C’ho il blocco.
Ma da grandi blocchi derivano grandi novità. Come da un grande blocco intestinale deriva una grande liberazione.
Mi chiedo come un cretino come me possa scrivere poesie decisamente molto belle.
Credo ci sia un demone nascosto nel telaio della mia sedia da ufficio di pelle nera, un sibilante codardo parassita che sale lungo la parte più alta del mio collo infiltrandosi nel mio cervelletto e lo fa come una pianta carnivora attende di chiudersi sopra l’insetto.
A volte il demone, un misto tra una pianta carnivora e un virus, decide che non è conveniente entrarmi nella testa. Devo ancora capire perchè non dovrebbe essere conveniente, a volte, entrarmi nella testa. Credo perché il demone, potrebbe ammalarsi, a volte. Nella mia testa.
Ho provato a fidarmi delle parole di Alain Boudinot o di quelle di una certa Dorothea qualcosa, ma mentre leggevo i loro saggi e in particolare in quelli di quest’ultima, ma non solo, mi sembrava di essere finito davanti ad una tazza di tè assieme alla signora Fletcher, ma soprattutto non mi alzerei mai alle sei del mattino per scrivere a “mente fresca”. Forse la signora Fletcher, sta scherzando – pensavo. Ciò che mi porto dietro da quelle angosciose letture adolescenziali è più o meno questo – I geni nascono geni. L’ispirazione non esiste. Se vuoi diventare un discreto scrittore, svegliati alle sei del mattino e scrivi tutto ciò che ti passa per la mente. Se vuoi diventare più di un discreto scrittore, le cinque del mattino, dovrebbero bastare. –
L’ispirazione per quanto mi riguarda esiste perchè quando non esiste lo sento nel vuoto, nel tempo che scorre, nel silenzio dentro l’armadio. Carver era uno con le idee molto chiare. Il mio fallimento sta nell’essere “soggetto a” e mai padrone di me stesso, mai padrone del mio tempo. Il mio fallimento è inguaribile, inguaribile come il mio essere romantico. Diventerò con sforzo ed ostinatezza solo un soffio di quel genio che non sono stato mai.
Baciami Chanel, cane bellissimo.