sabato 30 gennaio 2010

Triste storia di Sandra

Tra le svariate proposte di pubblicazione che arrivano in Casa Editrice Gigante quella che più sta attirando l'attenzione ultimamente è "Triste storia di Sandra", un romanzo breve unico nel suo genere che colpisce dritto al cuore grazie ad una profondità di coinvolgimento emotivo che solo scrittori di un certo calibro riescono a suscitare.
Prima ancora che venisse approvata la pubblicazione e contattato l'autore, il manoscritto è passato tra tutte le scrivanie della Gigante e tutti, proprio tutti, hanno voluto leggerlo fino in fondo, anche il master editor, che inizialmente pensava di farselo raccontare perché impegnato in altre letture, non ha resistito a leggerlo.
Una piccola anticipazione: "Triste storia di Sandra" inizia con un semplice "È morta" e finisce con lo stesso "È morta" senza niente in mezzo. Avanguardia letteraria da 23 Euro al volume. Grande sfida editoriale.

Qualche pressapochista banalmente sostiene che il titolo sia più lungo del romanzo.

martedì 26 gennaio 2010

Attualità // Furore

Io ho bambini, ho bambini che han fame! Io lavoro per niente; per il solo mantenimento. Li vedeste, i miei bambini! Pustole in tutto il corpo, deboli che non stanno in piedi. Mi lasciate portare via un po' di frutta, di quella a terra, abbattuta dal vento, e mi date un po' di carne da fare il brodo ai miei bambini, e io non chiedo altro.
E questo, per taluno, è un bene, perché fa calar le paghe mantenendo invariati i prezzi. I grandi proprietari giubilano, e fanno stampare altre migliaia di prospettini di propaganda per attirare altre ondate di straccioni. E le paghe continuano a calare, e i prezzi restano invariati.
Così tra poco riavremo finalmente la schiavitù.
E ora i latifondisti e le società inventano un metodo nuovo. Metton su fabbriche di frutta in conserva, e quando le pesche e le pere e le susine sono mature fanno calare il prezzo della frutta fresca al di sotto del costo di produzione. Così comprano la frutta fresca a prezzo irrisorio, ma tengono alto quello della frutta in conserva, e realizzano enormi profitti. E i contadini, i contadini che non possiedono le fabbriche di frutta in conserva, perdono i loro frutteti; e i frutteti vengono assorbiti dai latifondisti e dalle banche e dalle società che possiedono le fabbriche di frutta in conserva. I contadini allora si trasferiscono in città, e in poco tempo vi esauriscono il loro credito, e perdono gli amici e s'alienano i parenti e finalmente si riducono anch'essi sulla strada. E le strade sono affollate di gente avida di lavoro, ma avida al punto da essere disposta ad assassinare pur di trovarne.
E le banche e le società si scavano la fossa con le loro mani, ma non lo sanno. I campi sono fecondi, e sulle strade circola l'umanità affamata. I granai sono pieni, e i bimbi dei poveri crescono rachitici e pieni di pustole. Le grandi società non sanno che la linea di demarcazione tra fame e furore è sottile come un capello. E il denaro che potrebbe andare in salari va in gas, in esplosivi, in fucili, in spie, in polizie e in liste nere.
Sulle strade la gente formicola in cerca di pane e lavoro, e in seno ad essa serpeggia il furore, e fermenta.

Da "Furore" di John Steinbeck, traduzione di Carlo Coardi

mercoledì 20 gennaio 2010

Il meglio del Wimble.doc


Dopo il torneo di racconti, i ragazzi di Wimble.doc hanno selezionato il meglio del meglio in pdf!

Andrea Coccia di El Aleph ve lo spiega meglio su Booksblog.it

Bello!

Scusate per tutti quei meglio

lunedì 18 gennaio 2010

È Ema

Guardate che bravo questo (Emanuele Giacopetti) qua.

Come consigliato da lui stesso, cliccate sull'immagine per vederla più grande, avrete modo di leggere le previsioni per l'anno nuovo!

domenica 17 gennaio 2010

Il problema reale


Eravamo lì, la redazione della casa editrice gigante sembrava quasi una tribù a semicerchio inventato, appostati al sole, ognuno a strizzare gli occhi verso la palla infuocata. Un super tele. Scherzetto a due bambini!

Si discuteva sul cambiare linea editoriale il prima possibile, prima che l'altra casa editrice, quella antipatica, ci mangiasse la fetta di mercato alle mele. Ancora calda.
Assorti nelle riflessioni, tiravamo sassi in mare, per dimostrarci di essere effettivamente in spiaggia ma non d'estate.

CAPOREDATTORE: È l'ora che si parli di una nuova linea editoriale.
COPYWRITER: Verissimo.
POVERETTO: E cioè? Cosa intende?

CAPOREDATTORE: È l'ora che si discuta delle cose vere, del problema reale di questo paese.
COPYWRITER: Verissimo.
POVERETTO: Ma quale paese? Dove inizia il paese? Ma soprattutto, finisce?

CAPOREDATTORE: Ci sono parole chiave, equosolidale, cooperare, ben sviluppare tra le nazionale.
COPYWRITER: Verissimo
POVERETTO: Ma dove vuole arrivare? Fare del bene e a chi fare del male?

Prima di accorgerci che ci stavamo bagnando i culi, arrivò al nostro fianco la barca della guardia costiera a farci una multa salata. A forza di tirare sassi e discutere, ci eravamo tolti la spiaggia da sotto i piedi, spostandola in fronte a noi.

I pescatori avrebbero dovuto cambiare strategie di pesca per l'inverno.
I muscoli non erano più quelli di una volta.
Il super tele continuava a bruciare.

In alto: foto di palla infuocata ma senza fuoco attorno

venerdì 15 gennaio 2010

mercoledì 13 gennaio 2010

Furore


Un pezzettino da Furore del mitico John Steinbeck (nella bellissima edizione Bompiani del 1970).

Qui c'è Tom che parla con sua madre.
--------
Tom recitò: "Non costruire case troppo grandiose se non vuoi vederle crollare."
"Ho ben paura che è così, infatti. La Bibbia vero?"
"Credo, ma non ricordo bene. Faccio confusioni, da quando ho letto un libro intitolato Le conquiste di Barbara Worth."
--------

lunedì 11 gennaio 2010

Trasloco con guardiano

La Casa Editrice Gigante tutta è stata impegnata in un trasloco di libri che però non passavano dalla porta. Per questo abbiamo deciso di cambiare sede e spostarci in un nuovo edificio dalle porte più larghe. Questa nuova pretesa architettonica è stata pienamente soddisfatta ma rimane adesso il problema delle chiavi: nel nuovo palazzo gigante le porte sono talmente giganti che anche le chiavi sono giganti e pesantissime. Essendo noialtri lavoratori nel campo della cultura, non abbiamo le forze per portarci appresso chiavi di tali dimensioni. L'unica soluzione, per ora, è di tenere le porte aperte ma questo comporta il lasciare a rischio furto un capitale editoriale di parecchi libri giganti. Abbiamo quindi pensato di assumere un guardiano notturno che cammini continuamente lungo tutto il perimetro della nuova porta gigante affinchè nessun ladro possa avvicinarsi. Ma essendo noi lavoratori del campo della cultura, non abbiamo soldi per pagare un guardiano notturno disinteressato alla letteratura. Abbiamo quindi dovuto assumere un guardiano notturno sottopagato ma che legge volentieri i libri della nostra Casa Editrice Gigante.
Si è licenziato.
Non gli piacevano i nostri libri giganti.


In foto: lo scomodissimo portachiavi per le nuove chiavi giganti.

mercoledì 6 gennaio 2010

Poesia sottomano - Jacques Prévert, La belle vie

La belle vie

Dans les ménageries
Il y a des animaux
Qui passent toute leur vie
Derriére des barreaux
Et nous on est des frères
De ces pauvres bestieaux

On n'est pas à plaindre
On est à blâmer
On s'est laissé prendre
Qu'est-ce qu'on avait fait
Enfants des corridors
Enfants des courant d'air
Le monde nous a foutus dehors
La vie nous a foutus en l'air

Notre mère c'est la misère
Et notre père le bistrot
Élevés dans des tiroirs
En guise de berceau
On nous a laissés choir
Tous nus dans le ruisseau

Dès notre plus jeune âge
Parqués dans les prisons
Nous dormons dans des cages
Et nous tournons en rond
Sans voir le paysage
Sans chanter de chansons

On n'est pas à plaindre
On est à blâmer
On s'est laissé prendre
Qu'est-ce qu'on avait fait
Enfants des corridors
Enfants des courants d'air
Le monde nous a foutus dehors
La vie nous a foutus en l'air.

La bella vita

Chiusi dentro i serragli
Ci sono gli animali
Che passano la vita
Dietro un'inferriata
E noi siamo i fratelli
Di quel povero bestiame

Non siamo da compiangere
Siamo da biasimare
Ci siam lasciati prendere
Cosa avevamo fatto?
Figli dei corridoi
Delle correnti d'aria
Il mondo ci ha sbattuto fuori
La vita ci ha buttati all'aria

La miseria è nostra madre
E nostro padre è il bar
Venutio su in cassetti
Che ci han fatto da letti
La gente ci ha piantati
Nudi sul selciato

Fin dalla nostra infanzia
Stivati nelle carceri
Dormiamo tra le sbarre
E lì giriamo in tondo
Senza sentir canzoni
Senza vedere il mondo

Non siamo da compiangere
Siamo da biasimare
Ci siam lasciati prendere
Cosa avevamo fatto?
Figli dei corridoi
Delle correnti d'aria
Il mondo ci ha buttato fuori
La vita ci ha buttati all'aria.

sabato 2 gennaio 2010

Sempre Arminio


Le giornate del paese procedono in verticale, nel senso che si mettono una sopra l'altra a formare il muro che ti separa dal mondo. Le giornate cittadine procedono in orizzontale, a formare la strada che ti porta nel nulla del mondo. --------------
Franco Arminio - Nevica e ho le prove

venerdì 1 gennaio 2010

Questo Arminio Franco nato a Bisaccia, nell'Irpinia d'Oriente.

Questo scrittore è Franco Arminio, uno di Avellino a quanto pare, no anzi c'è scritto dietro al libro, Bisaccia.
Questo libro s'intitola "Nevica e ho le prove", Editori Laterza: a volte poesia, altre volte meglio non leggerlo e altre volte proprio divertente.
Questo post è venuto in mente perché un tempo conoscevamo uno così paranoico che prima di bere un bicchiere d'acqua del rubinetto, lavava il bicchiere e lavava il rubinetto.
Avrebbe lavato anche l'acqua se avesse trovato dell'acqua già lavata con cui lavare l'acqua.

PROSA DEL QUATTRO SETTEMBRE. (è il titolo del capitolo)

Io sono un ipocondriaco, hypocondria maior, una forma di psicosi che consiste in una continua osservazione del proprio corpo, conclave di sintomi minacciosi e mutevoli, segni di una fine che s'immagina prossima.
L'ipocondriaco sente che avere il corpo malato fa sentire quanto ci sia estraneo: noi apparteniamo al nostro corpo ma esso non ci appartiene. Allora ecco che diventiamo spioni, voyeur di noi stessi, alla ricerca del traffico losco che il nostro corpo intrattiene coi demoni. Dentro di noi c'è un sabotaggio e chi ne avverte lucidamente la presenza non può lasciarsi andare proprio a niente, né alle donne, né al mondo. Si sta sotto il fuoco di un cecchino che non spara, prende solo la mira.
Noi siamo i coloni del nostro corpo e quando raccogliamo qualcosa abbiamo sempre il sospetto che non siano frutti da mangiare, ma semi per fare altri raccolti. Questo pensiero non mi convince ma ormai la frase è fatta.
Noi siamo traslocatori: porto in me le tue parole, porto in te le mie, e così gli sguardi, i sentimenti e tutto il resto. Qui rischio di perdermi e mi fermo. Comincio ad avere un poco d'ansia. Vado a fare un pedalata.
La vita l'ho lasciata da ragazzo, l'ho lasciata quando ci potevo entrare, ho scelto lentamente un'altra strada e ora sono qui a dire che non ho nessuno intorno, nessuno che delira insieme a me.
Lo avevo chiesto alle donne. Avevo una foga certe volte nel vagheggiare un rapporto che andasse oltre il corpo, oltre il cuore. Non hanno risposto.
Nessuno ha colpa, loro hanno altre vite, altri corpi. Le donne e gli uomini non sanno nulla oltre la briciola del mondo.
Un minuto acceso che accende tutti gli altri minuti, io sto in un fuoco, la mente è una vampa, nessuno mi vede per quel che sono, una striscia, una striscia di fuoco.
Comunque il mio problema è la paura di morire, e questa idea che il mio corpo possa cedere da un momento all'altro, come se io fossi una torre colpita da un aereo.
Adesso cado nelle frasi.
Ora non so dove andare con queste parole, io sono un gruppo di cani con la lingua fuori. Il foglio è la campagna.