Rifeci una terza volta l'articolo. Andava bene, finalmente. Solo sul finale ("Ci troviamo dunque di fronte a un problema terribile per il destino della società. Lo risolveremo?") trovò da ridire.
- Non sarà troppo dubitativo? - chiese - Non toglierà fiducia?
La cosa più semplice era togliere l'interrogativo: "Lo risolveremo". Così, senza esclamativi: una calma sicurezza.
- Però non sembrerà troppo pacifico? Una cosa di ordinaria amministrazione?
Si convenne di ripetere la frase due volte. Una con l'interrogativo e l'altra senza. "Lo risolveremo? Lo risolveremo".
Ma non era un rimandare la soluzione a un futuro indeterminato? Provammo a mettere tutto al presente. "Lo risolviamo? Lo risolviamo". Ma non suonava bene.
Si sa come succede con uno scritto; si comincia a cambiare una virgola, e bisogna cambiare una parola, poi la costruzione di una frase, e poi va tutto al'aria. Discutemmo mezz'ora. Proposi di mettere domanda e risposta con tempi diversi: "Lo risolveremo? Lo stiamo risolvendo". Il presidente fu entusiasta e da quel giorno la sua fiducia nelle mie doti non venne mai meno.
Italo Calvino visto da Tullio Pericoli, 1987 |
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