martedì 22 maggio 2018

FILIPPO BALESTRA | UN SENSO SENZA DIREZIONE (tre mie poesie su Argo)

L'altro giorno parlavo con una marciona e non si capiva bene quel che diceva comunque le ho spiegato che io scrivo le poesie e ci siamo detti che, ok, dire Sono poeta, è sempre un azzardo, quasi arrogante, che pensavo ad Orfeo, ad esempio, lui era poeta e io non so niente di Orfeo, c'è molto da studiare e in particolare, mi pare, il poeta dovrebbe studiare tutto, mica soltanto la poesia, dovrebbe studiare le scienze cognitive, ad esempio, e l'economia, ma anche dovrebbe studiare le ragnatele (come fanno a farle?) e le lontre, ad esempio, ad esempio l'altro giorno in porto antico ho salvato un piccione che stava subendo l'efferato attacco di un gabbiano tronfio pettoruto bastardo e mi sono sentito poeta, mi sono sentito poeta anche poi dopo, quando mi sono seduto con un panino e una birra moretti piccola, 2,5 euro in tutto, e comunque parlavo con questa drogata e le dico che sono poeta ma le dico anche che dire Sono poeta non si potrebbe dire e lei mi dice, mi è parso di capire, nel mezzo della bava che le scivolava tra i denti marci, che l'importante è averne scritta almeno una, una che ti pare proprio poesia, e mi ha convinto.
Qui adesso metto un link, ci sono tre mie poesie che per me sono poesie, sono in particolar modo affezionato a queste tre perché quando ho finito di scriverle mi sono accorto che tremolavo e avevo il respiro affannato, quello per me è buon segno, se tremolo e mi affanno quando scrivo. Poi dopo ok, devi ritoccarle, il labor limae, sì, certo.
Sono poesie non nuove, spero di scriverne altre, spero di scriverne belle, nel frattempo ringrazio Paolo Agrati che ha voluto inserirle in questa rubrica di Argo, c'è anche il video di Sieva Diamantakos per il suo blitzar media, insomma è bello che ci intersechiamo, che le cose accadono e noi andiamo dietro alle cose facendole poi accadere così che poi loro accadono, e noi ci andiamo dietro

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