domenica 16 maggio 2010

DonDelilliamoci (Don Delillo)


In Mao II (1991) c'è 'sta tizia che fa le foto agli scrittori di tutto il mondo e lui se ne sta rintanato in un posto che quasi nessuno sa.
Dialogo tra i due:

" - C'è un curioso nodo che lega i romanzieri e i terroristi. In Occidente noi diventiamo effigi famose mentre i nostri libri perdono il potere di formare e di influenzare. Chiedi mai ai tuoi scrittori che cosa ne pensano di questo? Anni fa credevo ancora che fosse possibile per un romanziere alterare la vita interiore della cultura. Adesso si sono impadroniti di quel territorio i fabbricanti di bombe e i terroristi. Ormai fanno delle vere e proprie incursioni nella coscienza umana. Era quanto solevano fare gli scrittori prima di essere mercificati.
- Continua, mi piace la tua rabbia.
- Ma tutto questo lo sai benissimo. È il motivo per cui fai milioni di chilometri per fotografare gli scrittori. Perché stiamo cedendo il passo al terrore, ai notiziari del terrore, a registratori e telecamere, alle radio, alle bombe nascoste nelle radio. Le notizie dei disastri sono l'unica narrativa di cui la gente ha bisogno. Più sono cupe le notizie, più è grandiosa la narrativa. I notiziari sono l'ultima forma di assuefazione prima... di cosa? Non lo so. Ma tu sei furba a intrappolarci nella tua macchina fotografica prima che scompariamo.
- Sono io quella che stanno tentando di uccidere. Te ne stai seduto in una stanza a formulare teorie.
- Metteteci in un museo e fate pagare il biglietto."

martedì 11 maggio 2010

IN QUALE SPAZZATURA?


Non era mai stato fatto di pubblicare un racconto scritto molti anni fa da pippoh, uno dei maggiori esponenti della Casa Editrice Gigante. L'illustrazione è di robbe.
Ci han fatto un libretto con 8 racconti una volta

IN QUALE SPAZZATURA?

- Guardati negli occhi, si disse.
Ma come avrebbe potuto da sdraiato su un lato e in quello stato.
Come avrebbe potuto.
La giornata, fuori, era stupenda, da fiori e uccellini, sole e inseguimenti tra lucertole in calore.
Un perfetto silenzio regnava nella stanzetta di quell’uomo, disturbato solo dal grande ronzio che si portava in testa e dalla probabile serenità di quella giornata di sole in disaccordo con il suo umore.
E’ un rumore costante, interrotto da casuali sensi di colpa, obblighi, è giovedì, impegni mai mantenuti, roba a cui pensare e insomma, almeno avrebbe dovuto aprire la porta dallo schifo di odore lasciato accumulare alla notte durante il giorno.
Si alzò, aprì la porta della sua stanza, nessuno in casa, si ributtò sul letto.
Pancia in giù.
Dall’altra stanza, la saletta da finestra spalancata, entrò un uccellino confuso e impaurito che in un paio di sbatter d’ali era già sbattuto contro il muro.
L’uomo sdraiato avvertì la presenza di un qualcosa, forse un uccellino pensò, sarà confuso, impaurito.
Aspettò di sentire ancora un suono, una conferma, un piopio.
- Piopio, sentì venire dall’altra stanza.
Era vero, un uccellino aveva bisogno d’aiuto.
- Piopio, un uccellino probabilmente con un ala ferita.
Fece per alzarsi.
Con la faccia in giù ancora spiantata sul materasso puntò le braccia come per fare una flessione di quelle da palestra.
Pensò a cosa pensare.
Pensò che quell’uccello avrebbe potuto essere quel corvaccio del malaugurio, quello di Poe.
Si fermò.
Ohibò pensò.
Fu così che il pigolare dell’uccellino, lentamente, da un innocente e disperato piopio, passando per un divertente padrepio, si trasformò in un urlato è giovedì è giovedì.
Fu così.
L’uomo sdraiato decise che per il momento sarebbe stato meglio tentare di riaddormentarsi.
Ci riuscì.
Il risveglio successivo aveva accumulato abbastanza coraggio da permettergli di alzarsi da letto affrontare la realtà ma, soprattutto e finalmente, pisciare.
Andò in cucina a bere acqua e sorseggiando gli venne in mente l’uccellino.
Lo vide in saletta a terra, qualche piuma intorno al corpo immobile, corpo probabilmente morto.
Anzi a ben vedere proprio squarciato dalle unghie di un animale con le unghie.
-Gatto, pensò, - abbiamo un gatto?
L’uomo sdraiato non avrebbe mai potuto levarsi questo dubbio, aveva mai avuto un gatto in casa?
Subito dopo si chiese se avrebbe dovuto mettere il corpicino in un sacchetto a parte oppure se sarebbe bastato buttarlo direttamente nella spazzatura insieme alle altre cose.


Editori Puri

L'amministratore delegato CEO parlava chiaro: non ci sono più editori puri, bisogna mettere più sesso.

CEO: Ma non il solito sesso! Ci hanno stufato le segretarie da sottoscrivania, con le ginocchiere e l'elmetto. Bisogna stupire, creare qualcosa d'innovativo veramente da pervertiti. Forse so cosa. Chiamatemi l'art director che gli spiego il da farsi.

Art director: Buongiorno CEO

CEO: Non ci sono più gli editori puri, possiamo approfittarne. Mettiamo più sesso.

Art director: Ma così ci adeguiamo al mainstream, al correntone plebaglio.

CEO: È proprio quel che vogliamo.

Art Director: e la diffusione della cultura?

CEO: È proprio quel che vogliamo.

Art Director: Dunque?

CEO: Ci vuole più sesso ma che sia qualcosa di veramente innovativo: prendiamo una pornostar e la facciamo scopare con un cavallo.

Art Director: Con un cavallo? Dovrei documentarmi ma credo sia già stato fatto.

CEO: E lei cosa ne sa?

Art Director: Beh, non ne sono sicuro, dovrei documentarmi

L'Art Director si presentò dopo poche ore con il pornomateriale da presentare al Gran CEO.

CEO: Lei è un porco. Non le bastavano i materiali osè sempre aggiornatissimi dei giornali massimi punti di riferimento dell'informazione del Paese? Può considerarsi licenziato continuando a non prendere lo stipendio. Arrivederci.

Portatemi il cavallo.

E portate via questa segretaria con le ginocchiere e l'elmetto.





In foto: l'ultimo editore puro

domenica 9 maggio 2010

L'Immaginazione al dovere


Il piatto è in tavola. 40 autori da tutte le parti d’Italia per 120 paginone di letteratura, fumetti, foto, disegni, prontuari per la pesca all’aspetto, ricette di cucina underground, pulzelle, pollastri, e chi più ne ha ce l’ha già messo. Ora va visto se avete palati abbastanza forti. La rivista arriverà sulle vostre tavole a poco a poco, giusto il tempo di persuadervi ad aprirci il portone. Nel frattempo per i più affamati c’è sempre l’emailcollettivomensa@yahoo.it per richiedere il numerone grazie al servizio Collettivomensa Taxi con tanto di motorino gestito dalle Poste Italiane di rinomata efficenza. Non esitate, spalancate le fauci a (in ordine alfabetico al contrario del nome, fratto la radice quadrata di due):
Walter Giordano, Vanni Santoni, Valerio Aiuti, Tuono Pettinato, Squaz, Simone Nigraz Pontieri, Simone Lucciola, Simone Cortese, Silvio Giordano, Sara Pavan, Rocco Lombardi, Riccardo Mannelli, Pino Casamassima, Peppe Fiore, Pentolino, Matteo Salimbeni, Massimo Pasca, Marco Purè, Marco Margarito, Marco Corona, Maicol e Mirco, Luca Batoni, Laura Giardino, Jacopo Nacci, Ivan Manuppelli, Isabella Nazzarri, Iacopo Barison, Gregorio Magini, Giulio Giordano, Giorgio Vasta, Gianni Solla, Francesco D’Isa, Francesco Cattani, Elena Rapa, Edoardo Olmi, Dottor Pira, Davide Reviati, Davide Garota, Claudia Ragusa e Andrea Coffami.
http://collettivomensa.wordpress.com/

sabato 1 maggio 2010

Un Tondelli politico


"Che cosa sta facendo questo vecchio, decrepito continente al Terzo Mondo? Questo popolo di pirati e di beoni rissosi alle sue ex colonie, ai suoi ex sudditi, a chi ha piegato con la frusta e la violenza dopo averlo depredato e sfruttato? Con quale ipocrisia l'europeo impone regole e comportamenti come se i valori fossero ancora dell'Occidente quando invece tutto dimostra il contrario? Qual'è la ragione per cui da ogni angolo del mondo i più disgraziati, i più poveri, i reietti della storia, le valanghe di straccioni, le orde di pezzenti e di mendicanti invadono le
città dovendo addirittura scimmiottare, per integrarsi, di essere educati, perbenisti, ipocriti come tutta intera la middle class europea? Come non provare una immensa, profonda, proprio interiore vergogna nel vedere gli occhi del ragazzo indiano con la sua giubbetta McDonalds steso sul letto nel tentativo di recuperare qualche ora di sonno fra un turno e l'altro? Il risultato, pensa Leo, è che ci stiamo contendendo le città palmo a palmo con i poveri. E lui può già vedere la vecchia e malata Europa, con tutta la sua grandeur e la sua cultura e la sua boria, il suo tè delle cinque e le sue cerimonie accademiche, abolita, occupata, conquistata dalle masse dei più miseri, dei più affamati, dei più sfruttati. Sarà la loro guerra. I poveri si vendicheranno seminando figli ovunque, riproducendosi a raffica come il crepitio delle mitragliatrici, occupando ogni postazione con i propri cadaveri, usando se stessi come forza di sfondamento. Vinceranno, e di loro, evangelicamente, sarà la terra."


Da "Camere separate".

giovedì 29 aprile 2010

Volevano Tondelli

Volevano postare una cosa su Tondelli ma Tondelli è morto.

Così pubblichiamo lo scambio di missive tra un giovane interessato alla scrittura e il responsabile ufficio catering management con il pubblico umano.

"Gentile responsabile,
come si fa a scrivere con la merda?
Firmato
Charles"

Il gentile responsabile si è sentito un poco a disagio nel rispondere a questa domanda

ma ecco qui la risposta:

"Gentile giovane interessato Charles,
per scrivere con la merda devi cagare sul foglio, oppure prendi la merda dal fondo del cesso e poi la metti sul foglio oppure la rubi ad un cane e poi la metti sul foglio. Qualcuno la fa essicare e ci fa una polverina che diluisce con un poco d'acqua per poi metterla sul foglio"

venerdì 16 aprile 2010

La spia russa Katova.

Manoscritto usato n° 4235623

La spia russa Katova è addestrata a scorticare in generale. Ha vissuto in diverse parti del mondo ma nessuno ce l'ha mai vista. Conosce perfettamente tutte le lingue che ti vengono in mente con relativi dialetti inflessioni e difetti di pronuncia.
Affermata psicologa, è nota soprattutto per il metodo che prende il suo nome.
METODO KATOVA.
Diverse sedute in cui i partecipanti, solitamente maschi adulti muscolosi, stanno a petto nudo a tirarsi pugni forti random su braccia e spalle di chi capita. Per circa un'oretta.
Questo metodo viene frequentemente adottato nei corsi di team building di poliziotti e manifestanti, calciatori e tifosi.
Interessante?

O è più interessante sapere che la Katova al momento è impegnata ad aprire un vaso di marmellata ma non ci riesce?



In foto: l'obiettivo finale della spia russa Katova

venerdì 2 aprile 2010

Port Royal non proprio anteprima!

Ecco un altro video dei Port Royal fresco fresco di mese!
Sempre dal disco "Dying in time" sempre dall'occhio di Sieva Diamantakos.
Per un po' l'hanno avuto in anteprima quelli di Rockit, ora lo mettiamo in anteprima noi della Gigante.
troppi link
Vai d'anteprima!



Accipicchia il nostro WEBDESIGNER non sa cos'è youtube e il video risulta unguardable su schermo.
Consigliamo di andare direttamente al link qui sotto


http://www.youtube.com/watch?v=skSE4HmvfRY

martedì 30 marzo 2010

L'immoralista André


"Perché", dissi, "lei che vive la sua saggezza, non scrive le sue memorie, o per lo meno", continuai vedendolo sorridere, "i suoi ricordi di viaggio?"
"Perché non voglio ricordarmeli", rispose. "Se lo facessi, avrei paura di impedire al futuro di avere il suo corso e temerei di far prevalere il passato. Creo la novità di ogni ora dimenticando completamente il momento precedente. Non mi basta mai l'essere stato felice. Non credo alle cose morte e per me il non essere più è come il non essere mai stato"

Da "L'immoralista" di André Gide

lunedì 29 marzo 2010

Il problema del libero pensatore in evoluzione

Il libero pensatore aveva appena chiuso la porta di casa per andare al lavoro quando sentì il suo telefono (fisso) squillare. Troppo tempo per riinfilare le chiavi nella toppa arrivare al telefono e sentirlo smettere di squillare.

Il libero pensatore seduto sul divano si trovò ad evolvere in qualcosa di nuovo: fino a quel giorno non aveva MAI impostato i minuti della sveglia ad orari multipli di 5, tipo 7:30, 10:45 o 8:05. Questo per non adeguarsi all'imposizione di tempi standard.
La telefonata non ricevuta rivelava al libero pensatore che la sua decisione riguardante le sveglie era diventata una legge interna scolpita nella sua coscienza.
E lui non voleva avere leggi, benchèmeno leggi interne autostabilite. Questo salto intellettivo lo portò a decidere di fissare a random, ogni tanto, la sveglia a orari multipli di 5.
Per il resto tutto a posto.

mercoledì 24 marzo 2010

Alè Banlieue

Se cliccate qua sotto vedete il banlieue online

http://intimamentekatia.altervista.org/banlieue5_2_.pdf

SALUTI DA PONTREMOLI

martedì 16 marzo 2010

O Sciopero o chiuso per ferie o impegnatissimi ma Banlieue

Possiamo mettere questo!
Tiè!

Ci sarà la presentazione al Frida Cafè Venerdì 19 Marzo a partire dalle ore 21 e poi chissà dopo! Veniteci!


lunedì 8 marzo 2010

vortice

improvvisamente un vortice si apri' proprio nel bel mezzo dell'ufficio del giovanissimo direttore inutile e al contempo irresponsabile. Le sigarette erano diventate un pretesto, le metropolitane una direzione, l'amore una paura da analizzare.. sapere che il corpo rigenera fino all'ultima cellula nel giro di 7 anni spaventa e fa fare i calcoli e fa pensare a quel che si vuol fare da grandi immaginando e o tenendo inoltre in cosiderazione la possibilità di esserlo già, grandi, o più che altro, adulti. no dai, semiadulti.
Comunque il vortice, si diceva? non fa altro che far passare aria da un orecchio all'altro dando la sensazione di rinfrescare la mente del vecchio direttore responsabile di cui sopra.

lunedì 1 marzo 2010

Intervista a Dino Buzzati

Eccone un'altra. Questa volta è Dino Buzzati, dopo la veloce apparizione di qualche post fa, a concederci un intervista rapida rapida:


- Dino, ho sonno, posso dormire sul tuo divano?

- No dai.
- Dai sono stanco, lasciami dormire sul divano.
- No è meglio se te ne vai a casa dai.
- ...
- Aspetta, ti aiuto ad alzarti.

domenica 28 febbraio 2010

Le pecore di Vaccari

Un bel pezzetto da Italian Fiction di Michele Vaccari:

"No. Ti spiego. È che prima sono stato frettoloso, e allora... magari... tu pensavi che era una cazzata..."
"Lo penso ancora."
"E fai bene! Perché io non mi sono spiegato bene. Ecco. È logico che tu creda che questa storia delle pecore sia una cazzata, Chiunque lo penserebbe. Cioè, saresti un genio se..."
"Allora? Mi stai facendo sbroccare, diocristo. Che cazzo volevi dire su 'ste stronze pecore?"
"Le pecore sono stronze. Bravo. Proprio stronze. Perché 'ste stronze sono troppo più avanti di noi. Cioè, ascolta: prima io ti avevo detto che le pecore cagano quando camminano. E fino a qui, ok. ma la grande figata sai qual è?"
Guido warrior si è fermato un attimo in una piazzola. Con le mani occupate sul volante non riesce a partirci molto bene su Antonio warrior.
"No no aspetta john! Poi se ho detto una cazzata mi gonfi come una mongolfiera. Ma adesso rispondimi: sai qual è la figata?"
Guido warrior non sbuffa neanche più, guarda Antonio a dire hai trenta secondi. Sbrigati. Poi sei morto.
"Sei pronto?"
"Antonio vaffanculo. Se non mi..."
"La figata è che sono gli unici esseri viventi che cagano mentre camminano, cioè gli unici che mentre camminano non hanno scatti nervosi non fanno sforzi. Cagano. È naturale capisci?"
"Guido rimane immobile. La sua bocca si muove per parlare, ma l'anima è congelata nella rabbia.
"Preferisci nello stomaco o sul labbro?" E se sul labbro, labbro destro o labbro sinistro? Per par condicio, se vuoi, li colpisco entrambi. In effetti è meglio. Fa pendant, non trovi?"
"Guido, la figata è che noi abbiamo fatto l'impero romano, la carta, i trapianti, la guerra in Vietnam, le troie, dio, Music Farm, l'Alitalia, le bustarelle, le pieghe in motorino, la P2, il moulinex, la scuola pubblica, Maurizia Paradiso, Cocciante, le olimpiadi sul ghiaccio, Gioca jouer, cioè cazzo abbiamo fatto praticamente tutto ma non siamo ancora riusciti a cagare camminando. Ti rendi conto? Cagare camminando! Cioè, può sembrarti una minchiata, dici non è niente rispetto alla storia dell'umanità, ma se ci rifletti lo capisci. Ti stai prendendo un inculata colossale. E sai perché? Perché non puoi accettarlo. Non ci riesci. Specie all'inizio, non ci riesci. Anch'io, che questa teoria l'ho formulata, guarda ti sembrerà strano ma anch'io ci ho messo un botto di tempo ad accettarla. E sai come ho fatto ad accettarla? Gridandolo allo specchio ogni mattina prima di andare al cesso: non ci siamo evoluti per niente. E sono diventato tutta un'altra cosa. Più serio, più convinto. Se vuoi stare bene, devi capirlo anche tu. Se no vivrai col rimorso per tutta la vita. Ti crederai sempre meglio di una pecora. E farai un'altra megaputtanata. Ricorda, Guido. È tutto consequenziale. Quando caghiamo, quando ci lasciano le donne, quando litighiamo sul lavoro, quando ci muore l'animale che è cresciuto con noi, ecco, a quel punto dimostriamo di essere inferiori alle pecore. Perchè noi abbiamo sì tutto quel che c'è dopo, ma alla base, alla base ci sta il fatto che è proprio la base che ci manca. Non abbiamo mai superato la fase primordiale. Lo capisci cazzo? Soffriamo e ci sforziamo come pazzi e quando finalmente ci liberiamo, non siamo in grado di gestire questa felicità e viviamo nell'incubo che quell'angoscia ritorni e, quando ritorna, di nuovo: non siamo in grado di capire, evolverci, andare oltre, sconfiggere i cambi dell'anima, della nostra natura, capisci?"

mercoledì 24 febbraio 2010

La "Fru"

Tempo di gran riunioni in Casa Editrice Gigante, il direttore gigante presenta il restyiling editoriale frutto della mente del nuovo acquisto: Sam Acozzaglia, grande genio creativo con master in branding advisory catering preso all'Università della Della. Genio creativo con una strana macchia verde in faccia e una cravatta fucsia ma con solo il nodo.

Direttore: Gentilissimi, d'ora in poi non saremo più una squadra, saremo un team.
APPLAUSI/ENTUSIASMO
Direttore: Vi presento il nuovo acquisto, Sam Accozzaglia, darà una bella rispolverata alle vostre menti in letargo. Non vi siete accorti che oggi è l'era di internet? Non vi siete accorti che c'è Facebook?
APPLAUSI/CONSENSO SPONTANEO
Direttore: Lascerò parlare Sam che ha già in mente un piano per reinventare la letteratura contemporanea, prego Sam.
Sam aggiusta il nodo alla cravatta con solo il nodo e comincia a parlare
Sam: Gentilissimi,
APPLAUSI/ORECCHIE TESE
Sam: Ho letto le recenti pubblicazioni di questa casa editrice e devo dire che, senza offesa, siete un po' delle merde. Merde vecchie aggiungerei.
APPLAUSI
Sam: Ancorati a schemi obsoleti voi siete tutt'oggi a cercare una bella storia. Basta, basta, basta, d'ora in poi non voglio più sentire parlare di belle storie ma della "Fru".
APPLAUSI/SCONCERTO GENERALE
Poveretto: Ma cos'è la Fru"?
Sam: La "Fru" è una nuova lettera che inseriremo a casaccio nelle future pubblicazioni.
Poveretto: Ma intende dire una nuova lettera dell'alfabeto?
Sam (toccandosi la strana macchia verde in faccia): Tsé, "alfabeto". Direttore ha sentito anche lei? Proprio di questo le parlavo. I suoi dipendenti sembrano arrivare dalle province delle cantine delle loro nonne... "alfabeto", tsé, come gli antichi greci.
Direttore: Signor Poveretto vuole stare ad ascoltare invece che fare domande inutili? Ascolti Sam Accozzaglia che c'ha un master bellissimo.
Poveretto: Ma non si può pretendere di inserire a casaccio una lettera inventata, una "Fru".
SCONCERTO SENZA APPLAUSI PRIMA
Direttore: Signor Poveretto stia zitto, con i suoi dubbi puerili mi destabilizza la solidità del team.
Sam: Non si preoccupi direttore. La "Fru" è solo l'inizio e i suoi dipendenti migliori si sapranno adattare. Verrà il tempo per la "Vse", la "Mli" e pure la "Coop". Verrano i tempi degli occhiali alla moda e cravatte con solo il nodo per tutti.
APPLAUSI
Direttore: Finalmente, finalmente qualcuno che risolleverà le sorti della Casa Editrice Gigante. Ma di che occhiali alla moda parla?
Sam: Scommetto che li ha scambiati per una strana macchia verde in faccia, direttore.

venerdì 19 febbraio 2010

Manganelli - 52 - Buzzati - Una goccia - Robbe


Da una parte (quella con le scale senza drago) la goccia di Buzzati fatta da Robbe dall'altra (quella con il drago senza scale) il 52 di Manganelli di cui sotto un altro racconto, l'83.

mercoledì 17 febbraio 2010

Personalmente - Dino Buzzati - Una goccia

Scusateci.
Uno dei racconti più belli del mondo di uno degli autori più bravi del mondo. E c'è pure un cane!

Una goccia

Una goccia d'acqua sale i gradini della scala. La senti? Disteso in letto nel buio, ascolto il suo arcano cammino. Come fa? Saltella? Tic, tic, si ode a intermittenza. Poi la goccia si ferma e magari per tutta la rimanente notte non si fa più viva. Tuttavia sale. Di gradino in gradino viene su, a differenza delle altre gocce che cascano perpendicolarmente, in ottemperanza alla legge di gravità, e alla fine fanno un piccolo schiocco, ben noto in tutto il mondo. Questa no: piano piano si innalza lungo la tromba delle scale lettera E dello sterminato casamento.
Non siamo stati noi, adulti, raffinati, sensibilissimi, a segnalarla. Bensì una servetta del primo piano, squallida piccola ignorante creatura. Se ne accorse una sera, a ora tarda, quando tutti erano già andati a dormire. Dopo un po' non seppe frenarsi, scese dal letto e corse a svegliare la padrona. «Signora» sussurrò «signora!» «Cosa c'è?» fece la padrona riscuotendosi. «Cosa succede?» «C'è una goccia, signora, una goccia che vien su per le scale! » «Che cosa?» chiese l'altra sbalordita. « Una goccia che sale i gradini! » ripeté la servetta, e quasi si metteva a piangere. «Va, va» imprecò la padrona « sei matta? Torna in letto, marsch! Hai bevuto, ecco il fatto, vergognosa. E un pezzo che al mattino manca il vino nella bottiglia! Brutta sporca, se credi » Ma la ragazzetta era fuggita, già rincantucciata sotto le coperte. Chissà che cosa le sarà mai saltato in mente, a quella stupida" pensava poi la padrona, in silenzio, avendo ormai perso il sonno. Ed ascoltando involontariamente la notte che dominava sul mondo, anche lei udì il curioso rumore. Una goccia saliva le scale, positivamente.
Gelosa dell'ordine, per un istante la signora pensò di uscire a vedere. Ma che cosa mai avrebbe potuto trovare alla miserabile luce delle lampadine oscurate, pendule dalla ringhiera? Come rintracciare una goccia in piena notte, con quel freddo, lungo le rampe tenebrose?
Nei giorni successivi, di famiglia in famiglia, la voce si sparse lentamente e adesso tutti lo sanno nella casa, anche se preferiscono non parlarne; come di cosa sciocca di cui forse vergognarsi. Ora molte orecchie restano tese, nel buio, quando la notte è scesa a opprimere il genere umano. E chi pensa a una cosa, chi a un'altra.
Certe notti la goccia tace. Altre volte invece, per lunghe ore non fa che spostarsi, su, su, si direbbe che non si debba più fermare. Battono i cuori allorché il tenero passo sembra toccare la soglia. Meno male, non si è fermata. Eccola che si allontana, tic, tic, avviandosi al piano di sopra.
So di positivo che inquilini dell'ammezzato pensano di essere ormai al sicuro. La goccia - essi credono - è già passata davanti alla loro porta, né avrà più occasione di disturbarli; altri, ad esempio io che sto al sesto piano, hanno adesso motivi di inquietudine, non più loro. Ma chi gli dice che nelle prossime notti la goccia riprenderà il cammino dal punto dove era giunta l'ultima volta, o piuttosto non ricomincerà da capo, iniziando il viaggio dai primi scalini, umidi sempre, ed oscuri di abbandonate immondizie? No, neppure loro possono ritenersi sicuri. Al mattino, uscendo di casa, si guarda attentamente la scala se mai sia rimasta qualche traccia. Niente, come era prevedibile, non la più piccola impronta. Al mattino del resto chi prende più questa storia sul serio? Al sole del mattino l'uomo è forte, è un leone, anche se poche ore prima sbigottiva.
O che quelli dell’ammezzato abbiano ragione? Noi del resto, che prima non sentivamo niente e ci si teneva esenti, da alcune notti pure noi udiamo qualcosa. La goccia è ancora lontana, è vero. A noi arriva solo un ticchettio leggerissimo, flebile eco attraverso i muri. Tuttavia è segno che essa sta salendo e si fa sempre più vicina.
Anche il dormire in una camera interna, lontana dalla tromba delle scale, non serve. Meglio sentirlo, il rumore, piuttosto che passare le notti nel dubbio se ci sia o meno. Chi abita in quelle camere riposte talora non riesce a resistere, sguscia in silenzio nei corridoi e se ne sta in anticamera al gelo, dietro la porta, col respiro sospeso, ascoltando. Se la sente, non osa più allontanarsi, schiavo di indecifrabili paure. Peggio ancora però se tutto è tranquillo: in questo caso come escludere che, appena tornati a coricarsi, proprio allora non cominci il rumore? Che strana vita, dunque. E non poter far reclami, né tentare rimedi, né trovare una spiegazione che sciolga gli animi. E non poter neppure persuadere gli altri, delle altre case, i quali non sanno. Ma che cosa sarebbe poi questa goccia: - domandano con esasperante buona fede - un topo forse? Un rospetto uscito dalle cantine? No davvero.
E allora - insistono - sarebbe per caso una allegoria? Si vorrebbe, così per dire, simboleggiare la morte? o qualche pericolo? o gli anni che passano? Niente affatto, signori: è semplicemente una goccia, solo che viene su per le scale.
O più sottilmente si intende raffigurare i sogni e le chimere? Le terre vagheggiate e lontane dove si presume la felicità? Qualcosa di poetico insomma? No, assolutamente. Oppure i posti più lontani ancora, al confine del mondo, ai quali mai giungeremo? Ma no, vi dico, non è uno scherzo, non ci sono doppi sensi, trattasi ahimé proprio di una goccia d'acqua, a quanto è dato presumere, che di notte viene su per le scale. Tic, tic, misteriosamente, di gradino in gradino. E perciò si ha paura.

sabato 13 febbraio 2010

Nuove sedie girevoli


Sono arrivate!
Finalmente i corrieri dei trasporti internazionali hanno portato direttamente dalla Malesyia e poi direttamente dall'Egitto e successivamente direttamente dall'Uzbekistan fino alla nostra grande Casa Editrice Gigante una delle ultime trovate dei giovani designers neolaureati.
Dopo studi e approfondimenti sulle recenti scoperte del corpo relative ad un'ergonomia d'avanguardia, ecco nei nostri uffici un bel set di sedie per neolaureati stagisti a progetto con contratto relativo al punto di vista.
Le nuove sedie comode sopra, estremamente flessibili e dinamiche sotto.

mercoledì 10 febbraio 2010

4 punti critici (manifesto del basta. Per una nuova letteratura mondiale e, se serve, di viaggio)

1 - Basta Bukowsky. Non si può continuare a bere. Di mattina poi. Evitare di dire a tutti che vi siete ubriacati perché tanto l'hanno già fatto anche loro. E dire Pampero Jack Daniel's. Dire Moskovskaya Havana 7 Tanqueray. Con l'oliva poi. Quelli lì si fanno già abbastanza pubblicità da soli. Quando finalmente anche il fumo avrà dei brand a cui fare riferimento vedrai dopo che fior fior di letteratura dell'hascish.

2 - Basta col carro di Apollo. Meglio il sole.

3 - Basta con i poliziotti del Texas a Voghera. A Voghera ci sono le casalinghe. Gli inseguimenti, pistole Colt e i RayBan a specchio sono in Texas.

4 - Basta con la storia di quello che non riesce a scrivere una storia. Meglio la storia di quello che non riesce a starnutire.

In foto: il pianista Paul Scliomson mentre sta per starnutire. È rimasto così per 8 anni. Non si vede ma sta pure suonando un bel pianoforte a coda. Gigante.

mercoledì 3 febbraio 2010

Assemblea

CASA EDITRICE GIGANTE

Verbale d'assemblea tenutasi per davvero in data.

Segretario d'assemblea: Sì

Presenti: anche

Sede: Casa Editrice Gigante in via.

Ordine del giorno:

1) Impianto di deflusso e scorrimento acque piovane da tetto (grondaie) da sostituire e relativi dettagli pagamento

2) Libri anti-ladro

3) Varie ed eventuali

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1) Per il rifacimento dell'impianto di deflusso e scorrimento acque piovane da tetto (grondaie), il comitato direttivo e amministrativo di Casa Editrice Gigante, altresì proprietaria dell'immobile, propone di dividere le spese con il custode dell'edificio in quanto fruitore anch'egli dell'impianto di deflusso acque piovane da tetto (di giorno e di notte a differenza dei dipendenti della Gigante).

2) Identificazione e catalogazione possibili titoli per la nuova collana Libri anti-ladro ideata ieri: libri da porre al'ingresso delle abitazioni del lettore in grado da dissuadere il potenziale ladro dal portare a termine il furto per effetto del: "non ruberei mai in casa di uno che legge Baudelaire." Al fine di individuare i titoli più efficaci sono previsti studi etnografici in ambienti ladristici (ma non in parlamento).

3) Tenere in estrema considerazione la possibilità che ci siano delle varie e financo delle eventuali.

Saluti da Lutetia Termae

Arrigo Sacchi

sabato 30 gennaio 2010

Triste storia di Sandra

Tra le svariate proposte di pubblicazione che arrivano in Casa Editrice Gigante quella che più sta attirando l'attenzione ultimamente è "Triste storia di Sandra", un romanzo breve unico nel suo genere che colpisce dritto al cuore grazie ad una profondità di coinvolgimento emotivo che solo scrittori di un certo calibro riescono a suscitare.
Prima ancora che venisse approvata la pubblicazione e contattato l'autore, il manoscritto è passato tra tutte le scrivanie della Gigante e tutti, proprio tutti, hanno voluto leggerlo fino in fondo, anche il master editor, che inizialmente pensava di farselo raccontare perché impegnato in altre letture, non ha resistito a leggerlo.
Una piccola anticipazione: "Triste storia di Sandra" inizia con un semplice "È morta" e finisce con lo stesso "È morta" senza niente in mezzo. Avanguardia letteraria da 23 Euro al volume. Grande sfida editoriale.

Qualche pressapochista banalmente sostiene che il titolo sia più lungo del romanzo.

martedì 26 gennaio 2010

Attualità // Furore

Io ho bambini, ho bambini che han fame! Io lavoro per niente; per il solo mantenimento. Li vedeste, i miei bambini! Pustole in tutto il corpo, deboli che non stanno in piedi. Mi lasciate portare via un po' di frutta, di quella a terra, abbattuta dal vento, e mi date un po' di carne da fare il brodo ai miei bambini, e io non chiedo altro.
E questo, per taluno, è un bene, perché fa calar le paghe mantenendo invariati i prezzi. I grandi proprietari giubilano, e fanno stampare altre migliaia di prospettini di propaganda per attirare altre ondate di straccioni. E le paghe continuano a calare, e i prezzi restano invariati.
Così tra poco riavremo finalmente la schiavitù.
E ora i latifondisti e le società inventano un metodo nuovo. Metton su fabbriche di frutta in conserva, e quando le pesche e le pere e le susine sono mature fanno calare il prezzo della frutta fresca al di sotto del costo di produzione. Così comprano la frutta fresca a prezzo irrisorio, ma tengono alto quello della frutta in conserva, e realizzano enormi profitti. E i contadini, i contadini che non possiedono le fabbriche di frutta in conserva, perdono i loro frutteti; e i frutteti vengono assorbiti dai latifondisti e dalle banche e dalle società che possiedono le fabbriche di frutta in conserva. I contadini allora si trasferiscono in città, e in poco tempo vi esauriscono il loro credito, e perdono gli amici e s'alienano i parenti e finalmente si riducono anch'essi sulla strada. E le strade sono affollate di gente avida di lavoro, ma avida al punto da essere disposta ad assassinare pur di trovarne.
E le banche e le società si scavano la fossa con le loro mani, ma non lo sanno. I campi sono fecondi, e sulle strade circola l'umanità affamata. I granai sono pieni, e i bimbi dei poveri crescono rachitici e pieni di pustole. Le grandi società non sanno che la linea di demarcazione tra fame e furore è sottile come un capello. E il denaro che potrebbe andare in salari va in gas, in esplosivi, in fucili, in spie, in polizie e in liste nere.
Sulle strade la gente formicola in cerca di pane e lavoro, e in seno ad essa serpeggia il furore, e fermenta.

Da "Furore" di John Steinbeck, traduzione di Carlo Coardi

mercoledì 20 gennaio 2010

Il meglio del Wimble.doc


Dopo il torneo di racconti, i ragazzi di Wimble.doc hanno selezionato il meglio del meglio in pdf!

Andrea Coccia di El Aleph ve lo spiega meglio su Booksblog.it

Bello!

Scusate per tutti quei meglio

lunedì 18 gennaio 2010

È Ema

Guardate che bravo questo (Emanuele Giacopetti) qua.

Come consigliato da lui stesso, cliccate sull'immagine per vederla più grande, avrete modo di leggere le previsioni per l'anno nuovo!

domenica 17 gennaio 2010

Il problema reale


Eravamo lì, la redazione della casa editrice gigante sembrava quasi una tribù a semicerchio inventato, appostati al sole, ognuno a strizzare gli occhi verso la palla infuocata. Un super tele. Scherzetto a due bambini!

Si discuteva sul cambiare linea editoriale il prima possibile, prima che l'altra casa editrice, quella antipatica, ci mangiasse la fetta di mercato alle mele. Ancora calda.
Assorti nelle riflessioni, tiravamo sassi in mare, per dimostrarci di essere effettivamente in spiaggia ma non d'estate.

CAPOREDATTORE: È l'ora che si parli di una nuova linea editoriale.
COPYWRITER: Verissimo.
POVERETTO: E cioè? Cosa intende?

CAPOREDATTORE: È l'ora che si discuta delle cose vere, del problema reale di questo paese.
COPYWRITER: Verissimo.
POVERETTO: Ma quale paese? Dove inizia il paese? Ma soprattutto, finisce?

CAPOREDATTORE: Ci sono parole chiave, equosolidale, cooperare, ben sviluppare tra le nazionale.
COPYWRITER: Verissimo
POVERETTO: Ma dove vuole arrivare? Fare del bene e a chi fare del male?

Prima di accorgerci che ci stavamo bagnando i culi, arrivò al nostro fianco la barca della guardia costiera a farci una multa salata. A forza di tirare sassi e discutere, ci eravamo tolti la spiaggia da sotto i piedi, spostandola in fronte a noi.

I pescatori avrebbero dovuto cambiare strategie di pesca per l'inverno.
I muscoli non erano più quelli di una volta.
Il super tele continuava a bruciare.

In alto: foto di palla infuocata ma senza fuoco attorno

mercoledì 13 gennaio 2010

Furore


Un pezzettino da Furore del mitico John Steinbeck (nella bellissima edizione Bompiani del 1970).

Qui c'è Tom che parla con sua madre.
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Tom recitò: "Non costruire case troppo grandiose se non vuoi vederle crollare."
"Ho ben paura che è così, infatti. La Bibbia vero?"
"Credo, ma non ricordo bene. Faccio confusioni, da quando ho letto un libro intitolato Le conquiste di Barbara Worth."
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lunedì 11 gennaio 2010

Trasloco con guardiano

La Casa Editrice Gigante tutta è stata impegnata in un trasloco di libri che però non passavano dalla porta. Per questo abbiamo deciso di cambiare sede e spostarci in un nuovo edificio dalle porte più larghe. Questa nuova pretesa architettonica è stata pienamente soddisfatta ma rimane adesso il problema delle chiavi: nel nuovo palazzo gigante le porte sono talmente giganti che anche le chiavi sono giganti e pesantissime. Essendo noialtri lavoratori nel campo della cultura, non abbiamo le forze per portarci appresso chiavi di tali dimensioni. L'unica soluzione, per ora, è di tenere le porte aperte ma questo comporta il lasciare a rischio furto un capitale editoriale di parecchi libri giganti. Abbiamo quindi pensato di assumere un guardiano notturno che cammini continuamente lungo tutto il perimetro della nuova porta gigante affinchè nessun ladro possa avvicinarsi. Ma essendo noi lavoratori del campo della cultura, non abbiamo soldi per pagare un guardiano notturno disinteressato alla letteratura. Abbiamo quindi dovuto assumere un guardiano notturno sottopagato ma che legge volentieri i libri della nostra Casa Editrice Gigante.
Si è licenziato.
Non gli piacevano i nostri libri giganti.


In foto: lo scomodissimo portachiavi per le nuove chiavi giganti.

mercoledì 6 gennaio 2010

Poesia sottomano - Jacques Prévert, La belle vie

La belle vie

Dans les ménageries
Il y a des animaux
Qui passent toute leur vie
Derriére des barreaux
Et nous on est des frères
De ces pauvres bestieaux

On n'est pas à plaindre
On est à blâmer
On s'est laissé prendre
Qu'est-ce qu'on avait fait
Enfants des corridors
Enfants des courant d'air
Le monde nous a foutus dehors
La vie nous a foutus en l'air

Notre mère c'est la misère
Et notre père le bistrot
Élevés dans des tiroirs
En guise de berceau
On nous a laissés choir
Tous nus dans le ruisseau

Dès notre plus jeune âge
Parqués dans les prisons
Nous dormons dans des cages
Et nous tournons en rond
Sans voir le paysage
Sans chanter de chansons

On n'est pas à plaindre
On est à blâmer
On s'est laissé prendre
Qu'est-ce qu'on avait fait
Enfants des corridors
Enfants des courants d'air
Le monde nous a foutus dehors
La vie nous a foutus en l'air.

La bella vita

Chiusi dentro i serragli
Ci sono gli animali
Che passano la vita
Dietro un'inferriata
E noi siamo i fratelli
Di quel povero bestiame

Non siamo da compiangere
Siamo da biasimare
Ci siam lasciati prendere
Cosa avevamo fatto?
Figli dei corridoi
Delle correnti d'aria
Il mondo ci ha sbattuto fuori
La vita ci ha buttati all'aria

La miseria è nostra madre
E nostro padre è il bar
Venutio su in cassetti
Che ci han fatto da letti
La gente ci ha piantati
Nudi sul selciato

Fin dalla nostra infanzia
Stivati nelle carceri
Dormiamo tra le sbarre
E lì giriamo in tondo
Senza sentir canzoni
Senza vedere il mondo

Non siamo da compiangere
Siamo da biasimare
Ci siam lasciati prendere
Cosa avevamo fatto?
Figli dei corridoi
Delle correnti d'aria
Il mondo ci ha buttato fuori
La vita ci ha buttati all'aria.

sabato 2 gennaio 2010

Sempre Arminio


Le giornate del paese procedono in verticale, nel senso che si mettono una sopra l'altra a formare il muro che ti separa dal mondo. Le giornate cittadine procedono in orizzontale, a formare la strada che ti porta nel nulla del mondo. --------------
Franco Arminio - Nevica e ho le prove

venerdì 1 gennaio 2010

Questo Arminio Franco nato a Bisaccia, nell'Irpinia d'Oriente.

Questo scrittore è Franco Arminio, uno di Avellino a quanto pare, no anzi c'è scritto dietro al libro, Bisaccia.
Questo libro s'intitola "Nevica e ho le prove", Editori Laterza: a volte poesia, altre volte meglio non leggerlo e altre volte proprio divertente.
Questo post è venuto in mente perché un tempo conoscevamo uno così paranoico che prima di bere un bicchiere d'acqua del rubinetto, lavava il bicchiere e lavava il rubinetto.
Avrebbe lavato anche l'acqua se avesse trovato dell'acqua già lavata con cui lavare l'acqua.

PROSA DEL QUATTRO SETTEMBRE. (è il titolo del capitolo)

Io sono un ipocondriaco, hypocondria maior, una forma di psicosi che consiste in una continua osservazione del proprio corpo, conclave di sintomi minacciosi e mutevoli, segni di una fine che s'immagina prossima.
L'ipocondriaco sente che avere il corpo malato fa sentire quanto ci sia estraneo: noi apparteniamo al nostro corpo ma esso non ci appartiene. Allora ecco che diventiamo spioni, voyeur di noi stessi, alla ricerca del traffico losco che il nostro corpo intrattiene coi demoni. Dentro di noi c'è un sabotaggio e chi ne avverte lucidamente la presenza non può lasciarsi andare proprio a niente, né alle donne, né al mondo. Si sta sotto il fuoco di un cecchino che non spara, prende solo la mira.
Noi siamo i coloni del nostro corpo e quando raccogliamo qualcosa abbiamo sempre il sospetto che non siano frutti da mangiare, ma semi per fare altri raccolti. Questo pensiero non mi convince ma ormai la frase è fatta.
Noi siamo traslocatori: porto in me le tue parole, porto in te le mie, e così gli sguardi, i sentimenti e tutto il resto. Qui rischio di perdermi e mi fermo. Comincio ad avere un poco d'ansia. Vado a fare un pedalata.
La vita l'ho lasciata da ragazzo, l'ho lasciata quando ci potevo entrare, ho scelto lentamente un'altra strada e ora sono qui a dire che non ho nessuno intorno, nessuno che delira insieme a me.
Lo avevo chiesto alle donne. Avevo una foga certe volte nel vagheggiare un rapporto che andasse oltre il corpo, oltre il cuore. Non hanno risposto.
Nessuno ha colpa, loro hanno altre vite, altri corpi. Le donne e gli uomini non sanno nulla oltre la briciola del mondo.
Un minuto acceso che accende tutti gli altri minuti, io sto in un fuoco, la mente è una vampa, nessuno mi vede per quel che sono, una striscia, una striscia di fuoco.
Comunque il mio problema è la paura di morire, e questa idea che il mio corpo possa cedere da un momento all'altro, come se io fossi una torre colpita da un aereo.
Adesso cado nelle frasi.
Ora non so dove andare con queste parole, io sono un gruppo di cani con la lingua fuori. Il foglio è la campagna.

sabato 26 dicembre 2009

International Literature Experiment (wow) # 2 - Jimmi Chen

Wow -- this time it was difficult because of some strange word as bffs and other little problem as the dried tiger penis that sometimes I tought, just for a while, they were not dried(!). But Jimmy Chen helped me with some clarificating e-mail, thank you Jimmy. I hope everything will sound good at the end. It was not simple. But the same happened for the Peter Markus short story. Probably the translator's job it's not simple! Knowing some word of english it's not enough!

È stato difficilissimo, tradurre bffs o altre piccole robe che proprio non sapevamo come fare. Jimmy Chen è di San Francisco ed è da lì che spediva le mail per aiutarci a fare 'sta cosa.

But now stop chatting, let's start the papparappà (those are the trumpets, do you understand this, anglophone people!?):

INTERNATIONAL LITERATURE EXPERIMENT (wow) # 2

- A Hollow Ball Back and Forth - di Jimmy Chen (Pallina (da ping pong) avanti e indietro)

Amy Ping voleva uccidersi, Lily Ping voleva nascere di nuovo. Tali erano le disparità della vita; non era molto comodo che girassero la Cina insieme. In Szechuan, Amy stava soffocandosi con una trippa, confermando ancor di più quel che avrebbe voluto fare alle 3:00 PM.

"Mi ucciderò quindi alle 3:00 PM" disse Amy.

"Dicono che potrebbero esserci dei Cristiani qui." Fece Lily.

Ping and Pong finirono la loro zuppa, controllarono le loro rispettive migliori amiche per sempre*, e aspettarono nervosamente. La Cina in nessun modo sembrava 'la prossima superpotenza mondiale.' Uomini in sandali pedalavano biciclette arruginite; donne legavano bambini alle loro schiene.

"Sento odore di peni di tigre essicati," disse Amy

" Questo perchè siamo sedute vicino ad un negozio che vende peni di tigre essicati," rispose Lily, che decise a quel punto che la sua amica non poteva essere salvata.

La luna sorse presto quel pomeriggio. La debole cupola del cielo tremolò due volte, e una pellicola di nuvole scorreva, assorbendo ciò che restava delle tenui ombre. Una persona in piedi non ha radici, solo ombre che aderiscono al suolo.

"Sono le 2:56 PM," disse Amy, tirando fuori le sue pillole.

"Quelli sono lassativi," avvertì Lilì.

"Cagherò fino alla mor--"

Ma prima che potesse finire, un panda sbucò e starnutì. Anche la vita era una cavità nasale irritata, sempre pronta a soffiare. L'america stava decadendo ma la China aveva ancora le allergie. Era difficile rompere gli schemi: la luna inseguiva la terra che inseguiva il sole, ancora e ancora. L'universo inseguiva se stesso, espandendosi incessantemente nel nulla.

Amy starnutì, facendo starnutire anche Lily. Era troppo caldo per sorridere. La vita sarebbe stata a posto.

----- English Version That you can find HERE. -----

Amy Ping wanted to kill herself. Lily wanted to get born again. Such were the disparities in life; that they were touringChina together was not a convenience. In Szechwan, Amy choked on some tripe, confirming all the more exactly what she wanted to do at 3:00 PM.

"I'm so going to kill myself at 3:00 PM," said Amy.

"They said there would be Christians here," said Lily.

Ping and Pong finished their soup, texted their respective bffs, and waited around nervously. China in no way resembled the 'world's next superpower.' Men in sandals rode rusty bikes; women tied babies to their backs.

"I smell dried tiger penis," said Amy.

"That's because we're sitting next to a store that sells dried tiger penis," replied Lily, who had decided at this point that her friend could not be saved.

The moon rose early that afternoon. The dim dome of the sky blinked twice, and a film of cloud rolled across, absorbing what a little pale shadows were left. A standing person has no roots, only shadows that grip the ground.

"It's 2:56 PM," said Amy, taking out her pill bottle.

"Those are laxatives," Lily warned.

"I'll shit to dea--"

But before Amy could finish, a panda came over and sneezed. Life too was an irritated sinus cavity, always about to blow. America was falling but China still had allergies. It was hard to break the rules: the moon chased the earth wich chased the sun, around and around. The universe was chasing itself, expanding relentlessly into nothingness.

Amy sneezed, causing Lily to sneeze as well. It was too hot to smile. Life would be okay.

mercoledì 23 dicembre 2009

Movimenti di Paolo su Carta

Guardate cosa fa Paolo quando muove la mano avendoci prima messo una matita dentro e un foglio di carta sotto e/o altre cose più tecniche da disegnatore. E ci ringrazia pure, è bellissimo.

martedì 22 dicembre 2009

È arrivato l'Ufficio Realtà ma forse non ci piace.

Casa Editrice Gigante si espande a vista d'olio: inauguriamo oggi l'Ufficio Realtà che ci permetterà di essere documentati a dovere quando si parla delle vie delle città e dei suoi odori, come usa fare nei romanzi di fiction che proprio fiction non è, con storici riferimenti non espliciti e testimonianze da fonti non proprio accertate ma inaspettatamente affidabili. E altri capogiri paradossali.
A fronte di ciò, uno dei nostri massimi collaboratori, Pino Insegno con la tromba, ha deciso di abbandonare la redazione centrale. Per questo chiuderemo presto l'Ufficio Realtà, tanto ci lavora uno forse poco simpatico con contratto fino al 2009.

In realtà chiuderemo l'Ufficio Realtà perchè è bello scrivere "a fronte di ciò".
Altro che Pino Insegno con la tromba.

sabato 19 dicembre 2009

La domandina al Buridda + Inseguimento scoppiettante


Comunicazione Disservizio

Domani al Buridda (domani sarà il 19 dicembre) in serata ci sarà uno spettacolo teatrale sulle carceri come segue:

LA DOMANDINA: Spettacolo essenziale sul carcere

Siamo stati nei carceri di Marassi, Ponte X e La Spezia.
E vi raccontiamo, attraverso le voci dei carcerati, che significa la detenzione.
L'immagine che emerge è ben lontana dai peggiori film e dalle migliori leggende.
Per chi interessa sapere come sia possibile che un ragazzo arrestato per qualche spinello finisca dentro in piedi ed esca da sdraiato.

con Bubi Senarega, Cristina Campanile e Fabrizio Dentini


-------------- Inseguimento scoppiettante (un inedito di Lev Tolstoj)----------------------------- (non è vero ma dai, secondo te è Tolstoj sul serio?) -------------------------

Tutta la redazione affacciata alla finestra a fumare una sigaretta. Passa una macchina velocissima. Subito dopo un'altra che la insegue. Noi tutti della redazione ci precipitiamo a inseguire a nostra volta le due macchine, per capire che cosa succede. Ognuno con il suo mezzo. Il GrandeCapoRedattore ha un motorino a due ruote. Gli altri, altri motorini . Quando raggiungiamo le due vetture velocissime chiediamo loro quale motivo le portava a fare l'inseguimento.
Rispondono che non si stavano inseguendo ma andavano entrambe di fretta nella stessa direzione. A noi questa riposta non basta: vogliamo il conflitto.
Buchiamo una gomma e suoniamo alcuni campanelli mentre scappiamo.

martedì 15 dicembre 2009

Mamet docet


Pezzetto tratto da "I tre usi del coltello: Saggi e lezioni sul cinema" di David Mamet edito da Minimum Fax e appena iniziato:

""La cattiva drammaturgia possiamo trovarla nelle chiacchiere dei politici che hanno pochissimo o nulla da dire. Essi degradano questo processo e parlano di cose soggettive e nebulose: parlano del Futuro. Parlano del Domani, parlano dello Stile Americano, della Nostra Missione, del Progresso, del Cambiamento.
Questi sono termini volti a infiammare gli animi più o meno blandamente (vogliono dire "sorgi, popolo americano", oppure "Sorgi e corri baldanzoso di qua e di là") e che fanno le veci del teatro. Sono meri segnaposti che scandiscono la progressione drammatica, e hanno una funzione simile a quella delle scene di sesso o di inseguimento nei film-spazzatura: non sono collegati a nessun problema reale e sono inseriti come intrattenimenti modulari in una storia priva di contenuto.""

venerdì 11 dicembre 2009

Robe di Robbe

Questo lo ha messo su Flickr Robbe nel lontano 16 novembre 2009 ed è troppo fico per non dedicarvi un post degno di tale nome ossia: POST
Forse non si legge bene quel che c'è scritto però posso aggirare il problema facendolo scrivere al lavapiatti di CasaEditriceGigante.

Caporedattore: Ehi lavapiatti, te la senti di entrare nel mondo dell'editoria?
Lavapiatti: E' sempre stato il mio sogno signor Caporedattore Capo Gigante.
Caporedattore: Bene allora ti detto una cosa e tu la scrivi.
Lavapiatti: Ok.
Caporedattore: Se ci pensi, il male peggiore è sempre il prossimo.
Lavapiatti: Verissimo signor Caporedattore Capo Gigante
Caporedattore: Sì ma scrivi.
Lavapiatti: Cosa?
Caporedattore: Se ci pensi, il male peggiore è sempre il prossimo
Lavapiatti: Verissimo signor Caporedattore Capo Gigante


Emile Durkheim: bello vero?
Cristina di Svezia: molto bello.

giovedì 10 dicembre 2009

International Literature Experiments (wow) #1 - Peter Markus

Here's something new: we contacted a few writers from U.S.A. and asked them if they allow us to steal one of their short stories and translate it. We're trying this new stuff.
The first one is Peter Markus (from New York), this short story is from the book "Good, Brother" edit by Calamari Press.
It's a funny story, we did our best in translation, hope everything will suond good in italian. So, here the story:

Ecco una cosa nuova: abbiamo contattato qualche scrittore dagli states uniti of america e gli abbiamo chiesto il permesso di rubare e tradurre uno dei loro racconti. Il primo racconto è di Peter Markus dal libro "Good, Brother" che tradotto in italiano sarebbe "Pozzanghere insanguinate, donne nude e se mi sposi ti cancello".
Proviamo questa nuova roba. E' divertente.

- BOY -

In paese conoscemmo quest'altro ragazzo che era fratello di nessuno-unico bambino con solo una madre un padre e nessun fratello a chiamarlo così. Quindi lo prendemmo come un fratello. Sebbene non lo chiamassimo fratello. Lo chiamavamo Ragazzo. Ragazzo era più piccolo di noi fratelli. Ragazzo era nato anni-no, secoli-dopo di noi. Eravamo giù al fiume con nostro padre pescatore il giorno in cui quest'altro fratello venne a questo mondo. Questo ragazzo. Questo fratello, ci dissero, era nato con i denti e la testa piena di capelli. Quello con cui non era nato, scoprimmo, era la lingua. La bocca di questo ragazzo era un buco nella sua faccia in cui infilava il cibo dentro. Una volta per un attimo, quasi sentimmo qualche grugnito gorgogliargli fuori. Per il resto, comunque, Ragazzo stava zitto. Qualche volta nemmeno ci accorgevamo che era vicino, in piedi a fianco a noi, i suoi piedi sballottati dentro gli stivali del padre, a mollo nel fiume, caviglie sprofondate nel fango. A volte, Ragazzo era più cane che ragazzo. Ragazzo era un cane che veniva sempre ogni volta che lo chiamavamo, per fare qualsiasi cosa gli si dicesse di fare. Nostro fratello insegnò a Ragazzo un bel po' di giochi. Insegnammo a Ragazzo a camminare sull'acqua. È vero che la prima volta affondò tentando di camminare. Gli galleggiava la faccia giù dal fiume. Ma poi tornò indietro. Indietro da noi fratelli. Bravo cane, dicemmo a Ragazzo. Gli grattammo la schiena. Gli prendemmo un osso dalla mano e lo lanciammo nel fiume. Ragazzo, gli dicevamo, diventa pesce. Ragazzo si gettava in acqua come fosse parte cane e parte pesce. Quindi Ragazzo nuotava indietro verso la riva fangosa del fiume e sbatteva a terra. Come un pesce. Questo ragazzo qui è da guardia, disse Fratello. Se lo dici tu, dissi a Fratello. Quindi gli tranciammo via la testa.

ORIGINAL VERSION IN ENGLISH FROM THIS BLOG

- BOY -

We knew this other boy in town who was brother to nobody-an only child with only a mother and a father and no brother to call his own. So we took him in as brother. We did not call him brother though. We called him Boy. Boy was littler than us brothers. Boy was born years-no, centuries-after we were born. We were down by the river with our fishing man father the day that this other brother was born into this world. This boy, this brother, we were told, was born with teeth and a full head of hair. What he was not born with, we discovered, was a tongue. This boy's mouth was a hole in his face he fed food into. Once in a while we might hear some mouthy sounds grunting out. For the most part, though, Boy was silent. Some of the time we did not even know he was near, standing close by, his feet-flopping inside his father's boots-sunk into the river, ankles deep in the river's mud. At times, Boy was more dog than he was a boy. Boy was a dog who always came whenever we called, to do whatever was told. Us brothers taught Boy more than a few tricks. We taught Boy how to walk on water. It is true that Boy drowned the first time he walked out. Boy floated face down down the river. But then he walked upriver back. Back to us brothers. Good dog, we told Boy. We scratched Boy's back. We pulled a bone out from Boy's hand and tossed it to the river. Boy, we told him. Go fish. Boy took to the water like he was part dog, part fish. Then Boy swam back to the river's muddied bank and flopped down on the shore. Like a fish. This boy here is a keeper, Brother said. If you say so, I said to Brother. And then we chopped off this boy's head.

martedì 8 dicembre 2009

Port-Royal: le nouveau videò


CasaEditriceGigante tutta, aspettava l'uscita del nuovo video per chinarsi con rispetto di fronte alla feroce legge dell'attualità e poter finalmente proclamare:

Attenzione attenzione: ecco in video l'ultima produzione Port-Royal orgoglio internazional/mondiale a seconda dei casi. Il pezzo è "The photoshopped prince" dall'ultimo disco "Dying in time".
La regia è di Sieva Diamantakos, consigliabilissima fruizione di gran canzone su ottima narrazione visiva. Crediamo pure che vi verrà da fare quella cosa su youtube per cui poi alla fine ti vedi tutti gli altri video correlati, che sono belli. E in più fottete la vischiosa legge dell'attualità. Tiè.

Eccolo

domenica 6 dicembre 2009

Calci e pugni in aria, capo.

Calci e pugni in aria, calci e pugni in aria, arriva il capo.
- Continua così ragazzo e adesso dimmi per chi è che fai questo?
- Per me stesso! Urla il ragazzo continuando a tirare calci e pugni in aria.
- Non ho sentito per chi lo fai?
- Per me stesso! Urla ancora il ragazzo.
- Più forte, per chi lo fai?
- Per me stesso capo!
- Ah, ecco. Così mi piaci ragazzo.

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Questa la pubblicità di casaditricegigante alla fiera del libro di francoforte


Siamo oltre

mercoledì 2 dicembre 2009

Il veleno del serpente


Per risparmiare inchiostro, gli addetti tecnici alle cose tecniche hanno decise di allevare un serpente velenosissimo da tenere in giro sulla moquette della redazione di CasaEditriceGigante. Ogni giorno gli addetti tecnici fanno mordere al serpente il bordo superiore di un barattolo di vetro che chiudono con del cellophane. In questo modo è possibile accumulare veleno blu o nero e farne inchiostro.

Il problema che ci siamo posti noi che non siamo esperti tecnici addetti è il seguente: per mantenere un rapporto di sicurezza con il serpente dobbiamo tenerlo sotto costante paura per farlo sentire inferiore oppure dobbiamo svelargli subito la nostra mortalità e creare così un rapporto di fiducia e stima reciproca evitando che succeda quel che è successo al nostro capo-redattore in foto?