La rivista Versante Ripido ha deciso di dedicare il numero di gennaio alla poesia popolare e ha chiesto a molta brava gente, poete e poetessi, di parlare di quel fenomeno che è quel tipo di poesia lì, popolare.
Perché è vero che forse sta succedendo qualcosa che ha a che fare con certo tipo di poesia, forse un imbarbarimento, forse una specie di liberazione sfrenata, comunque qualcosa che non so bene cos'è ma nel quale mi trovo bene.
Comunque tra queste persone a cui chiedere cose c'ero -onoratissimo- pure io che sono Filippo Balestra e sono il capo di questo blog.
Qualche giorno prima avevo partecipato a un poetry slam ad Alba (CN) ed eravamo in macchina con tutti quei bei Racca, Sandron, Bravuomo e c'era pure la Francesca Gironi, che ha poi splendidamente vinto la gara, e io, parlando con la Gironi, le dicevo di preferire l'uso di un linguaggio semplice, in poesia, perché mi annoio facilmente quando sento certi poeti che si fanno i fuochi d'artificio addosso...
lei mi ha fatto spaventare |
E allora Francesca, riguardo a questo discorso della semplicità e tutto quanto, mi ha consigliato un libro della Ingeborg Bachmann, Letteratura come utopia, che è una bella raccolta di saggi e saggetti che mi sono messo poi a leggere, e a un certo punto, mentre nel frattempo mi chiedevano di scrivere qualcosa riguardo la poesia popolare, mi sono imbattuto in un passaggio che, introducendo tutt'un discorso più vasto, dice:
"Niente spaventa chi ha scritto poesie in proprio più dell'essere chiamato in causa per parlare e rispondere a domande sulla lirica contemporanea"
E io non ci stavo pensando ma allora ho deciso che era giusto che mi spaventassi anch'io, e mi sono spaventato, e su Versante Ripido ho dichiarato quelle cose che si possono leggere tutte belle cose dichiarate con un certo candore e al contempo con un certo spavento e insomma, non credo di essere riuscito a portare avanti il discorso accademico ma magari qualcosa ne può venir fuori... o no?
Distinti saluti
Filippo Balestra
Distinti saluti
Filippo Balestra
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