lunedì 19 febbraio 2024

Gianni Celati me lo sposerei - il transito mite delle parole, Quodlibet 2022 - pag 152

 Non faccio altro che sottolinearla, caro Gianni, questa raccolta di interviste e riflessioni sparpagliate. Avrei voluto dormire con te Caro Gianni e fare colazione e chiacchierare poi passeggiando per quelle strade lì che percorrevi in silenzio (ti sarei venuto dietro pian piano e anch'io sarei stato in silenzio per rispetto dei tuoi pensieri che chissà cosa pensavi)

Pag 152, 1989, intervista a scuole aperte, San Casciano in val di Pesa
(Studente): Dato che lei dà tanta importanza alla musicalità, che cosa ne pensa della poesia?
La scuola vi insegna normalmente a distinguere la poesia dalla prosa: io non credo che vi siano differenze tra poesia e prosa; ci sono differenze solo quando si tratta di prosa brutta.
La poesia ha in sé il ritmo, ma tutto il linguaggio è ritmo e musicalità: il fatto che le poesie abbiano dei versi è solo un'invenzione di scrittura. Una volta le poesie avevano delle rime, adesso le rime non si usano più, però non cambia niente. La poesia fa parte della nostra voce, ha in sé la capacità di sentire la voce, quindi la poesia è dappertutto, tra la gente che parla, tra gli uomini che parlano. Oggi, nella nostra epoca, la maggior parte degli uomini si chiedono se i poeti siano dei cretini: chi è un poeta di fronte alle persone famose della politica e dell'industria? Questi sono dei grandi personaggi, un poeta non è nessuno. In questa società tendenzialmente fascista, in cui cioè è esaltata solo la forza, il poeta è ritenuto un pazzo, un originale o comunque qualcuno che non si capisce che cosa faccia. Io credo che invece questa sia la cosa più difficile... sapete, poesia è un termine greco che vuol dire semplicemente ''fare con le parole''; quindi penso che i poeti siano le persone più disgraziate di questo tempo e le più infelici perché sono le persone meno capite, E sarà difficile che voi vediate un poeta alla televisione: un poeta non può parlare alla televisione.

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