giovedì 22 luglio 2021

Poetry Slam Finale Liguria in Libera Collina di Castello

E alla fine eccoci qua!
Siamo arrivati alla finale regionale ligure della lunghissima stagione 2019/2021.
Ora non resta che scoprire chi rappresenterà la Liguria alle nazionali di Torino del prossimo settembre.
E dove lo facciamo?
Lo facciamo in uno dei posti più belli e preziosi di Genova: la Libera Collina di Castello!
Le regole della finale saranno le regole solite del poetry slam:
◆ Testi propri
◆ Tre minuti a testa
◆ No basi musicali, no costumi e/o oggetti di scena
◆ Giudice unico: il pubblico
A contendersi il posto alle nazionali:

➊ Chiara Araldi

➋ Irene Lamponi

➌ Flavia Neri

➍ Ugo Polli

➎ Gabriele Ratano

➏ Daniele 'Gnigne' Valenti

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Grafica bellissima di littlepoints...

mercoledì 23 giugno 2021

Banano Poetry Slam - 24 giugno (GE)

Non so se poi li ho messi tutti per bene gli slam che abbiamo fatto nel frattempo, c'è stata la pandemia, c'è stato il covid19 e c'è stato anche il virus corona, insomma, però questa locandina mi piace così tanto che la metto tutto bello spavaldo, poi vado a vedere se i vecchi slam li ho poi messi tutti, chissà...


I poeti partecipantes:

1. Arsenio Bravuomo
2. Sergio Famulari
3. Paolo Gentiluomo
4. Pino Sgromo
5. Amanta Strata
6. Oltre Tre Sillabe

domenica 6 giugno 2021

POESTATE / LUGANO 2021 / ZUGZWANG POESIA! (da Marko Miladinovic, Ticino Poetry Slam)

In questo clima vibrante succede anche il 25esimo del festival di poesia POESTATE

Stasera Alice Rimbaud aka Lia Galli e Marko Miladinovic presentano il libretto delle edizioni Edizioni Bazarbookpress per il premio Poestate 2020. 

Domani tre cortometraggi di poesia con ZUGZWANG POESIA! (rassegna di poesia contemporanea orale e prestante) con il "più grande poeta e performer vivente" nonché "premio Nobel della poesia" Stefanovirgilioenea Raspini (appena uscito per quelli di Argo Libri con "Crepa Poeta!" e la grande poetessa Rosaria Lo Russo a curarne l’edizione); il poeta e oratore poliglotta
che ha letto in più stati del mondo Sergio Garau presenta il film "Οὖτις" insieme alla co-regia della poetessa austriaca Katharina Wenty  Segue improvvisazione poetica di Filippo Balestra, poeta genovese con "Parlare al futuro" che dal livello parassitario del linguaggio in cui bene o male ci troviamo di base tutti, erompe nella mistica e creazione di mondi.  

Sempre sabato ci sarà anche un poetry (non) slam, con video di Fabrizio Venerandi (Genova), Fantomars Arte Accessibile  (Bologna), Francesca Saladino (Caserta) , Giorgio Tregi Meroni (Milano), Zoe Aselli Pellegrini (Milano) Mattia Mush Villa  (Venezia), in immancabile collaborazione con LIPS - Lega Italiana Poetry Slam. 

e così moltissimi altri ospiti, che potrete seguire sul sito: 

www.poestate.ch

Vostro 

Ticino Poetry Slam

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fermo immagine da Οὖτις, 

di Sergio Garau e Katharina Wenty

domenica 30 maggio 2021

E.N.B. // SCHIO (VI) @CasaCapra

Qui a Casa Capra il battere sulla tastiera era anche un suono collezionato da un microfono laterale, e laterale era il pensiero dei presenti tagliati fuori da questa vetrina. Ognuno esposto a modo suo, chi da una parte chi dall'altra a fare insieme un viaggio, laterale anch'esso, nel pensiero visibile, leggibile.
Un grande grazie va a Saverio Bonato che ha curato tutti gli aspetti tecnici e psicofisici per organizzare la buona riuscita di questo ulteriore esperimento. Grazie, appunto :)

lunedì 17 maggio 2021

ESISTERE NON BASTA // GENOVA @GdAC Lazzaro, Piazza San Matteo


Tutt'un susseguirsi di intenzioni e involontarietà che vanno al di là delle nostre ambizioni - scrivo al plurale perché mi viene - pensavo all'immanente e allo scontro tra immortale ed effimero, pensavo all'incompletezza strutturale dell'opera d'arte, e al linguaggio che anela ma non arriva mai, che descrive senza raccogliere pienamente ciò che vuole descrivere, pensavo al grande tema dello scrivere per vedere cosa si scriverebbe e quindi alla propria interiore macchina dello stupore da tenere sempre alimentata, al gesto, pensavo, al lato fisico della scrittura, al sudore delle dita estenuate sulla tastiera e poi pensavo al social network piccolo che abbiamo creato alla Galleria Lazzaro, un social network circoscritto, limitato a pochi, un social network ultralocalizzato; pensavo che non ho smesso di fumare ma anzi ho aumentato (questo non c'entra) e poi al pubblico silenzioso fatto di corpi che diventano corpo unico, pensavo, e a questo respiro che dà ritmo, questo pubblico che interviene inconsapevolmente, inevitabilmente interviene anche soltanto respirando e creando quindi un corpo ulteriore, questo pubblico, e mi viene in mente quando prima di andare a dormire, nella notte tra il sabato e la domenica, ogni mio pensiero veniva tradotto di lettera in lettera, traslato sugli spazi del computer seguendo le geografie della tastiera, questo è stato preoccupante, poi mi sono addormentato e i sogni non ricordo come sono andati  



giovedì 29 aprile 2021

Presa dal profilo fb di Serena Di Lecce


Tra l'altro Serena Di Lecce ha una libreria di soli libri di poesia, a Bari, si chiama Libreria Millelibri, andiamoci!

L'altro giorno invece mia nipote Caterina ha detto a suo fratello, che lamentava il non saper cosa volesse dire la parola "cilindro", gli ha detto che da grandi avrebbero saputo tutte le parole.
Noi grandi, lì, adulti, le abbiamo detto che non è proprio così, che forse non si possono sapere tutte le parole, e lei ci ha guardato, ha ragionato in silenzio sulla cosa, e ci è rimasta male, visibilmente male.
Succede quando ci si scontra con l'idea di infinito, che è spesso antipaticissima l'idea di infinito.
Io ero contento di avere imparato un'altra volta un altro punto di vista che impropriamente potremmo definire ingenuo. Però forse avere a che fare con le ingenuità altrui fa sì che si svelino anche le nostre.. o no? Vorrei adesso qui scrivere una cosa relativa a quando portavo alcuni amici a passeggiare sul monte di portofino, da loro mai visto, e raccontare di come il loro sguardo nuovo aiutava anche il mio sguardo a vedere in maniera nuova. Lo stesso può succedere avendo a che fare con i bambini. E insomma. Ciao

venerdì 9 aprile 2021

Uccellino Vs oseleto - Luigi Meneghello, JURA

[...] Un uccellino infatti non fa quel che fa un oseleto, il quale non fa quasi niente. L'uccellino è energico, fattivo: svolazza, loda Dio; si fa ritrarre nei libri di lettura, o in cartolina, e si può copiare a mano; sa sempre il punteggio della partita, e continua a ripeterlo, con la sua vocina astratta; quando viene la Primavera, lui l'annuncia; è utile alla società, anzi pare un po' il servitorello della Primavera, della Maestra... 

Al confronto l'oseleto è un scalzacane. Non sa niente, non sa le poesie a memoria, non entra nei dettati, nei libri, nei pensierini... Non pare che abbia alcuna funzione, non interessa alle persone istruite. Eppure tutti sanno che ha una qualità che all'altro manca: è vivo. Perché l'uccellino, con tutto il suo lustro, ha l'occhio un po' vitreo. E' un aggeggino di smalto e d'oro; sta su un ramo a gemme d'oro, e di lì si dà da fare per stupire le dame e i signori di Bisanzio, o addirittura (dicono) per tenere svegli i soldati ubriachi.

Me lo ha regalato Luca Guzzetti dicendo che mi sarebbe piaciuto. Ha proprio ragione.

martedì 9 marzo 2021

NecessAria: le voci dei poeti (di Alessio Bertallot)

Un esperimento sonoro di Alessio Bertallot, 

(qui link)

Poesie di:

Francesca Gironi, Luigi Socci, Filippo Balestra, Monica Matticoli, Lello Voce, Gaia Ginevra Giorgi, Gabriele Frasca

Musiche: 

La Monte Young - The Tortoise, His Dream and Journeys (1964)

Brian Eno - An Ending (Ascent)

Tim Hecker - Boreal Kiss Pt. 1

Alva Noto - Xerrox Voyage

Morton Feldman - Rothko Chapel 3

Richard Wagner, Hallé, Sir Mark Elder - Das Rheingold, WWV 86A, Scene 1: Prelude

sabato 6 marzo 2021

Nella Scuola L'Altro Giorno

Non so come si fa a raccontare tutto; non si puó raccontare tutto, si sa.
L'altro giorno comunque sono stato a fare una lezione di scrittura di qualcosa. Mi ci voleva proprio una bella lezione.
La cosa che ci tenevo a venire soprattutto a dire é che vorrei leggere solo le cose scritte a mano, buttarmi nelle calligrafie e capire le mani oltre alle parole. Qui sotto c'é la mano di Simone che era un ragazzo tutto vestito di nero e che ha detto 4 cose in 4 ore. Tutte cose piccole ordinate in fila un po' nascoste ma sempre interessanti.
Grazie Simone,
Ero ospite di Gianmaria, che fa Le Astronavi
Grazie Gianmaria


venerdì 5 marzo 2021

venerdì 5 febbraio 2021

Diario autosorpreso inaspettato non celebrativo 1

 Non se l'aspettava nemmeno il diario stesso di essere riaperto in un giorno di luglio quando tra l'altro luglio era ben lontano, in un giorno di giugno quando pure giugno non c'entrava niente, se non per la g di gennaio e tutto va e tutto torna e questa caparbietà questo coraggio di buttarsi in pasto al nulla, ma comunque in pasto, questa sfrenatezza innata e benaccolta, che diventa nel frattempo tra l'altro febbraio, luglio.

Eravamo qui appunto per avvisare il mondo che ci stavamo nascondendo molto bene, vieni a vedere come mi sono nascosto bene, è qui che sono, vedi? qui nascosto, dicevamo, e il mondo andava avanti piuttosto indifferente ascoltandosi un rumore proveniente ma come scomparso come forse sotto le ascelle forse o chissà da dove questo rumore di pensiero di qualcuno.

Quindi ci siamo rivolti al naufragio: dicevamo vieni qui, naufragio, vieni pure qui che sembri interessante, e il naufragio si è unito poi a noi ma nel frattempo ci eravamo girati dall'altra parte come per sbandierare la nostra (inaffidabile, incoerente) incostanza.

Il prossimo elemento avrà a che fare la coda dell'occhio. La questione di vedere tutto ma soltanto con la coda dell'occhio.

venerdì 15 gennaio 2021

Cvetaeva: essere finita

 Cvetaeva: l'unico fine che ha l'opera d'arte durante la sua realizzazione è quello di essere finita, e addirittura finita non nel suo insieme, ma in ogni singola sua parte, in ogni sua molecola. Perfino l'arte come insieme cede il passo di fronte alla realizzazione di questa molecola, e, più precisamente: ogni molecola diventa quell'insieme, e il suo fine è dappertutto, onnipresente in tutta la sua estensione, e l'arte stessa, come insieme compiuto, ha in sé il proprio fine.

sabato 28 novembre 2020

Festival Internacional de poesia Ignazio Galvan, décima edición, exslamacción

In collegamento con un altro mondo e un altro tempo, in diretta con il centro del mondo, il Messico, con Sergio Garau, Eugenia Giancaspro (Antigone), Katharina Wenty e Pierluigi Mancia.
Ospiti on streaming del Festival Internacional de poesia Ignazio Galvan.
Grazie per l'invito a Jorge Contreras Herrera e Luis Manuel Pimentel di ablucionistas.com

sabato 14 novembre 2020

Arsenio Bravuomo, preservativo usato su pisello moscio

 Arsenio Bravuomo

preservativo usato su pisello moscio
la coda alla posta si dipana sott’ai portici
ricca di personaggi da film di sorrentino
drogati spaesati sconsolati persi
e la tensione si taglia a fette
quando uno entra con la prenotazione poverino
e li guardo e son contento
ti amo nel frattempo
lavoro la mattina tra gente approssimativa
a risolvere problemi semplici
a ripetere gesti meccanici
robe che mi cambiano l’umore
che mi fan diventare nero e senz’amore
siamo quel che siamo
nel frattempo ti amo
la rabbia della gente ignorante la si può no ignorare
la folla manipolata da quattro cialtroni gridoni
cavalcata da opportunisti scemi
con la vista d’un cieco stupido ma di successo
li guardiamo inorriditi sul divano strafatto
combattuti se combattere o arrenderci all’evidenza
lo sento
ti amo nel frattempo
dobbiamo uscire e ti devi cambiare
e ci metti la solità eternità
quante eternità ho vissuto
tante che mi sento un’immortale
e c’è sempre qualcosa rimasto da fare
da truccare, da metter nella borsa, da non scordare
e io che t’attendo
ti amo nel frattempo
si fa l’amore stancamente avvinghiati alle nostre voglie
distorte e mischiate a minestroni e certi cavoli
penetrati di affetto rigido e malattie ataviche
come certe estati di nostra conoscenza
con le ginocchia incrostate e bianche maniche
ti amo nel frattempo
ma se ci pensi c’è pieno di gente gentile
che ti tiene la porta che ti apre il portone
ti dà una mano ti accompagna al treno
è che noi di tutti i semafori che incontriamo
ci ricordiamo solo quelli rossi
il contrattempo
ti amo nel frattempo
sei la sveglia del mattino
sei l’urlo dispotico della sera
sei il cuscino a cui bramo e mi inchino
sei la spina dorsale a cui mi aggrappo
sei l’ubriachezza di baci e di vino
sei li mio tempo vissuto giorno per giorno
sei la linfa che mi scorre dentro
il tempo va
trascorre borioso e noioso
ne prendo gli interstizi
ti guardo sempre di sottecchi
mi curo i vizi e nel contempo
ti amo nel frattempo

giovedì 15 ottobre 2020

Marina Cvetaeva, sulla verità dei poeti

La verità dei poeti è la più invincibile, la più inafferrabile, la più indimostrabile e insieme convincente, una verità che vive in noi solo nell'istantaneo – e pesto – buio della percezione (che cosa è stato?) e che resta in noi come traccia di una luce o di una perdita (ma è veramente stato?). Una verità irresponsabile e priva di conseguenze, una verità che – Dio ci scampi! - non bisogna neanche cercare di inseguire, giacché anche per i poeti essa è senza ritorno. (La verità del poeta è un sentiero dove spesso le tracce vengono subito nascoste dal verde. Non lascerebbe tracce- e conseguenze – neanche lui, se potesse camminare dietro a se stesso). Egli non sa che dirà e spesso non sa neanche cosa dice. Non lo sa finché non lo dice e subito dopo averlo detto lo ha già dimenticato. Non è una tra le innumerevoli verità, ma uno degli aspetti di lei che si annullano a vicenda appena vengono confrontati.

Da (Il poeta e il tempo, Adelphi 1984, trad. Serena Vitale)

domenica 11 ottobre 2020

Usare il blog come fosse diario praticamente vero ma non proprio diario #108

Vengo qui come quasi blasfemo, come quasi a mani nude, come quasi direi semmai senza mani, in equilibrio vengo qui e mi invento:
 meno male che c'è stata una sveglia e allora avevo il cuscino sulla testa e mi sembrava di essere come sotto a delle macerie di un mondo che non mi apparteneva, poi mi sono detto che invece mi apparteneva perché erano le macerie del mondo del sonno, e se appartengo a un qualche territorio, a qualche mondo, io sento di appartenere al mondo del sonno, è da lì che vengo, e sotto quelle materie ci sto comodo, come fossero macerie morbide sulle quali sdraiarsi con piacere.
Parlavo poi di inappartenza con Ilaria, inappartenenza come senso di estenuata rappresentazione del sé, che finalmente, le dicevo, grazie all'inappartenenza mi sento parte di qualcosa, e lei mi ha risposto immanenza, che si sente parte di qualcosa grazie all'immanenza, e l'ho invidiata.
Poi pensavo oggi al dimenticarsi, al non dimenticarsi, cercare di non dimenticarsi, dimenticarsi di te di me di sé.

sabato 22 agosto 2020

Lettera aperta ad A

Questo post è rivolto ad A, che mi dice Oh! che mi dice ma? e mi dice come mai adesso tutto è finito nel blog niente si muove più?
E allora dico: A, è importantissimo che tu venga a dirmi che avevi voglia di leggere ancora un pezzetto di blog, di queste cose che scrivevano che erano successe ma che non erano vere, è importantissimo che ci sia un senso di controrisposta, di vita altrove. Grazie.
Non so se hai notato che ultimamente qui sul bel blogger ho moltissimi commenti tutti relativi a delle scopate da fare in inglese, non ho voglia di approfondire né di cancellare i messaggi automatizzati. 
Nel frattempo però oggi ad esempio mi sono svegliato con la fissa di scrivere un racconto che parlasse di una storia vera, basato su una storia vera, con episodi truci e veri che ci ricordassero quanto sono truci e vere le vite di chi vive, di chi legge che è vivo.
Basato su una storia vera, che più vera non si può (vera da uno a dieci dieci), che lasci trasparire anche la sofferenza di una verità che è verità dieci, da uno a dieci.

Poi già che ci sono ci metto anche la cosa che stavo pensando ieri, prima di concentrarmi sulla storia vera da riportare, pensavo alle stories de instagramm e al fatto che sono fatte per essere dimenticate, che non c'è da allarmarsi, e penso agli sforzi dell'umanità intera tutti questi sforzi in funzione della memoria, dello spavento del tempo che spazza, e abbiamo cominciato a scrivere, e poi a dipingere, pure le sculture ci siamo messi a fare, e le storie raccontate con la musica, tutto per non dimenticare e invece adesso abbiamo una tecnologia che ci permette di fermare un video che dura un giorno e ci permette poi di dimenticarlo, quel video, e allora penso che anche la scrittura in un certo senso, potremmo cominciare a scrivere per dimenticare, a scrivere il dimenticare, scrivere del dimenticare, scrivere sul dimenticare scrivere con il dimenticare.

Ciao A

venerdì 7 agosto 2020

The Balfabòns a Camogli - 7 agosto

 Lettura incrociata dell'ormai trio classico dei Balfabòns: Balestra/Fabiani/Bonomi.
Mille grazie all'associazione Okinawa di Camogli che ci ha invitato e al Comune che ha supportato.
Abbiamo promesso di essere beautiful e forse siamo stati anche belli, 

martedì 14 luglio 2020

Usare il blog come fosse diario praticamente vero #106

Mi piace la ripetizione che cambia sempre un pochino.
Poi invece per questo blog pensavo a: la dedizione che diventa accanimento ma anche la costanza che diventa testardaggine ma anche la regolarità che diventa prevedibilità.
Ecco, basta poco per mettere in mostra il lato sbagliato della bellezza. In effetti da qualche parte abbiamo anche letto che la bellezza è un affronto e che chi è fortunato si deve vergognare.
Oggi sono andato a cercare qualche pezzo di Deleuze, in La logica del senso, qualche pezzo che non riuscivo a capire, in modo da farmi ispirare per venire qui a sfogare e mettere per iscritto i miei limiti. Però non ho trovato niente di inspiegabile in Deleuze, mi sembrava chiaro preciso perfetto pulito come non era mai stato. Mi sono preoccupato.
Poi un mio amico mi ha spiegato che è scomparsa una stella molto grande, una stella molto grande che senza dire niente è scomparsa. Mi sono preoccupato anche lì però se sento in questo caso di non avere responsabilità eccessive.
Non so questo blog oggi com'è, mi si stanno rigirando le forze che vogliono trasformarsi in altre forze e direi che non c'è niente di male. Torno a leggere Deleuze sperando di non capire niente.

lunedì 13 luglio 2020

Usare il blog come fosse diario praticamente vero #105

Il più delle volte ciò che viene in mente viene in mente mentre pensi ad altro, dicevamo.
Questo è un altro fulcro, una delle migliaia di idee base che ruotano intorno allo scrivere per vedere cosa si scriverebbe.
E, come trattato dell'abbandono delle responsabilità e ridimensionamento dell'alta considerazione nei confronti dell'arbitrio, trovo che possa essere intelligente e funzionale predisporsi a scegliere ciò che capita, ciò che troviamo lì vicino, nel primo giro del proprio intorno, invece che andare a cercare ciò che si vuole scegliere, o scegliere ciò che si sa già come va.
Allontanarsi da sé ma godere del proprio intorno, approfittare dell'estemporaneo per rigirarlo a proprio favore.
Come l'indossare vestiti che non rappresentano il proprio gusto estetico, parole scoperte per caso sotto un lavandino, usarle nella conversazione che il contesto ci porterà a fare.
E anche questa volta non so cosa volevo andare a dire mentre lo dicevo, ma lo sappiamo, come dice quello, sappiamo qual è la ragione del viaggio: la ragione del viaggio è scrivere per vedere cosa si scriverebbe.

sabato 11 luglio 2020

Usare il blog come fosse diario praticamente vero #104

Vediamo se riesco a essere veloce come le cose veloci, rapido come le cose rapide e similitudine come alcune similitudini. Vediamo se proprio riesco come al solito a neanche accorgermi di quel che mi succede nello stesso momento in cui sto guardando le cose che mi stanno succedendo e mi accordo che è già dopo, le cose che mi stanno succedendo sono in realtà già successe.
Ieri pensavo che ogni istante che passa mi sembra una vita fa. Ogni ieri come fosse una vita fa. Lo ieri come una vita fa ma di un altro. Una vita composta di vita composta di vita che se ne va.
Mi sono guardato una conferenza di Ernesto Franco, dormivo e sono passate due ore e trenta a parlare della scrittura del saggio, come si fa il saggio, come si scrive il saggio, il saggio è arte? una certa ricerca estetica e stile di scrittura deve per forza allontanare dalla funzionalità del messaggio da portare? Poi è passato Adorno ed è passato Benjamin e si sentiva bene la conferenza e mi pare che a un certo punto dietro al muro dietro alla cattedra sia passata anche la sirena di un'ambulanza nel tempo di quella registrazione e chissà dov'è andata l'ambulanza e chissà dove sono andate ad esempio anche le parole

venerdì 10 luglio 2020

Usare il blog come fosse diario praticamente vero #103

Darsi delle priorità.
Darsi delle priorità ad esempio procurarsi il senso dello sfinimento dato dall'esercizio della propria libertà.
Libertà ad esempio la si esercita anche chiudendo magari gli occhi per un attimo. Se c'è una buona consapevolezza, quella chiusura di occhi, quel battito di palpebre, quel movimento impercettibile da niente può essere esercizio della libertà.
Io esercito lo sfinimento stando rilassato stanco. Mi procuro un dolore pensandoci.
Trasformare gli oggetti, ad esempio, bisogna. Pensavo alle lenzuola e al fatto che spesso li scambio per paracadute. Per fortuna volo molto ma senza aereo.

mercoledì 8 luglio 2020

Usare il blog come fosse diario praticamente vero #102

Forse parlavamo dell'inutile.

E allora poi praticamente mi ha chiesto cose ne penso e io ho risposto che non lo so.
Poi sono stato a pensare un po' e mi sono accorto in quel momento che proprio non lo so, cosa ne penso, per andare ancora oltre e accorgermi che non so cosa penso.
Spesso, non so cosa penso.
Non so cosa penso, me ne accorgo dopo e mi sorprendo, è come se penzolassi dalle mie stesse labbra quando dico quello che penso. Poi, tra l'altro: quando penso non sto attento.
Sicuramente è la sindrome di qualcosa che non so cosa. Sindrome di qualcuno sul senso del pensiero.

Parlavamo dell'inutile e dicevamo che non serviva a niente e ci abbiamo pensato ancora un po' e ci siamo messi a riparlare dell'inutile e lo abbiamo trovato molto importante.
Parlavamo dell'inutile ed era molto importante

martedì 7 luglio 2020

Usare il blog come fosse diario praticamente vero #101

Come in un grande contrattempo.
Come dentro a un grande contrattempo. Il tempo c'è, perché c'è ed è lì davanti che scorre
il tempoo esplode o si gonfia e si allarga ma insomma, il tempo, con gli orologi, si vede che c'è. C'è il tempo ma rimane come oscurato da un grande contrattempo che tende a non farsi riconoscere e si confonde con il tempo.
Svegliarsi in un contrattempo e farci anche la colazione dentro o lavarsi i piedi delle mani, volendo, o le mani dei piedi, esagero, o le unghie delle unghie delle mani dei piedi della mani, addirittura.

Vivere dentro un grande contrattempo o sentirsi parte di un ingombro, ma anche, vivere in un lungo inciampoErano queste le cose che pensavo oggi nella culla della mia autoindulgenza preferita.

lunedì 6 luglio 2020

Usare il blog come fosse diario praticamente vero #100

Questo gioco è iniziato come un gioco e sta continuando come un gioco, per fortuna. Adesso sono al cancelletto # numero cento e ho deciso di non dover festeggiare un bel niente a riguardo. Se mi capita di parlare di questo blog a qualcuno gli dico di andare a vedere i cancelletti attorno al 40 o al 50, lì avevo trovato un buon nuovo equilibrio tra quello che volevo dire e quel che volevo dire senza pensarci e poi ovviamente l'equilibrio nuovo oscillava tra la luna e il nonnulla e tra il tutto e il tutt'altro, elementi fondamentali di questo che sto scrivendo e che per fortuna non ha ancora un manifesto. Il manifesto era il manifesto della contraddizione, per fortuna non l'ho scritto. Era il manifesto della scrittura come scorribanda, scrittura come valanga, scrittura intercapedinale o interstiziale, scrittura per farsi male, scrittura scoscesa e ininterrotta, scrittura per non fare altro, scrittura per fare tutto.
Oggi quel che veramente ho pensato è che vado, spesso vado, volendo, ma spesso resto, e allora mi dico ok andare ovunque, è giusta la curiosità per esplorare ovunque, ma anche restare ovunque: si può restare ovunque?
Per fortuna questo esperimento è anche esperimento di una scrittura che non prevede né domande né risposte ma solo elaborazioni dati e anche poi soprattutto il famoso scrivere per vedere cosa scriverei, scrivere per leggere le conseguenze di ciò che non si sapeva, non si sa e non si saprà.

domenica 5 luglio 2020

Usare il blog come fosse diario praticamente vero #99

Sempre inciampo nel tutt'altro.
E infatti poi all'improvviso, non era previsto, mi sono messo a leggere un romanzo che più che altro, ero convinto, ero convinto avesse a che fare con il tutt'altro, ero convinto, ero convinto che non c'entrasse niente e mi ci sono buttato con il fare di chi è soltanto curioso e vuole soltanto sentire il rumore o l'odore iniziale di questo romanzo, di Satantango, di László Krasznahorkai. Satantango, di László Krasznahorkai ce l'ho a casa perché Alfonso se l'è fatto arrivare via libreria qui di Genova, la Falso Demetrio, e così mi sono trovato il romanzo a casa ma senza l'idea di leggerlo fino a quando a un certo punto ho deciso che mi pareva invece il caso, per questioni che non sto a dire, e mi sono imbattuto in questi passaggi in cui mi dicevo vedi che ho fatto bene?

"e d'improvviso su un unico ramoscello d'acacia vide passare la primavera, l'estate, l'autunno e l'inverno, e gli sembrò di percepire la totalità del tempo come un inganno farsesco nella sfera immobile dell'eternità, che attraversa la discontinuità del caos creando la satanica finzione di un percorso rettilineo, spacciando tramite una falsa prospettiva l'assurdo per necessità"

sabato 4 luglio 2020

Usare il blog come fosse diario praticamente vero #98

Oggi la parola chiave sarebbe stata "dismisura" se non fosse che alla dismisura c'è sottesa quest'idea di esagerazione, di eccesso. Mi son detto che allora il mio senso di dismisura è un senso sommesso di energica incertezza. La dismisura a cui faccio riferimento io è una dismisura che oscilla tra il più e il meno tendente al meno, e non corrisponde mai nemmeno a se stessa.
Tutto qui: una dismisura impalpabile e volatile e prevalentemente insufficiente. Una dismisura che perde ed è penzolante. Una dismisura in altalena e mi concentro sulla dismisura fino a confondere lo sguardo non capisco nemmeno più se oscilla lei, la dismisura, o se oscilla tutto il paesaggio intorno: il paesaggio intorno avanti e indietro e con questa dismisura, sempre lei fissa, contrariamente a quanto appena detto, una dismisura che diventa caposaldo e il paesaggio intorno è sballottato sconvolto.

venerdì 3 luglio 2020

Usare il blog come fosse diario praticamente vero #97

Scrivere per vedere cosa si scriverebbe e leggere per ascoltare quel che si pensa mentre si legge.
Ieri pensavo che mi sa che ho perso la password di qualcosa ma non ricordo cosa ed è proprio una vita intera che mi sa che ho perso la password di qualcosa ma non ricordo cosa e mi dico che però poi alla fine accedo a quel che devo accedere, non viene mai fuori quale sia poi questa password dimenticata che dovrà pur servire a qualcosa ma in effetti accedo a quel che devo accedere, accedo al frigo e ai mobili in cucina, accedo al bagno e in generale accedo allo spazio, accedo all'alto se mi alzo e al basso se mi abbasso, eppure ancora sento da qualche parte, per ogni passo che faccio sento che ho perso la password, 

mercoledì 1 luglio 2020

Usare il blog come fosse diario praticamente vero #96

Ieri ho saltato il diario del blog praticamente vero, questo, perché mi sono accorto a metà mattinata di avere tantissime cose da fare durante il giorno a venire e anche durante il giorno già venuto, nel senso che a metà mattinata i sono accorto di avere cose da fare a inizio mattinata.
Avrei dovuto svegliarmi presto ad esempio per correre qui a vedere cosa avrei avuto da dire.
Oggi non sono qui per riparare i danni di un giorno diaristicamente mancato, anche se rovina il progetto nell'epica e nell'etica, ma sono qui per riflettere sul fatto che mi sa che ho perso la metafisica. Lamentavo la stessa perdita anche l'estate scorsa, quando ero molto impegnato con cose da fare in cambio di stipendio semifisso.
Mi sa che ho perso la metafisica e di conseguenza la potenza dell'astrazione scende a piani bassi. Ho paura di tornare a parlare di me e di com'è successo che ho smesso di mangiarmi le unghie, vorrei invece parlare delle unghie universali del mondo di ciò che cresce nel segreto di ogni momento, di ciò che sconvolge in silenzio, parlare del fatto che tutto quello che doveva succedere adesso sta in effetti succedendo.

lunedì 29 giugno 2020

Usare il blog come fosse diario praticamente vero #95

Probabilmente ho preso una nuova brutta piega.
Anche quella vecchia era brutta, mi sa, ma questa brutta piega qua, a differenza di quella di prima, la vecchia brutta piega, questa brutta piega qua è nuova.
Non so dove mi voglia portare questa nuova brutta piega e in effetti non sapevo nemmeno dove mi volesse portar la vecchia brutta piega di prima, quindi va bene così. Non so inoltre da quanto tempo avessi preso la vecchia brutta piega; non ho fatto a tempo ad affezionarmi alla vecchia brutta piega che mi ritrovo oggi con una nuova brutta piega e mi sento pronto ad andare avanti con questa nuova brutta piega. Stavo pensando poi a quando è stata l'ultima volta che ho preso una bella piega, vado indietro negli anni, nella memoria, cerco tra i calendari e i diari il giorno in cui mi sono appuntato il momento in cui mi sono accorto di aver preso una bella piega, non me lo ricordo, forse non c'è, forse la piega è proprio solo brutta, un po' per antonomasia, un po' perché è bello dire antonomasia, chissà.

Poi è bello anche ogni tanto dire chissà. 

domenica 28 giugno 2020

Usare il blog come fosse diario praticamente vero #94

Se hai il problema che non sai cosa scrivere devi allora venire sul posto a scrivere che il tuo problema è che non sai cosa scrivere e ti rendi così conto che avere il problema di non sapere cosa scrivere non è poi così male, come problema.
Ci sono problemi di palazzi che crollano, problemi di aerei che annegano e automobili che traballano, problemi di stanchezza diarrea dissenteria cupigidià.
E il problema che non sai cosa scrivere subito lo vedi che va giù nella classifica della gravità dei problemi comuni mondiali della storia dell'umanità. L'umanità, c'è da dire, è che qualcosa che si fa da sola, normalmente l'umanità si fa da sola e viene fuori spontanea, l'umanità, mentre la storia dell'umanità, per essere storia, per essere storiografata, dev'essere scritta, e allora vediamo lievemente salire, nella classifica della gravità dei problemi comuni mondiali della storia dell'umanità, vediamo lievemente salire il problema del non saper cosa scrivere.
Pensavo alla storia dell'umanità ma solo per sbaglio, pensavo al fatto che a volte mi sento il resto dell'umanità di me stesso, e anche questo, giustamente, preferisco non sapere cosa voglia dire.