giovedì 30 dicembre 2010

Cose belle

Se l'inverno è attualità...

mercoledì 22 dicembre 2010

Blocco dello scrittore

L'editore arriva in ufficio con la faccia stropicciata e tutti gli chiediamo Cos'hai? Stai male? Lui si divincola dai suoni nostri dicendo che no, niente niente, rimane lì facendo tap tap con il piede destro e braccia incrociate.

Subito dopo arriva lo scrittore famoso e, con le lacrime agli occhi, ci dice che ha litigato con l'editore e che ci dispiace da parte sua ma anche da parte sua. Noi gli diciamo che siamo dispiaciuti anche noi e che volendo siamo dispiaciuti anche da parte sua ma a quel punto uno di noi si gira e no, voleva creare della suspence ma non è successo nulla.

Lo scrittore dice che ha il blocco dello scrittore se ne va in lacrime ma anche in motorino e noi gli chiediamo, all'editore, tutti gli chiediamo ma cos'ha lo scrittore? Il blocco? Che blocco?

L'editore ci spiega che è stato chiesto allo scrittore di scrivere un libro bello di 323 pagine ma lui ne ha solo scritto uno bello da 321 pagine e un altro bello da 327 pagine. C'ha il blocco dello scrittore, ci dice, e non riesce a scriverne uno da 323, anche brutto magari.

Tutti noi basiti, se si può, torniamo ai nostri posti e io, per quanto riguarda il mio, muovo il muose quando mi dicono che serve farlo.

martedì 14 dicembre 2010

Pancetta - Paolo Nori - Essi fumano

Ecco una cosa che ha fatto Paolo Nori che poi dopo ha scritto in Pancetta (ma lo ha scritto con dei caratteri diversi, più russi, tipo Saša, non Sasa).

Al Festival dell'Arte d'Avanguardia e delle Performance

Ci incamminammo.
Le prime persone che incontrammo furono due signore che si andavano incontro una da una parte e l'altra dall'altra di un tappeto stretto con in mano due pacchetti di sale da cucina, si fermavano a metà strada, versavano il sale di lato, poi tornavano indietro.
Poi si voltavano, si tornavano incontro, si fermavano a metà strada, versavano il sale, tornavano indietro.
C'era un cartello, in russo in francese e in inglese, Watts, Anderson, Stati Uniti d'America, Sol'zizni, Le sel de la vie, Life salt, c'era scritto. Io Sasa e Tikakeev ci guardammo "vabè, - ci dicemmo, - andiamo avanti".
Avanti, c'era un uomo in mutande con in testa una maschera antigas che faceva la punta delle matite, per terra aveva una scorta di cinque seicento matite lui col suo temperino a manovella pianpiano le temperava, aveva appena cominciato, di fianco c'era un cartello Stevenson, Scozia, Carandasi, Craions, Pencils, c'era scritto. Noi ci guardammo "andiamo avanti", pensammo.
Avanti, c'era una giapponese vestita di nero dentro una rete grandissima bianca che si cuciva addosso la rete standoci dentro, questa era un po' più statica, come performance, si muovevano solo le manine da giapponese Itoki, c'era scritto sul cartello, Giappone, Set', Reseau, Net.
Queste erano le performance in corso quando entrammo, e dopo un po', eravam lì che non sapevam cosa fare, in questa atmosfera artistica rarefatta e d'avanguardia e delle performance alla quale non eravamo abituati e che ci metteva a disagio, da dietro una porta era uscito Maximov, si era cambiato, aveva tre camice una sull'altra e due paia di pantaloni e due paia di mutande, come scoprimmo poi dopo, "la mia performance c'è alla fine di queste, - ci sussurrò, - dovreste aspettare".
- Ma quando finiscono queste? gli chiese Sasa.
- Eh, tra un paio d'ore.
Il problema non era tanto star lì due ore a guardar della gente che faceva la punta delle matite, il problema era che non si poteva fumare, al festival dell'arte d'avanguardia e delle performance e io non fumavo, allora, Titakeev fumava poco ma Sasa fumava una trentina di sigarette al giorno sarebbe stato difficile, per lui, restare fino alla fine della performance di Maximov e del resto sarebbe stato impossibile, con il nostro giovanile amorproprio messo in moto dall'adulazione maximoviana non veder la performance di Maximov.
Sasa andò a chiedere se poteva uscire per poi rientrare "se uscite poi non rientrare, son cominciate le prformance, abbiam chiuso la sala", gli aveva detto il guardiano, e per un po' io e Tikakeev e Sasa ci eravamo guardati senza sapere cosa fare quando ad un tratto "hai un foglio di carta?" chiese Sasa e Tikakeev. "Mutatis mutandis, - rispose Tikakeev, - ce l'ho". "Bene, dammelo", disse Sasa, e poi scrisse qualcosa sopra il foglio, prese tre sedie, le mise in fila, appoggiò il foglio per terra davanti alle sedie, ci consegnò una sigaretta per uno "sedetevi, - disse a me e Tikakeev, - e accendetevi le sigarette", e si sedette anche lui ci accendemmo tutti e tre le sigarette fu la prima sigaretta che fumai nella mia vita non me la dimenticherò mai.
Venne subito un addetto "non si può fumare", ci disse, "Sssh, - gli disse Sasa, - è una performance", e gli indicò il foglio sul quale aveva scritto Puskin, Gogol, Tikekeev, Russia, Oni kurjat, Esl curit, Owe Kurnt. (Essi fumano)

domenica 12 dicembre 2010

Alessandro di origine Kazake

Tale Alessandro detto Sandro, di origini Kazake, arriva e ci lascia una poesia sul tappetino del mouse e poi ci dice che in realtà non si chiama Sandro e che non è Kazako e noi gli abbiam detto uèuè, non ci stai mica turlupinando? Lui ci ha risposto che sì ma che ci dava lo stesso la poesia:

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Dovevano dircelo prima
che stavamo navigando,
e invece adesso qui,
non eravamo mica preparati,
e nonostante tutto
una bussola suona quasi antipatica.
Dovevano dircelo prima,
ci saremmo organizzati,
pronti preparati
alla famosa ed eventuale onda anomala,
e invece adesso qui,
chissà se quest'onda arriva.
Ce lo avessero detto prima,
almeno adesso avremmo le calze di lana
e il colletto all'insù.

Perché se devo assistere al nostro naufragio,
vorrei che fosse esagerato estremo spaventoso,
e invece qualcuno che l'ha già visto
lo definisce soltanto
alquanto interessante.

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Ecco
Quindi al poeta non kazako abbiamo chiesto ma però che cos'è la poesia e lui ha risposto che ma però non si dice. Quindi se n'è andato, rubicondo.

giovedì 9 dicembre 2010

El Aleph


La presentazione del nuovo numero di El Aleph (#12) si terrà oggi pomeriggio alle 18e30 presso la libreria Gogol & Company in via Savona 101 a Milano.

lunedì 6 dicembre 2010

BURP # 5

BURP, se cliccate su BURP andrete su BURP dove poi potrete vedere (meglio) BURP

giovedì 2 dicembre 2010

martedì 30 novembre 2010

Chiusi in bagno

Siamo stati chiusi in bagno per un sacco di tempo e abbiamo incontrato Francis Alÿs.
Ne usciamo portando con noi questo documento della nostra esperienza tra il lavandino ed il bidet e per l'appunto Francis Alys con i puntini sulla y:



E comunque no, non c'era Francis Alys in bagno.

venerdì 19 novembre 2010

Libri lunghi idrorepellenti

È prevista per le feste di natale la pubblicazione di diversi libri molto lunghi e idrorepellenti con il quale sarà possibile lavarsi la schiena. Finalmente.

I libri saranno di diverse lunghezze a seconda delle esigenze del cliente:

- 50 centimetri

- mezzo metro

Qui sotto una possibile pubblicazione (in questo caso il noto "Triste Storia di Sandra"):

Dovete però immaginarlo lungo 50 cm o mezzo metro. Ecco.

martedì 16 novembre 2010

Elogio Funebre per il Commodoro


Elogio funebre per il Commodoro tenuto alla libreria Modo infoshop durante il corso di scrittura con Paolo Nori. Le virgole sono state spostate per l'occasione da uno dei massimi collaboratori della nostra, massima,  Casa Editrice Gigante.

"Come commemorare il Commodoro? Eh? Come? Come il Commendatore?
No dai, era per sdrammatizzare.
Ma non c'è nulla da sdrammatizzare in questa triste giornata. Siamo qui riuniti per porgere l'ultimo saluto ad un uomo, un uomo come il commodoro appunto, esempio di lealtà, fierezza e un pizzico di savoir-fair.
Lascia al mondo tre figli anch'essi leali e fieri e col savoir fair pure loro, immagino. Poverini, veramente, non vorrei essere nei loro panni, rimasti orfani di padre e in più con una madre, qui presente e a cui porgo i miei più cordiali saluti contrapposti alle mie più sentite condoglianze. Una madre dicevo, Sofia, troppo affascinante per essere solo vedova, dicevo.
Un'ottima madre Sofia, madre e moglie di un uomo, il nostro compianto, grande sportivo e amante del tennis, come me, anche se io poi ho vinto i campionati regionali, vorrei ricordarlo, l'articolo sul giornale e tutto.
Ebbene un uomo, il nostro defunto Commodoro, appassionato di cultura certo, fu infatti tra i primi all'inaugurazione della biblioteca comunale che oggi porta il mio nome, fu tra i primi dicevo, a ringraziarmi vivamente per la mia sostanziosa donazione. (Ehi un po' di applausi non danno mai fastidio eh! APPLAUSI).
Ma pensiamo ai poveri tre figli, poveretti, veramente poveretti, cosa faranno adesso senza il loro padre?
Senza dimenticare certo la madre di questi ragazzi, Sofia, un incanto di donna a cui sono legatissimo sin dalle medie, pensate, lei era nell'altra sezione mentre lui, cioè il nostro compiantissimo Commodoro, prima che venisse bocciato era in classe con me che avevo tutti 10. Fu proprio in quel periodo che cominciarono a frequentarsi. Da allora sempre insieme. E lei fedelissima. Fedelissima ve lo garantisco io. E le facciamo un applauso APPLAUSO per essere stata così fedele tutti questi anni con un marito così APPLAUSO.
Ed è per questo che ci sentiamo in dovere di starle vicino in questi momenti difficili.
Eh Sofia? Stasera cosa fai?"

venerdì 12 novembre 2010

Manifestazione di destra

Una Manifestazione di destra a Liegi. Che sia legata alla recente e grave offesa delle feci sui nostri politici?


La droite est dans la rue! from id0 on Vimeo.

mercoledì 10 novembre 2010

Foto di merda


Il nostro paese sta affondando. Ed è nella più perversa manifestazione del dissenso, carica d'odio e di svergognata immoralità, che si riconosce questa bassa forma di attacco politico frutto di un manipolo di malvagi attivisti sobillati dalle sinistre talebane.

Questa operazione diffamatoria, denominata operazione COPRO, nasce da menti perverse e rancorose. Dovremmo fermare questa gente che, anche se dall'altra parte dello schieramento, la parte dell'odio appunto, non fa altro che infangare il nome del nostro grande popolo italinano.

Casa Editrice Gigante si unisce a questo appello e chiede la rimozione dalla rete delle foto provenienti da un insospettabile link flickr:

http://www.flickr.com/photos/copro/

Distanti Salati
La redazione tutta

martedì 9 novembre 2010

Trasmissione televisiva

Sembra dunque doveroso accennare alla trasmissione televisiva di ieri sera dove a quanto pare Pippo Franco è stato un grande. Ancora grazie PippoFranco, grazie per la qualità.

domenica 7 novembre 2010

Esclusivo: Intervista a Omero

Lo incontriamo nel suo studio di Via Lallallà mentre con fare marmoreo aggiusta una penna utilizzando una pinza e un rabarbaro. Ecco la prima domanda:

- Omero, qualcuno dice che non sei mai esistito.
- Esagerati.
- E Cristo invece? Secondo te è mai esistito?
- Cristo? Cazzo c'entra Cristo? E poi vi rendete conto che state dando del tu a Omero? Andatevene immediately.

- Ok.

In foto: il disappunto di Omero col naso rotto che chissà cos'ha fatto ierisera

mercoledì 3 novembre 2010

Ulisse Futura Official Trailer

Ecco il trailer dell'ultimo film Caucaso: potenza dell'incommensurabile.



è possibile che non vediate per intero il video. bisogna cliccarci sopra così andate direttamente a vederlo su youtube. ma lo sappiamo, lo sapete

venerdì 29 ottobre 2010

Tango – Zbigniew Rybczyński

Anche i film ci piacciono. Preso da theslowbreakfast (che poi se ci pensate, quant'è bella la colazione lenta?)



Zbigniew Rybczyński (Lodz, 27 gennaio 1949) è un regista polacco.

Nel 1980 realizza Tango che oltre a dargli fama e notorietà gli permetterà di vincere nel 1983 il Premio Oscar come miglior cortometraggio d’animazione.

martedì 26 ottobre 2010

Il Cattani

Signori e Signore, nonostante non si tratti della nostra feconda casa editrice segnaliamo con gran piacere l'uscita del primo libro di Francesco Cattani anche se aveva una foto su facebook con la parrucca fucsia.


Qui il link al suo BLOG BARCAZZA . Si vedono alcune pagine del libro e ci sono cose scritte
Qui il link a Canicola . Si vedono alcune pagine del libro e ci sono cose scritte anche.

sabato 23 ottobre 2010

Precipita con me - Enrico Marià

Enrico Marià, da "Precipita con me"

28 ottobre

Sul treno a seguire il Genoa in trasferta,
mentre gli altri dormono,
tiro fuori dallo zaino un libro che ho preso in prestito in biblioteca,
di solito non riesco mai a finirne uno
perché dopo un po' di pagine
mi chiedo cosa cazzo credo di trovarci
tra quelle parole che sfiorano appena la vita;
prima di metterlo via
guardo la foto che uso per tenere il segno
è un'immagine dei miei nipoti
scattata mentre stanno buttando le braccia al collo di mia sorella,
io odio le famiglie
perché ci sono da sempre, ma non hanno mai evitato niente,
non hanno impedito l'infelicità, le guerre, che tutto andasse a rotoli
e odio anche la mia,
ma non sopporto chi ne parla male ad alta voce
perché nei loro confronti, in fondo, mi sento in debito;
uscito dallo scompartimento
in bagno
apro i rubinetti lasciando scorrere l'acqua
come faceva mia madre
quando voleva che nessuno la sentisse piangere
e scagliato via da me stesso
come la città che mi lascio alle spalle dal finestrino
nel dolore che non riesco a soffocare
la mia incapacità di vivere non è altro che la mia incapacità di morire.

sabato 16 ottobre 2010

Il caso Sandra

Il direttore di Casa Editrice Gigante si trova adesso ad affrontare guai seri con la legge per via di una denuncia sporta da un lettore di "Triste storia di Sandra".
Nonostante la bufera mediatica avida di particolari, resta ancora difficile stabilire lo svolgersi dei fatti: l'accusa da parte del lettore è di pericolosità del libro stesso che, essendo un romanzo mozzafiato, provoca dimenticanze a livello corporeo. In questo caso il piede destro del lettore sarebbe adesso da amputare, pare, perché dimenticato, dopo ore di lettura, sotto il piede sinistro in una posizione solo inizialmente comoda. Questo ha causato un blocco delle vie arteriose e una conseguente trombosi. Nonostante di medicina nessuno della redazione sappia trattare, il sospetto cade sulla possibilità che questo caso sensazionalistico sia opera del direttore stesso che, riscontrato l'insuccesso di vendite del libro, cerchi di creare un susseguirsi di eventi, anche apparentemente negativi, che provochi un aumento dell'attenzione verso questo prodotto/sfida editoriale.
Secondo il direttore denuncia e trombosi attirano il pubblico. Manca donna sexy, diciamo noi.
In foto: disegnini di trombosi accuratamente selezionati a caso da Google.

Per la donna sexy mancante cliccare qui

martedì 12 ottobre 2010

Triste storia di Sandra: la copertina.


Finalmente la copertina di Triste storia di Sandra, presto in vendita nelle migliori librerie a soli 23 Euro, con una prefazione dell'autore che possiamo anticipare in queste righe:

"Per me è un bel libro"
L'Autore (anche se molisano)

mercoledì 6 ottobre 2010

Attualmente conseguito

Casa Editrice Gigante ci paga il corso di "Language Physionomic Multiball" per affinare le nostre tecniche di "Public Relation Fishing": una cosa da imparare, dice Marco Bonfinti, addetto all'insegnamento, è usare il meno possibile parole portatrici di scalogna, anche se a volte è inevitabile. Ad esempio se potessi tornare indietro non userei la parola "scalogna" ma piuttosto "sfiga", perché dire "scalogna" porta sfiga. Marco Bonfinti, parlando, costruisce un'altalena sul quale dondolarsi per dimostrare di sentirsi a suo agio e lo dice pure: la costruisco per dimostrare di sentirmi a mio agio. Poi continua con il suo discorso: parole da evitare, dice, sono senza dubbio "attualmente" quando si parla di lavoro da cercare e "conseguito" quando si parla di diplomi lauree pedigree. In "attualmente" e "conseguito" c'è una forte negatività intrinseca che si diffonde nell'aria impedendo un sereno svolgersi della giornata. Forse anche "svolgersi" è negativamente carico d'energie maligne. E d'altronde anche "forse", forse, lo è. Per non parlare di "d'altronde"... sì, sarebbe meglio non parlare.

Smonta l'altalena e se ne va. Noi che facciamo? Si esce un'ora prima?



In foto: altalena di rapido montaggio adatta a discorsi incerti

sabato 2 ottobre 2010

martedì 28 settembre 2010

Dio è Poesia?

Diceva Nanni Moretti che nessuno si sogna di dire la sua nei confronti di un idraulico, di un matematico, di un medico, ma tutti parlano di cinema. Una cosa simile, ma con una svolta lievemente più tragica, accade con la poesia. La poesia, addirittura, non si sa nemmeno cosa sia, e viene utilizzata nei contesti più diversi proprio per spiegare qualcosa per cui, di solito, non si trovano parole. Tutto può essere poetico. Un spettacolo teatrale può avere tratti poetici. Un piatto di spaghetti allo scoglio può essere poetico. Il cinema stesso, soprattutto quando è incomprensibile, si dice che sia poesia. Uno gol spettacolare è pura poesia. Un bambino che improvvisamente riconosce la madre nel vuoto e sorride è poesia. Tutto sembra essere poetico tranne le poesie. Bukowski diceva: credete di trovare poesia nei libri di poesia o nelle riviste di poesia? La vita non è così semplice. Cos’è, dunque, questa poesia? Un moto umano, o divino, presente in ogni cosa che si è soliti associare al bello? E perché la poesia è associata al bello? Le poesie, di loro, nascono dalle più atroci disperazioni. Descrivono orrori. Ma come dicevamo le poesie non hanno nulla a che fare con la poesia. Di cosa si parla quando si attribuisce il termine poetico? Berlusconi dice che ci sono delle cose serie da fare, il resto è poesia. Dunque la poesia è una cosa vana, pleonastica, inutile? Facciamo un’addizione: dunque, solitamente il “poetico” si associa al bello, ma è anche riconosciuto come cosa vana, priva di utilità. La poesia non dà il pane, si dice. Sicuramente non è tangibile, ma e sempre presente quando non si trovano le parole per comunicare a qualcuno che qualcosa ci ha emozionato, ci ha toccato, ci ha cambiato. Qualcosa di simile accade con il vento. Il vento noi lo vediamo come aria, ma è originato dal calore solare. Dunque, quando si voglia ragionare attorno al cosa è poesia o poetico, dovremmo astrarci da ciò che vediamo e ciò che appare ma considerare da dove proviene e cosa la muove? Ma il vento è aria, e la poesia non sono parole, come abbiamo appurato. E dunque? Che Dio sia poesia? Non una poesia. Ma Poesia. Qualcosa che associamo al bello, indefinibile, vano, ma sempre presente, in ogni gesto per cui non si trovano parole. Una sola certezza: la poesia è dappertutto, tranne nelle poesie.


sabato 18 settembre 2010

venerdì 10 settembre 2010

Il tempo materiale di Vasta


A volte accendo la televisione. Di pomeriggio fanno dei film. Don Camillo e Peppone, Franco Franchi e Ciccio Ingrassia. L'Italia capisce solo le maschere, i personaggi a una dimensione. Vieni avanti cretino. La paura del Sarchiapone. Appena un personaggio si fa più complesso diventa subito sospetto. Un giorno resto a guardare Tina Pica in Pane, amore e fantasia. Fa Caramella. Mi piace quando grida. Grida sempre. E borbotta e rimprovera. Moralizza. Penso abbia capito che una certa italianità è fatta in questo modo e vale la pena interpretarla. Una repubblica fondata sulla reprimenda. La voce che si ingrossa, la laboriosa fabbricazione del ruggito: poi il ruggito viene fuori, ci soffi sopra e ti accorgi che era schiuma.

In questi mesi, dopo la morte di Moro, il canone politico nazionale sta riorganizzando il suo impianto. Leone era già da anni irreale ed è saltato. La complessione fisica gelatinosa, la vocina adatta al belato, la mano che conficca scaramantica le corna per terra a scongiurare studenti e colera: non reggeva più. Al belato andava sostituito qualcosa di più consistente, di più aspro. Pertini è sempre Italia ma ha un'altra intonazione. Più adeguata ai tempi. Salda, severa, con quella parte di stordimento senile che rende tanto umani. E poi il passato partigiano, l'antifascismo, la fuga dal carcere politico; l'identità socialista, ma di un socialismo delle origini. Insomma, il simbolo giusto al momento giusto, il paese che rincolla i pezzi, la salvaguardia dell'unità nazionale guadagnata a strepiti e preamboli.

Tina pica, dunque, è perfetta. È Sandro Pertini donna. La stessa voce, lo stesso temperamento rude e sanguign
o. Quando però mi avvicino alo schermo e la annuso, avvolta nel suo sciallino traforato, sento un odore di incenso vecchio che arriva prima alle narici e poi alla gola. La sacrestia. Il turibolo. L'atmosfera tabernacolare. È un odore che nonostante l'assuefazione – è l'odore di Palermo e dell'Italia – ancora mi sconvolge. È anacronistico. Mi spalanca davanti neri interni piccolo-borghesi, rurali, vischiosi, un'estensione delle cartoline che passano all'Intervallo. Una massa di scialli, di centrini, gli ornamenti di vetro opaco, gli specchi d'armadio chiazzati. I bicchieri di cucina sui quali, come in un incubo traslucido, si riconoscono i sedimenti di saliva, strato su strato.

mercoledì 25 agosto 2010

Il delirio di Tondelli

"Devi tenere duro," disse Tony, versando altro vino. Erano alla terza bottiglia. Ognuno parlava per conto suo. Ognuno procedeva per i fatti propri. "Noi vogliamo i soldi. E qui, adesso, i soldi ci sono solamente per i portaborse di qualche politico o il leccaculo di qualche assessore. Hanno preso tutto, sono dappertutto! O accetti di dipendere da uno striminzito finanziamento di un tizio che un giorno è assessore alla cultura e il giorno dopo ai macelli pubblici, o accetti di fare professione di fede di qualche partito o sei tagliato fuori. A meno che tu non voglia fare del comico da borgata o da quartiere: due pernacchie, qualche modo dialettale, personaggi grulli e rimbambiti che non leggono, non pensano, non si tengono informati, non sanno quello che succede un po' più in là del loro naso. Ecco cos'è il cinema italiano. È semplicissimo. È solo questo. E allora, se tu sei tagliato fuori come lo siamo tu e io; se non ti va di abbruttirti in sceneggiature pecorecce; se non ti va di trattare gente il cui mestiere è unicamente quello di garantire agli altri la libertà di fare un mestiere e non dirigerlo, approvarlo, tagliarlo, censurarlo, allora non ti resta che una sola strada. Delirare. E augurarti che il tuo delirio scuota quello di altra gente trovi delle risonanze per diventare un progetto. Questo è quello che noi stiamo facendo. Dovremo soltanto, d'ora in avanti, gridare più forte... E tu, Robby, sputerai le tue corde vocali con me."

Da "Rimini" di Pier Vittorio PV Tondelli

sabato 14 agosto 2010

Collane

C'è il direttore di là che non si capisce se starnutisce o se vuole picchiarci.
Comunque.
Grandi collaborazioni blogghistiche.
Uno dei più nostri primissimi fan s'è fatto mettere un racconto su uno dei più importanti blog della contemporaneità attuale. Questo permette noialtri di postare un post che rimandi a quel post.

Con l'illustrazione di robbe, questa:

giovedì 12 agosto 2010

Perry Barlow


Perry Barlow: prima di wikipedia pensavamo fosse uno scrittore, poi abbiamo scoperto che scriveva i testi per i grateful dead ma non crediamo che gli piacerebbe essere forzatamente etichettato in qualcosa visto che ha scritto questo. D'altronde. Il merito comunque va tutto a Framedusa che ci ha fatto conoscere la cosa qui di seguito che però non sappiamo bene quando ha scritto perché siamo ricercatamente approssimativi (sembrerebbe entusiasmo anni 90):




"Governi del Mondo, stanchi giganti di carne e di acciaio, io vengo dal Cyberspazio, la nuova dimora della Mente. A nome del futuro, chiedo a voi, esseri del passato, di lasciarci soli. Non siete graditi fra di noi. Non avete alcuna sovranità sui luoghi dove ci incontriamo.

Noi non abbiamo alcun governo eletto, è anche probabile che non ne avremo alcuno, così mi rivolgo a voi con una autorità non più grande di quella con cui la libertà stessa, di solito, parla. Io dichiaro che lo spazio sociale globale che stiamo costruendo è per sua natura indipendente dalla tirannia che voi volete imporci. Non avete alcun diritto morale di governarci e non siete in possesso di alcun metodo di costrizione che noi ragionevolmente possiamo temere.

I Governi ottengono il loro potere dal consenso dei loro sudditi. Non ci avete chiesto né avete ricevuto il nostro. Noi non vi abbiamo invitati. Voi non ci conoscete e non conoscete neppure il nostro mondo. Il Cyberspazio non si trova all'interno dei vostri confini.

Non pensate che esso si possa costruire come se fosse il progetto di un edifico pubblico. Non potete. È un atto di natura e si sviluppa per mezzo delle nostre azioni collettive. Non siete stati coinvolti nelle nostre grandi e partecipate discussioni e non avete creato il valore dei nostri mercati. Voi non conoscete la nostra cultura, la nostra etica, e nemmeno i codici non scritti che danno alla nostra società piu' ordine di quello che potrebbe essere ottenuto dalle vostre imposizioni.

Voi affermate che ci sono problemi fra di noi che hanno necessità di essere risolti da voi. Voi usate questa affermazione come un pretesto per invadere le nostre aree. Molti di questi problemi non esistono. Troveremo i conflitti reali e le cose che non vanno e li affronteremo con i nostri mezzi. Stiamo costruendo il nostro Contratto Sociale.
Questo potere si svilupperà secondo le condizioni del nostro mondo, non del vostro. Il nostro mondo è differente.

Il Cyberspazio è fatto di transazioni, di relazioni, e di pensiero puro disposti come un'onda permanente nella ragnatela delle nostre comunicazioni. l nostro è un mondo che si trova contemporaneamente dappertutto e da nessuna parte, ma non è dove vivono i nostri corpi.

Stiamo creando un mondo in cui tutti possano entrare senza privilegi o pregiudizi basati sulla razza, sul potere economico, sulla forza militare o per diritto acquisito.

Stiamo creando un mondo in cui ognuno in ogni luogo possa esprimere le sue idee, senza pregiudizio riguardo al fatto che siano strane, senza paura di essere costretto al silenzio o al conformismo.

I vostri concetti di proprietà, espressione, identità, movimento e contesto non si applicano a noi. Essi si basano sulla materia. Qui non c'è materia. Le nostre identità non hanno corpo, così, diversamente da voi, non possiamo arrivare all'ordine tramite la coercizione fisica. Noi crediamo che il nostro potere emergerà dall'etica, dal nostro interesse personale illuminato, dal mercato comune. Le nostre identità possono essere distribuite attraverso molte delle vostre giurisdizioni. L'unica legge che le nostre culture costituenti riconosceranno in modo diffuso sarà la Regola d'Oro. Sulla base di essa speriamo di essere capaci di adottare soluzioni specifiche. Non possiamo però accettare le soluzioni che state cercando di imporre.

Negli USA abbiamo creato un legge, il Telecommunications Reform Act, che è in contrasto con la nostra Costituzione e reca insulto ai sogni di Jefferson, Washington, Mill, Madison, DeToqueville e Brandeis. Questi sogni adesso devono rinascere in noi.

Siete terrorizzati dai vostri figli, poiché sono nati in un mondo che vi considererà sempre immigranti. Poiché li temete, affidate alle vostre burocrazie le responsabilità di genitori che siete troppo codardi per confrontare con voi stessi. Nel nostro mondo tutti i sentimenti e le espressioni di umanità, dalla più semplice a quella più angelica, sono parti di un tutto senza confini, il colloquio globale dei bits. Non possiamo separare l'aria che soffoca dall'aria spostata dalle ali.

In Cina, Germania, Francia, Russia, Singapore, Italia e Stati Uniti, state cercando di tener lontano il virus della libertà erigendo posti di guardia ai confini del Cyberspazio. Questi potranno controllare il contagio per un po' di tempo, ma poi non potrà funzionare in un mondo in cui i bits si insinueranno dappertutto.

Le vostre industrie dell'informazione, diventando obsolete, cercano di perpetuarsi proponendo leggi, in America e altrove, che affermano di possedere facoltà di parola in ogni parte del mondo. Queste leggi dichiarano che le idee sono dei prodotti industriali, meno preziosi della ghisa. Nel nostro mondo, tutte le creazioni della mente umana possono essere riprodotte e distribuite infinitamente a costo zero. La convenienza globale del pensiero non ha più bisogno delle vostre industrie.

Queste misure sempre più ostili e coloniali ci mettono nella stessa posizione di quegli antichi amanti della libertà e dell'autodeterminazione che furono costretti a rifiutare l'autorità di poteri distanti e poco informati. Noi dobbiamo dichiarare le nostre coscienze virtuali immuni dalla vostra sovranità, anche se continuiamo a permettervi di governare i nostri corpi. Noi ci espanderemo attraverso il Pianeta in modo tale che nessuno potrà fermare i nostri pensieri.

Noi creeremo nel Cyberspazio una civiltà della Mente. Possa essa essere più umana e giusta di quel mondo che i vostri governi hanno costruito finora."

giovedì 5 agosto 2010

Testimonial Gigante

Si parlava per l'appunto di un testimonial per la nuova collana in uscita per Casa Editrice Gigante, la collana "Gli Inenarrabili" fatta di romanzi con trame che non si capiscono bene e che cominciano dalla fine e quando stai per finirli non ti chiedi come andrà a finire ma come andrà a iniziare.
Si parlava della possibilità d'ingaggiare Pasolini, detto PPP, per fargli fare un bello spot televisivo, solo che il suo telefonino dice sempre irraggiungibile. Abbiamo pensato allora a farla fare a Calvino Italo ma non ha il telefonino.
Allora il nuovo esperto del branding al catering eventing dice:

- Non avete capito un cazzo (usa le parolacce per essere più vicino alla gente, dice lui). Sapete perché non si leggono più i libri? Perché vengono associati agli intellettuali. E gli intellettuali si sa, annoiano. Ecco la rivoluzione che si farà, ecco il nuovo testimonial che Casa Editrice Gigante ingaggerà:



Grazie ai ragazzi di theslowbreakfast per la preziosa segnalazione (gli altri video della frankie's summer chart sono più seri)

domenica 1 agosto 2010

E' da appena un minuto che ho deciso di essere un ponte

E' da appena un minuto che ho deciso di essere un ponte
Mentre muovo la mano in fondo alla gola tropicale di questa estate penso agli innumerevoli imperi che sono stati fondati e che cadranno sulla sottile perversione di una caviglia, alla smisurata distanza che copre una mente, un cuore, e un sesso.

Appesa al muro una stampa ritraente un mercato, alle mie spalle smarrita lungo il corridoio del tempo quella ragazza attraente non considerata nella velocità acrobatica del sentimento, musicata dalla calligrafia storpia del mio essere assente, del mio considerare pentagramma l’accaduto, e note stecchite - senza proprietà - il presente.

E queste mie due mani mercenarie barattate per una copertura di palpebre, questa mente donata ai numeri, quando sarebbe stata predisposta all’aria aperta, altro che pareti bianche, altro che stipendi: per una vita affittata quale commissione credevo di ricevere in cambio?
Mi hanno dato un gambo di rose, mi hanno detto non si preoccupi di niente, è tutto già pagato, si accontenti del suo minuto alla caffeina, e comprenda che ogni piega, con la giusta pazienza, si può appianare, e non badi alle spine, sono comprese nel prezzo.
Così mi sono costruito un sorriso, prendendo le misure delle mie ossa, e mi sono ripetuto lo stesso giorno nella mente come un ritornello, cambiando solo mezzo di trasporto.

È da appena un minuto che ho deciso di essere un ponte, coi piedi ben piantati nel mio passato di riassunti, e le mani protese verso un futuro di nuvole, deciso a far collimare le sovrastrutture in cui mi muovo diviso, come fossi parti diseguali di un essere montato male.
Riuscire a far combaciare pentagramma e note e musicista, e rendermi conto che si è tutti in una sola stanza, che è adesso.

Mi dedicherò alla poesia, schiaccerò gli attimi con le unghie come si potrebbe fare coi pidocchi, sarò umile ed enciclopedico, sarò minuzioso nella scelta delle direzioni da osservare, entrerò dentro di me con la disinvoltura e la curiosità in cui si entra nella stanza di un estraneo sicuri della sua assenza.
Mentre muovo la mano in fondo alla gola tropicale di questa estate penso agli imperi che farò sorgere dalla vacuità di una porta spalancata, sarò ponte fra la smisurata distanza che copre il pensiero, il sentimento e il piacere, elevandomi da una condizione miserevole con la stessa semplicità con cui ci si alza tutte le mattine: e lo sforzo acquista un tensione propria e una pacifica valenza nel momento esatto in cui il gesto si compie.


Scritto e fotografato da Alessandro Ansuini (2000? 2001? quegli anni lì)


giovedì 29 luglio 2010

Vita dell'AutoBiografA

Stava togliendosi le spine dai piedi quando il telefono squillò, tipico, a quell'ora della notte durante il giorno.

- Buongiorno, fece la voce dell'editore in piena notte.
- Buongiorno editore, dicami pure.
- Senti, avremmo bisogno di un'autobiografia. Puoi scegliere tra Eros Ramazzotti e Laura Pausini.
- Non se la possono scrivere loro?
- Eh no!
- Certo che no... e Tiziano Ferro? Posso scriverla di Tiziano Ferro? Lui prima era grassissimo lo sa?
- Sì sì, lo so, ma ci serve o Eros o Laura.
- Ma almeno sono morti?

- No, è solo una mossa editoriale mica male.

- Non sono morti?
- No davvero.
- Allora continuo a togliermi le spine dai piedi, che potrebbe essere giorno o notte tranquillamente.

Dunque si appallottolò su se stessa avvinghiolandosi alla felice eventualità di trovare un'altra spina nel piede. Magari dorsale. Mica male.

Grazie Sconosciuta Romy

mercoledì 14 luglio 2010

Vento letterario

Tutti a Finale Ligure belin!


Sul sito http://ventoletterario.altervista.org/ i libri e le presentazioni e gli orari. Bello!

domenica 11 luglio 2010

Cioè BLU


BIG BANG BIG BOOM - the new wall-painted animation by BLU from blu on Vimeo.
È bello che BLU continui a fare le sue cose in modo da permettere ai blog in rete di sentirsi togliere il peso di mettere un post.
A proposito di peso, è incredibile quanto i fogli di carta messi tutti uno sopra l'altro e incollati poi da un lato per farne un libro riescano ad aumentare esponenzialmente il loro peso (la somma delle parti (fogli) supera di molto il peso del tutto (libro), e ancor di più se i libri sono molti). Ed è inoltre incredibile constatare quanto il nuovo portatile ultraleggero di ultimissima generazione dell'anno scorso sia effettivamente ultrapesante in confronto al momento dell'acquisto. La legge di Moore è in qualche modo applicabile al peso del portatile in un costante aumento con il livello di obsolescenza? Forse che tra un anno questo computer peserà 8 chili e in aereo potrò portare solo questo e due calze?
E, ultima questione: com'è possibile che in inverno il trasfomatore del computer passi totalmente inosservato mentre in estate la sua presenza ricordi pienamente quella di un calorifero acceso fortissimo?
Evito di inoltrarmi in controproducenti constatazioni riguardanti il sudore del touchpad.
Scusate

venerdì 2 luglio 2010

Studiando

Disambiguando:

Sulla metafora delle finestre di (Apple) Windows:
Ad esempio, l'idea che una finestra possa essere allargata o ristretta col mouse è abbastanza intuitiva da non rappresentare una difficoltà per la media degli utenti, ma è una forzatura del concetto di finestra, perché le dimensioni degli oggetti che sono finestre in senso letterale fuori dai computer non possono essere modificate da chi le usa (casomai da chi le costruisce).
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Sulla discordanza semantica tra menu (ristorante) e desktop (scrivania)
La metafora del menu estende la metafora dell'ufficio perché attinge a un campo semantico, quello del ristorante, diverso da quello dell'ufficio, dato che nella vita comune i menu del ristorante stanno di rado sulle scrivanie delle persone. Tuttavia, l'estensione è intuitiva per l'utente medio, perché il campo semantico del ristorante non è troppo lontano da quello dell'ufficio, com'è dimostrato dalla pratica sempre più frequente di manager e professionisti che consumano il pranzo in ufficio, ordinandolo al telefono da menu che consultano sulla loro scrivania.

martedì 29 giugno 2010

Voici la Bombe

Un nuovo link de 'sto blogg...

Voici le bombe: autoproduzione estremamente selezionata dall'Alessandro Ansuini.

http://voicilabombe.altervista.org/

e foto che non si sa mai:



venerdì 25 giugno 2010

Passeggiando

Come diceva:

Il ghost writer si trovava a passeggiare lungo il fiume che procedeva inesorbilmente al contrario come tutta quella vita appena affrontata e, in parte, ancora da affrontare. Le panchine sembravano parlare chiaro: ti siederai qui, dicevano, e darai da mangiare ai piccioni per trovare da qualche parte uno sbocco alla tua sete di potere, al tuo bisogno di adepti. Ti sfogherai con i piccioni; le briciole come stipendi.

Gli vennero in mente le parole del gran scrittore San Scritto: "bisogna riuscire ad associare il banale all'eternità, l'aspirapolvere al rincorrersi dell'immortalità ".

Anche quell'anno non sarebbe stato licenziato.

Dipinto di Pedro Matos

lunedì 21 giugno 2010

Indovinello

Lasciamo senza titolo questo pezzetto tratto da un libro edito da Feltrinelli, speriamo che chiunque legga qui possa indovinare di che libro si tratta, altrimenti vada a ripassarsi le tabelline partendo dall'ABC.

"Cominciarono a mangiare in silenzio poi, ad un certo punto, Pereira chiese a Silva cosa ne pensava di tutto questo. Tutto cosa?, chiese Silva. Tutto, disse Pereira, quello che sta succedendo in Europa. Oh, non ti preoccupare, replicò Silva, qui non siamo in Europa, siamo in Portogallo. Pereira sostiene di avere insistito: sì, aggiunse, ma tu leggi i giornali e ascolti la radio, lo sai cosa sta succedendo in Germania e in Italia, sono fanatici, vogliono mettere il mondo a ferro e fuoco. Non ti preoccupare, rispose Silva, sono lontani. D'accordo, riprese Pereira, ma la Spagna non è lontana, è a due passi, e tu sai cosa succede in Spagna, è una carneficina, eppure c'era un governo costituzionale, tutto per colpa di un generale bigotto. Anche la Spagna è lontana, disse Silva, noi siamo in Portogallo. Sarà, disse Pereira, ma anche qui le cose non vanno bene, la polizia la fa da padrona, ammazza la gente, ci sono perquisizioni, censure, questo è uno stato autoritario, la gente non conta niente, l'opinione pubblica non conta niente. Stai bene a sentire, Pereira, disse Silva, tu credi ancora nell'opinione pubblica?, ebbene, l'opinione pubblica è un trucco che hanno inventato gli anglosassoni, gli inglesi e gli americani, sono loro che ci stanno smerdando, scusa la parola, con questa idea dell'opinione pubblica, noi non abbiamo mai avuto il loro sistema politico, non abbiamo le loro tradizioni, non sappiamo cosa sono le trade unions, noi siamo gente del Sud Pereira, e ubbidiamo a chi grida di più, a chi comanda."

mercoledì 9 giugno 2010

Banlieue N° 6 + B.I.R.R.A.


Cari amici, care amiche,

Siamo lieti di ufficializzare la data dell'attesissima presentazione del sesto numero di Banlieue, il free press che avrebbe potuto scatenare l'ira di Alberto Stasi e la voglia di sensazioni nuove di Amanda Knox e Raffaele Sollecito. Come sempre a Milano, al Frida Cafè, via Antonio Pollaiuolo 3 (zona Isola), Venerdì 11 giugno 2010, a partire dalle 21.30. Avrete l'opportunità di fare quattro chiacchiere con persone illuminate dal loro narcisismo, spendere in cocktail e birre soldi faticosamente messi da parte con un lavoro frustrante e naturalmente tornare a casa con il sesto numero di Banlieue, racconti poesie derive e spaesamenti (gli arretrati fino ad esaurimento scorte).

In Banlieue 6 troverete tutto ciò che vorreste sapere ma quando qualcuno ha tentato di dirvelo eravate troppo indaffaratii a guardare “La Pupa ed il Secchione”: racconti sulle lobby di potere che dominano incontrastate (Comunione e Liberazione, massoneria, illuminati), un elogio a Silvio Berlusconi, interviste agli idoli delle teen ager, articoli per i nostalgici degli anni 80', pornografia, una preziosa rubrica sull'allevamento delle vacche da latte tenuta da Pino Gilardetti, l'uomo che, dopo essere stato l'amante di Maria De Filippi, ha deciso di dedicare completamente la sua vita alla castità e ai bovini, più tanto altro che potrete scoprire solo venendo al Frida l'11 giugno 2010. Tutto il resto causa malattie cardiovascolari.

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B.I.R.R.A.
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(Testo di Andrea Coccia Su Booksblog.it) Per moltissimi lettori la letteratura contemporanea è rappresentata soltanto dai mille esordienti che spuntano come funghi nel bosco editoriale italiano e che vengono notati semplicemente quando il dio del caso – o del marketing – li assiste trascinandoli in vetta alle classifiche o sul podio di qualche premio letterario.
Ma c’è anche un sottobosco, molto più misterioso e umido, ma anche più affascinante, nel quale centinaia di piccole realtà alternative portano avanti, ognuna a sua modo, la sacra fiaccola della letteratura: sono le riviste indipendenti, realtà che faticosamente lottano per trovare i propri lettori, di solito autoproducendosi e facendo grandi sacrifici con tanta passione.
Per riunire, per discutere, e magari per creare un rete tra queste realtà troppo spesso isolate, torna, dopo un paio di anni di inattività il B.I.R.R.A., ovvero la Bagarre Internazionale delle Riviste Alternative, ospitata questa volta dal Bartleby di Bologna nel weekend del 12 e 13 giugno.
Tra gli ospiti di questa edizione ci sarà Il primo amore e Terre di Mezzo, per citare le più blasonate e celebri, ma ci sarà spazio per molte altre, da Eleanor Rigby a Argo, da El Aleph a Il traghetto mangiamerda, Burp, Ego tek, L’inutile, Giuda, Progetto babele, Colla, Tekne, ‘Tina, Follelfo e molte altre.

lunedì 7 giugno 2010

Ufficio realtà # 2

Il contabile ritenute acconti si fermò dal contare e guardò la finestra. La maniglia, il vetro. Immaginò che fuori da quella, probabilmente, doveva esserci una Via Roma 13 o una piazza Cavour 43 o un'altra ancor più probabile, inevitabilmente incrociata da inevitabili incroci stradali.
Per questo infilò lo sguardo nella grata dell'impianto di condizionamento dell'aria. È lì che cercava quel di cui lui si era sentito parlare.
Alberi con le radici in testa e mattoni senza muri attorno. Api operaie amanti della mazurka ed edifici costruiti sbadatamente da uomini di passaggio.
Si girò di scatto.
- Siamo tutti di passaggio - si permise di dire ad alta voce.
Dunque continuò a contare.

sabato 5 giugno 2010

martedì 1 giugno 2010

La nuova Hannah

Sulla scia del vecchio post riguardante la divulgazione di saggi importanti che sembrano perdere rilevanza nonostante la loro eterna attualità, aggiungiamo oggi al nostro elenco "La banalità del male" di Hannah Arendt. Constatando con piacere la palindromicità del nome Hannah, ci proponiamo, in quanto Casa Editrice Gigante, di rinnovare la veste grafica delle copertina per diffondere il libro e avvicinare così il pubblico televisivo.






Nel caso non si capisse, la versione rossa con bimbi grigi è quella di Feltrinelli, quell'altra con fotografia artistica e con baffi è la versione del nostro importante grafico vagamente laureato in gnoseologia ontologica.

venerdì 28 maggio 2010

Volevamo dire

La Casa Editrice Gigante, con gioa e massachussets, posta questo post per celebrare la mittica Matilde di amilanononfafreddo, vincitrice del premio subway con il racconto "La cavalleria".

Qui la dichiarazione al tg nazionale:

"è che io ho vinto questa cosa qui. e adesso mi mettono in tutte le metropolitane del regno, come gli estintori e i topi. e quindi sono un po' felice."

Alè!

giovedì 27 maggio 2010

Quel tranquillone di Burroughs

Dopo l'intervista esclusiva a noi rilasciata (vivamente consigliata da Pino Insegno), e il breve commento sui corsi di scrittura creativa, ecco una teoria generale sulla Parola di W.S. Burroughs.

Il libro è questo:










prestatoci da Paolo che ha deciso di dimenticarsene e di lasciarlo alla comunità insieme a quell'altro libro di Herzog, il regista.



"La mia teoria generale fin dal 1971 è stata che la Parola è letteralmente un virus, e che non è riconosciuta come tale solo perché ha raggiunto uno stato di relativamente s
tabile simbiosi con il suo ospite umano; vale a dire, il Virus Parola (l'Altra Metà) si è imposto così saldamente come parte accettata dell'organismo umano da poter sghignazzare dietro ai virus gangster come la varicella e spedirli all'istituto Pasteur. Ma la Parola porta chiaramente l'unica caratteristica di identità del virus: è un organismo senza altra funzione interna che quella di replicare se stesso."

sabato 22 maggio 2010

Romanzi d'amore - Ashkan Honarvar

C'era uno scrittore che scriveva romanzi d'amore molto smelensi e sdolcinati che quando li finivi poi dopo ti succedeva tipo così:
O tipo così:

Ma in realtà è colpa di Ashkan Honarvar, peggio per lui.

mercoledì 19 maggio 2010

Gli scrittori senza nome ( Without name in inglese ma comunque ad esempio sarebbe Wu Ming in cinese, ad esempio)

Erano i senza nome in cinese. Erano sempre stati in 5 numerandosi per ordine alfabetico. Abbabba era il SenzaNome1, Durdelli il SenzaNome2, Merloffi il SenzaNome3, Quartini il SenzaNome4 e Zuzzuzzu il SenzaNome5.
Un giorno Quartini vide Merloffi alla finestra pensieroso. "Che succede?" gli chiese "Sembra che Durdelli se ne voglia andare," rispose il Merloffi "cosa facciamo adesso? Ci teniamo i nostri numeri oppure andiamo a scalare? Mi ero affezionato al 3, non voglio sostituire il 2 di Durdelli, quell'infame.", "Accipicchia non avevo pensato a quest'evenienza. Dovremo organizzare una riunione per decidere il da farsi" disse il Quartini appoggiandosi anche lui alla finestra e guardando il traffico nella notte.
L'incrocio era deserto, inesplorato. Solo una macchina ferma al semaforo aspettava il verde, per via delle telecamere.

Questo post è dedicatamente delicato a Masa: Ciao Masa grazie per il tuo prezioso spunto, non volevo rubarti l'idea di loro che fanno una riunione per decidere il come fare ma ormai l'ho fatto perché sono cattivo. Spero che tu non te ne abbia (se si può dire che te ne abbia).

domenica 16 maggio 2010

DonDelilliamoci (Don Delillo)


In Mao II (1991) c'è 'sta tizia che fa le foto agli scrittori di tutto il mondo e lui se ne sta rintanato in un posto che quasi nessuno sa.
Dialogo tra i due:

" - C'è un curioso nodo che lega i romanzieri e i terroristi. In Occidente noi diventiamo effigi famose mentre i nostri libri perdono il potere di formare e di influenzare. Chiedi mai ai tuoi scrittori che cosa ne pensano di questo? Anni fa credevo ancora che fosse possibile per un romanziere alterare la vita interiore della cultura. Adesso si sono impadroniti di quel territorio i fabbricanti di bombe e i terroristi. Ormai fanno delle vere e proprie incursioni nella coscienza umana. Era quanto solevano fare gli scrittori prima di essere mercificati.
- Continua, mi piace la tua rabbia.
- Ma tutto questo lo sai benissimo. È il motivo per cui fai milioni di chilometri per fotografare gli scrittori. Perché stiamo cedendo il passo al terrore, ai notiziari del terrore, a registratori e telecamere, alle radio, alle bombe nascoste nelle radio. Le notizie dei disastri sono l'unica narrativa di cui la gente ha bisogno. Più sono cupe le notizie, più è grandiosa la narrativa. I notiziari sono l'ultima forma di assuefazione prima... di cosa? Non lo so. Ma tu sei furba a intrappolarci nella tua macchina fotografica prima che scompariamo.
- Sono io quella che stanno tentando di uccidere. Te ne stai seduto in una stanza a formulare teorie.
- Metteteci in un museo e fate pagare il biglietto."

martedì 11 maggio 2010

IN QUALE SPAZZATURA?


Non era mai stato fatto di pubblicare un racconto scritto molti anni fa da pippoh, uno dei maggiori esponenti della Casa Editrice Gigante. L'illustrazione è di robbe.
Ci han fatto un libretto con 8 racconti una volta

IN QUALE SPAZZATURA?

- Guardati negli occhi, si disse.
Ma come avrebbe potuto da sdraiato su un lato e in quello stato.
Come avrebbe potuto.
La giornata, fuori, era stupenda, da fiori e uccellini, sole e inseguimenti tra lucertole in calore.
Un perfetto silenzio regnava nella stanzetta di quell’uomo, disturbato solo dal grande ronzio che si portava in testa e dalla probabile serenità di quella giornata di sole in disaccordo con il suo umore.
E’ un rumore costante, interrotto da casuali sensi di colpa, obblighi, è giovedì, impegni mai mantenuti, roba a cui pensare e insomma, almeno avrebbe dovuto aprire la porta dallo schifo di odore lasciato accumulare alla notte durante il giorno.
Si alzò, aprì la porta della sua stanza, nessuno in casa, si ributtò sul letto.
Pancia in giù.
Dall’altra stanza, la saletta da finestra spalancata, entrò un uccellino confuso e impaurito che in un paio di sbatter d’ali era già sbattuto contro il muro.
L’uomo sdraiato avvertì la presenza di un qualcosa, forse un uccellino pensò, sarà confuso, impaurito.
Aspettò di sentire ancora un suono, una conferma, un piopio.
- Piopio, sentì venire dall’altra stanza.
Era vero, un uccellino aveva bisogno d’aiuto.
- Piopio, un uccellino probabilmente con un ala ferita.
Fece per alzarsi.
Con la faccia in giù ancora spiantata sul materasso puntò le braccia come per fare una flessione di quelle da palestra.
Pensò a cosa pensare.
Pensò che quell’uccello avrebbe potuto essere quel corvaccio del malaugurio, quello di Poe.
Si fermò.
Ohibò pensò.
Fu così che il pigolare dell’uccellino, lentamente, da un innocente e disperato piopio, passando per un divertente padrepio, si trasformò in un urlato è giovedì è giovedì.
Fu così.
L’uomo sdraiato decise che per il momento sarebbe stato meglio tentare di riaddormentarsi.
Ci riuscì.
Il risveglio successivo aveva accumulato abbastanza coraggio da permettergli di alzarsi da letto affrontare la realtà ma, soprattutto e finalmente, pisciare.
Andò in cucina a bere acqua e sorseggiando gli venne in mente l’uccellino.
Lo vide in saletta a terra, qualche piuma intorno al corpo immobile, corpo probabilmente morto.
Anzi a ben vedere proprio squarciato dalle unghie di un animale con le unghie.
-Gatto, pensò, - abbiamo un gatto?
L’uomo sdraiato non avrebbe mai potuto levarsi questo dubbio, aveva mai avuto un gatto in casa?
Subito dopo si chiese se avrebbe dovuto mettere il corpicino in un sacchetto a parte oppure se sarebbe bastato buttarlo direttamente nella spazzatura insieme alle altre cose.


Editori Puri

L'amministratore delegato CEO parlava chiaro: non ci sono più editori puri, bisogna mettere più sesso.

CEO: Ma non il solito sesso! Ci hanno stufato le segretarie da sottoscrivania, con le ginocchiere e l'elmetto. Bisogna stupire, creare qualcosa d'innovativo veramente da pervertiti. Forse so cosa. Chiamatemi l'art director che gli spiego il da farsi.

Art director: Buongiorno CEO

CEO: Non ci sono più gli editori puri, possiamo approfittarne. Mettiamo più sesso.

Art director: Ma così ci adeguiamo al mainstream, al correntone plebaglio.

CEO: È proprio quel che vogliamo.

Art Director: e la diffusione della cultura?

CEO: È proprio quel che vogliamo.

Art Director: Dunque?

CEO: Ci vuole più sesso ma che sia qualcosa di veramente innovativo: prendiamo una pornostar e la facciamo scopare con un cavallo.

Art Director: Con un cavallo? Dovrei documentarmi ma credo sia già stato fatto.

CEO: E lei cosa ne sa?

Art Director: Beh, non ne sono sicuro, dovrei documentarmi

L'Art Director si presentò dopo poche ore con il pornomateriale da presentare al Gran CEO.

CEO: Lei è un porco. Non le bastavano i materiali osè sempre aggiornatissimi dei giornali massimi punti di riferimento dell'informazione del Paese? Può considerarsi licenziato continuando a non prendere lo stipendio. Arrivederci.

Portatemi il cavallo.

E portate via questa segretaria con le ginocchiere e l'elmetto.





In foto: l'ultimo editore puro