lunedì 6 giugno 2011

Böll si lamenta.

CIò CHE AGLI AUTORI MANCA È L'ORGOGLIO (frammenti di discorso pronunciato da Böll per il venticinquesimo anniversario della Verwertungsgesellschaft Wort 8 dicembre 1983)

   "è comunque ancora un mistero come mai una società completamente orientata al possesso, invasata dal possesso, non statalizzi, dopo un termine ultimo, proprio il possesso intellettuale (di questo si dovrebbe parlare nel corso di un giusto accordo con i discendenti) ma lo getti nella fauci di una società che fa incetta di possesso. Può persino darsi che questa perversione della situazione giuridica abbia condotto a dei pensieri sublimi. Il sublime pensiero che in presenza di simili valori non si possa ragionare di cose così volgari come il denaro. Può darsi. Vorrei solo osservare che non opera nessuna forza sublime che fa piovere francobolli dal cielo e non si dà ancora il caso che il ministro dell'Interno paghi la mia bolletta del telefono, anche se magari origlia al ricevitore mentre, durante le mie cospirazioni telefoniche, ordino dell'altra dinamite. È davvero singolare che, invece, i diritti d'autore vengano espropriati liberamente ai successori legali dopo settant'anni. Ripeto quel che ho detto in altre occasioni: il diritto è la componente più preziosa e importante, la conquista più importante della nostra civiltà. Uguaglianza davanti alla legge e libertà sono strettamente collegate. Le altre componenti della nostra civiltà, letteratura, musica, arte, non hanno bisogno di essere garantite dalla legge nella loro libertà, se la procurano da sé, esplorano ininterrottamente i loro confini mosse da un innato desiderio di libertà. Il diritto è la conquista più grande della nostra civiltà."

Poi parla un po' del Verwertungsgesellschaft Wort: "Società per l'utilizzo della parola" (previo copiaincolla aggiungiamo noi)
e continua:

Anche Böll voleva più soldi
   "nei quattordici anni precedenti non siamo riusciti, e di questo non possiamo incolpare nessun altro se non noi stessi, a dare al pubblico un'immagine del nostro lavoro, a precisare, chiarire che cosa significhi scrivere anche solo una pagina di prosa che uno possa rileggere dopo cinque o dieci anni senza arrossire. Non parlo di valori eterni, parlo di prosa in lingua tedesca, si tratta di lavoro, bello sì, anche se faticoso. E il riconoscimento di questo lavoro è diminuito invece che aumentare. Nulla contro il bacio della musa, è dolce, rende il nostro spirito alato. Ma questa donnetta è ostinata ed esigente. Non ci arriva certo in camera o sulla scrivania svolazzando. Si avvicina per lo più solo dopo che ci si è mezzi ammazzati di fatica a prepararle la strada. Una gran furbacchiona che sa che baci a buon mercato non danno molto."

Tratto da Visto di transito, Edizioni Studio Tesi - collana EST

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