giovedì 14 giugno 2012

Cargo - Matteo Galiazzo

   E io davvero ogni tanto mi ritrovo a chiedermi quanta parte dell'attività cerebrale umana sia dedicata semplicemente alle definizioni e alle parole. E quanta importanza abbia la grammatica all'interno dell'attività del nostro cervello.
   E mi chiedo anche quanta della filosofia e della logica di tutti i tempi sia dipesa semplicemente dalle costruzioni grammaticali necessarie a sostenere tali pensieri filosofici e logici. Cioè, quanta dell'analisi della realtà effettuata dalla filosofia sia veramente analisi della realtà e quanta semplicemente analisi grammaticale delle frasi necessarie a descrivere tale realtà. Quante delle cause-effetto osservate siano reali e quante semplicemente grammaticali. Quanta della logica sia veramente logica, anche al di fuori della grammatica necessaria a esprimerla. A me pare che spesso osservare filosoficamente i fenomeni voglia dire semplicemente osservare le frasi necessarie a descrivere questi fenomeni. A me pare che le implicazioni vengano dedotte semplicemente a seconda del modo in cui la grammatica impone le sue conseguenze alle frasi che derivano dalla prima frase. Mi chiedo quanta della matematica e della logica sia unicamente un sistema corretto dal punto di vista grammaticale, senza nessun rapporto con la realtà a cui si pretende di applicarlo. Mi chiedo quanto il sentimento dell'ovvio di tutti i tempi dipenda dalla grammatica. È difficile uscire dalla grammatica per scoprirlo. Ma credo che anche per questo valga il teorema di Gödel.

    Io mi blocco continuamente su questi vizi di metodo tra me e il mio cervello e tra me e la grammatica contenuta nel libro che devo studiare. E l'esame si terrà nella nuova sede della Darsena, che non abbiamo nemmeno capito dov'è esattamente. Ogni giorno che passa sono sempre più scettico su tutto. Ma soprattutto sul materiale che abitualmente viene usato per riempire i libri.
    Il calo tendenziale dell'utilità marginale dei prodotti e dei servizi globali è una cosa paventata da molti economisti. Come il calo tendenziale del saggio di profitto degli economisti classici, l'entropia applicata al sistema economico. (Gli economisti classici pensavano che il saggio di profitto nel lungo periodo si sarebbe via via eroso fino a diventare nullo. A quel punto non avrebbe più avuto senso investire e tutta l'economia si sarebbe fermata. Lo stato stazionario. Alcuni pensavano a questo stato stazionario come a un ritorno alle caverne e alle clave. Alcuni come un paradiso terrestre. Nessuno era d'accordo su cosa sarebbe successo. L'apocalisse economica. Le previsioni pessimistiche erano in netta maggioranza. Per quello l'economia è detta la scienza triste).

   Invece ora ci si lamenta del calo dell'utilità marginale di tutto. È una cosa un po' da fricchettoni, me ne rendo conto. Le cose prodotte diventano sempre più inutili, si dice. Le cose prodotte diventano quindi anche sempre più care, in rapporto ai benefici che apportano alla nostra vita. Tutto diventa più caro. Non so, il fatto che la maggior parte dei laboratori di ricerca in questo momento, ad esempio, non stia sperimentando metodi che producano cibo per sfamare l'India, no, quelli sono tutti lì a cercare di mettere sul mercato prima degli altri il telefonino cellulare con il display a colori, be', ecco, questo è un indizio abbastanza importante. Un altro è il contenuto di questa materia che dovrei studiare, Tecnica industriale e commerciale (Tic), non so. Secondo me da solo fa calare l'utilità marginale dell'universo di un baratro e mezzo.
   "Il nuovo consumatore è anche un acquirente di sogni. Egli compra un prodotto certamente per il suo uso, ma ancor più per il fascino e la magia che esso gli offre" come diceva sempre quello che vendeva francobolli di Lsd giù in piazzetta.
   Non solo i prodotti diventano sempre più inutili, ma anche i lavori necessari a guadagnare soldi per comprare questi prodotti. Il fatto è che i lavori che veramente servono non sono infiniti. Esauriti quelli, ci si arrangia di fantasia. Tutti bisogna lavorare, è inevitabile che si inventino nuove funzioni/finzioni. Il passaggio da una struttura economica fondata su un industria manifatturiera a una fondata sul terziario è in sostanza questa cosa qua. L'impresa del futuro dovrà contare sempre di più su risorse immateriali, intangibili. Che ne so, sono cose tipo l'informazione, l'immagine, la cultura aziendale.
   Queste risorse che dovrebbero alimentare il progresso per i prossimi millenni, sono appunto le cosiddette risorse invisibili. Be’, io ho trovato una spiegazione al fatto che sono invisibili. È una spiegazione abbastanza personale, ma se vi fidate. Non si vedono perché non ci sono. Non esistono. Perché non sono risorse. Non so che dirvi. Il fatto è che da qualche parte occorre tirare fuori il fumo per alimentare tutto questo. Non so perché, ma qualcuno ha stabilito che le cose stanno così. È una convenzione come quella che da valore al denaro. Hanno stabilito che tu puoi ricevere dei soldi purché tu faccia qualcosa in cambio. Io spero invece che tra un po’ non si debba più lavorare, vista l’inutilità della cosa. Tra un po’ tutti i lavori saranno scavare buche nel terreno e richiuderle.
   Una fabbrica di automobili non è importante all’interno del sistema economico per il fatto che produce automobili. Queste automobili non hanno nessuna importanza. La cosa veramente importante è che questa fabbrica abbia degli operai e degli impiegati ai quali distribuire stipendi per mezzo dei quali costoro possano comprare beni e servizi tra cui anche l’automobile prodotta. È importante che la gente abbia i soldi. Ed è importante che la gente compri anche le automobili, sennò la gente non potrebbe avere i soldi per comprare anche le automobili. Il denaro deve cambiare di mano rapidamente. Deve circolare. Eppure è sempre lo stesso. Eppure queste diecimila con cui oggi pago la bistecca sono esattamente le stesse con cui un anno fa ho comprato il biglietto del cinema e che l’anno prossimo riceverò in cambio di una recensione del nuovo libro di Isabella Santacroce.
   Forse questi circoli e ricircoli sono una prerogativa della vita stessa. Il cuore pompa sangue nei muscoli perché questi possano contrarsi a comando, però il cuore stesso è un muscolo e deve pompare il sangue dentro le sue stesse vene di muscolo in modo da poter continuare a pompare sangue a tutto il resto dei muscoli e a se stesso. Succede sempre. Per questo molti pensano all’economia come a un essere vivente. Per questa illusione di moto perpetuo. In realtà anche il capitalismo è una macchina termodinamicamente deficitaria. I prezzi non saliranno per niente. Il valore delle cose non aumenterà all’infinito per mantenerci.
   Sono sicuro che l’utilità marginale del mondo sta calando. Ci sono prove dappertutto. Anche nelle cose che scrivo. Esaurite le cose veramente importanti ci si mette a spremere il sangue dalle rape, pur di continuare a essere pagati. Vedete la mia bravura. Com’è invisibile, ormai, intangibile, immateriale.

   E vedete com’è intangibile Alfio, com’è praticamente immateriale in questi suoi vestiti grigi che lo rendono soltanto una macchia, un alone inosservato sulla superficie del mondo. Non dovrebbe, Alfio, vestirsi come l’uomo invisibile anche quando va a un appuntamento galante. Betta si arrabbia quando lo vede così. Betta non sopporta i suoi vestiti grigi. Ma ormai è troppo tardi, eccolo lì seduto a una tavola calda in attesa di lei, eccolo lì che maneggia confezioni di grissini e portatovaglioli cromati, sorseggiando un bicchiere di Marsala. Mentre aspetta Betta, Alfio sente profondamente dentro di sé questo precipitare dell’utilità marginale delle cose.
   Io penso che si dovrebbe fare molta meno fatica, pensa Alfio. Molta della fatica che facciamo oggi è inutile. È dovuta al sistema della concorrenza, penso, pensa Alfio. È attrito prodotto dal sistema della concorrenza. È solamente attrito. La concorrenza fa sprecare un sacco di energie, io lo so. Io non so come sia potuto venire in mente a qualcuno che la concorrenza fosse il sistema perfetto per produrre i beni e i servizi di cui abbiamo bisogno. Equivale a pensare agli ospedali come a posti dove i malati si pestano l’un l’altro a mani nude. E sopravvive il più forte. Non so come si possa essere formata l’idea che un sistema in cui tutti cercano di fregarti sul peso sia il sistema migliore. Un sacco di energia sprecata. Boh. Scommetto che anche tutto questo ha a che fare con la virilità.
   È come il discorso sullo stato di anarchia. Pensa Alfio. Io non credo che potrà mai esistere l’anarchia, cioè un mondo dove tutti si fanno i cazzi propri e nessuno interferisce negli affari degli altri. Gli uomini in verità sono dei gran rompicoglioni.
   La concorrenza è questo. È dire che poiché non ci sono giudici né poliziotti, ebbene, siamo tutti liberi. Non ci sono capi. Non ci sono leggi. Si può essere egoisti, e – miracolo! – l’egoismo diventa una virtù, perché induce a comportamenti virtuosi per l’economia globale.
   Sono solo panzane, gente. Ci sono uomini con le clave, ci sono uomini con i fucili. Ci sono uomini con più soldi di voi. Sono loro che stanno comandando.
   E non parlatemi di equilibrio dei mercati. Anche le macerie di una casa crollata sono in equilibrio. Anche la legge della giungla è una legge.

9 commenti:

  1. pezzone.
    chi è il genio che ti ha suggerito di leggere galiazzo?
    vorrei conoscerlo
    e magari dopo una tua valutazione negativa è stato così ostinato e sicuro delle proprie idee da insistere ancora perchè tu riprovassi, perchè tu lo leggessi ancora

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    1. il genio che mi ha consigliato galiazzo è lo stesso genio che fa altre cose compreso il commentare e dire e scrivere molto bene.
      A volte l'anonimato è un bene!

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  2. eeee però vedo un po' di errori di battitura, avrei potuto mandarti il file

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    1. Errori di battitura dovuto alla bellezza di trascrivere brani (brevi) direttamente dai libri per poi metterli online. una così lenta digitalizzazione non ci seppellirà mai! Nemmeno per quegli errori, speriamo, però cerchiamo di rimediare!

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    2. errrori di battitura dovuti, non dovuto... ecco, infatti,

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  3. non volevo sgridarti eh, tra l'altro mi avevi anche mandato il testo in anticipo qualche giorno prima e io non mi sono messo a leggerlo perché non ne avevo voglia, poi l'ho visto sul blog e allora l'ho letto (perché il font era più grande e leggevo meglio), però poi leggendolo c'erano alcune parole cruciali che proprio non mi suonavano

    tra l'altro chi si ricordava più che la pensavo così sul libero mercato

    anzi grazie davvero mille per l'ospitalità

    ciao ciao

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  4. Galiazzo mi fa quell'antipatia a pelle un tanto a lettera che mi instilla il peggior sospetto: di solito che mi è così antipatico ad occhio è perché ha colpito e io ci metto tempo ad accettare che un nuovo proiettile abbia trovato alloggio nel mio organico, perciò mi viene da dire - Maddai, ma neanche Scalfari nell'ennesimo inseguimento di Eco su un fondo domenicale di Repubblica avrebbe scritto il suo pippottino cool su mercato libero per modo di dire e sull'etica sfigata dei consumatori ridotti al margine!, ma siccome l'antipatia non decresce e non si anestesizza grazia alla bonomia della indifferenza tranquillizzata lo so come andrà a finire: mi procurerò un libro di Galiazzo stufo dei pezzettini antologici da blog qui e blog lì, e tirerò un sospiro di sollievo perché non mi piacerà affatto, ne parlerò a due o tre persone - Galiazzo? L'ho letto! Una montatura, un abbaglio!; e loro - Lo dicevi anche di questo e questo, mentre ora, quando ne parli, non se può più... - Diverso, questa volta è diverso!; e sarò fiero di me e insoddisfatto fino alla seconda lettura, quando poi mi arrenderò e mi ricorderò che alla fin fine a me piacciono gli scrittori che riescono a essere antipatici e irritanti fin da subito senza dover ricorrere a nessun artificio particolare per ottenre il più grande risultato in letteratura: l'ironia sapida che t'esplode nel retropalato quand'è troppo tardi per sputarla fuori.
    Magari questa volta mi sbaglio e c'ho imbroccato subito, però.

    Un saluto!,
    Antonio Coda

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  5. Le premesse sembrerebbero confermare la scoperta di quel controverso anello di congiunzione fra le due culture, che già charles snow indicava come difficilmnt conciliabili e particolarmente intolleranti fra loro. Se così fosse saremmo di fronte a un'opera di sorprendente eccezionalità e ad uno scrittore autenticamente nuovo, o diverso, o più semplicemente a uno 'scrittore', venuto su - chissà come - in un bosco di fitta suppnenza e di logore sagome di cartapesta.
    bisognerebbe però leggere 'cargo' e magari scambiare qualche impressione con l'autore; posto che ne abbia voglia, posto che sia prevista questa seconda possibilità una volta realizzata la prima. un saluto fabio atzori

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  6. letto questo, volevo unirmi - come cambia il significato delle parole nel web, cioé nel mondo che non esiste - a questo blog.
    poi mi sono accorta che lo ero già.
    anche la dismemoria, che crea anti economia, di cosa siamo è una bella conseguenza che non so se galiazzo ne ha già parlato.

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