sabato 31 marzo 2012

Banlieue 11 - presentazione. oggi.

Grande attesa per la presentazione di Banlieue n.11, speciale "Madre: Quella Puttana", di cui potete già ammirare il disegno di copertina di Stefano David.

L'evento è previsto per domani Sabato 31 marzo, dalle 21.30 fino a chiusura, al Frida Cafè, via Pollaiuolo 3, Milano zona Isola.

Come al solito illustrazioni, poesie e racconti a tema. In uno esclusivo, di Cosimo Piediscalzi, una madre obesa decide di soffocare il figlio adolescente sedendocisi sopra.

Poi la rubrica ANA - GIRLS ( I conati del tempo), tenuta da un'anoressica; La parola al fattore, tenuta da un allevatore di vacche da latte di Locate Triulzi; il diario intimo di Renzo Bossi, ovvero IL TROTA RACCONTA... una lettera della redazione con riflessioni su come l'uomo moderno sia castrato dalla PROIBIZIONE DELL'INCESTO e infine Mai nati per Caso, nella quale due amiche di Facebook di Banlieue hanno deciso di abortire. A loro insaputa.

Si ricorda che grazie ad una particolare convenzione con alcuni produttori di pellame, per ogni copia distribuita di Banlieue verrà disboscato un ettaro di foresta pluviale dell'Amazzonia. Per ogni copia che resterà in magazzino invece, nel villaggio di Conde, in Brasile, un bambino verrà tenuto a digiuno per diverse ore. Con buone probabilità questo bambino sarà uno dei figli di Don Luigi Verzé.

Banlieue è la consacrazione dell'aberrante che ci circonda.

Non mancate

venerdì 30 marzo 2012

Rivista Malingut

Non sappiamo bene cosa succeda lì dentro però è sempre bello


Malingut: Rivista cartacea & digitale, bimestrale, gratuita, di poesia e narrativa illustrata, auto-prodotta da giovani sfaccendati, colmi di belle speranze e brutte abitudini.

qui i pdf:

qui il blog:

mercoledì 28 marzo 2012

Corso di scrittura - D. Sedaris

   Se interpellati, quei ragazzi erano in grado di raccontare aneddoti divertenti e appassionanti sulle loro vite, ma il fatto di metterli su carta era vissuto più come un compito ingrato che un'aspirazione. Per quanto mi riguardava, se i miei allievi erano disposti a fingere che ero un insegnante, il minimo che potessi fare era restituire il favore e fingere che loro fossero scrittori. Anche quando qualcuno usava il suo vero nome e raccontava, per esempio, di un appuntamento dal dentista, io accoglievo il testo come pure fiction, e dicevo: "Allora, Dean, raccontaci, come hai inventato questo personaggio?".
   A quel punto lo studente borbottava qualcosa, indicandosi il batuffolo di cotone insanguinato infilato contro la gengiva gonfia, e io gli chiedevo: "Quando hai deciso che il tuo personaggio avrebbe dovuto fare qualcosa per il suo molare incuneato?". Domande simili permettevano agli autori di sentirsi creativi, e proteggevano chiunque avesse opinioni politiche impopolari.
   "Mi faccia capire" disse un giorno uno studente. "Lei sostiene che se io dico una cosa ad alta voce sono semplicemente io che la dico, mentre se la stessa cosa la scrivo su un foglio di carta è come se la dicesse qualcun altro, è così?"
   "Esatto" risposi. "E in questo caso la chiamiamo fiction."
   Lo studente tirò fuori il suo quadernone, scribacchiò qualcosa e mi porse un foglio con su scritto: "Questa è la più grande cazzata che abbia mai sentito in vita mia".
   Era una classe di gente sveglia.

Dal racconto "La curva dell'apprendimento" di David Sedaris
dalla raccolta "Me parlare bello un giorno"
dalla traduzione di Matteo Colombo
dalle Edizioni Mandodari

lunedì 26 marzo 2012

Banlieue 11

Praticamente in anteprima mondiale, ci ha preceduto solamente il noto socialnetwork facebook, siamo lieti di pubblicare la copertina del prossimo Banlieue il cui tema sarà:

Madre: quella puttana.


mercoledì 21 marzo 2012

In realtà è più un mix tra gary cooper e marlon brando

Eravamo tutti lì: chi spostava il mouse, chi schiacciava i tasti diversi della tastiera, uno dopo l'altro, qualcuno aveva pure il telefono in mano, non telefonava però ci faceva delle cose anche lui, con il telefono, senza telefonare faceva cose serie e quindi eravamo tranquilli che da fuori si vedeva che stavamo facendo cose serie.
Quindi arriva, vestito bene, il figlio del capo del direttore, ci avevano avvertito che sarebbe arrivato il figlio del capo del direttore, aveva uno specchio con sé, cioè, lo specchio era piuttosto gigante e allora glielo tenevano due persone vestite male. Quindi il figlio del capo del direttore aveva con sé uno specchio e due persone vestite male che gli tenevano lo specchio.
Si è fermato lì in mezzo e guardandosi riflesso si è messo a dire praticamente una poesia (ad alta voce e in corsivo e in grassetto):

A volte sono proprio affascinante,
cioè,
quando mi metto così,
con il sopracciglio in questo modo,
mi viene uno sguardo affascinante
che non è preso dai film
è uno sguardo affascinante ma personale,
che faccio io.

Alla gary cooper:
anche lui,
come me,
aveva quel suo sguardo,
personale,
come il mio.

Poi il figlio del capo del direttore se ne è andato lasciando specchio e uomini vestiti male lì in mezzo.
Abbiamo poi pensato che in realtà è più un mix tra gary cooper e marlon brando.

lunedì 19 marzo 2012

I nomi | la televisione | DeLillo |


    Più tardi telefonò mio padre.
    "Che ore sono lì?", disse.
    Parlammo dell'orario, del tempo. Aveva ricevuto una lettera da Tap ed una cartolina da Kathryn. Sul bordo della cartolina, mi disse, c'era questa frase: Nessun albero è stato abbattuto per fare questa cartolina. Ciò lo aveva infastidito. Tipicamente Kathryn, disse. Quasi tutta la sua rabbia aveva origine dalla televisione. Tutto quel crimine, la violenza, la viltà politica, gli imbrogli del governo, tutta quella moderatezza, quella pusillanimità ufficiale, lo faceva soffrire, piegare su se stesso come una palla furiosa, un feto di rabbia pura. Il telegiornale delle sei, delle sette, delle undici. Se ne stava lì seduto a collezionarli piegato in due col suo budino di tapioca. L'apparecchio televisivo era una macchina creatrice di rabbia che agiva su di lui ininterrottamente, dandogli scopo e direzione, in un certo senso ingrandendolo, riempiendolo di una rabbia universale, un enorme rancore e un'irritazione impettita.

    "Ce le hanno le corsie stradali col pagamento automatico del pedaggio? mi gridò nelle orecchie."

Da "I nomi" Don DeLillo - le edizioni sono quelle amabilmente bislacche: Tullio Pironti Editore. La traduzione è di Amalia Pistilli

giovedì 15 marzo 2012

Come cominciare un discorso lungo

Innanzitutto vorrei cominciare con qualcosa da dire, di dovuto, una forma di cortesia e buona educazione che, nonostante avanzi a vista d'occhio una sorta di deformalizzazione dei riti sociali, questa che, con un po' di testardaggine, vado a proporvi, rimarrà una microritualità difficilmente estirpabile dall'indole umana, perché, e qui necessito di una premessa, non sono uno di quelli legati alle vecchie abitudini e alle belle maniere; non sono un moralista attaccato ai valori di una volta, tutto passato e niente futuro, assolutamente voglio distaccarmi da questi figure nostalgiche di una società ancorata a preconcetti arrugginiti e, non me ne vogliate, dannosi alla salute. Semplicemente ringrazio per avermi invitato qui a dibattere in merito all'argomento di cui andrò a breve accennando sperando di dilungarmi il meno possibile nei meandri dei miei vizi speculativi di riflessione come in questo caso che, appunto, in realtà, innanzitutto, volevo dire, anche se mi sono un poco perso dietro alla paura di apparire vecchio, reazionario addirittura, volevo dire, appunto, cominciare il discorso, appunto, con:
Buonasera.

martedì 13 marzo 2012

Marco Montanaro

dunque,
se ricevi questa mail è perché devo comunicarti il titolo del mio terzo libro
che è Il corpo estraneo
e allora
qui c'è il booktrailer:

qui invece la scheda del libro sul sito dell'editore Caratteri Mobili:
http://www.caratterimobili.it/caratterimobili/?p=2620

e se non ne hai abbastanza, qui c'è il libro come lo spiego io,
al di là di quarte di copertina, recensioni, schede, ecc.:
http://malesangue.com/2012/03/12/il-corpo-estraneo-ricapitombolare-o-linvolontaria-trilogia-del-niente/

grazie per l'attenzione.
un abbraccio
m

e che dio me la mandi

-- 
/////////////
marco montanaro
«Oh, questa cruda, cruda vita! andrebbe ancora un po' bollita!»

pezzi lunghi e falsi: malesangue
pezzi corti e veri: sangue dal caso

martedì 6 marzo 2012

PALI DELLA LUCE


Serigrafie qua e là!
By INUIT

domenica 26 febbraio 2012

PALI DELLA LUCE

Facciamo copiancolla dal blog di Paolo (andateci che ci sono altre foto bellissime là). Paolo che tra l'altro si vede proprio che usa un font consapevole a differenza di noi redazione di casaeditricegigante.


Praticamente INUIT in concomitanza della mostra durante il BILBOLBUL (1-4 marzo 2012)pubblicherà una raccolta a fumetti fatta da me che si chiama "PALI DELLA LUCE".

La presentazione ufficiale sarà a Bologna durante il Festival Internazionale di Fumetto BILBOLBUL: alle h:18:00 @ MODO INFOSHOP >>> "PALI DELLA LUCE" 
con PAOLO CATTANEO
interviene FRANCESCO CATTANI
Un incontro con gli autori della raccolta di storie brevi Pali della luce
curata da Inuit Associazione Culturale.
In ogni caso ci sarà anche all'inaugurazione della mostra omonima.
Il libro è tutto realizzato con la tecnica dello sfumatino marcio a matita inventata da me.
I testi invece sono di Filippo Balestra e me.


sabato 25 febbraio 2012

Federico Di Vita - Pazzi scatenati

Una cosa importante a cui partecipiamo con ardore.
Sabato 25 febbraio a Genova da Booksin:
Repubblica lo spiega bene qui (non la cena con delitto):


venerdì 24 febbraio 2012

Editoria Digitale / LEDITA


Fanno questa cosa al bar della biblioteca Berio di Genova. Molto interessante.
Se cliccate sulla locandina andate a vedere tutte le informazioni.
Ma anche se cliccate qua.

martedì 21 febbraio 2012

INTELLETTUALE NELLA SPAZZATURA

Ho trovato un intellettuale nella spazzatura,
l’ho guardato bene
per vedere se poteva ancora funzionare
e lo sento lamentarsi
ché nemmeno l’han buttato tra i rifiuti organici,
ma tra i rifiuti generici,
come spazzatura qualsiasi.

Visto che funzionava ancora,
me lo sono portato a casa
e adesso lo uso per reggermi il computer
quando guardo i film da letto,
che son sempre scomodo.

Guardo Herzog, Fassbinder, Tarkosky,
e quando il film finisce
lo sento commentare, lanciarsi in dibattiti esagerati
ma lo deludo quando vede
che sto dormendo da un bel po’.

lunedì 20 febbraio 2012

Due posti:

Abbiamo messo nella barretta lì a fianco altri due blogghe:

Quello di Alessandro Ansuini
Quello di Simone Rossi


sabato 18 febbraio 2012

Zanzare

Ci sono solo le mosche in redazione.
I validi collaboratori hanno così tanto da essere valorosi che in redazione son rimaste solo le mosche che succhiano lo zucchero estrogenato, anabolizzato, rimasto nelle bottiglie di alcuni nuovi energy drinks. I ragazzi della redazione abbandonano bottigliette di energy drinks che devono bere per reggere i ritmi forsennati tipici di un'epoca da luci spente o tempi bui. Così poca luce che non si riesce nemmeno a capire dove sono cominciati, i tempi bui, che anche guardando indietro, sembra di vedere buio. Così poca luce che guardando avanti non si vede niente perché la porta è chiusa e dentro sono rimaste solo le mosche.
Ricoperte di steroidi, non hanno più niente in testa, mosche volano, sbattono sui vetri, volano, girano, odorano, così piene, così tronfie, così affaccendate dall'inconsistenza del loro errare non si accorgono di niente.
non si accorgono
nemmeno
che il titolo era zanzare

lunedì 13 febbraio 2012

sacroEsilio _ nona replica


Alfonso Pierro è parte della poetic de Banlieue, andiamo a vedere!
ATTENZIONE: NON VENITECI, NON C´E´PIÜ

martedì 7 febbraio 2012

Enrico Marià + Port Royal @ la claque (GE)


Avevamo postato qua e alcune poesie di Enrico Marià.
Anche dei Port Royal avevamo postato qualche video.
Normale quindi intuire che consigliamo vivamente e caldamente di andare a vedere cosa succederà a la claque il 10 febbraio. Giurin giuretta.

sabato 4 febbraio 2012

Bukowski Fax Via Facebook

Finalmente ci ha risposto Bukowski:


Non è vero

Ci piaceva farvi credere che avevamo spedito un fax a Bukowski e che Bukowski ci ha poi risposto con una poesia scritta da Bukowski invece sappiamo che non ci crederete perché siete un pubblico attento e consapevole e sapete che Bukowski è morto perché se inviate un fax una email una lettera cartacea a Bukowski lui comunque non risponde e non perché è scontroso e cattivo, non dovete pensare che Bukowski fosse scontroso e cattivo, anche perché la Fernanda Pivano lo ha detto a tutti che lui in realtà era una persona gentile e oltremodo smaliziata e.
Scusate.
In realtà ci vergogniamo di dire che questo file jpg lo abbiamo preso su facebook, Alessandro ci ha fatto uno share e così noi abbiamo fatto copiaincolla e ci chiediamo qual'è il confine tra blog e social network e furto e Bukowski e anche "smaliziato", cosa si intende veramente con "smaliziato" noi ci chiediamo.
Comunque noi intervistammo Bukowski approfittando del fatto che comunque era morto da tempo.
Scusate.

lunedì 23 gennaio 2012

Rivista TreDiNotte


Li abbiamo incontrati un po' di giorni fa, era l'anno scorso, c'è una rivista letteraria a Savona e questa cosa ci piace molto. Dei link veri e propri non ci sono però c'è google che praticamente è un motore di ricerca e se ci scrivi sopra la cosa che stai cercando la trovi quasi sempre o trovi qualcosa che ti fa venire voglia di cercare altre cose e poi altre cose e poi altre cose e alla fine ti viene voglia di andare in giro restando seduto. Come al solito.

sabato 21 gennaio 2012

giovedì 19 gennaio 2012

Un racconto che inizia così

   Avendo ucciso mia madre in circostanze di singolare atrocità, venni arrestato e sottoposto a un processo che durò sette anni. Rivolgendosi alla giuria, il Giudice della Corte di Assoluzione sottolineò che si trattava di uno dei delitti più orripilanti che egli si fosse mai trovato a esaminare.
   Al che il mio avvocato si alzò e disse:
   "Con il permesso di Vostro Onore, vorrei far notare che un delitto può essere orripilante o gradevole soltanto se paragonato ad altri. Se foste a conoscenza dei particolari riguardanti l'assassinio dello zio, assassinio perpetrato dal mio cliente in precedenza all'attuale, potreste discernerne in questo suo ultimo reato (se reato lo si può definire) qualcosa di molto simile alla tenera sopportazione e alla filiale considerazione per i sentimenti della vittima. La spaventosa ferocia dell'assassinio precedente non poteva in alcun modo conciliarsi con qualsivoglia ipotesi di non colpevolezza; e se non fosse stato per il fatto che l'onorevole giudice innanzi a cui egli venne processato era presidente di una società di assicurazione sulla vita che contemplava il risarcimento per impiccagione, - società presso la quale il mio cliente aveva una polizza - sarebbe arduo concepire come egli abbia potuto essere ragionevolmente assolto. Se Vostro Onore volesse prendere conoscenza dei fatti al fine di trovare in essi qualche elemento di indirizzo e guida per le decisioni di Vostro onore, codesto sventurato, il mio cliente, acconsentirà a sottoporsi all'ingrata bisogna di raccontarveli sotto giuramento"

Dal racconto "Il mio assassinio preferito" di Ambrose Bierce



martedì 17 gennaio 2012

Robbe

Dopo un periodo di autoesiliazione nei boschi pantonati

"Il coloratore" di Robbe

 il nostro robbe è tornato allo scanner ricordandoci di quanto fosse possibile fare le illustrazioni raccontate:

"Sette bottoni e un accoltellato" di Robbe

Al primo bottone ti immagini il rischio, lo prospetti lontano, la camicia è lunga, la sua mano incerta. Fino a poco prima non ricordavi come si chiamasse e comunque non è il momento di indagare certi particolari di quella che non è la vostra vita adesso, visto che sta già al secondo bottone, anche lì, lentamente, impegnata a dosare dita e unghie, che in fondo è brava, dài, che quando mi ha detto “mi piaci tantissimo” guardandomi negli occhi e io le ho risposto “mi piaci perché ti piaccio tantissimo” lei si è messa a ridere e mi ha abbracciato, lì ho pensato che probabilmente l'aveva presa come una battuta, e ha fatto ridere anche me. “Qualcosa ti fa ridere?” mi dice adesso che siamo al terzo bottone, “mi fa ridere che ti piaccio tantissimo, sei proprio una cretina” e lei ancora contenta ma tra poco vedrai come scappa, quando comincia a vedersi il sangue posso fare tutte le belle battute che voglio che intanto vedrai, ed è già al quarto bottone e non dice niente, sospira soltanto, allora anch'io sospiro pensando alla semplicità dell'infilzarsi di una lama indelebile sul fianco, come potrebbe essere un tatuaggio carino, col dolore che lascia un ricordo di un amore. “Mi ami?” dice lei al quinto, sopra lo spazio di un ombelico che adesso, buco nero, la riporterà nella giusta dimensione, dove si vede un uomo con una ferita che gronda sangue, che macchia lenzuola. “Ho amato” dico, “ho amato tantissimo” e vorrei anche dirle che ho finito il mio amore, che non ne ho più, che mi è uscito tutto da quel fianco, l'amore, con onestà, insieme al sangue, ma lei con leggerezza ascolta come preferisce e preferisce continuare a sbottonare anche il sesto bottone, e di fronte ad un taglio che dovrebbe farsi evidente spalanca lo sguardo su di me e crea l'illusione di un armonia che avevo dimenticato, che non esisteva più fino a poco fa. Il settimo è già sbottonato, io sono pronto adesso a guardare il tempo davanti a me e vederlo inciampare nel tuo, che sono vivo, e ricordo benissimo il tuo nome.

domenica 15 gennaio 2012

Casa Editrice Gigante

Comunicazione di servizio:

abbiamo deciso di spostarci qui
proprio qui
dove siete già adesso
quindi è inutile cliccare qui
ci siete già
qui

venerdì 13 gennaio 2012

El Aleph


Lo sapete?
El Aleph s'è rifatto il sito, tutto nuovo e bellino, adesso bisogna vedere come reggeranno questa grande, nuova, responsabilità.
Alé l'Aleph!

mercoledì 11 gennaio 2012

Con l'Immaginario (Paolo)

Una cosa importantissima che era anche un po' l'ora di dire, anche un po', è che in fondo facciamo i fumetti e i fumetti sono una delle cose migliori al mondo.
Paolo è lui, lo sapete, il fumetto vero e proprio lo fa proprio lui.
E guardate questa quant'è bella nonostante sia solo una vignetta:


giovedì 5 gennaio 2012

FUMATORE ITALIANO

Son 60 anni che fumo,
un pacchetto al giorno,
solo marlboro,
rosse.

Ad esempio la mia amica aveva le merit,
ho fatto un tiro e quasi vomito.
Che schifo.
Nemmeno le light riesco,
solo marlboro rosse.
Marlboro italiane però.

Sono stato in francia,
le marlboro francesi fanno schifo,
avevo delle marlboro italiane
mi sono durate un giorno
poi non ho più fumato.
In francia non fumo.

Ci pensavo l'altro giorno che ho tutto questo catarro ed è stato dio a
volerlo se fossi
nato in francia
non
fumerei

lunedì 26 dicembre 2011

SE SI HA L`AMORE IN CORPO - Fassbinder

Se si ha l´amore in corpo, non serve giocare al flipper.
L´amore esige una tensione tale che non c´è bisogno di rivaleggiare con una macchina, con la quale del resto non si può che perdere. C`è una donna immobile sotto la pioggia, segno che il suo amante l´ha lasciata. Lei non ce l´ha fatta, ecco il punto a legarlo a sé. L´amore costa fatica, proprio vero. Si è liberi soltanto nelle limitazioni. E non c´é cosa più terrificante di aver paura della paura. Detto altrimenti: essere lasciati non ti fa piombare nella solitudine come quando si è presi dall'angoscia che sta finendo; perché quell'angoscia evoca un clima in cui tu hai addosso l'angoscia della paura. Sarebbe bello smontare la cosa e rimontarla come prima.
Bisogna sempre partire dalla situazione in cui si è. Non aver utopie è già un´utopia. Sognare un amore vero è proprio un bel sogno, ma le stanze hanno sempre quattro pareti, le strade sono quasi tutte asfaltate e per respirare c´è bisogno dell´ossigeno.
Già - la macchina é il frutto perfetto della mente. Io ho deciso di ricominciare a giocare al flipper, e lascio vincer la macchina, che importa? Tanto sono io alla fine che vinco.

Rainer Werner Fassbinder

Rinoceronte con Sedie

Uno dice: stando seduti si sta tranquilli.
L'altro dice: senza rinoceronti in giro siamo tranquilli, sediamoci.
L'altro ancora dice: dove sono finite le sedie?
A questo punto bisogna per forza odiare qualcuno?

---                       ---                     ---                     ---                  ---

In realtà è arte che abbiamo preso da Marcantonio Raimondi Malerba

martedì 20 dicembre 2011

Leopardi (!) Risate

Tra gli scaffali della redazione abbiamo trovato questo libretto compatto di Giacomo Leopardi:
Pensieri
sul carattere degli uomini e il loro comportamento sociale.
(111 copie stampate nel 1845)

Nell'introduzione vengono spiegate le intenzioni Leopardiane nel redarre questo libercolo: un'opera insomma che insegni "l'arte di essere infelice" dal momento che quella di essere felice è già "insegnata da mille, conociuta da tutti, praticata da pochissimi, e da nessuno poi con effetto". 

Quel che ci fa ridere però è la riflessione sulle nuove tendenze editoriali e sul comportamento dei lettori:

"La sapienza economica di questo secolo si può misurare dal corso che hanno le edizioni che chiamano compatte, dove è poco il consumo della carta, e infinito quello della vista. Sebbene in difesa del risparmio della carta nei libri, si può allegare che l'usanza del secolo è che si stampi molto e che nulla si legga. Alla quale usanza appartiene anche l'avere abbandonati i caratteri tondi, che si adoperano comunemente in Europa ai secoli addietro, e sostituiti in loro vece i caratteri lunghi, aggiuntovi il lustro della carta; cose quanto belle a vederle, tanto e più dannose agli occhi nella lettura; ma ben ragionevoli in un tempo nel quale i libri si stampano per vedere e non per leggere."

venerdì 16 dicembre 2011

Costola PDF!

Abbiamo messo il pdf online passando per MilanoRomaTrani. Siamo molto contenti!


Ringraziamo, fra gli altri, Fabio Ramiro Rossin e il collettivomensa facendo l'occhiolino.
Ringraziamo anche Jacopo Nacci from Yattaran da cui abbiamo appena rubato la nostra immagine là sopra!

Ecco il link:


In più, stiamo preparando il nuovo numero, se siamo in tempo, se siete in tempo, spediteci contattateci al seguente indirizzo di posta elettonica: costolate@gmail.com

mercoledì 14 dicembre 2011

[casa lettrice malicuvata] decimo cirenaica in reading | bologna, 14 dicembre 2011

mercoledì 14 dicembre 2011
SALA STUDIO | Via Gandusio, 10 | Bologna
web: laltrababele.it

ore 19
Il Ricordo e l'Ideale - Ritratto di un padre

Associazioni di idee nelle immagini fotografiche di Genziana Ricci
La mostra fotografica di Genziana Ricci è un alternarsi su un piano immutato di oggetti di uso quotidiano che ha l'intento di ricostruire un ritratto del padre e di creare atmosfere che diano la giusta posizione ai ricordi infantili.

ore 20
simone olla, attraverso ricordi di domani

rivisitazioni a chiudersi, pezzi di romanzi ametà, poesie, lettere,
scritti metapolitici. Un discorso
senza capo né coda musicato da chopin,
django reinhardt,
coro bachis sulis, cugino lubitch;
un libro, anche: الوقت لمن لا يعرف 
a loro il tentativo di chiudermi ametà 

web: decimocirenaica.blogspot.com | mail: decimocirenaica@gmail.com

sabato 10 dicembre 2011

Dylan Dogghe


Noi l'abbiamo visto qui e le ha fatte Burzo da facebook

martedì 29 novembre 2011

Simeone Direttore

Stanco dei suoi discepoli e proseliti il grande direttore editoriale delle grandi collane editoriali ha deciso: sto in ufficio ma faccio come San Simeone e levatevi di torno.
Prima di tutto gli imbiancano le pareti senza che fosse utile farlo.
Noi sub-redattori ci preoccupiamo quando vediamo arrivare questi che consegnano il pacco: una colonna di marmo impacchettata e alta non si sa quanti metri perfettamente standard.
Arrivano questi e gliela lasciano sulla scrivania come fosse un portachiavi. Poi se ne vanno.
Il direttore si affaccia dal suo ufficio e convince i migliori sub-redattori del reparto a sistemare la colonna enorme per benino in verticale a fianco della sua scrivania.
"Squadra 1! Squadra 2!", dice energicamente il direttore, e le squadre, 1! e 2!,  si costituiscono all'improvviso. All'improvviso ci sono veramente e con entusiasmo si impegnano a innalzare la colonna.
Non si può. La colonna è troppo alta, oltre il soffitto. 
Il Direttore Editoriale Gigante ricorda che al piano di sotto ci sono le celle dei correttori di bozze.
"Verticalizzeremo grazie a un traforo".
Oggi, quando con il sudore sugli occhi entriamo in ufficio del reverendissimo, possiamo trovarlo seduto gambe incrociate sulla sua colonna di marmo a pochi pochi centimetri dal suolo. Avvicinandoci possiamo vedere attraverso il buco al pavimento: là sotto ci sono, immobili sulla carta, le crape de correttori di bozze che ingoiano virgole e, come al solito, nonostante a quest'ora il direttore abbia già finito la digestione, lo sgomento ci calcifica le arterie.

lunedì 28 novembre 2011

FORZA ITALIA

Ne avevamo già parlato qui



ROYAL BUKKAKE at Ra Gallery
for the presentation of FORZA ITALIA, a zine printed in 250 copies
24/27 of June 2011, Paris

with: Jérôme WALTER GUEGUEN
camera: Gabriele ALBERINI
producer: Mirco MARMIROLI
communication: Alberto GEMMI
music and situation: Caucaso FACTORY
in collaboration with: Caucaso FACTORY and Ra Gallery

shot on 16mm film

MASSIVE THANKS TO: Bruno ZISSOU, Maxime HARNOIS , Federico TARANTINO, Alessandro ANSUINI, Valeria MONACO, Romain BRAU and RA GALLERY, Enrico MASI, Marcello BIANCHI, Stefano MIGLIORE, Gregorio SERAFINO, Kevin GRAS, Benjamin VUILLERMOZ, Xiang LIU

mercoledì 16 novembre 2011

LORO, FISICAMENTE DESTINATI ALLA SUPERFICIALITA' VS NOI, I LETTORI DI DFW

Di Alessandro Ansuini

Sono a pagina 45 di “E' una vita che ti aspetto”, quindi direi che l'esperimento di lettura di fabiovolo è terminato. Premetto che quest'esperimento lo ritengo necessario perché non solo fabiovolo scrive libri, che uno potrebbe dire anche chissenefrega, non li leggo e stop, non solo qualcuno glieli pubblica, perché uno potrebbe dire chissenefrega delle scelte editoriali industriali io pubblico con voici la bombe, no, la cosa grave è che ci sono centinaia di migliaia di persone che lo leggono, che fanno la fila alle sei di mattina in libreria per leggere fabiovolo. Quindi non puoi risolvere la questione pensando che basta sapere dove si trova fabiovolo per riuscire a stargli a due chilometri di distanza e sentirti sicuro, non è possibile, perché loro, quelli che lo leggono, le persone "normali" che provano emozioni "normali" in situazioni "normali" sono dappertutto. E leggono fabiovolo e pensano toh, uno di noi.


Non mi è chiaro se tutte queste persone facciano i dj e abbiano condotto trasmissioni televisive ma a quanto pare sì, almeno riescono a sublimarne l'esperienza, poiché ritengono fabiovolo uno di loro, che fa cose come fanno loro, prova le emozioni come le provano loro, e fabiovolo quando sente un rumore non serve che descriva che rumore è o da dove viene, scrive solo "sento uno strano ticchettìo di non so cosa" o quando è in un bar vede "persone che entrano con le buste dei negozi famosi", è tutto come se fosse bidimensionale, non ci sono troppi particolari, le persone non sanno niente e si crogiolano in questo loro non sapere niente, anzi, la cosa meravigliosa è che neanche si pongono il problema, è una sorta di anestesia collettiva che fabiovolo pare descrivere e incarnare perfettamente, in quarta di copertina infatti c'è scritto “Umorismo, folgorazioni e malinconie di un ragazzo normale”. Addirittura a un certo punto fabiovolo si ritrova a farsi delle domande e questa cosa, scrive letteralmente "Gli fa uscire il fumo dalle orecchie", dedica quattro pagine a questa scoperta del farsi le domande, (le 4 pagine più frustranti della mia vita di lettore) addirittura fabiovolo scrive di sé stesso e quindi del lettore, dopo che non è riuscito a meditare ("Non ci credo a quelle cose lì", sancisce) che è "fisicamente destinato alla superficialità", che a me sembrerebbe un'offesa e invece il lettore ci si ritrova, si sente proprio così, fisicamente destinato alla superficialità, poiché non sa cos'è una posizione del loto o cos'è Godot e via dicendo, la vita è fatta di lavoro e amici e discoteca e negozi, il lato emozionale è lasciato all'aspetto familiare al presente a quello infantile al passato, alla nostalgia dell'infanzia e oltre non si spinge, il problema principale è trovare la felicità che inizialmente si presenta con l'avere casa arredata o i vestiti e il lavoro giusti, ma più profondamente nel trovare (chi l'avrebbe detto) una donna o un uomo con cui passare la vita per sempre, almeno sulla carta stampata da Mondadori. Non c'è spazio per dubbi o filosofia, le persone sono come i manichini delle vetrine o i personaggi delle soap opera, e la cosa su cui riflettere è che non è che si può risolvere la cosa facendosi una risata, come dicevo, perché loro sono molti più di noi che ci sentiamo tanto intelligenti da leggere un libro di David Foster Wallace, noi siamo una minoranza e ci andiamo sempre più assottigliando e isolandoci mentre loro sono una moltitudine e non fanno altro che figli.


Ora, il problema non si pone se decidi di startene in casa a guardare serie tv per tutta la vita o farti il sapone da solo, ma sorge se decidi di uscire o sei costretto ad uscire (magari per lavoro) perché uno di loro potrebbe essere vicino a te, e adesso sai che non ragiona come te, vede cose bidimensionali con pochissimo colori e pochissimi dettagli. Dovremmo cominciare a parlare più piano e a dire cose più semplici per comunicare, questo mi sono detto leggendo fabiovolo, noi che leggiamo i libri di DFW intendo, dobbiamo semplificarci. Per me è stata una folgorazione, poiché, come credo la maggior parte di noi, tendo a credere che il mondo sia una mia estensione e che pressappoco le persone funzionino come funziono io, pensino le cose che penso io e via dicendo. E invece no. Il problema poi diventa enorme se decidi di pubblicare un libro perché al di là dei tuoi tre amici d'infanzia, dei quattro intellettuali e dei due critici da cui ti aspetti una recensione o semplicemente una lettura o un'approvazione, il tuo libro verrà letto da 100 persone in tutto, perché tutte le altre non sanno neanche di cosa stai parlando, e il più delle volte non perché sono cattivi o menefreghisti o perché gli piace davvero fabiovolo, ma solo perché non hanno strumenti per decodificarti. Credevamo davvero che vent'anni di televisione iniettata su per il cervello non avrebbero dato effetti collaterali? Oppure non ti interessa? Se non ti interessa non hai nulla da scoprire nei libri di fabiovolo, ma allora perché pubblichi libri? Parlo ovviamente con chi decide di pubblicare un libro. Gli altri continuino pure a laggere David Foster Wallace e McCarty. Io non dico che uno pubblichi libri per venderli, o farsi leggere da milioni di persone, ci mancherebbe altro, ma riuscire a vivere coi proventi dei propri libri credo sia un'aspettativa minima di chiunque si affacci professionalmente nel "mercato della scrittura". Ovviamente possiamo risolvere la faccenda con picchi di personalità nell'encefalogramma della questione o scelte monastiche per cui uno decide che se ne frega di tutto, si postula famoso solo da morto e continua a fare ilo suo lavoro di merda a mille euro al mese conscio che non potrà mai vivere coi proventi dei suoi libri perché fuori il mondo è pieno di loro, loro che leggono i libri di fabiovolo e si sentono come lui, le persone normali. Per questo ho voluto provato a capire. Fine della premessa.


Ora cercherò di spiegare quello che ho capito, e tutto quello che presumo di aver capito non è necessariamente negativo. Tanto per cominciare so per certo che fabiovolo i libri non li scrive, ma li detta a voce in un registratore. Ho avuto una visione di questo, e io so cose, come la Justine di Melancholia. Fabiovolo si fa una canna, si beve qualcosa e comincia a dire quello che gli salta in mente nel registratore, quindi il registratore viene passato agli editors molto cazzuti di Mondadori che sbobinano il tutto e lo aggiustano, dandogli una parvenza di libro. Saranno in tre o quattro, come gli sceneggiatori di Boris. Le discussioni saranno del tipo:
"Ma qui lasciamo scritto boh?"
"Lasciamo scritto boh."
"Ma col punto esclamativo?"
"Come lo dice nella registrazione, con enfasi o senza enfasi?"
"Con enfasi."
"Allora punto esclamativo."
E via così. Mi immagino anche quando fabio volo entrò in Mondadori, per avere il responso del suo libro.
"Fabio, io una serie di luoghi comuni, di banalità, di vicende così scontate e prevedibili messe tutte insieme non le ho mai viste nella mia vita, credevo fosse impossibile."
"Ah."
"Mi spiego, proprio a spulciare tutto il libro non c'è uno spunto, una riflessione arguta, niente, ed è scritto che non sembra neanche scritto, come dire, sembra parlato."
"In effetti registro le cose in un registratore e poi le sbobino. Ma se non va bene posso lavorarci un po'..."
"Ma cosa dici, è perfetto! Qui siamo seduti su una vena d'oro! Adesso non ti preoccupare più di niente, ti chiameremo per le foto, tu continua a parlare nel tuo registratore e fai una cosa, mandaci direttamente le cassette."
"E' perfetto? Ma avevo capito..."
"Lascia stare!!! Sei il nuovo Hemingway! La gente vuole sentir parlare semplice, vuole emozioni semplici, e questo libro è, come dire, è una bibbia. E' perfetto, perfetto, perfetto. E poi fa ridere."


Le storie, mi sono letto le trame degli altri libri, sono tutte simili, o lui è un ragazzo normale e incontra una ragazza paracula o lui è paraculo e incontra una ragazza brava, e alla fine delle storie il protagonista ha sempre una svolta emozionale importante, in modo che possano vivere tutti felici e contenti. Inoltre, i libri sembrano avere l'incredibile qualità di non richiedere sforzo per leggerli, un po' come guardare la televisione. Un libro, si sa, richiede un impegno attivo da parte del lettore, non si ascolta come musica, non si guarda come un film che puoi startene lì come una bella statuina e le informazioni ti vengono inflitte. Un libro, in teoria, richiede concentrazione, ha bisogno dei tuoi occhi e della tua mente per funzionare. Ma nei libri di fabiovolo questo sistema appare disinnescato. Ho letto di persone che dicevano, nei vari commenti ai libri, che una peculiarità dei libri di fabiovolo è che si leggono in due ore. Ragazzine di quindici anni, signore di settantacinque. "Ho letto questo libro in due ore." Oppure "Di solito ci metto due ore a leggere i suoi libri, ma stavolta ci ho messo quasi mezza giornata..." e così via. Questo non è un fenomeno da poco. Anche una persona non abituata alla lettura ci mette pochissimo a leggerlo. (succede l'inverso con i lettori di DFW, temo: io per leggere quattro pagine, come dicevo, ci ho messo tantissimo e soffrendo a ogni rigo, lo giuro, nel momento in cui lui esce dallo psicanalista e scopre che può farsi delle domande) Ma al di là di questo. Come parafrasavo nella bocca del talent scout della Mondadori, ci sono una sfilza di luoghi comuni, talmente tanti che presi singolarmente non vanno bene, uniti con questa accuratezza fanno dell'opera qualcosa di bello. D'altronde il confine fra ridicolo e sublime è labile, la differenza la fa la convinzione, in questo caso degli editors, non di fabiovolo, che secondo me appare più scemo di quello che in realtà è. E arriviamo alla conclusione.


Questo "fenomeno" potrebbe apparire negativo e invece, quello che ho capito, è che i libri di fabiovolo sono o possono essere, per certi versi, utilissimi: sono strumenti primitivi di rieducazione alla lettura. Non credo che in Mondadori ne siano del tutto consapevoli. Sono come una fisioterapia del cervello, ricominci a fare movimenti semplici, associazioni semplici, con descrizioni di tutti i giorni e personaggi talmente stereotipati che quelli delle soap opera al confronto sono degli Amleto. Non sto scherzando. Questo cose, ripeto, quelli delle Mondadori non le sanno, spero, o se le sanno ignorano gli esiti che potrebbero produrre, ma noi potremmo sfruttarle a nostro vantaggio. Se non ora, in un futuro lontano. Intendo noi che vorremmo comunicare con loro ma non abbiamo strumenti per farlo. Almeno, voglio vedere il bicchiere mezzo pieno. Se uno non ha mai letto un libro, o non è abituato a leggere poiché nessuno gli ha mai insegnato ad apprezzare una lettura, coi libri di fabiovolo può cominciare, ha già cominciato. Si è fermato in autogrill per prendere un camogli ed esce con un libro di fabiovolo. Chi l'avrebbe detto? Non ha comprato un gratta e vinci stavolta. Se uno è sempre stato semplicemente condizionato a leggere (come a scuola), un libro di fabiovolo potrebbe restituirgli quella leggerezza del gesto gratuito, quella dimistichezza con la lettura che, checché ne dica qualcuno, non può essere un male. Può essere che questo lettore primitivo non si allontani mai dalla sua fisioterapia, nel senso che cercherà sempre libri il cui tempo di lettura va dalle due alle tre ore, ma potrebbe fare uno scarto in avanti spontaneamente, oppure a un certo punto potrebbe stancarsi di questi libri veloci e potrebbe desiderare qualcosa di leggermente più complesso, tipo “Va dove ti porta il cuore”, e di passo in passo arrivare a leggere quello che gli piace e non solo quello che riesce a leggere. Quindi la conclusione è che a me i libri di fabiovolo purtroppo non piacciono, ho letto 40 pagine di "E' una vita che ti aspetto" e purtroppo non è una lettura che fa per me, mi annoia, ma credo che dovremmo ringraziare fabiovolo per quello che fa per i lettori, e anche per quello che fa per noi, insegnandoci a riconoscerli. Sta a noi poi decidere se imparare a comunicarci o scappare in una grotta nelle Filippine.






Nota: Ci tengo a ringraziare la Mari che ieri notte ha sopportato le mie dissertazioni su fabiovolo ed ha assistito al "Volo del volo", nel senso che mentre io le leggevo le 4 impressionanti pagine che accompagnano l'uscita del nostro eroe dallo picanalista evidenziando come fosse assolutamente stupefacente che per quattro pagine intere ripetesse sempre lo stesso motivo a un certo punto ho letteralmente scagliato il libro per la stanza e deciso che l'esperimento era finito e che oggi ne avrei scritto. Stamattina il libro era ancora lì per terra come un uccellino sventrato e nessuno di noi due si è degnato di raccoglierlo. L'ho fatto io adesso per leggere le parole della quarta di copertina che mi sembravano particolarmente rilevanti nella definizione di "persone normali" (NDA)

ernest, - INUIT

Segnaliamo questa ch'è cosa bella de Bologna:

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martedì 8 novembre 2011

Enrico Marià

Una poesia di Enrico Marià dal suo ultimo "Fino a qui" Ed. Puntoacapo

*

La parte difficile non è scegliere,
ma convivere con le proprie scelte;
al supermercato Stefano
stringendo una latta di carne in scatola,
che viene da qualche paese lontano,
con una rabbia che ormai è rassegnazione,
mi dice che il barattolo che impugna
ha fatto più strada di quanto lui mai farà;
gli schiavi, quasi sempre, mettono al mondo altri schiavi
e per molti la vita rimane solo un rumore di fondo.
Sulla massicciata che separa dai binari,
dopo aver diviso il pranzo,
fumando e guardando i treni
inseguendoli con la mente e lo sguardo
Stefano ha tirato fuori dalla giacca un trapano a batterie.
La sua intenzione stanotte
è quella di scassinare qualche auto
e svuotare un paio di parchimetri,
io non ho la forza per fermarlo,
perché non so che cazzo dirgli
e perché forse in fondo ho soltanto voglia di andare con lui;
i giorni di guerra superano quelli di pace
e vorrei che il dolore fosse sempre innocente
per non esserne schiacciato
qui dove si nasce morti
cercando di conquistare la vita

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giovedì 3 novembre 2011