mercoledì 27 novembre 2013

Diego Fontana sugli infedeli

IO AMO GLI INFEDELI, GLI INFEDELI NON TRADISCONO MAI


Al catechismo ci insegnano a essere fedeli, impariamo presto ad amare i cani perché sono fedeli, i genitori e la scuola ci insegnano il valore della fedeltà, il tradimento è peccato, il tradimento è male, il tradimento è un grave errore, gli impianti stereo devono essere fedeli, bisogna essere fedeli alla linea e collezionare punti fedeltà e i benzinai ci canticchiano che dobbiamo esser loro fedeli, la fedeltà premia sempre, anche al cinema e al supermercato e se siamo bravi e buoni e fedeli andiamo nel paradiso degli sconti. Ma io, ecco, io credo che dovremo educarci al valore dell'infedeltà. Ci vuole coraggio a essere infedeli e come la libertà, l'infedeltà richiede determinazione e presenza a se stessi. Se imparassimo a essere infedeli compreremmo un prodotto perché ci convince, non perché "è di marca", e non compreremmo il cubo solo perché c'è una mela sopra, dal momento che il cubo è oggettivamente un pessimo computer. Infedele è chi si è educato a distinguere il contenuto dal contenitore, fedele è chi accetta un contenuto perché è dentro a un contenitore. Infedele è chi ammette che un referente del partito che ha votato e di cui possiede la tessera, è in torto marcio, se pensa che sia in torto marcio. Infedele è il gatto, che se è arrabbiato con te se ne va di casa anche per settimane, consapevole di mettere a rischio la propria esistenza. Infedele vuole provare, prima di allinearsi a un parere. Fedele è chi va a vedere un film perché lo ha girato quel regista, infedele è chi va a vedere un film che gli sembra interessante e poi scopre che lo ha girato quel regista. Fedele è chi tradisce, perché il tradimento è l'altra faccia della fedeltà. L'infedele no, l'infedele non tradisce mai. Non esiste il concetto del tradimento per un infedele. Se un infedele sceglie di vivere con una persona, significa che l'ha scelta con presenza a se stesso, evitando di scambiare le forme per i contenuti, evitando di allinearsi al parere comune. Non c'è persona di cui aver più fiducia, che un infedele.

lunedì 25 novembre 2013

Freddo e sciarpe e libri che si leggono

Questo disegno l'ha fatto max e io non so chi è max però lo trovate su du9 che è un sito di fumetti e lo ha postato Alessandro Tota su Facebook e io gliel'ho rubato e gli ho chiesto l'hai fatto tu? e lui mi ha risposto no, l'ha fatto max.
Mi piace perché i nasi son tutti diversi!
Bravo max!

domenica 17 novembre 2013

SCANNER

3 giorni di presentazioni di autoproduzioni scatenate.
Ci siamo andati con Costola, che si legge là sotto.
Bello.
Veramente.

Abbiamo anche parlato di scelta.
questo secolo
e il precedente
e il precedente
tutto gira intorno alla scelta


• automatici • autoprodotti • autoalimentati

LIBRERIA SCRIPTA MANENT
via Pietro Fedele 54, 00179 Roma

• LÖK
• BUBKA
• DROME
• NU®ANT
• CANICOLA
• INUIT
• RESINA
• B COMICS
• CANEMARCIO
• STRA
• INUIT
• SUPERAMICI
• LUCHA LIBRE
• DELEBILE
• SQUAME
• STUDIO PILAR
• TEIERA
• WATT
• PASTICHE
• TENTACOLI
• SEMISERIE LAB
• CANIDE
• INCUBO ALLA BALENA
• NIGHT ITALIA
• ZOOO
• FLANERì
• STRANEDIZIONI
• STUDIO ARTURO
• RROSE SÉLAVY
• BIMBA COL PUGNO CHIUSO
• LASZLO BIRO
• TERRACAVA
• SONG AND DANCE PROJECT
• CRUNCHY PRESS
• MODO
• ELYRON
• NINAMASINA
• ALESSANDRO RIPANE
• AMALIA CARATOZZOLO
• CABARET TYPOGRAPHIE
• LIBRIFINTICLANDESTINI
• STEFANO PANZARASA
• FLUFFER MAGAZINE
• VERDERIVISTA
• ALPACHA DISTRO
• DUO+MARINA BIAGINI
• IL REPORTAGE
• LUOGHINTERIORI
• LABAQUATTRO
• ROBERTO GROSSI
• SANDRA VARISCO
• TADDEI+ANGELINI
• FORTEPRESSA
• ALPACHA DISTRO
• YNFIDEL
• NO=FI RECORDINGS
• COSTOLA
...

giovedì 14 novembre 2013

Intervista a me stesso

Cosa prevede la metodologia, la deontologia, l'etica giornalistica per benino quando si parla d'interviste?

1- conoscere la storia e il pensiero dell'intervistato
2- ottenere un appuntamento con l'intervistato per intervistarlo

Per questo io, con tutta una mia deontologia, ho deciso di aggirare questi due aspetti affaticanti del mestiere e rivolgere l'intervista a me stesso - da seduto e senza nemmeno un registratore.

INTERVISTATORE: buongiorno?
INTERVISTATO (CHE POI SON SEMPRE IO): buongiorno

INTERVISTATORE: ho sete?
INTERVISTATO (CHE POI SON SEMPRE IO): ho sete

INTERVISTATORE: che ore sono?
INTERVISTATO (CHE POI SON SEMPRE IO): boh

INTERVISTATORE: andiamo a casa?
INTERVISTATO (CHE POI SON SEMPRE IO): siamo già a casa

INTERVISTATORE: ho sonno
INTERVISTATO (CHE POI SON SEMPRE IO): dormiamo

INTERVISTATORE: aspetta! ci metto una foto?
INTERVISTATO (CHE POI SON SEMPRE IO): dopo

lunedì 11 novembre 2013

C'è Crisi


Decisi di fare letteratura nella vita perché avevo il mito degli scrittori degli anni Venti. E non mi accorgevo che quello che scrivevano gli scrittori degli anni Venti era che gli scrittori non erano più un mito per nessuno? Sbaglio tutto.
Like ·  ·  · 13 minutes ago via mobile · 
  • 3 people like this.
  • Guido Vitiello Ma no, anche l'esibizione della crisi 
    frutta. Da due secoli i filosofi tengono banco parlando
    di crisi della filosofia e del fatto che il compito della
    filosofia è capire cos'è la filosofia. 
    Cacciari tromba tantissimo.
  • Errico Buonanno Lo so. Sennò perché starei qui a 
    fare la vittima su Facebook?

mercoledì 6 novembre 2013

Poesie normali all'HulaHoop

Non so cos'è la cosa giusta questioni di tempistica questioni di saggistica questioni di marketing nella punteggiatura. Non so bene cosa convenga cosa non convenga. Una virgola ad esempio?,
Nel senso:

è forse troppo tardi per scrivere che domani ci sarà una lettura e presentazione e reading and presentation all'HulaHoop Club al Pigneto?
è forse troppo tardi per scrivere che il Pigneto è a Roma?
E che Via De Magistris è all'HulaHoop Club?
E come, in che modo, quanto, c'è da dire bravi all'HulaHoop Club compreso quel Carlo Sperduti? Sicuramente tanto, ma tanto quanto?
Cosa bisogna fare per essere chiari e precisi e inediti e puliti?
La lambada sicuramente no.

Quel che avremmo dovuto dire molto tempo fa è che il nostro plurale è esagerato e che questo blog è prevalentemente gestito perlopiù la maggiorparte delle volte sempre dalla stessa persona che è poi la persona di cui si potrà leggere qui sotto ed è la stessa persona che ha stampato un libricino di poesie e che lo porta in giro e lo legge pure ad alta voce.

Questa è la copertina quasi tutta bianca del libricino da cui si può pure leggere il nome dell'autore


Qui c'è l'evento facebook ma non ho voglia di capire se cliccandoci sopra poi chiunque nel mondo può andare a vedere oppure solo io:


E visto che non ho voglia di capire riporto copincollato l'evento facebook che ci fa paura da dire ad alta voce:


Dopo innumerevoli successi nel settore alberghiero, con parsimoniosa esagerazione, è finalmente tornato Filippo Balestra che, avvalendosi del suo noto maldischiena, ci leggerà le poesie normali.

Ecco,
in pratica è una lettura di poesie che però comincia così:
--- --- ---
Le poesie non lo decide nessuno cosa sono le poesie:

qualcuno mi ha detto
ehi,
questa è una poesia.
Qualcun altro mi ha detto
ehi,
questa non è una poesia.

Io non so
cosa poesia è
forse
l'importante
è andare a capo molto spesso.
--- --- ---

Thursday





    • 6:30pm until 8:30pm

  • Partly Cloudy 72°F / 57°F

    Questa sopra invece è la data e la temperatura esterna che oscilla tra i 72 e i 57 e a me sinceramente sembrava un po' esagerato ma poi ho capito che erano non centigradi.
    E poi inoltre mi viene da dire un'ultima cosa riguardante la logica del buon giornalismo e la vecchia regola delle 5 W (cinque doppia v) che dice che nelle prime righe bisogna dire tutto e bene WHO WHERE WHAT WHY e un'altra W. Ecco, nemmeno stavolta ci son riuscito, ho scritto troppe cose all'inizio e cose scritte un po' male e che nemmeno si capisce cosa intendevo poi dire, c'ho messo pure la lambada, mi dispiace, la lambada non c'entra e non è nemmeno un riferimento interno ("umorismo domestico" diceva un mio amico e qui parte il riferimento vero che farà ridere una persona) lanciato a qualcuno con cui rido sempre a proposito della lambada, no, ho scritto lambada a caso per poi dilungarmi ulteriormente alla fine, ecco, quel che c'è da dire è che questo post non farà scuola di buon post se mai esisterà in futuro,  e spero di no, una scuola de posts blogs.
    Come al solito
    Quindi
    Scusate
    Un post così lungo per una cosa così mi sembra un'esagerazione controproducente. Sì.

    Però poi la lettura dovrebbe venir bellina, quindi, se potete, venite, ecco, questo sì.

    Comunque poi alla fine non abbiamo detto che è alle 18:30.

    Ecco

lunedì 28 ottobre 2013

Teatro nel Bicchiere a Orbetello

Quest'estate, ad agosto, siamo andati a Scansano a leggere un po' di poesie normali per il Teatro nel Bicchiere. Quel che è successo durante quei giorni è difficile da descrivere perché il paese tutto, oltre agli importanti Antonio Rezza e Teatro dei Venti, ha ospitato tantissimi performer dal mondo intero e passeggiando per il centro storico ti poteva capitare d'imbatterti in persone molto strane e non si capiva se erano performer o se erano abitanti molto strani di Scansano. Poi invece, il più delle volte, a ben guardare, magari era proprio un performer pazzesco. Magari tipo lui:


E allora succede che questo Festival del Bicchiere si sposta dal 31 ottobre al 3 novembre a Orbetello in occasione di Gustatus che è un festival di cibo e vino e cose buonissime da mangiare e da bere e che già che ci sono non vedo l'ora.

Brindiamo? Sì!

Ecco, spero poi che cliccando QUI si possa vedere il programma con tutte le cose che succederanno (solo le cose più artistiche però!)

Retina + Paolo Cattaneo + Alloro


Se cliccate qui potete scaricare e leggere "Alloro" che è una breve storia a fumetti di Paolo Cattaneo.
Prima è apparso su Delebile - HOME, poi su Lo Straniero e adesso sul sito di Retina (piattaforma di distribuzione e promozione di fumetti in formato online mica male per niente).
E noi siamo contenti.
Ciao!

giovedì 24 ottobre 2013

SOTTO LE PALPEBRE INGOMBRE

SOTTO LE PALPEBRE INGOMBRE | DARIO MOLINARO a eLaSTiCo
VENERDI 25 OTTOBRE
h. 19
eLaSTiCo (via porta nova 12 bologna)
SOTTO LE PALPEBRE INGOMBRE
Una personale di 
DARIO MOLINARO



martedì 22 ottobre 2013

domenica 20 ottobre 2013

giovedì 17 ottobre 2013

Azorìn da Facebook da Maraschi

Il giornalismo è stato la causa della contaminazione della letteratura. Ormai la letteratura non esiste quasi più. Il giornalismo ha creato un tipo frivolmente enciclopedico, dallo stile brillante, dalla pedanteria insopportabile. È il tipo che Nietzsche detestava: il tipo “che non è nulla, ma rappresenta quasi”. Gli specialisti sono scomparsi: oggi si scrive per il giornale, e il giornale esige che si parli di tutto. Da qui a trent’anni saremo tutti giornalisti, ossia, nessuno saprà nulla di nulla. Ci limiteremo a intuire le cose, il che ha il vantaggio di far risparmiare tempo e di non affliggere lo spirito con la malinconia delle lunghe letture. 
Azorín, "La volontà", 1902.

martedì 15 ottobre 2013

“DA SALERNO AL GARIGLIANO”, Franco Arminio

“Andiamo in giro ovunque
ma non è chiaro
se esiste ancora il mondo.
Nei luoghi più ricchi, più civili
un senso di stanchezza
e di muffa ben confezionata.
Allora bisogna scendere
nel Basso Occidente,
nei luoghi dove la terra
perde sangue,
e basta innaffiare un orto
perché diventi casa e pioggia nera.
È il delirio di costruire una città
sopra uno straccio e poi girarci dentro
mischiando frutteti e capannoni,
casolari e officine,
le coste dei negozi, i fiordi delle ville,
i porti delle pompe di benzina.
Da Salerno a Napoli
l’autostrada attraversa una città
che si ferma solo davanti alle montagne.
Angri, Scafati, Nocera e Pagani
arresi bruciano nel giorno estivo,
ognuno è vicino alla sua polvere,
ovunque puoi vedere
che si è persa la faticosa dolcezza
della campagna.
L'agro nocerino-sarnese
è un immenso campo di crisantemi
in cemento armato.

Nocera superiore:
case e centri commerciali,
cantieri, ponti, viadotti, officine,
tutto sparpagliato e incollato dalle mani di un cieco.
Angri e oltre:
lettiera per cavalli,
anziano seduto accanto alle sue stampelle
che si gode il traffico e i suoi dolori,
casa ecocompatibile,
l’outlet dell’elettrodomestico,
lavatrici sui marciapiedi,
il parcheggio Tre monelli,
si prenotano carciofi arrostiti,
Outlet pastore,
Caffetteria Gesù bambino:
sala interna-rosticceria-pasticceria.
Pagani: la statale, l’autostrada e la ferrovia
attraversano il paese,
si vive in una sorta di tapis roulant,
un movimento frenetico che non fa nascere
l’idea di fuggire.
Appena si forma un buco
subito arriva un’auto a colmarlo.
Torre del Greco, Portici, Ercolano,
incauti nei metalli delle auto
i topi affaccendati nell’andare,
nel tentativo folle di gremire
le zolle ancora calde della lava.
Mariconda (frazione di Pompei):
La pizza del poeta,
Panuozzo più due bottiglie d’acqua: 4 euro,
Macelleria Al vero vitello.
Gragnano:
Studio fotografico Fotoromanzo,
Università della pasta,
Pizzeria Strapizzami,
Parrucchiere Idee per la testa,
Show Room Infissi.
Napoli è foderata nel rumore,
dentro c’è ancora qualcosa,
da fuori è un purgatorio di palazzi,
una teca di lampi orizzontali.
Se prosegui sul rigo della costa
non c’è speranza di trovare
il vuoto, la gialla solitudine
lucana. Sto passando dentro
il vicolo cieco del fervore:
Arzano, Acerra, Afragola.
La Campania delle pianure
accoglie una fittissima maglia di rumori,
una perenne apocalisse sonora
da cui sono esenti solo i morti dentro i cimiteri.
Prima ogni posto aveva un suo respiro
e per vederlo salivi le scale,
ogni luogo era una stanza intima,
lingua cupa, mandibola
feroce. Ora in giro c’è un’aria
di sconfitta, un rosario di facce
innervosite da una smania senza fondo.
A Marigliano
le strade sono molto dissestate:
miserie pubbliche e ricchezze private.
È un susseguirsi di cancelli,
cancelli dei parchi, cancelli delle case.
Nessuno si fida più di nessuno.
Afragola, perfettamente congiunta
con Casoria e Cardito, è in mezzo a una selva
di paesi giganti
che insieme fanno ottocentomila abitanti.
I paesi hanno due malattie.
Quelli più piccoli una malattia anginosa,
con le vene che si restringono e poi si chiudono.
Quelli più grandi una malattia da dilatazione,
come se fossero dissanguati da un aneurisma squarciato.
Il cuore nero dell’Occidente è qui sull’Asse Mediano
dove i cumuli di spazzatura impediscono
le fermate nelle aree di emergenza.
Ho una lieve e inspiegabile euforia,
come se il disordine e l’incuria
tonificassero la mia anima.
Non so se sono a Casalnuovo,
comunque noto un’enorme quantità
di istituti scolastici paritari
e molti centri estetici di lusso.
A Casoria
la piazza è una distesa di Suv
con i vetri oscurati,
parcheggiati in doppia e in tripla fila.
Caivano ti accoglie
con una serie di palazzine popolari
dipinte in verde pisello.
Guardo cose che si possono vedere
ovunque: un cane che dorme
e un bambino col telefonino.
Gli esercizi commerciali più importanti
sono in periferia,
in modo da servire più paesi.
Casavatore
è un luogo sfilacciato, desolante,
una teoria di case dimesse o mal costruite.
Poi palazzi a più piani e i soliti negozi,
parrucchieri, alimentari, abiti e motori.
Le insegne dicono che è già Caserta,
in queste chiese aperte
sul catrame, il traffico
è un dialetto universale
che affida il suo implacabile
ronzio
alle pietre tostate dell’asfalto.
Se noi aprissimo i tendini ad ognuno,
se andassimo a spiare
dietro lo sterno, avremmo un senso
di giornate guaste,
di anime parlanti senza tregua
le anime degli altri e di noi stessi,
noi che non sappiamo annodarci
a niente e ci spartiamo
questa evanescenza
perché il volere appartiene
ai più furbi,
gli innocenti indugiano, si astengono.
Caserta
sensazione di una città senza radici,
un allegato alla reggia,
invaso da negozi e macchinoni.
All’uscita di Caserta sud
file interminabili di camion.
Un tir davanti a me inizia a suonare
all’impazzata, un altro trasporta i Tic Tac,
un intero camion pieno di caramelle
alla menta: impressionante.
Sembra di stare su una pista da gioco per bambini,
con le sue curve a otto.
Cartello con la scritta Interporto sud Europa,
piattaforma del continente Europa.
Ho un senso di fastidio.
L’Europa che vedo è una giostra di camion.
Su questa giostra ci sto anche io.
Sono in macchina, avanzo su una strada
leggermente rialzata che taglia l’esteso
ematoma urbanistico di Aversa.
Vedo un’infinità di tegole e pochissimi alberi.
Appena c’è un po’ di verde è sempre circondato
da grandi muri di cemento,
già pronto per essere lottizzato,
già predestinato alla scomparsa.
In questi territori è avvenuta una battaglia
tra il pieno e il vuoto e ha vinto il pieno,
un pieno fatto di automobili e di tutto quello
che ruota intorno alle automobili.
A Santa Maria un piccione bianco,
due cani che dormono,
una pietra a forma di fallo.
Una strana scritta su un muro:
comunisti = camorra,
la pubblicità di un centro commerciale
che promette il risveglio dei sensi.
uno spazio di scivoli e altalene
presentato come parco per i diritti dei bambini.
Vago sulla Nola-Villa Literno,
è un lungo giorno senza miraggi,
guardo le cose e non le porto dentro,
le lascio sparpagliate
dove sono: tre vecchi incollati davanti
a un bar, una signora con la cipria
negli occhi. Intanto ho già contato
cinque gatti straziati
sulla strada,
c’è sempre un frettoloso che li uccide.
Gli abitanti riescono a sopportare
il peso di questi luoghi
con un naturale disincanto
che li fa partecipare a questo perenne
carnevale del caos
senza prendersi troppo sul serio.
È come se avessero capito l’imbroglio
che sta sotto la cosiddetta vita sociale moderna.
È il fondo filosofico
di questa gente, una sorta di renitenza
alla leva del progresso:
se ne accettano gli arredi, le merci,
si resta con un cuore adolescente,
pronto allo spreco più che all’efficienza.
Non ho schiodato i polsi
dal volante, non ho nessuno che mi fa
domande e mi faccio una strana
compagnia senza pensare
neppure alla morte.
Giugliano:
c’è più gente qui che in tutti i paesi
della provincia di Campobasso
e basterebbe questo per dire dello squilibrio folle
tra il Sud dei monti e quello delle pianure.
Tutto è dedicato
a nostra signora automobile:
rivendite lussuose e di seconda mano,
carrozzerie, officine, scuole guida,
assicurazioni, gommisti, pompe di benzina.
Un negozio vende solo parabrezza,
un altro solo copri cerchioni.
L’altro fuoco dei commerci è la famiglia:
i negozi di bomboniere e di mobili,
le vetrine con gli abiti da sposa,
i ristoranti per le nozze, per le cresime e i battesimi.
Gricignano, Sant’Antimo, Succivo
li ho visti altre volte insieme
a Grazzanise. Ora arrivo estenuato
non so come a un piccolo paese
che ha due nomi, Cancello e Arnone,
cerco il mare e ancora non lo trovo.
Ogni paese in verità è un mistero,
un soffio della vita diverso in ogni luogo.
Ogni paese sarebbe da vedere come una nicchia,
un affresco, un santuario della geografia.
Ecco Castelvolturno,
qui l’Occidente si è carbonizzato,
aria africana, insegne
smisurate, la parola caseificio
come un mantra.
Provo un sentimento di clemenza
per le cose che ho visto,
per i luoghi che ho visitato.
Tutto mi appare perso e irrecuperabile.
Forse da questa idea nasce la consolazione
che non c’è spazio per ferire ancora
un territorio martoriato, e che, d’ora in poi,
magari per errore, i suoi abitanti
saranno costretti a imboccare vie più virtuose
Ecco il villaggio Coppola,
dove il sogno del turismo
ha generato una foresta di rovine.
In tutta questa zona puoi vedere
l’impero romano alla rovescia:
tutto quello che fu gloria
e conquista, adesso è fallimento
grattugiato sulle spalle di chi resta.
Mi fermo per il solito panino,
lo mangio mentre arrivo a Mondragone.
Ora il disordine è meno perentorio,
posso avanzare verso il Garigliano.
Cerco la centrale nucleare,
l’epicentro del guasto e degli errori.
Il pericolo se c’è non si vede,
non si capisce se credere a chi allarma
o a chi rassicura, nel dubbio stacco
dal ramo un’albicocca,
il mio spavento è per il prossimo minuto
per il gomitolo di vene nella testa
per il cuore che non sa darsi pace.
Comunque nella zona non si vede
il disordine e lo scompiglio
di cui mi avevano parlato
e quando cautamente
arrivo al mare
la spiaggia mi pare vuota e felice,
vedo una famiglia che gioca
a bocce, due ragazze che con aria stupida
mi dicono di non fotografare:
certe persone sono le spie
le spine di un paesaggio rotto.
Il Garigliano è la boa del mio viaggio,
posso tornare indietro
a ripassare gli epigrammi
del caos, le lettere
delle discariche e delle puttane,
gli aforismi nei lampi dei semafori
e il racconto insulso dei palazzi.
Oggi neppure so tornare a casa,
al mio paese non c’è più mia madre
che accendeva per me candele d’ansia.
Sulle alture irpine non sento
niente, anche qui solo un mucchio
di tegole.
Guardo la ruggine sul palo di un lampione,
gli occhi di un cane zoppo,
la busta con il pane
che una vecchia porta a spasso per il paese:
cose inutili, intimamente clamorose.”

lunedì 7 ottobre 2013

Consigli per diventare autore di poesia - Alessandra Racca


Alcuni consigli per diventare un Autore di Poesia in poche mosse.

Ambisci a diventare un Autore di Poesia.

Leggi poca poesia e unicamente Neruda e la Merini.

Parla di te stesso come di un Autore e di ciò che scrivi come Opera.

Nelle poesie parla di concetti Assoluti e Vaghi o di te stesso ma in maniera Assoluta.

Non riscrivere assolutamente, non tornare su una poesia per modificarla: considera Sacro il tuo Atto Creativo Spontaneo.

Appena hai in mano una ventina di Poesie precipitati a cercare un Editore. Lamentati del fatto che non trovi un editore.

Non dimenticare nella tua Raccolta una poesia che parli della Poesia e di quando sei colto da Ispirazione.

Se vai a una lettura di poesia non perdere l'occasione di dire a chi stava leggendo che anche tu scrivi Poesia e parlagliene diffusamente. Possibilmente lasciagli un tuo scritto.

mercoledì 25 settembre 2013

Periodic table of storytelling (chart)

Ci piaceva, l'abbiamo trovata online, su un sito, da facebook ma da un sito:

questo

attenzione perché se non clicchi sull'immagine non si capisce un bel niente
p.s. (abbiamo poi scoperto che non si capisce niente comunque, abbiamo dei tecnici grafici in ferie, affidatevi al link lì sopra, quegli altri sono bravi, se cliccate si capisce meglio. volevamo farvi vedere una cosa interessante. Ecco. Peccato però, dite voi, eh, avete ragione, dove andremo a finire? dove andremo a finire? finiremo? Sì)

giovedì 12 settembre 2013

Pensavamo


Pensavamo di essere in ferie ma poi ci siamo ben guardati le mani e le ginocchia; i calli delle mani che direttamente arrivavano alle ginocchia.
Non eravamo in ferie.
Infatti, in effetti, stavamo più che altro cercando una citazione di una cosa mai successa prima. Una citazione impossibile da trovare. Nemmeno da citare. Una cosa mai successa che fosse gradevole da ricordare e da sbandierare per ogni eventualità. No, impossibile.
Quindi ci siamo detti scriviamo un post che dica che praticamente qualcosa sta succedendo ma che adesso non mi sembra proprio il caso di dire che la casa editrice gigante è ripresa in piena forma, colma di gioia e di gaudio e di altri aggettivi di gioia e di gaudio. Tipo rabarbaro no.
La realtà è che volevamo postare un bel numero di telefono che facesse così:

tre o quattro no. due cinque se. quattro quattro qua. 

sempre chiarissimi
poca confusione
provate a trovarci
ci proviamo anche noi