mercoledì 25 agosto 2010

Il delirio di Tondelli

"Devi tenere duro," disse Tony, versando altro vino. Erano alla terza bottiglia. Ognuno parlava per conto suo. Ognuno procedeva per i fatti propri. "Noi vogliamo i soldi. E qui, adesso, i soldi ci sono solamente per i portaborse di qualche politico o il leccaculo di qualche assessore. Hanno preso tutto, sono dappertutto! O accetti di dipendere da uno striminzito finanziamento di un tizio che un giorno è assessore alla cultura e il giorno dopo ai macelli pubblici, o accetti di fare professione di fede di qualche partito o sei tagliato fuori. A meno che tu non voglia fare del comico da borgata o da quartiere: due pernacchie, qualche modo dialettale, personaggi grulli e rimbambiti che non leggono, non pensano, non si tengono informati, non sanno quello che succede un po' più in là del loro naso. Ecco cos'è il cinema italiano. È semplicissimo. È solo questo. E allora, se tu sei tagliato fuori come lo siamo tu e io; se non ti va di abbruttirti in sceneggiature pecorecce; se non ti va di trattare gente il cui mestiere è unicamente quello di garantire agli altri la libertà di fare un mestiere e non dirigerlo, approvarlo, tagliarlo, censurarlo, allora non ti resta che una sola strada. Delirare. E augurarti che il tuo delirio scuota quello di altra gente trovi delle risonanze per diventare un progetto. Questo è quello che noi stiamo facendo. Dovremo soltanto, d'ora in avanti, gridare più forte... E tu, Robby, sputerai le tue corde vocali con me."

Da "Rimini" di Pier Vittorio PV Tondelli

sabato 14 agosto 2010

Collane

C'è il direttore di là che non si capisce se starnutisce o se vuole picchiarci.
Comunque.
Grandi collaborazioni blogghistiche.
Uno dei più nostri primissimi fan s'è fatto mettere un racconto su uno dei più importanti blog della contemporaneità attuale. Questo permette noialtri di postare un post che rimandi a quel post.

Con l'illustrazione di robbe, questa:

giovedì 12 agosto 2010

Perry Barlow


Perry Barlow: prima di wikipedia pensavamo fosse uno scrittore, poi abbiamo scoperto che scriveva i testi per i grateful dead ma non crediamo che gli piacerebbe essere forzatamente etichettato in qualcosa visto che ha scritto questo. D'altronde. Il merito comunque va tutto a Framedusa che ci ha fatto conoscere la cosa qui di seguito che però non sappiamo bene quando ha scritto perché siamo ricercatamente approssimativi (sembrerebbe entusiasmo anni 90):




"Governi del Mondo, stanchi giganti di carne e di acciaio, io vengo dal Cyberspazio, la nuova dimora della Mente. A nome del futuro, chiedo a voi, esseri del passato, di lasciarci soli. Non siete graditi fra di noi. Non avete alcuna sovranità sui luoghi dove ci incontriamo.

Noi non abbiamo alcun governo eletto, è anche probabile che non ne avremo alcuno, così mi rivolgo a voi con una autorità non più grande di quella con cui la libertà stessa, di solito, parla. Io dichiaro che lo spazio sociale globale che stiamo costruendo è per sua natura indipendente dalla tirannia che voi volete imporci. Non avete alcun diritto morale di governarci e non siete in possesso di alcun metodo di costrizione che noi ragionevolmente possiamo temere.

I Governi ottengono il loro potere dal consenso dei loro sudditi. Non ci avete chiesto né avete ricevuto il nostro. Noi non vi abbiamo invitati. Voi non ci conoscete e non conoscete neppure il nostro mondo. Il Cyberspazio non si trova all'interno dei vostri confini.

Non pensate che esso si possa costruire come se fosse il progetto di un edifico pubblico. Non potete. È un atto di natura e si sviluppa per mezzo delle nostre azioni collettive. Non siete stati coinvolti nelle nostre grandi e partecipate discussioni e non avete creato il valore dei nostri mercati. Voi non conoscete la nostra cultura, la nostra etica, e nemmeno i codici non scritti che danno alla nostra società piu' ordine di quello che potrebbe essere ottenuto dalle vostre imposizioni.

Voi affermate che ci sono problemi fra di noi che hanno necessità di essere risolti da voi. Voi usate questa affermazione come un pretesto per invadere le nostre aree. Molti di questi problemi non esistono. Troveremo i conflitti reali e le cose che non vanno e li affronteremo con i nostri mezzi. Stiamo costruendo il nostro Contratto Sociale.
Questo potere si svilupperà secondo le condizioni del nostro mondo, non del vostro. Il nostro mondo è differente.

Il Cyberspazio è fatto di transazioni, di relazioni, e di pensiero puro disposti come un'onda permanente nella ragnatela delle nostre comunicazioni. l nostro è un mondo che si trova contemporaneamente dappertutto e da nessuna parte, ma non è dove vivono i nostri corpi.

Stiamo creando un mondo in cui tutti possano entrare senza privilegi o pregiudizi basati sulla razza, sul potere economico, sulla forza militare o per diritto acquisito.

Stiamo creando un mondo in cui ognuno in ogni luogo possa esprimere le sue idee, senza pregiudizio riguardo al fatto che siano strane, senza paura di essere costretto al silenzio o al conformismo.

I vostri concetti di proprietà, espressione, identità, movimento e contesto non si applicano a noi. Essi si basano sulla materia. Qui non c'è materia. Le nostre identità non hanno corpo, così, diversamente da voi, non possiamo arrivare all'ordine tramite la coercizione fisica. Noi crediamo che il nostro potere emergerà dall'etica, dal nostro interesse personale illuminato, dal mercato comune. Le nostre identità possono essere distribuite attraverso molte delle vostre giurisdizioni. L'unica legge che le nostre culture costituenti riconosceranno in modo diffuso sarà la Regola d'Oro. Sulla base di essa speriamo di essere capaci di adottare soluzioni specifiche. Non possiamo però accettare le soluzioni che state cercando di imporre.

Negli USA abbiamo creato un legge, il Telecommunications Reform Act, che è in contrasto con la nostra Costituzione e reca insulto ai sogni di Jefferson, Washington, Mill, Madison, DeToqueville e Brandeis. Questi sogni adesso devono rinascere in noi.

Siete terrorizzati dai vostri figli, poiché sono nati in un mondo che vi considererà sempre immigranti. Poiché li temete, affidate alle vostre burocrazie le responsabilità di genitori che siete troppo codardi per confrontare con voi stessi. Nel nostro mondo tutti i sentimenti e le espressioni di umanità, dalla più semplice a quella più angelica, sono parti di un tutto senza confini, il colloquio globale dei bits. Non possiamo separare l'aria che soffoca dall'aria spostata dalle ali.

In Cina, Germania, Francia, Russia, Singapore, Italia e Stati Uniti, state cercando di tener lontano il virus della libertà erigendo posti di guardia ai confini del Cyberspazio. Questi potranno controllare il contagio per un po' di tempo, ma poi non potrà funzionare in un mondo in cui i bits si insinueranno dappertutto.

Le vostre industrie dell'informazione, diventando obsolete, cercano di perpetuarsi proponendo leggi, in America e altrove, che affermano di possedere facoltà di parola in ogni parte del mondo. Queste leggi dichiarano che le idee sono dei prodotti industriali, meno preziosi della ghisa. Nel nostro mondo, tutte le creazioni della mente umana possono essere riprodotte e distribuite infinitamente a costo zero. La convenienza globale del pensiero non ha più bisogno delle vostre industrie.

Queste misure sempre più ostili e coloniali ci mettono nella stessa posizione di quegli antichi amanti della libertà e dell'autodeterminazione che furono costretti a rifiutare l'autorità di poteri distanti e poco informati. Noi dobbiamo dichiarare le nostre coscienze virtuali immuni dalla vostra sovranità, anche se continuiamo a permettervi di governare i nostri corpi. Noi ci espanderemo attraverso il Pianeta in modo tale che nessuno potrà fermare i nostri pensieri.

Noi creeremo nel Cyberspazio una civiltà della Mente. Possa essa essere più umana e giusta di quel mondo che i vostri governi hanno costruito finora."

giovedì 5 agosto 2010

Testimonial Gigante

Si parlava per l'appunto di un testimonial per la nuova collana in uscita per Casa Editrice Gigante, la collana "Gli Inenarrabili" fatta di romanzi con trame che non si capiscono bene e che cominciano dalla fine e quando stai per finirli non ti chiedi come andrà a finire ma come andrà a iniziare.
Si parlava della possibilità d'ingaggiare Pasolini, detto PPP, per fargli fare un bello spot televisivo, solo che il suo telefonino dice sempre irraggiungibile. Abbiamo pensato allora a farla fare a Calvino Italo ma non ha il telefonino.
Allora il nuovo esperto del branding al catering eventing dice:

- Non avete capito un cazzo (usa le parolacce per essere più vicino alla gente, dice lui). Sapete perché non si leggono più i libri? Perché vengono associati agli intellettuali. E gli intellettuali si sa, annoiano. Ecco la rivoluzione che si farà, ecco il nuovo testimonial che Casa Editrice Gigante ingaggerà:



Grazie ai ragazzi di theslowbreakfast per la preziosa segnalazione (gli altri video della frankie's summer chart sono più seri)

domenica 1 agosto 2010

E' da appena un minuto che ho deciso di essere un ponte

E' da appena un minuto che ho deciso di essere un ponte
Mentre muovo la mano in fondo alla gola tropicale di questa estate penso agli innumerevoli imperi che sono stati fondati e che cadranno sulla sottile perversione di una caviglia, alla smisurata distanza che copre una mente, un cuore, e un sesso.

Appesa al muro una stampa ritraente un mercato, alle mie spalle smarrita lungo il corridoio del tempo quella ragazza attraente non considerata nella velocità acrobatica del sentimento, musicata dalla calligrafia storpia del mio essere assente, del mio considerare pentagramma l’accaduto, e note stecchite - senza proprietà - il presente.

E queste mie due mani mercenarie barattate per una copertura di palpebre, questa mente donata ai numeri, quando sarebbe stata predisposta all’aria aperta, altro che pareti bianche, altro che stipendi: per una vita affittata quale commissione credevo di ricevere in cambio?
Mi hanno dato un gambo di rose, mi hanno detto non si preoccupi di niente, è tutto già pagato, si accontenti del suo minuto alla caffeina, e comprenda che ogni piega, con la giusta pazienza, si può appianare, e non badi alle spine, sono comprese nel prezzo.
Così mi sono costruito un sorriso, prendendo le misure delle mie ossa, e mi sono ripetuto lo stesso giorno nella mente come un ritornello, cambiando solo mezzo di trasporto.

È da appena un minuto che ho deciso di essere un ponte, coi piedi ben piantati nel mio passato di riassunti, e le mani protese verso un futuro di nuvole, deciso a far collimare le sovrastrutture in cui mi muovo diviso, come fossi parti diseguali di un essere montato male.
Riuscire a far combaciare pentagramma e note e musicista, e rendermi conto che si è tutti in una sola stanza, che è adesso.

Mi dedicherò alla poesia, schiaccerò gli attimi con le unghie come si potrebbe fare coi pidocchi, sarò umile ed enciclopedico, sarò minuzioso nella scelta delle direzioni da osservare, entrerò dentro di me con la disinvoltura e la curiosità in cui si entra nella stanza di un estraneo sicuri della sua assenza.
Mentre muovo la mano in fondo alla gola tropicale di questa estate penso agli imperi che farò sorgere dalla vacuità di una porta spalancata, sarò ponte fra la smisurata distanza che copre il pensiero, il sentimento e il piacere, elevandomi da una condizione miserevole con la stessa semplicità con cui ci si alza tutte le mattine: e lo sforzo acquista un tensione propria e una pacifica valenza nel momento esatto in cui il gesto si compie.


Scritto e fotografato da Alessandro Ansuini (2000? 2001? quegli anni lì)