giovedì 19 gennaio 2012

Un racconto che inizia così

   Avendo ucciso mia madre in circostanze di singolare atrocità, venni arrestato e sottoposto a un processo che durò sette anni. Rivolgendosi alla giuria, il Giudice della Corte di Assoluzione sottolineò che si trattava di uno dei delitti più orripilanti che egli si fosse mai trovato a esaminare.
   Al che il mio avvocato si alzò e disse:
   "Con il permesso di Vostro Onore, vorrei far notare che un delitto può essere orripilante o gradevole soltanto se paragonato ad altri. Se foste a conoscenza dei particolari riguardanti l'assassinio dello zio, assassinio perpetrato dal mio cliente in precedenza all'attuale, potreste discernerne in questo suo ultimo reato (se reato lo si può definire) qualcosa di molto simile alla tenera sopportazione e alla filiale considerazione per i sentimenti della vittima. La spaventosa ferocia dell'assassinio precedente non poteva in alcun modo conciliarsi con qualsivoglia ipotesi di non colpevolezza; e se non fosse stato per il fatto che l'onorevole giudice innanzi a cui egli venne processato era presidente di una società di assicurazione sulla vita che contemplava il risarcimento per impiccagione, - società presso la quale il mio cliente aveva una polizza - sarebbe arduo concepire come egli abbia potuto essere ragionevolmente assolto. Se Vostro Onore volesse prendere conoscenza dei fatti al fine di trovare in essi qualche elemento di indirizzo e guida per le decisioni di Vostro onore, codesto sventurato, il mio cliente, acconsentirà a sottoporsi all'ingrata bisogna di raccontarveli sotto giuramento"

Dal racconto "Il mio assassinio preferito" di Ambrose Bierce



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