricerca. La centralità del discorso, dicevamo, poggia tutto sulla curiosità, nient'altro che la curiosità. Svegliarsi e chiedersi della propria curiosità, alzarsi da letto e interrogare nuovamente la propria curiosità, lafvarsi i denti sempre pensando alla curiosità e anche fare colazione, ad esempio, sempre con l'idea della curiosità da qualche parte, che c'è; a differenza dell'oggetto? L'oggetto deve arrivare dopo e se si riesce ad alimentare la curiosità allora sì che l'oggetto lo si trova e una volta trovato, se si è alimentata per bene la curiosità rendendola insaziabile a forza di alimentazione gli diamo così tanto da mangiare a questa curiosità che si crea poi uno stomaco fittizio e ci buttiamo di tutto dentro continuiamo a buttarci di tutto dentro e crediamo di riempire riempire questo stomaco crediamo di proprio riuscire ad arivare all'idea di pieno ma ci avviciniamo soltanto, è da tutta la vita che l'essere umano non fa altro che avvicinarsi soltanto sempre un po' più in là, sempre un po' più in là e lo stomaco di questa curiosità preziosa s'espande s'espande come la curiosità stessa insaziabile dicevamo e poi in realtà il discorso all'inizio era da fare sull'oggetto che non ho capito scusate se c'è o se non c'è adesso vado a dormire che il diario l'ho iniziato tardi di un tardi di ore quasi notturne

sabato 23 maggio 2020

Usare il blog come fosse diario praticamente vero #70

Dedicarsi al diario con dedizione.
Questa disciplina come piccola forma di sopravvivenza e di combattimento dell'autoindulgenza.
Ultimamente mi piace l'idea di avere un cecchino da compagnia, che ci sia ma non si veda, sempre appostato dove passo, sempre sulle alture di qualcosa questo cecchino mi segue col suo mirino se vuole procede se vuole no, io lo saluto, ci facciamo un cenno di intesa da lontano, da lontanissimo, perché è cecchino da compagnia ma non ci parliamo, non c'è bisogno di dirsi niente a parte tenere stretta questa idea potenziale di morte, questa idea di un grilletto e di un proiettile che arriva come un'idea in testa e trapassa, anzi, prima tocca - è un'idea che tocca, è un proiettile toccante-, e poi trapassa.

venerdì 22 maggio 2020

Usare il blog come fosse diario praticamente vero #69

Oggi mi sono tradito lasciandomi andare a un giudizio di valore pensando alla primavera e al fatto che la primavera tortura.
La primavera tortura chi non crede nella bellezza, era questa la frase intera.
Anche in questo caso non sapevo cosa volevo pensare e ho pensato di conseguenza alle stagioni e ho pensato che primavera tortura l'inverno paura autunno/estate calura/frescura.
Una parola nuova che non c'entra adesso è invece 'pollachiura'.
Avrei dovuto  fermarmi alla primavera. Tutti dovremmo fermarci alla primavera, le stagioni stesse dovrebbero fermarsi alla primavera e a certi profumi.
Non ho finito di vedere quel video di Mercadini che dice che il Sahara fertilizza la foresta amazzonica. Il video di Mercadini l'ho chissà forse interrotto per guardare gatti che inseguono gatti e cani che hanno morsicato i bordi dei divani.
Ultimamente, poi, mi capita di dire oplà, come come gesto d'atleta, ma stare fermo, dire oplà da fermo, dire oplà e guardarsi intorno.

giovedì 21 maggio 2020

Usare il blog come fosse diario praticamente vero #68

Vivere tra i trapani e vedere come ci si sta, se bene o male.
Una competizione di trapani ed esserne arbitro involontario lì in mezzo senza volerlo. Dare i voti da uno a dieci ai trapani che nemmeno si interessano all'esito della gara perché intenti a trapanare continuamente a perforare i muri e la giornata.
L'ordine del giorno era una parola: spontaneismo. Poi sono arrivati i trapani e l'ordine del giorno è diventato un'altra parola, una: gioia e paranoia.
Poi c'era la questione delle miniere, andare a scavare per l'idea di scavare e vedere cosa succede e vivere in questo arrembaggio da cercatore, nel precipizio ininterrotto di qualcosa che non necessariamente ci è dato di sapere.
Può, un precipizio, essere un posto dove stare?

mercoledì 20 maggio 2020

Usare il blog come fosse diario praticamente vero #67

A un certo punto mi fermerò, certo.
Oggi cercavo un dolore nuovo, mi sono indagato il corpo speravo in qualche legamento qualcosa su cui riflettere un minimo invece niente, i miei dolori per ora sono gli stessi di ieri e hanno a che fare forse con il mouse o la tastiera del computer legata al collo legata a questa sedia a questa mano.
Mi fa male la mano o mi fa male il corpo?
Poi pensavo il troppo stroppia ma anche l'abbastanza dopo un po' è troppo.
Sarebbe meglio forse affidarsi ciecamente a ciò che non basta, abbandonarsi all'irrisorio e trovare un posto comodo anche lì dove mettersi prima a pensare quanto basta fino ad arrivare a non pensare proprio niente ed accorgersi che quello era l'obiettivo. Il niente.
Arte pervasiva, ecco cosa. Un'arte che si fa col movimento di un labbro, con il battere di un ciglio quel momento in cui si muove e l'occhio è quasi chiuso ancora aperto nessuno si accorge di niente eppure c'è un'illuminazione, un qualcosa che rimane da qualche parte e non serve a niente ma è arte.