venerdì 26 ottobre 2012

«Evitare la catastrofe - If The Bomb Falls» vol.4

Oggi con gran clamore andiamo tutti al Buridda con le Costola, le stampe di Littlepoints... e qualche bel VoiciLaBombe. Veniteci e ditelo ai più «Evitare la catastrofe - If The Bomb Falls» vol.4 

giovedì 25 ottobre 2012

Blocco dello scrittore #3

Guardava il blog bianco e diceva adesso lo faccio adesso lo faccio adesso lo faccio.
Poi era ovvio che fuori c'erano le nuvole, ma i gabbiani non se li aspettava cacchiarola

martedì 19 giugno 2012

Crack - Forte Prenestino


fa strano dire le cose così
sottovoce
ma
c'è una nuova Costola
quindi
primo appuntamento quello romano con gaudio e tripudio di tanti salti in alti alé

giovedì 14 giugno 2012

Cargo - Matteo Galiazzo

   E io davvero ogni tanto mi ritrovo a chiedermi quanta parte dell'attività cerebrale umana sia dedicata semplicemente alle definizioni e alle parole. E quanta importanza abbia la grammatica all'interno dell'attività del nostro cervello.
   E mi chiedo anche quanta della filosofia e della logica di tutti i tempi sia dipesa semplicemente dalle costruzioni grammaticali necessarie a sostenere tali pensieri filosofici e logici. Cioè, quanta dell'analisi della realtà effettuata dalla filosofia sia veramente analisi della realtà e quanta semplicemente analisi grammaticale delle frasi necessarie a descrivere tale realtà. Quante delle cause-effetto osservate siano reali e quante semplicemente grammaticali. Quanta della logica sia veramente logica, anche al di fuori della grammatica necessaria a esprimerla. A me pare che spesso osservare filosoficamente i fenomeni voglia dire semplicemente osservare le frasi necessarie a descrivere questi fenomeni. A me pare che le implicazioni vengano dedotte semplicemente a seconda del modo in cui la grammatica impone le sue conseguenze alle frasi che derivano dalla prima frase. Mi chiedo quanta della matematica e della logica sia unicamente un sistema corretto dal punto di vista grammaticale, senza nessun rapporto con la realtà a cui si pretende di applicarlo. Mi chiedo quanto il sentimento dell'ovvio di tutti i tempi dipenda dalla grammatica. È difficile uscire dalla grammatica per scoprirlo. Ma credo che anche per questo valga il teorema di Gödel.

    Io mi blocco continuamente su questi vizi di metodo tra me e il mio cervello e tra me e la grammatica contenuta nel libro che devo studiare. E l'esame si terrà nella nuova sede della Darsena, che non abbiamo nemmeno capito dov'è esattamente. Ogni giorno che passa sono sempre più scettico su tutto. Ma soprattutto sul materiale che abitualmente viene usato per riempire i libri.
    Il calo tendenziale dell'utilità marginale dei prodotti e dei servizi globali è una cosa paventata da molti economisti. Come il calo tendenziale del saggio di profitto degli economisti classici, l'entropia applicata al sistema economico. (Gli economisti classici pensavano che il saggio di profitto nel lungo periodo si sarebbe via via eroso fino a diventare nullo. A quel punto non avrebbe più avuto senso investire e tutta l'economia si sarebbe fermata. Lo stato stazionario. Alcuni pensavano a questo stato stazionario come a un ritorno alle caverne e alle clave. Alcuni come un paradiso terrestre. Nessuno era d'accordo su cosa sarebbe successo. L'apocalisse economica. Le previsioni pessimistiche erano in netta maggioranza. Per quello l'economia è detta la scienza triste).

   Invece ora ci si lamenta del calo dell'utilità marginale di tutto. È una cosa un po' da fricchettoni, me ne rendo conto. Le cose prodotte diventano sempre più inutili, si dice. Le cose prodotte diventano quindi anche sempre più care, in rapporto ai benefici che apportano alla nostra vita. Tutto diventa più caro. Non so, il fatto che la maggior parte dei laboratori di ricerca in questo momento, ad esempio, non stia sperimentando metodi che producano cibo per sfamare l'India, no, quelli sono tutti lì a cercare di mettere sul mercato prima degli altri il telefonino cellulare con il display a colori, be', ecco, questo è un indizio abbastanza importante. Un altro è il contenuto di questa materia che dovrei studiare, Tecnica industriale e commerciale (Tic), non so. Secondo me da solo fa calare l'utilità marginale dell'universo di un baratro e mezzo.
   "Il nuovo consumatore è anche un acquirente di sogni. Egli compra un prodotto certamente per il suo uso, ma ancor più per il fascino e la magia che esso gli offre" come diceva sempre quello che vendeva francobolli di Lsd giù in piazzetta.
   Non solo i prodotti diventano sempre più inutili, ma anche i lavori necessari a guadagnare soldi per comprare questi prodotti. Il fatto è che i lavori che veramente servono non sono infiniti. Esauriti quelli, ci si arrangia di fantasia. Tutti bisogna lavorare, è inevitabile che si inventino nuove funzioni/finzioni. Il passaggio da una struttura economica fondata su un industria manifatturiera a una fondata sul terziario è in sostanza questa cosa qua. L'impresa del futuro dovrà contare sempre di più su risorse immateriali, intangibili. Che ne so, sono cose tipo l'informazione, l'immagine, la cultura aziendale.
   Queste risorse che dovrebbero alimentare il progresso per i prossimi millenni, sono appunto le cosiddette risorse invisibili. Be’, io ho trovato una spiegazione al fatto che sono invisibili. È una spiegazione abbastanza personale, ma se vi fidate. Non si vedono perché non ci sono. Non esistono. Perché non sono risorse. Non so che dirvi. Il fatto è che da qualche parte occorre tirare fuori il fumo per alimentare tutto questo. Non so perché, ma qualcuno ha stabilito che le cose stanno così. È una convenzione come quella che da valore al denaro. Hanno stabilito che tu puoi ricevere dei soldi purché tu faccia qualcosa in cambio. Io spero invece che tra un po’ non si debba più lavorare, vista l’inutilità della cosa. Tra un po’ tutti i lavori saranno scavare buche nel terreno e richiuderle.
   Una fabbrica di automobili non è importante all’interno del sistema economico per il fatto che produce automobili. Queste automobili non hanno nessuna importanza. La cosa veramente importante è che questa fabbrica abbia degli operai e degli impiegati ai quali distribuire stipendi per mezzo dei quali costoro possano comprare beni e servizi tra cui anche l’automobile prodotta. È importante che la gente abbia i soldi. Ed è importante che la gente compri anche le automobili, sennò la gente non potrebbe avere i soldi per comprare anche le automobili. Il denaro deve cambiare di mano rapidamente. Deve circolare. Eppure è sempre lo stesso. Eppure queste diecimila con cui oggi pago la bistecca sono esattamente le stesse con cui un anno fa ho comprato il biglietto del cinema e che l’anno prossimo riceverò in cambio di una recensione del nuovo libro di Isabella Santacroce.
   Forse questi circoli e ricircoli sono una prerogativa della vita stessa. Il cuore pompa sangue nei muscoli perché questi possano contrarsi a comando, però il cuore stesso è un muscolo e deve pompare il sangue dentro le sue stesse vene di muscolo in modo da poter continuare a pompare sangue a tutto il resto dei muscoli e a se stesso. Succede sempre. Per questo molti pensano all’economia come a un essere vivente. Per questa illusione di moto perpetuo. In realtà anche il capitalismo è una macchina termodinamicamente deficitaria. I prezzi non saliranno per niente. Il valore delle cose non aumenterà all’infinito per mantenerci.
   Sono sicuro che l’utilità marginale del mondo sta calando. Ci sono prove dappertutto. Anche nelle cose che scrivo. Esaurite le cose veramente importanti ci si mette a spremere il sangue dalle rape, pur di continuare a essere pagati. Vedete la mia bravura. Com’è invisibile, ormai, intangibile, immateriale.

   E vedete com’è intangibile Alfio, com’è praticamente immateriale in questi suoi vestiti grigi che lo rendono soltanto una macchia, un alone inosservato sulla superficie del mondo. Non dovrebbe, Alfio, vestirsi come l’uomo invisibile anche quando va a un appuntamento galante. Betta si arrabbia quando lo vede così. Betta non sopporta i suoi vestiti grigi. Ma ormai è troppo tardi, eccolo lì seduto a una tavola calda in attesa di lei, eccolo lì che maneggia confezioni di grissini e portatovaglioli cromati, sorseggiando un bicchiere di Marsala. Mentre aspetta Betta, Alfio sente profondamente dentro di sé questo precipitare dell’utilità marginale delle cose.
   Io penso che si dovrebbe fare molta meno fatica, pensa Alfio. Molta della fatica che facciamo oggi è inutile. È dovuta al sistema della concorrenza, penso, pensa Alfio. È attrito prodotto dal sistema della concorrenza. È solamente attrito. La concorrenza fa sprecare un sacco di energie, io lo so. Io non so come sia potuto venire in mente a qualcuno che la concorrenza fosse il sistema perfetto per produrre i beni e i servizi di cui abbiamo bisogno. Equivale a pensare agli ospedali come a posti dove i malati si pestano l’un l’altro a mani nude. E sopravvive il più forte. Non so come si possa essere formata l’idea che un sistema in cui tutti cercano di fregarti sul peso sia il sistema migliore. Un sacco di energia sprecata. Boh. Scommetto che anche tutto questo ha a che fare con la virilità.
   È come il discorso sullo stato di anarchia. Pensa Alfio. Io non credo che potrà mai esistere l’anarchia, cioè un mondo dove tutti si fanno i cazzi propri e nessuno interferisce negli affari degli altri. Gli uomini in verità sono dei gran rompicoglioni.
   La concorrenza è questo. È dire che poiché non ci sono giudici né poliziotti, ebbene, siamo tutti liberi. Non ci sono capi. Non ci sono leggi. Si può essere egoisti, e – miracolo! – l’egoismo diventa una virtù, perché induce a comportamenti virtuosi per l’economia globale.
   Sono solo panzane, gente. Ci sono uomini con le clave, ci sono uomini con i fucili. Ci sono uomini con più soldi di voi. Sono loro che stanno comandando.
   E non parlatemi di equilibrio dei mercati. Anche le macerie di una casa crollata sono in equilibrio. Anche la legge della giungla è una legge.

domenica 10 giugno 2012

sabato 2 giugno 2012

Albrecht Dürer al contrario e ad Atene

Questa è Atene: la gente ha cominciato a pregare in maniera diversa, indirizzando l'ultraterreno verso il terreno.
La foto l'ha fatta Sieva Diamantakos.

lunedì 28 maggio 2012

B.I.R.R.A. statistiche


La maggior parte dei membri della Casa Editrice Gigante perdeva tempo a inventarsi malattie stagionali ma nella stagione sbagliata perdendo quindi, oltre al tempo, anche credibilità riguardante la capacità dell'uso del calendario.
Quindi non abbiamo potuto partecipare o presentarci al B.I.R.R.A. ma possiamo comunque godere di queste belle statistiche, belle anche da guardare, dalle quali si evince, si evince bene, che l'anno prossimo speriamo di tornare con la nostra Costola, com'è stato bello per l'anno 2011 (sempre dopo Cristo, sempre secondo i calendari).
Cliccate sull'immagine per vedere benino:

C'è da dire però, che quelli del Bartleby sono bravi!

martedì 22 maggio 2012

Atti Impuri 4 - presentazione a Milano


Friday, May 25, 2012

Libreria Popolare - Via Tadino 18, Milano

Presentazione a cura del collettivo letterario torinese Sparajurij
Interventi e reading degli autori: Andrea Tarabbia, Stefano Massaron, Giorgio Falco, Marco Rossari, Matilde Quarti, Elena Mearini.

Dopo il successo del blog (www.attimpuri.it) e delle prime tre uscite cartacee, No Reply è lieta di invitarvi alla presentazione del quarto numero del periodico letterario Atti Impuri, a cura del collettivo torinese Spara Jurij. Questa quarta uscita raccoglie opere di prosa e poesia di scrittori italiani noti ed emergenti, una panoramica della letteratura iberica, nonché testi dell'autore francese Julien Thèves, del russo-siberiano Vadim Mesjac e un lungo poemetto di John Giorno. L'incontro sarà moderato dagli autori del collettivo letterario Sparajurij e saranno presenti con letture e interventi gli autori: Giorgio Falco, Andrea Tarabbia, Marco Rossari, Stefano Massaron, Matilde Quarti, Elena Mearini.
Un'occasione per conoscere un progetto che getta uno sguardo nuovo e particolare sulla letteratura italiana e mondiale.

lunedì 21 maggio 2012

Pulp - Bukowski - Lo sai

   Nessuno aveva bussato alla mia porta con nuovi lavori da fare. Andava bene. Era il momento di tirare le somme, di fare una valutazione. In definitiva avevo fatto quasi tutto quello che avevo avuto intenzione di fare, nella vita. Avevo compiuto qualche buona mossa. Di notte non dormivo per la strada. Certo, c'era moltissima brava gente che ci dormiva. Non è che fossero degli scemi, solo non si adattavano al macchinario di cui c'era bisogno al momento. E quei bisogni continuavano a modificarsi. Era un quadro a fosche tinte, e se di notte ti ritrovavi a dormire nel tuo letto già quella era un bella vittoria sulle costrizioni. Ero stato fortunato, ma alcune delle mosse che avevo compiuto non erano state del tutto immediate. Ma in definitiva il mondo era piuttosto orribile e spesso mi sentivo triste per la maggior parte della gente che ci viveva.
   Be', al diavolo tutto. Tirai fuori la vodka e ne bevvi un sorso.
   Spesso le parti migliori della vita erano quando non facevi assolutamente niente, stavi solo a rimuginare, a riflettere. Voglio dire, mettiamola così: voi immaginate che niente abbia senso, ma non può essere che tutto sia così, perché vi rendete conto che non ha senso e questa vostra consapevolezza gli dà quasi un senso. Avete capito quello che intendo? Un pessimismo ottimistico.

venerdì 18 maggio 2012

Brian Dettmer

Questo ragazzo continuava a usare i libri in modo sbagliato e la maestra gli diceva Uè, sei distratto, guarda che i libri non si usano così, ma lui niente, continuava a usare i libri in modo sbagliato e la maestra tornava lì e gli diceva Ué, sei distratto, guarda che i libri non si usano così, ma lui niente e continuava a usare i libri in modo sbagliato e la maestra ogni tanto passava a tentare di spiegare un ulteriore qualcosa ma lui non aveva mai ascoltato e si chiedeva perché mai avrebbe dovuto cominciare ad ascoltare proprio in quel momento, che invece era concentratissimo a fare quell'altra cosa

mercoledì 16 maggio 2012

Darsi da fare / Farsi da dare

Ciao Paolo, scusa se ti ho preso il post per farci un post!



pubblicazione - davanti
pubblicazione - dentro
pubblicazione - dietro

venerdì 4 maggio 2012

Elementari

"la mutazione metafisica operata dalla scienza moderna si porta dietro l'individuazione, la vanità, l'odio e il desiderio. Di per sé il desiderio - contrariamente al piacere - è fonte di sofferenza, di odio, e di infelicità. E, questo, tutti i filosofi - non solo i buddisti, non solo i cristiani, ma tutti  i filosofi degni di questo nome - l'hanno capito e insegnato. La soluzione di utopisti - da Platone a Huxley passando per Fourier - consiste nell'annientare il desiderio, e le sofferenze connesse, organizzandone l'immediata soddisfazione. All'opposto, la società erotico-pubblicitaria in cui viviamo si accanisce a organizzare il desiderio, a svilupparlo fino a dimensioni inaudite, al tempo stesso controllandone la soddisfazione nel campo della sfera privata. Affinché la suddetta società funzioni, affinché la competizione continui, occorre che il desiderio cresca, si allarghi e divori la vita degli uomini". Si asciugò la fronte, sfinito; non aveva toccato cibo. [...] "In realtà, annientata dall'evidenza della morte materiale ogni speranza di fusione, la vanità e la crudeltà, non possono non svilupparsi. In compenso," concluse bizzarramente, "possiamo dire altrettanto dell'amore.

Da "Le particelle elementari" di Michel Houellebecq.

giovedì 3 maggio 2012

Duchamp ladro, ladro come duchamp


"Marcel."
"Spegni la luce mamma..."
"C'è un cesso in sala."
"Come come?"
"Ho detto che c'è un cesso in sala."
"Strano."
"Cosa vuol dire 'Strano'?"
"Beh, dovrebbe essere nel cesso, il cesso."
"Dice papà che l'hai portato tu 'stanotte."
"Ah,"
"Lo butto via, fa schifo."
"No no aspetta, forse volevo farci qualcosa."
"Lo butto via."
"Nooo, parliamone più tardi, adesso vorrei dormire ancora un po'..."
"..."
"Mamma,"
"Dimmi."
"Che ore sono?"
"Hai perso un'altra volta l'orologio?"
"No, te lo giuro, questa volta, te lo giuro, si è sciolto."
"Quello è Dalì, cretino."
"Scusa mamma..."

lunedì 30 aprile 2012

SULL’ARRESTO DI MIKE WELLS

SULL’ARRESTO DI MIKE WELLS

28.04.2012 - London

I fatti sono confusi e concitati, oltre alla difficoltà linguistica di seguire un caso in tribunale.

Mike era Leyton Marshes, come spesso ultimamente, in cerca di immagini per un film d’inchiesta dal titolo “Olympics make me sad”.

Leyton marshes è un parco, non lontano da Stratford, centro delle olimpiadi, dove stanno costruendo un campo da basket, un campo d’allenamento.

Voci dicono che sia un campo d’addestramento dedicato alla nazionale USA di Basket (Nba).

La demolizione del verde pubblico è il motivo delle proteste in quest’area, portate avanti in larga scala dagli abitanti della zona e da certe aree del movimento Occupy, oltre che monitorate da giornalisti.

Dopo un insulto, ci sarebbe stata una rissa, e la polizia avrebbe portato via Mike dopo averlo arrestato.

Nella giornata di Venerdi si cercano notizie per capire dove sia detenuto, il suo telefono suona, ma non risponde a nessuno.

Leyton Police Station, e la vicina custodia, un edificio dove ci rechiamo insieme a Julian, nel tardo pomeriggio e dove incontriamo Sacha Andrews, un’altra giornalista, che riesce a ottenere informazioni sul tribunale dove Mike Wells avrà il primo giudizio in tribunale.

Thames Majesty Court in Bow Road, su mile end, la mattina del sabato.

Entra in aula il giudice, prima di Mike, assistiamo a una serie di imputati per reati minori:

stalking su un ex marito, prostituzione, spaccio di droga, furto di un Iphone, furto di 2 bottiglie di
whisky da un supermercato Tesco, frode nei confronti di un ospedale.

All’ingresso di Mike in aula, che si dichiara non – colpevole, il giudice trova da ridire con la compilazione della pratica da parte dell’avvocato, dice che mancano informazioni nella parte dei testimoni, e rimanda Mike “downstairs”, facendo passare avanti altri casi.

Entrano un altro paio di imputati che non richiedono grandi spiegazioni.

Mike Wells viene di nuovo chiamato in aula. L’avvocato definito “Solicitor” non sembra conoscere al meglio la situazione. Pertanto il giudice decide seccamente di rinviare di una settimana il caso, ascoltando anche un'altra figura, che pare appartenere alla parte dello stato e che solleva per Mike il reato di insulto, assalto e passate partecipazioni a manifestazioni.

Il fatto che un professionista, un essere umano, un giornalista, residente nell’area, venga arrestato e tenuto in custodia per 8 notti, è un fatto inaudito e inaccettabile in una democrazia occidentale.

È il momento di scoprire quali sono le legislazioni speciali approntate per le olimpiadi, e svelare al mondo i meccanismi dello stato autoritario che proclama la felicità in base agli sponsor.

Enrico Masi

www.Caucaso.info

www.thegoldentemple.info

giovedì 26 aprile 2012

LibrInnovando


27 28 Aprile Tor Vergata - Roma, dài lo sanno tutti dov'è Tor Vergata

domenica 22 aprile 2012

Gianni Miraglia col corso - Buona Disoccupazione


Gianni Miraglia, Disegno di Karin Kellner
Ho anche tirato giù le lezioni per lo IED, il cui tema è “No Future”: gli organizzatori non sapevano che fossi in cerca del cosiddetto futuro. Bene, perché voglio costruire una macchina del karma, alimentata dalla potenza narrativa degli studenti. Niente da insegnare, ma solo trascinare, i corsi di scrittura creativa sono un ossimoro, se intesi come metodo ed esercizi schematici. Ci deve essere un’esigenza senza parole, per spogliarci dei simboli che non abbiamo scelto e ridefinirli: avere qualcosa da dire, il linguaggio nasce dalle viscere e non da percorsi prestabiliti. Cercherò di parlare, di balbettare e contraddirmi, di mettere a nudo le mie incertezze, senza format e regole. Perché i ragazzi vanno sempre liberati, anche il mio piccolo imperatore interiore. 
preso da Rolling Stone qui
qui tutti i capitoli
Gianni Miraglia ci piace molto!

giovedì 19 aprile 2012

Lilly and the noise collective @ Hula Hop Club

https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhQszCf4ryzKTVcxg_YO_DKlXgBIC2Vupy7jDL3WTjXCp84oirLceEymXsDfc0CTZqMDiBNO6qk5CdjgWOJGKbnXpxg3ycO9EGfGrxx3rpqcqbpesX_FrdgNUnI2LNIVLo3nuWQJ5y_Km_z/s1600/locandina-web.jpg

Guardia del corpo forestale

In Casa Editrice Gigante c'è una vecchia guardia del corpo forestale prossima alla pensione. Max, si chiama.
Da una parte è contento ma dall'altra gli dispiace lasciare il suo amico albero ficus benjamin che per tanti anni ha goduto della sua protezione, quotidianamente, otto ore, tutt'attorno al vaso, nel grande cortile interno del palazzo gigante.
Controlla tutti quelli che passano, la guardia del corpo forestale, non saluta nessuno e controlla tutti con sospetto ma soprattutto controlla che il suo amico albero ficus benjamin non prenda fuoco.
Basti pensare che se fumi, ad esempio, per Max sei un potenziale piromane.
E anche se non fumi: Max sa benissimo quanto sia facile procurarsi un accendino.
Io odio Max.
Sapendo che, una volta in pensione, Max non verrà sostituito da nessuno per via dei tagli alle spese aziendali, si ritrova ad essere molto preoccupato - poveretto, è un vecchietto - per l'avvenire del suo amico albero ficus benjamin. Gli hanno detto che anche per l'albero è importante sentirsi libero e crescere da solo, affidarsi totalmente alle proprie radici ma Max no, dice che lui rimarrà lì, anche una volta in pensione, rimarrà a difendere il suo amico albero.
Lo odio.
Quel vecchio Max è quasi da ammirare per la sua ostinata ingenuità e fa sorridere il suo incaponirsi nel proteggere un albero. Quasi tenerezza. Allo stesso tempo, ok, è vero che lo odio ma, in fondo, fa quasi tenerezza questo suo voler difendere a tutti i costi un albero in un vaso, insomma, fa tenerezza sì, ma quel che è importante, comunque, è che sono tranquillo perché lo sappiamo tutti - e lo so anch'io - quanto sia facile procurarsi un accendino.

martedì 17 aprile 2012

Ultimo Scarto - Annuario Malicuvata @ Vapian BO


I Malicuvati hanno fatto l'annuario del 2011. Dentro ci sono dei bei caratteristi e rappresentanti di questa contemporaneità. Questa sera al Vapian del Pratello faranno una lettura. Alé!

| ultimo scarto: poesia – annuario 2011 a cura di casa lettrice malicuvata: I disamorati del mondo appartengono certamente alla specie più temibile perché per loro tutto è equivalente e al ribasso, basta si spengano le luci in sala e i riflettori si direzionino unicamente verso il loro falso sé; parole o atti poco importano, la relazione con il circostante è mossa solo da bisogni. Da disamore appunto. Le poesie di seguito non hanno un intento pedagogico né terapeutico ma hanno molto da dirci affinché la nostra attenzione sulla parola possa restare alta. E siccome l’attenzione è legata alla generosità, si potrà facilmente dedurre che stare ad occhi aperti davanti alla parola sarà in grado di determinare una forma d’amore nei confronti delle differenze, del mondo e di ciò che circonda la visione. La poesia dovrebbe fare arretrare quel mortifero narcisismo e abitare il senso della luce e dell’ombra. Stare lì appesa non come un esercizio onanistico e sterile ma come capacità di entrare in relazione (è evidente che qui si chiama relazione quel che non deve essere scambiato per socialità). Così, nel desiderio di dire la poesia si apre la raccolta che ospita immagini e modi di stare al mondo molto diversi e non per questo slegati tra loro. [dalla prefazione di Alessandra Pigliaru]

Download in pdf: http://bit.ly/annuario011malicuvata
No te cases con el que te regala flores... ¡cásate con el que te regale un Iglú de libros!
Miler Lagos.

Oppure non casarte proprio se non con la gigante.

domenica 15 aprile 2012

Loro Dentro

Proiezione del documentario "Loro dentro" di Cristina Oddone
Martedì 17 aprile ore 18.00
CINEMA SIVORI – salita Santa Caterina 12 - Genova

giovedì 5 aprile 2012

Anche Oggi

Era per Alice Baum e invece poi chissà. L'illustrazione è dei Brochendors Brothers. Basta.
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    Arrivare a casa è normale per molti e anch'io oggi, anche oggi, arrivo. Tolgo vestiti pantaloni calzini a comando, una danza della noia che conosco bene, in equilibrio prima su un piede poi sull'altro facendo attenzione a non svegliare Sara che già dorme, chissà da quanto dorme con i suoi narcolettici da supermercato del buon vivere. Il letto sembra un ritorno, sempre ad aspettarmi e a chiedermi dove sono stato, che m'imbarazzerebbe rispondere “a lavorare”.
    Sara nel sonno si gira dall'altro lato. Al buio mi sdraio e mi infilo sotto le coperte, le uniche certezze degli ultimi anni. Mi metto su un fianco ma sento il ticchettio dell'orologio ancora al polso. Accendo l'abat-jour per toglierlo e nel farlo vedo uno strato marcescente di pelle che rimane attaccato al cinturino; mi stavo dimenticando che sono in continua decomposizione.
    Cerco di arginare lo strappo tenendo premuto il gelatinoso lembo di pelle perché non rimanga attaccato all'orologio, anche se una parte ormai è andata. La ferita è marcia e puzza ma in fondo è una putrefazione alla quale sono abituato, affezionato direi quasi. Alla fine riesco a toglierlo, si tratta di un piccolo squarcio e non si vede l'osso però rimangono tutti quei lembi rivoltati verso l'esterno, a ricordarmi che il processo è inarrestabile. Per un attimo il pensiero di quel costante consumarmi mi infastidisce, sento un vuoto espandermisi dentro il torace. Me ne rendo conto: a me non importa come sto finendo, domani l'orologio tornerà a coprire tutto e fino alla fine della giornata lo squarcio rimarrà seppellito sotto quel dispotico misuratore di tempo.
    Mi sistemo sotto le coperte, prima di spegnere la luce alzo le lenzuola e guardo la schiena nuda di Sara. Lei sembrerebbe non marcire mai. Spengo la luce, ecco sì, adesso m'addormento, chissà domani, chissà chi sarà il primo a cui dirò buongiorno.

martedì 3 aprile 2012

Caucaso Factory - The Golden Temple @ VAG61

link

Presentazione del film THE GOLDEN TEMPLE di Enrico Masi, prodotto da Caucaso Factory. Un’odissea umana nel capitalismo più disperato e potente, l’ultimo. Le prossime olimpiadi di Londra si offrono come specchio del contemporaneo e come indagine sull’horror vacui che hanno generato. Un film sull’esodo forzato di una comunità proveniente da tutto il mondo, che si è inventata una cittadinanza che ora vede strapparsi da sotto gli occhi con violenza, da un processo che chiamano “regeneration”, che trova il suo apice in Westfield: il centro commerciale più grande d’Europa, nonché l’ingresso obbligato per il villaggio Olimpico.

sabato 31 marzo 2012

Banlieue 11 - presentazione. oggi.

Grande attesa per la presentazione di Banlieue n.11, speciale "Madre: Quella Puttana", di cui potete già ammirare il disegno di copertina di Stefano David.

L'evento è previsto per domani Sabato 31 marzo, dalle 21.30 fino a chiusura, al Frida Cafè, via Pollaiuolo 3, Milano zona Isola.

Come al solito illustrazioni, poesie e racconti a tema. In uno esclusivo, di Cosimo Piediscalzi, una madre obesa decide di soffocare il figlio adolescente sedendocisi sopra.

Poi la rubrica ANA - GIRLS ( I conati del tempo), tenuta da un'anoressica; La parola al fattore, tenuta da un allevatore di vacche da latte di Locate Triulzi; il diario intimo di Renzo Bossi, ovvero IL TROTA RACCONTA... una lettera della redazione con riflessioni su come l'uomo moderno sia castrato dalla PROIBIZIONE DELL'INCESTO e infine Mai nati per Caso, nella quale due amiche di Facebook di Banlieue hanno deciso di abortire. A loro insaputa.

Si ricorda che grazie ad una particolare convenzione con alcuni produttori di pellame, per ogni copia distribuita di Banlieue verrà disboscato un ettaro di foresta pluviale dell'Amazzonia. Per ogni copia che resterà in magazzino invece, nel villaggio di Conde, in Brasile, un bambino verrà tenuto a digiuno per diverse ore. Con buone probabilità questo bambino sarà uno dei figli di Don Luigi Verzé.

Banlieue è la consacrazione dell'aberrante che ci circonda.

Non mancate

venerdì 30 marzo 2012

Rivista Malingut

Non sappiamo bene cosa succeda lì dentro però è sempre bello


Malingut: Rivista cartacea & digitale, bimestrale, gratuita, di poesia e narrativa illustrata, auto-prodotta da giovani sfaccendati, colmi di belle speranze e brutte abitudini.

qui i pdf:

qui il blog:

mercoledì 28 marzo 2012

Corso di scrittura - D. Sedaris

   Se interpellati, quei ragazzi erano in grado di raccontare aneddoti divertenti e appassionanti sulle loro vite, ma il fatto di metterli su carta era vissuto più come un compito ingrato che un'aspirazione. Per quanto mi riguardava, se i miei allievi erano disposti a fingere che ero un insegnante, il minimo che potessi fare era restituire il favore e fingere che loro fossero scrittori. Anche quando qualcuno usava il suo vero nome e raccontava, per esempio, di un appuntamento dal dentista, io accoglievo il testo come pure fiction, e dicevo: "Allora, Dean, raccontaci, come hai inventato questo personaggio?".
   A quel punto lo studente borbottava qualcosa, indicandosi il batuffolo di cotone insanguinato infilato contro la gengiva gonfia, e io gli chiedevo: "Quando hai deciso che il tuo personaggio avrebbe dovuto fare qualcosa per il suo molare incuneato?". Domande simili permettevano agli autori di sentirsi creativi, e proteggevano chiunque avesse opinioni politiche impopolari.
   "Mi faccia capire" disse un giorno uno studente. "Lei sostiene che se io dico una cosa ad alta voce sono semplicemente io che la dico, mentre se la stessa cosa la scrivo su un foglio di carta è come se la dicesse qualcun altro, è così?"
   "Esatto" risposi. "E in questo caso la chiamiamo fiction."
   Lo studente tirò fuori il suo quadernone, scribacchiò qualcosa e mi porse un foglio con su scritto: "Questa è la più grande cazzata che abbia mai sentito in vita mia".
   Era una classe di gente sveglia.

Dal racconto "La curva dell'apprendimento" di David Sedaris
dalla raccolta "Me parlare bello un giorno"
dalla traduzione di Matteo Colombo
dalle Edizioni Mandodari

lunedì 26 marzo 2012

Banlieue 11

Praticamente in anteprima mondiale, ci ha preceduto solamente il noto socialnetwork facebook, siamo lieti di pubblicare la copertina del prossimo Banlieue il cui tema sarà:

Madre: quella puttana.


mercoledì 21 marzo 2012

In realtà è più un mix tra gary cooper e marlon brando

Eravamo tutti lì: chi spostava il mouse, chi schiacciava i tasti diversi della tastiera, uno dopo l'altro, qualcuno aveva pure il telefono in mano, non telefonava però ci faceva delle cose anche lui, con il telefono, senza telefonare faceva cose serie e quindi eravamo tranquilli che da fuori si vedeva che stavamo facendo cose serie.
Quindi arriva, vestito bene, il figlio del capo del direttore, ci avevano avvertito che sarebbe arrivato il figlio del capo del direttore, aveva uno specchio con sé, cioè, lo specchio era piuttosto gigante e allora glielo tenevano due persone vestite male. Quindi il figlio del capo del direttore aveva con sé uno specchio e due persone vestite male che gli tenevano lo specchio.
Si è fermato lì in mezzo e guardandosi riflesso si è messo a dire praticamente una poesia (ad alta voce e in corsivo e in grassetto):

A volte sono proprio affascinante,
cioè,
quando mi metto così,
con il sopracciglio in questo modo,
mi viene uno sguardo affascinante
che non è preso dai film
è uno sguardo affascinante ma personale,
che faccio io.

Alla gary cooper:
anche lui,
come me,
aveva quel suo sguardo,
personale,
come il mio.

Poi il figlio del capo del direttore se ne è andato lasciando specchio e uomini vestiti male lì in mezzo.
Abbiamo poi pensato che in realtà è più un mix tra gary cooper e marlon brando.

lunedì 19 marzo 2012

I nomi | la televisione | DeLillo |


    Più tardi telefonò mio padre.
    "Che ore sono lì?", disse.
    Parlammo dell'orario, del tempo. Aveva ricevuto una lettera da Tap ed una cartolina da Kathryn. Sul bordo della cartolina, mi disse, c'era questa frase: Nessun albero è stato abbattuto per fare questa cartolina. Ciò lo aveva infastidito. Tipicamente Kathryn, disse. Quasi tutta la sua rabbia aveva origine dalla televisione. Tutto quel crimine, la violenza, la viltà politica, gli imbrogli del governo, tutta quella moderatezza, quella pusillanimità ufficiale, lo faceva soffrire, piegare su se stesso come una palla furiosa, un feto di rabbia pura. Il telegiornale delle sei, delle sette, delle undici. Se ne stava lì seduto a collezionarli piegato in due col suo budino di tapioca. L'apparecchio televisivo era una macchina creatrice di rabbia che agiva su di lui ininterrottamente, dandogli scopo e direzione, in un certo senso ingrandendolo, riempiendolo di una rabbia universale, un enorme rancore e un'irritazione impettita.

    "Ce le hanno le corsie stradali col pagamento automatico del pedaggio? mi gridò nelle orecchie."

Da "I nomi" Don DeLillo - le edizioni sono quelle amabilmente bislacche: Tullio Pironti Editore. La traduzione è di Amalia Pistilli

giovedì 15 marzo 2012

Come cominciare un discorso lungo

Innanzitutto vorrei cominciare con qualcosa da dire, di dovuto, una forma di cortesia e buona educazione che, nonostante avanzi a vista d'occhio una sorta di deformalizzazione dei riti sociali, questa che, con un po' di testardaggine, vado a proporvi, rimarrà una microritualità difficilmente estirpabile dall'indole umana, perché, e qui necessito di una premessa, non sono uno di quelli legati alle vecchie abitudini e alle belle maniere; non sono un moralista attaccato ai valori di una volta, tutto passato e niente futuro, assolutamente voglio distaccarmi da questi figure nostalgiche di una società ancorata a preconcetti arrugginiti e, non me ne vogliate, dannosi alla salute. Semplicemente ringrazio per avermi invitato qui a dibattere in merito all'argomento di cui andrò a breve accennando sperando di dilungarmi il meno possibile nei meandri dei miei vizi speculativi di riflessione come in questo caso che, appunto, in realtà, innanzitutto, volevo dire, anche se mi sono un poco perso dietro alla paura di apparire vecchio, reazionario addirittura, volevo dire, appunto, cominciare il discorso, appunto, con:
Buonasera.

martedì 13 marzo 2012

Marco Montanaro

dunque,
se ricevi questa mail è perché devo comunicarti il titolo del mio terzo libro
che è Il corpo estraneo
e allora
qui c'è il booktrailer:

qui invece la scheda del libro sul sito dell'editore Caratteri Mobili:
http://www.caratterimobili.it/caratterimobili/?p=2620

e se non ne hai abbastanza, qui c'è il libro come lo spiego io,
al di là di quarte di copertina, recensioni, schede, ecc.:
http://malesangue.com/2012/03/12/il-corpo-estraneo-ricapitombolare-o-linvolontaria-trilogia-del-niente/

grazie per l'attenzione.
un abbraccio
m

e che dio me la mandi

-- 
/////////////
marco montanaro
«Oh, questa cruda, cruda vita! andrebbe ancora un po' bollita!»

pezzi lunghi e falsi: malesangue
pezzi corti e veri: sangue dal caso

martedì 6 marzo 2012

PALI DELLA LUCE


Serigrafie qua e là!
By INUIT

domenica 26 febbraio 2012

PALI DELLA LUCE

Facciamo copiancolla dal blog di Paolo (andateci che ci sono altre foto bellissime là). Paolo che tra l'altro si vede proprio che usa un font consapevole a differenza di noi redazione di casaeditricegigante.


Praticamente INUIT in concomitanza della mostra durante il BILBOLBUL (1-4 marzo 2012)pubblicherà una raccolta a fumetti fatta da me che si chiama "PALI DELLA LUCE".

La presentazione ufficiale sarà a Bologna durante il Festival Internazionale di Fumetto BILBOLBUL: alle h:18:00 @ MODO INFOSHOP >>> "PALI DELLA LUCE" 
con PAOLO CATTANEO
interviene FRANCESCO CATTANI
Un incontro con gli autori della raccolta di storie brevi Pali della luce
curata da Inuit Associazione Culturale.
In ogni caso ci sarà anche all'inaugurazione della mostra omonima.
Il libro è tutto realizzato con la tecnica dello sfumatino marcio a matita inventata da me.
I testi invece sono di Filippo Balestra e me.


sabato 25 febbraio 2012

Federico Di Vita - Pazzi scatenati

Una cosa importante a cui partecipiamo con ardore.
Sabato 25 febbraio a Genova da Booksin:
Repubblica lo spiega bene qui (non la cena con delitto):


venerdì 24 febbraio 2012

Editoria Digitale / LEDITA


Fanno questa cosa al bar della biblioteca Berio di Genova. Molto interessante.
Se cliccate sulla locandina andate a vedere tutte le informazioni.
Ma anche se cliccate qua.

martedì 21 febbraio 2012

INTELLETTUALE NELLA SPAZZATURA

Ho trovato un intellettuale nella spazzatura,
l’ho guardato bene
per vedere se poteva ancora funzionare
e lo sento lamentarsi
ché nemmeno l’han buttato tra i rifiuti organici,
ma tra i rifiuti generici,
come spazzatura qualsiasi.

Visto che funzionava ancora,
me lo sono portato a casa
e adesso lo uso per reggermi il computer
quando guardo i film da letto,
che son sempre scomodo.

Guardo Herzog, Fassbinder, Tarkosky,
e quando il film finisce
lo sento commentare, lanciarsi in dibattiti esagerati
ma lo deludo quando vede
che sto dormendo da un bel po’.

lunedì 20 febbraio 2012

Due posti:

Abbiamo messo nella barretta lì a fianco altri due blogghe:

Quello di Alessandro Ansuini
Quello di Simone Rossi


sabato 18 febbraio 2012

Zanzare

Ci sono solo le mosche in redazione.
I validi collaboratori hanno così tanto da essere valorosi che in redazione son rimaste solo le mosche che succhiano lo zucchero estrogenato, anabolizzato, rimasto nelle bottiglie di alcuni nuovi energy drinks. I ragazzi della redazione abbandonano bottigliette di energy drinks che devono bere per reggere i ritmi forsennati tipici di un'epoca da luci spente o tempi bui. Così poca luce che non si riesce nemmeno a capire dove sono cominciati, i tempi bui, che anche guardando indietro, sembra di vedere buio. Così poca luce che guardando avanti non si vede niente perché la porta è chiusa e dentro sono rimaste solo le mosche.
Ricoperte di steroidi, non hanno più niente in testa, mosche volano, sbattono sui vetri, volano, girano, odorano, così piene, così tronfie, così affaccendate dall'inconsistenza del loro errare non si accorgono di niente.
non si accorgono
nemmeno
che il titolo era zanzare

lunedì 13 febbraio 2012

sacroEsilio _ nona replica


Alfonso Pierro è parte della poetic de Banlieue, andiamo a vedere!
ATTENZIONE: NON VENITECI, NON C´E´PIÜ

martedì 7 febbraio 2012

Enrico Marià + Port Royal @ la claque (GE)


Avevamo postato qua e alcune poesie di Enrico Marià.
Anche dei Port Royal avevamo postato qualche video.
Normale quindi intuire che consigliamo vivamente e caldamente di andare a vedere cosa succederà a la claque il 10 febbraio. Giurin giuretta.

sabato 4 febbraio 2012

Bukowski Fax Via Facebook

Finalmente ci ha risposto Bukowski:


Non è vero

Ci piaceva farvi credere che avevamo spedito un fax a Bukowski e che Bukowski ci ha poi risposto con una poesia scritta da Bukowski invece sappiamo che non ci crederete perché siete un pubblico attento e consapevole e sapete che Bukowski è morto perché se inviate un fax una email una lettera cartacea a Bukowski lui comunque non risponde e non perché è scontroso e cattivo, non dovete pensare che Bukowski fosse scontroso e cattivo, anche perché la Fernanda Pivano lo ha detto a tutti che lui in realtà era una persona gentile e oltremodo smaliziata e.
Scusate.
In realtà ci vergogniamo di dire che questo file jpg lo abbiamo preso su facebook, Alessandro ci ha fatto uno share e così noi abbiamo fatto copiaincolla e ci chiediamo qual'è il confine tra blog e social network e furto e Bukowski e anche "smaliziato", cosa si intende veramente con "smaliziato" noi ci chiediamo.
Comunque noi intervistammo Bukowski approfittando del fatto che comunque era morto da tempo.
Scusate.