venerdì 19 febbraio 2016

Gilles Deleuze - Sul puro divenire

L'altro giorno ho comprato vicino a Brignole un libro di Deleuze che si chiama "La logica del senso", un libro che parla dei paradossi e di altre cose belle. Non ci capisco praticamente niente. Leggo come fosse una specie di atto di fede, ogni tanto mi illumino mi convinco di aver capito qualcosa ed effettivamente mi pare di capire delle cose che forse non sono le cose che vorrebbe dirmi Deleuze ma forse Deleuze voleva dirmi anche questo, che posso capire un po' quel che mi pare. Ed è perfetto. Comunque la fregatura di questo libro è che inizia con questo bellissimo paradosso sull'Alice di Carroll ed è la cosa più divertente da leggere mentre poi il resto mi è un po' un casino...
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Quando dico "Alice cresce," voglio dire che diventa più grande di quanto non fosse. Ma voglio anche dire che diventa più piccola di quanto non sia ora. Senza dubbio, non è nello stesso tempo che Alice sia più grande e più piccola. Ma è nello stesso tempo che lo diventa. È più grande ora, era più piccola prima. Ma è nello stesso tempo, in una sola volta, che si diventa più grandi di quanto non si fosse prima, e che ci si fa più piccoli di quanto non si diventi. Tale è la simultaneità del divenire la cui peculiarità è schivare il presente. E, in quanto schiva il presente, il divenire non sopporta la separazione né la distinzione del prima e del dopo, del passato e del futuro. È proprio dell'essenza del divenire l'andare, lo spingere nei due sensi contemporaneamente: Alice non cresce senza rimpicciolire, e viceversa. Il buon senso è l'affermazione che, in ogni cosa, vi è un senso determinabile; ma il paradosso è l'affermazione dei due sensi nello stesso tempo.
Il paradosso è innanzitutto ciò che distrugge il buonsenso come senso unico, ma, anche, ciò che distrugge il senso comune come assegnazione di identità fisse.

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