martedì 31 dicembre 2013

effe - numero uno

Sorridete


Una zanzara il primo di Dicembre

Sorridete gente
siete appena entrati
in un'area videosorvegliata
un'altra sì un'altra
è per la vostra sicurezza
spero capiate
Sorridete gente
compilato il bollettino fatto il versamento
col vostro stipendio potrete rinnovare
l'abbonamento ai sentimenti
in vigore dal/al
Sorridi tesoro
l'altra notte avevo il naso tappato
dalla polvere di questa stanza in affitto
dalle polveri di questa città ricaricabile
mi ha svegliato il prurito al braccio destro
una zanzara
il primo di Dicembre
due punture enormi
ti ho svegliata con la luce
e col mio sangue sul muro
ma ci siamo riaddormentati subito
Sorridete vi dico
non vi chiedo di ridere
solo sorridere
anche se un po' vi capisco
c'è freddo per strada
si screpolano le labbra
con tutti quei taglietti
a sorridere
come si fa

lunedì 30 dicembre 2013

lunedì 23 dicembre 2013

Wisława Szymborska

CONTRIBUTO ALLA STATISTICA 

Su cento persone:

che ne sanno sempre più degli altri
- cinquantadue;

insicuri a ogni passo
- quasi tutti gli altri;

pronti ad aiutare,
purché la cosa non duri molto
- ben quarantanove;

buoni sempre,
perché non sanno fare altrimenti
- quattro, be’, forse cinque;

propensi ad ammirare senza invidia
- diciotto;

viventi con la continua paura
di qualcuno o qualcosa
- settantasette;

dotati per la felicità,
- al massimo non più di venti;

innocui singolarmente,
che imbarbariscono nella folla
- di sicuro più della metà;

crudeli,
se costretti dalle circostanze
- è meglio non saperlo
neppure approssimativamente;

quelli col senno di poi
- non molti di più
di quelli col senno di prima;

che dalla vita prendono solo cose
- quaranta,
anche se vorrei sbagliarmi;

ripiegati, dolenti
e senza torcia nel buio
- ottantatré
prima o poi;

degni di compassione
- novantanove;

mortali
- cento su cento.
Numero al momento invariato.

Wisława Szymborska, da "Discorso all’ufficio oggetti smarriti", Adelphi, trad. di Pietro Marchesani

giovedì 19 dicembre 2013

Michele Turazzi - La voglia

Con felicità e orgoglio e un bel po' di ritardo segnaliamo "La voglia" di Michele Turazzi, (Follelfo, La Balena Bianca) lo stesso Michele che a suo tempo collaborò con la nostra Costola.


Qui il link alla collana 80mila di Intermezzi Editore

giovedì 12 dicembre 2013

Canapa Medica di Fabrizio Dentini


Eccoci,
volevo segnalare la recente uscita di questo libro:


Solitamente qui scriviamo di narrativa e basta e invece questo libro parla di marijuana o ganja o ancor meglio canapa. L'autore è il mio (ma anche di altri) amico Fabrizio Dentini, giornalista che si è occupato di delicate tematiche quali immigrazione, carcere, traffico di stupefacenti, tematiche spesso legate l'una all'altra che potrebbero essere considerate unico grande argomento.
Ho assistito alla presentazione qui a Genova, al TDN, e mi sono accorto di quanto quello che avevo davanti fosse un libro importante. Un libro che vuole parlare di marijuana e di legalità accantonando i discorsi sull'aspetto ludico della sostanza (lo sballo) e riportando le testimonianze di pazienti che con quella sostanza si curano o almeno alleviano i propri dolori:

adesso faccio un po' di copiancolla

“Questo libro – scrive l’autore – si rivolge ai pazienti, ai medici, ai farmacisti, agli operatori del settore sanitario, ma anche agli assistenti sociali, alle forze dell’ordine ed ai giudici dei tribunali. Il suo scopo è normalizzare il rapporto della società italiana con la pianta della canapa”.

altro copiancolla:

Dal glaucoma all’Hiv, dall’epatite C ai tumori, il giornalista dedica a ogni malattia un capitolo, arricchito dalle testimonianze dei pazienti italiani che, danneggiati dagli effetti collaterali delle medicine tradizionali, o non vedendone i benefici sulla propria condizione, si sono avvicinati al farmaco canapa. Quasi sempre senza l’aiuto dei medici curanti, che non prescrivono il farmaco, gettando così i propri pazienti, oltre che nello sconforto più totale, anche in mano all’illegalità. Per procurarselo infatti, nonostante la legge sia dalla loro parte, migliaia di malati italiani sono costretti ad autoprodursi illegalmente il farmaco coltivando le piante, o, peggio, a rivolgersi al mercato dello spaccio, con conseguenze negative anche per la propria salute, non essendo il prodotto controllato come dovrebbe essere per l’uso terapeutico.

e poi:

C'è il falegname alcolizzato che ha smesso di bere da quando ha scoperto la canapa, c'è la mamma dell'infermiere che, senza saperlo, con un buon thé aromatizzato si cura il glaucoma, c'è l'ex poliziotto, diventato esperto botanico, che allevia i sintomi della sclerosi multipla fumando abbondanti spinelli di canapa indica. C'è il medico che, in seguito alla chemioterapia, dopo averla testata su se stesso, ne studia le differenti genetiche e le diverse applicazioni e per questo adesso è agli arresti domiciliari, c'è il ferroviere epilettico che non sapeva nemmeno che la canapa avrebbe potuto accompagnarlo in alternativa a farmaci collaudati, ma dalle conseguenze pesanti. C'è il croupier malato di sindrome di Crohn che grazie alla canapa ha una famiglia, una vita dignitosa e può continuare a lavorare, c'è la studentessa universitaria che soffriva d'ansia, adesso ha risolto il problema, si è laureata e ha scritto una tesi sull'argomento. Il libro raccoglie racconti di tanta gente comune che per motivi di salute si è imbattuta nella canapa ed ha imparato a riconoscerla come preziosa alleata nel percorso che ogni malato compie per rendere la propria vita il più possibile simile alla vita dei sani.


martedì 3 dicembre 2013

Ermanno Cavazzoni – Il poema dei lunatici

Le mie ricerche di terre e popolazioni continuavano intanto; e avremmo voluto capire le questioni di geografia, per orientarci.
Gliene parlavo, ma i confini di queste regioni sono talmente frastagliati e sinuosi, e anche talmente incerti, che non si sa esattamente da dove passino. Non ci sono carte o mappe affidabili, e io non conosco nemmeno trattati o atti ufficiali.
Questo confine, dicevo, è talmente a zig zag, che i territori sono come intrecciati, e uno quando cammina passa senza volere continuamente frontiera; ma se è un uomo che incute rispetto, non se ne accorge, o se ne accorge pochissimo, e quelli che stan di vedetta dall’altra parte lo lasciano stare, o gli da dei fastidi che sembrano casi ordinari: un male di testa o di denti, ma su un dente che è già cariato; o dei brutti sonni, o della balbuzie, qualche volta, in modo che uno dica una cosa invece di un’altra e faccia magari una figura barbina.
Ma i signori sicuri, di questi scherzetti non si chiedon ragione, e continuano a espatriare e a tornare, senza nessuna attenzione, cosicché anche quelli là rinunciano a dare fastidio. O preparano magari col passare del tempo qualche vendetta sanguinosa e definitiva, cosicché quei signori, che erano tracotanti e sicuri, alla fine non hanno più nemmeno il coraggio di uscire di casa; e dicono che non se la sentono e che hanno la fobia, o le cosiddette paturnie del sistema nervoso.
Secondo il prefetto una carta geografica voluta dal governo o dall’aeronautica, sarebbe una grande risoluzione.
Ma i problemi di rappresentazione sono difficilissimi, e non per il passaggio dalla sfera al piano, gli dicevo, che avrebbe già delle soluzioni, ma perché sembra che questi confini ognuno li sposti in avanti o indietro, o in alto o in basso. E che cioè questo zig zag sia effetto del via vai della gente, che mentre cammina o si ferma a pensare, si tira dietro la linea della frontiera che probabilmente è come un elastico lungo molti chilometri che s’ingarbuglia alle gambe, e ha un’escursione sul piano imprevedibile. Un istituto di cartografia militare non ha l’attitudine né gli strumenti per una geografia così indefinita, e in genere manda dei corpi speciali di genieri a piantare del filo spinato e dei paletti, perché non si sposti il confine che han disegnato, e le carte restino buone per un certo tempo almeno.
Parlavamo così, molto precisamente.

sabato 30 novembre 2013

Andrew Wylie dice:

"Il vero problema è che a partire dagli anni ‘80 l’industria editoriale ha iniziato a farsi guidare dal reparto vendite. E oggi ogni strategia viene impostata come se si dovessero vendere dei detersivi. Ma non è così. I libri sono un prodotto particolare. Un po’ come la moda. Sono rivolti a persone che hanno un certo livello di educazione e che leggono. Non ci sono molte persone che leggono. La maggior parte della gente se ne va in giro e litiga e cerca di fare dei soldi. Noi vendiamo libri. È un settore che ha dei limiti naturali. L’editoria non deve essere necessariamente supermarkettizzata".

mercoledì 27 novembre 2013

Diego Fontana sugli infedeli

IO AMO GLI INFEDELI, GLI INFEDELI NON TRADISCONO MAI


Al catechismo ci insegnano a essere fedeli, impariamo presto ad amare i cani perché sono fedeli, i genitori e la scuola ci insegnano il valore della fedeltà, il tradimento è peccato, il tradimento è male, il tradimento è un grave errore, gli impianti stereo devono essere fedeli, bisogna essere fedeli alla linea e collezionare punti fedeltà e i benzinai ci canticchiano che dobbiamo esser loro fedeli, la fedeltà premia sempre, anche al cinema e al supermercato e se siamo bravi e buoni e fedeli andiamo nel paradiso degli sconti. Ma io, ecco, io credo che dovremo educarci al valore dell'infedeltà. Ci vuole coraggio a essere infedeli e come la libertà, l'infedeltà richiede determinazione e presenza a se stessi. Se imparassimo a essere infedeli compreremmo un prodotto perché ci convince, non perché "è di marca", e non compreremmo il cubo solo perché c'è una mela sopra, dal momento che il cubo è oggettivamente un pessimo computer. Infedele è chi si è educato a distinguere il contenuto dal contenitore, fedele è chi accetta un contenuto perché è dentro a un contenitore. Infedele è chi ammette che un referente del partito che ha votato e di cui possiede la tessera, è in torto marcio, se pensa che sia in torto marcio. Infedele è il gatto, che se è arrabbiato con te se ne va di casa anche per settimane, consapevole di mettere a rischio la propria esistenza. Infedele vuole provare, prima di allinearsi a un parere. Fedele è chi va a vedere un film perché lo ha girato quel regista, infedele è chi va a vedere un film che gli sembra interessante e poi scopre che lo ha girato quel regista. Fedele è chi tradisce, perché il tradimento è l'altra faccia della fedeltà. L'infedele no, l'infedele non tradisce mai. Non esiste il concetto del tradimento per un infedele. Se un infedele sceglie di vivere con una persona, significa che l'ha scelta con presenza a se stesso, evitando di scambiare le forme per i contenuti, evitando di allinearsi al parere comune. Non c'è persona di cui aver più fiducia, che un infedele.