Meno male che ci sono altre parole oltre alle mie della videopoesia "Un Adesso Immenso", videopoesia che non sarebbe mai nata se non fosse che Alessio Bertallot ci si è messo con il cuore e Valentina Zannella con la tecnica affilata della sua regia. C'è tantissimo da ringraziare - e da essere felic - c'è il festival La Punta della Lingua, che propone tra le più belle e coinvolgenti e diversificate (brutto 'diversificate') programmazioni dei tanti festival d'italia che quest'anno ha indetto, il festival, il premio Franco Scataglini appoggiato dai cinematografi di Corto Dorico.
Ma non abbiamo tempo adesso per i ringraziamenti, c'è qualcosa che arriva dall'alto e ci rincorre, abbiamo da essere felic e andare avanti a vedere dove a finire l'imprevedibile, come al solito.
Quindi EVVIVA,
Oltre alle mie parole (queste leggère qui sopra) ci sono quelle di Chiara Portesine là sotto, leggère anch'esse ma con una logica di consapevolezza e senso di saper fare che ci ricorda in quanti modi si possono generare letterature.
La videopoesia 🏆Un adesso immenso🏆, per la regia di Valentina Zanella, i testi di Filippo Balestra e la direzione artistica di Alessio Bertallot, si è aggiudicata il Primo Premio Franco Scataglini - La poesia che si vede assegnato ieri sera all'Arena Cinema della Mole.
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Balestra, Bertallot, Zanella |
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Chiara Portesine |
Motivazione per la video-poesia Un adesso immenso di Filippo Balestra e Alessio Bertallot
La poesia che si vede. Premio Franco Scataglini
Di Chiara Portesine
Nel giudicare un genere nuovo e ancora in formazione come «la poesia che si vede», la giuria ha scelto di premiare il lavoro di Filippo Balestra, che è riuscito a calibrare la sinergia tra testo e immagine senza cadere nel facile cliché di una poesia illustrata o, al contrario, di un filmato in cui la funzione della parola fosse relegata a mero karaoke in versi. Un adesso immenso offreall’osservatore un palinsesto verbo-visivo in cui la dimensione testuale e quella iconografica acquisiscono forza dall’interazione reciproca, originaria e originale, svelando una genesi ibrida in cui è impossibile stabilire se sia nata prima l’immagine o la parola. La stratigrafia urbanistica di Milano viene interrogata da uno sguardo che è, al contempo, ‘immensamente’ impersonale (il cineocchio di un cyborg, che sembra registrare le superfici scintillanti degli edifici dalla prospettiva di un drone) e iper-soggettivo (dal momento che il corpo stesso del poeta abita e informa di sé questo spazio glitch, pieno di interferenze e di disturbi tecnologici ed estetici). Nella video-poesia di Balestra e Bertallot la letteratura ri-semantizza la metropoli milanese proponendo una prospettiva angolare ‘strabica’ che costruisce un ologramma inedito del capoluogo (e della mitografia) lombarda attraverso un linguaggio disturbato e disturbante, lirico e spietatamente oggettuale.
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