giovedì 26 ottobre 2023

CARLO MARTELLO parla bene del Diario Involontario

E c'è questo problema dicevamo dell'amichettismo, (qui sono io che parlo eh, Filippo Balestra del blog di Filippo Balestra) e dicevamo dell'amichettismo, certo, quelli che parlano bene delle cose che gli amichetti fanno, certo, è un problema internazionale, probabilmente, e Carlo Martello, della rivista Malgrado le Mosche, fai conto che oltre a essere mio amichetto abita(va) a pochi passi da dove abita(vo) io. Sì, gli voglio bene a Carlo Martello, certo, e conosco anche questa cucina che si vede in foto dietro al libro, ci ho mangiato le cose con la pasta d'acciughe che solo lui sa fare, ma forse sarà anche vero che gli voglio bene anche perché persona che, al di là della pasta d'acciughe, ammiro e stimo (!) per la voracità di lettura e capacità di riflessione sempre impeccabile spesso un bel po' militante, di parte, ideologica appassionata e sincera e vera (e ben venga)...
ma andiamo a leggere le sue, di parole, eh
Ieri ho ripreso questo libro di Filippo Balestra e mi era già chiaro che dietro la forma del diario ci fosse un libro di poesia in realtà estremamente denso e pesante, involontario, certo, ma proprio per questa sua precisa involontarietà, molto faticoso, non da leggere, forse neppure da scrivere, non sempre almeno, ma da esistere. Con parole che non saprei ripetere, Pippo lo dice: esistere così è un esercizio di volontà continuo, perenne, che richiede grande concentrazione nella distrazione.
Quello di cui non mi ero reso conto, quando l'ho letto la prima volta, è che si tratta anche di un libro dove dentro, dopo tanto cercare nella prosa, nei romanzi, si può trovare, dissolta nella poesia, ma assolutamente percepibile, il concetto della relatività dello spazio e del tempo, l'idea che esistano infiniti universi. È un libro che siccome si interroga su cose piccolissime, unghie, passeggiare, una sola parola alla volta, queste cose piccolissime le estende il più possibile, le trasforma, le ingrandisce o le miniaturizza e poi le trasforma ancora, le allontana dalla realtà, poi ce le riporta. E questo è lo spazio-tempo, questa è la piega degli eventi, una tra le infinite, il rincorrersi delle pieghe, l'avvicinarsi e l'allontanarsi delle pieghe.
E del resto, forse inconsciamente, ma non credo, Pippo parla anche di pieghe in un giorno di diario, che poi non è un giorno vero perché non ci sono le date, non è un diario vero. Eppure nomina quelle cose che tu ti chiedi come nominare; così, passando da una piega all'altra, come se fosse normale.
Ho l'impressione che di questo libro si sia parlato poco, che è il motivo per cui l'ho ripreso in mano ieri. E invece è un libro da leggere e rileggere, perché apre alle possibilità.

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